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Castell'Arquato e Vigoleno

L’Arda e la Vite. Un fiume e il vino hanno scandito nei secoli la vita dell’uomo di queste terre, incastonate tra le propaggini dell’Appennino e la bassa emiliana. Un fiume, l’Arda, che disegna una valle ricca di spunti di viaggio culturali, paesaggistici, enogastronomici e che trova nelle circostanti colline le alleate per una coltivazione a vigneto che, specialmente negli ultimi anni, sta dando ottimi frutti, piacevoli da degustare durante una breve sosta tra un castello, una chiesa e una stradina rubata al medioevo. Due le tappe di questo nostro itinerario piacentino: Castell’Arquato e Vigoleno. In mezzo una bella strada, da percorrere con lentezza.

Testo e foto a cura di Angelo Fanzini
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L'antico borgo medioevale di Castell'Arquato - in piena Val d'Arda, in provincia di Piacenza - è un luogo di rara bellezza, carico di storia, dove forte è il senso delle tradizioni d'arti e mestieri. La parte vecchia conserva intatta un’atmosfera magica, d’altri tempi, con le antiche case, i vicoli stretti che portano alla parte superiore del colle, sulla cui sommità si apre l'ampia Piazza monumentale incorniciata dalla Rocca Viscontea, dal Palazzo del Podestà e dalla Collegiata.

L'edificazione della Rocca, una delle fabbriche militari più notevoli del Nord Italia, ha inizio nel 1342 sotto il dominio di Luchino Visconti, sulle fondamenta del preesistente Castrum Quadratum, edificato dai romani nel III sec. a.C. L'imponenza dell'edificio, che scende verso valle, ne denuncia la sua importanza difensiva. La pianta a "L" presenta una cinta minore verso la piazza, perpendicolare al grande quadrilatero della cinta inferiore. Su tutto il complesso domina la mole del Dongione, recentemente restaurato e visitabile fino all'ultimo piano. Nelle sale interne è allestito un interessante Museo di vita medioevale.

Il Palazzo del Podestà è una complessa costruzione formata da più volumi architettonici in cotto, che si dipartono da un unico grande blocco a tre piani. Questa struttura, la parte duecentesca dell'edificio, è contraddistinta da una merlatura a coda di rondine. La sua costruzione, voluta da Alberto Scoto, fu ultimata nel 1296. Del 1447 è, invece, la doppia loggia. Il Palazzo fu sede del governo del Podestà e abitazione del Conte di Santa Fiora; dalla fine del Cinquecento fino al 1850, fu occupato dalla pretura; mentre i locali a pianterreno furono adibiti a scuola. L'attuale sede dell'Enoteca comunale, al pianterreno, fu un carcere e persino un magazzino per il sale.

Le prime notizie della Collegiata risalgono al secolo VIII, precisamente al 756 e 758, e riferiscono di una chiesa, tra le più antiche del territorio piacentino, con funzione di pieve battesimale. Un edificio completamente ricostruito dopo il terremoto del 1117 e consacrato nel 1122. La facciata dà su quella che fino alla metà del Trecento doveva essere la piazza del borgo. La pietra arenaria, con profilo a salienti scandito da quattro paraste, rivela un bel portale, una piccolissima bifora, un'apertura a forma di croce sulla sommità e una teoria di archetti in pietra che seguono l’andamento del tetto. Il lato sinistro ecco il "Portico del Paradiso", della seconda metà del XIV secolo. Originariamente posto sulla facciata, è una delle opere romaniche più interessanti della regione.

La parte più affascinante dell’intera costruzione è però costituita dalle quattro absidi, dogmaticamente rivolte a est, verso la piazza monumentale, con il loro meraviglioso gioco volumetrico che si contrappone al tetto a capanna della chiesa e al minuto campanile quadrato. L’interno presenta interessanti capitelli figurati e sculture romaniche del XII secolo, e affreschi, tra i quali spicca il ciclo dedicato a Santa Caterina, nell’omonima cappella. Passando per un piccolo chiostro della fine del XIII secolo, si giunge al Museo della Collegiata, piccolo ma ricco di opere d'arte, tra cui un bellissimo paliotto di scuola bizantina.

All'ingresso di Castell'Arquato, sulla provinciale in direzione Fiorenzuola d'Arda, si dirama una strada panoramica con splendide viste sui vigneti dei colli piacentini, zona di produzione tipica di rinomati vini Doc: i rossi Gutturnio, Bonarda e Barbera e i bianchi Ortrugo, Malvasia e Monterosso val d'Arda. Superata la frazione Costa Stradivari si arriva a Bacedasco Alto, si devia a destra. La strada scende nella vallata adiacente del torrente Ongina per poi risalire sul crinale della val Stirone fino all'incantevole Rocca di Vigoleno.

Vigoleno è uno dei borghi fortificati meglio conservati d’Italia, un “fazzoletto medioevale” circondato da viti e dominato dall’alta torre del castello, fatto edificare dagli Scotti nel XII secolo. L’originaria cinta muraria, ancora oggi come sette secoli fa, difende il piccolo abitato, l’oratorio della Madonna del Latte (detto anche della Beata Vergine delle Grazie) e la parrocchiale di San Giorgio, che nella tipica agiografia medioevale consente di ripercorrere le vicende del santo cavaliere uccisore del drago.

La parrocchiale, di potente bellezza romanica, con tutta probabilità risale alla metà del XII secolo. Oltrepassato il bel portale, che si apre su una facciata realizzata in pietra locale, l’interno appare austero, buio, trasposizione di quella costrizione dell’anima che esplode nella bellezza di capitelli antropozoomorfi, tipicamente romanici. Tornati alla luce, lo sguardo abbraccia nuovamente le mura del castello che racchiudono il piccolo borgo. Con un briciolo di fantasia, non è difficile scorgere tra queste strette vie la sagoma di un armigero a cavallo o percepire il cadenzato lamento di un postulante posto all’ingresso della chiesa.

Il borgo, infatti, più che per i suoi notevoli monumenti, affascina per la sua particolare atmosfera, per quel suo essere raccolto attorno alla rocca, per quel suo senso di appartenenza a un’epoca ricca di infiniti contrasti che ancora ammaliano. Con calma, per non subire improvvisi choc da modernità, dopo la visita della rocca, si può completare il circuito scendendo verso Groppo e Franchini, e al bivio di fondo valle risalire rientrando a Castell'Arquato, con splendide viste sulla Rocca Viscontea, per edulcorare il ritorno alla quotidianità.