I Sassi di Matera
Perdersi tra i Sassi di Matera, attraverso un passato che trasuda da sconnessi muri di tufo considerati, da una nuova sensibilità, patrimonio dell’umanità.
ll materano è un susseguirsi di colline argillose, profondamente incise da dirupi e calanchi che, a tratti, creano un paesaggio dall’aspetto primordiale. Colline sulle quali un occhio attento non tarda a scorgere gli antichi segni dell’uomo nei tradizionali tratturi per la transumanza, nelle incisioni rupestri, nei borghi, nelle masserie, nelle chiese rupestri e in una città, Matera, sospesa tra presente e passato. Un nucleo cittadino scavato nelle viscere della terra, che fonde architettura e spontaneità, presente e passato con una straordinaria naturalezza.
Testo di Cristiano Pinotti, foto di Angelo Fanzini
ll materano è un susseguirsi di colline argillose, profondamente incise da dirupi e calanchi che, a tratti, creano un paesaggio dall’aspetto primordiale. Colline sulle quali un occhio attento non tarda a scorgere gli antichi segni dell’uomo nei tradizionali tratturi per la transumanza, nelle incisioni rupestri, nei borghi, nelle masserie, nelle chiese rupestri e in una città, Matera, sospesa tra presente e passato. Un nucleo cittadino scavato nelle viscere della terra, che fonde architettura e spontaneità, presente e passato con una straordinaria naturalezza.
Testo di Cristiano Pinotti, foto di Angelo Fanzini

Conoscere Matera, ammesso che una città possa essere compresa anche dal più attento dei visitatori, significa perdersi nel suo contado, ammirare le sue chiese affrescate all’interno di inospitali grotte, sfiorare le incisioni rupestri che ne punteggiano l’intero territorio, perdersi infine nei suoi Sassi, in quell’assurdo sovrapporsi di abitazioni scavate nel tufo da una povertà atavica e senza speranza.
La visita ai Sassi, infatti, non è una gita turistica come possono essere tante altre, è un’immersione nella vita di un’umanità silenziosa, rassegnata, ai margini di una vita da Cristiani. Per cercare di comprendere la Lucania di soli pochi anni fa è necessario entrare nelle abitazioni che formano il Sasso Caveoso, il più vasto a occidente, e quello Barisano, più piccolo a oriente.
Per comprendere questa terra è opportuno rileggere le pagine di Carlo Levi, del suo “Cristo si è fermato a Eboli”, autentico pugno nello stomaco dell’Italia del dopoguerra, eccezionale testimonianza di un mondo ai margini della storia, dell’umanità e della vita. “Noi non siamo cristiani – essi dicono - Cristo si è fermato a Eboli. Cristiano, vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla più che l’espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma e ancora meno (…) perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto”.
Parole aspre e dure che sembrano raccontare una storia antica, dalla quale ci si aspetta di veder giungere da un momento all’altro un prepontello qualsiasi, insignito di un qualsivoglia blasone nobiliare. Invece questa è una storia di ieri. Carlo Levi scriveva nel 1944 e per i brandelli di umanità che popolavano i Sassi il vicino boom economico era tanto prossimo quanto la Luna o Marte.
Oggi Matera e tutto il territorio circostante vivono un’epoca totalmente differente e le immagini più esportate della città raffigurano la cattedrale, Palazzo Lanfranchi, la chiesa di San Francesco, il museo Nazionale… l’arte, la gastronomia e il folclore. I Sassi, seppure riconosciuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, ancora oggi rimangono spesso ai margini. Forse perché quello dei Sassi è un “turismo” che richiede riflessione, non è merce “usa e getta”, mal si concilia con le vacanze balneari e con i villaggi all inclusive.
I Sassi sono uno spaccato di umanità, raccontano una bellezza tremenda e sconvolgente, narrano la vita senza alcun fronzolo e, purtroppo, sono anche difficilmente descrivibili. Camminando ci si accorge quasi improvvisamente di essere sul tetto di un’abitazione sottostante, ecco poi una cisterna per l’acqua, una neviera, una grotta che ha assunto i connotati di casa, qualche suppellettile che ricorda arti e mestieri scomparsi, un affresco improvviso riporta a un’impensabile dimensione artistica.
Matera, come abbiamo accennato, è anche un centro storico di primaria importanza, un punto di partenza per interessanti escursioni alle sue innumerevoli chiese rupestri, oppure per raggiungere le rovine di Policoro o di Metaponto, ma è soprattutto una città da vedere con la mente e ascoltare con il cuore, che racconta la storia di un territorio: la Lucania.
La visita ai Sassi, infatti, non è una gita turistica come possono essere tante altre, è un’immersione nella vita di un’umanità silenziosa, rassegnata, ai margini di una vita da Cristiani. Per cercare di comprendere la Lucania di soli pochi anni fa è necessario entrare nelle abitazioni che formano il Sasso Caveoso, il più vasto a occidente, e quello Barisano, più piccolo a oriente.
Per comprendere questa terra è opportuno rileggere le pagine di Carlo Levi, del suo “Cristo si è fermato a Eboli”, autentico pugno nello stomaco dell’Italia del dopoguerra, eccezionale testimonianza di un mondo ai margini della storia, dell’umanità e della vita. “Noi non siamo cristiani – essi dicono - Cristo si è fermato a Eboli. Cristiano, vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla più che l’espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma e ancora meno (…) perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto”.
Parole aspre e dure che sembrano raccontare una storia antica, dalla quale ci si aspetta di veder giungere da un momento all’altro un prepontello qualsiasi, insignito di un qualsivoglia blasone nobiliare. Invece questa è una storia di ieri. Carlo Levi scriveva nel 1944 e per i brandelli di umanità che popolavano i Sassi il vicino boom economico era tanto prossimo quanto la Luna o Marte.
Oggi Matera e tutto il territorio circostante vivono un’epoca totalmente differente e le immagini più esportate della città raffigurano la cattedrale, Palazzo Lanfranchi, la chiesa di San Francesco, il museo Nazionale… l’arte, la gastronomia e il folclore. I Sassi, seppure riconosciuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, ancora oggi rimangono spesso ai margini. Forse perché quello dei Sassi è un “turismo” che richiede riflessione, non è merce “usa e getta”, mal si concilia con le vacanze balneari e con i villaggi all inclusive.
I Sassi sono uno spaccato di umanità, raccontano una bellezza tremenda e sconvolgente, narrano la vita senza alcun fronzolo e, purtroppo, sono anche difficilmente descrivibili. Camminando ci si accorge quasi improvvisamente di essere sul tetto di un’abitazione sottostante, ecco poi una cisterna per l’acqua, una neviera, una grotta che ha assunto i connotati di casa, qualche suppellettile che ricorda arti e mestieri scomparsi, un affresco improvviso riporta a un’impensabile dimensione artistica.
Matera, come abbiamo accennato, è anche un centro storico di primaria importanza, un punto di partenza per interessanti escursioni alle sue innumerevoli chiese rupestri, oppure per raggiungere le rovine di Policoro o di Metaponto, ma è soprattutto una città da vedere con la mente e ascoltare con il cuore, che racconta la storia di un territorio: la Lucania.