Veneto: Padova
In una piana stesa tra il Bacchiglione e il Brenta, che dai colli Euganei digrada verso Venezia, abbandonata da tempo la sua origine agricola e barcaiola, pur in un contesto di spiccato e talvolta esagerato sviluppo economico, Padova, la seconda città del Veneto, regala al turista notevoli spunti di interesse, ben al di là della famosa basilica dedicata a S. Antonio. Palazzi signorili, musei d’arte, affreschi convivono con un’esponenziale crescita produttiva e di servizi e dagli ultimi anni del secolo scorso hanno obbligato l’Italia a fare i conti, sotto tutti i punti di vista, con il “miracolo del nord-est” che, forse per il troppo correre, si è presto dimenticato dei propri trascorsi di economia rurale, allora pungolo di un’emigrazione forzata.
Testo di Cristiano Pinotti, fotografie di Angelo Fanzini
Calati in questo contesto dai molteplici contrasti, visitare Padova, anche in questa dimensione di grande centro urbano, rimane un piacere. Come nostra abitudine segnaleremo i luoghi, a nostro parere imprescindibili in un itinerario propedeutico alla scoperta dell'anima storica della città, lasciando al navigatore la massima libertà nel scegliere le vie di collegamento ai diversi punti di interesse.
Cominciamo la nostra visita da Prato della Valle, smisurata area triangolare nei secoli passati teatro di spettacoli e fiere agricole. Ancora oggi questo ameno spazio verde, impreziosito dalle acque del canale che cingono l'isola Memmia, è luogo di mercato, di fiere e di piacevoli passeggiate sotto le cupole della chiesa benedettina di S. Giustina. Proprio la basilica, di epoca cinquecentesca, rappresenta il più significativo monumento dell’area. Grandioso l’interno rinascimentale che, scandito da slanciati pilastri, racchiude innumerevoli opere seicentesche, oltre a capolavori come il sacello di S. Prosdocimo, di epoca paleocristiana; i due cori lignei del Quattrocento e del secolo successivo; la tela di Paolo Veronese dedicata al martirio di S. Giustina che campeggia dietro all’altare.
Ci spostiamo verso il centro della città per ammirare uno dei simboli di Padova: la basilica di S. Antonio. Otto cupole, due campanili, un terzo campanile cuspidato arricchiscono e confondono la classica croce latina su cui è impostata la grande basilica e, con il pensiero, rimandano alle architetture bizantine, a quel S. Marco a pochi chilometri di distanza. Il complesso basilicale è qualcosa di estremamente complesso, un susseguirsi di giochi architettonici e decorativi che, all’interno, si trasformano in slancio verso l’alto e profondità di presbiterio, quasi a cercare quell’interiorità con cui ci si deve accostare alla fede e alle bellezze architettoniche che ne sono scaturite.
Le tre navate sono un tripudio di cappelle, affreschi, bronzi, sculture sepolcrali, bassorilievi e ben quattro chiostri. Da citare, almeno, l’altare maggiore o del Santo, con tratti degli originali bronzei di Donatello, la Cappella del Tesoro e la Cappella dell'Arca del Santo. Sulla destra della basilica da non perdere, inoltre, i chiostri e l’Oratorio di S. Giorgio con un ulteriore ciclo di affreschi trecenteschi dell’Altichiero.
Entriamo nel cuore della città storica in Piazza delle Erbe, dominata dal Palazzo della Ragione, capolavoro di architettura civile di età comunale. La grandiosità del palazzo lascia senza fiato, così come la bellezza del ciclo pittorico del maestoso salone, dedicato all’astrologia medioevale che illustra l’influenza astrale sulla natura e sulla vita dell’uomo. Completa l’architettura della piazza il Palazzo del municipio, di epoca cinquecentesca ma ampliato nel primo Novecento.
Poco distante si apre una delle più eleganti aree cittadine: Piazza dei Signori, che alterna vecchie case con portico a prestigiosi palazzi. Bellissimi la cinquecentesca Loggia del Consiglio e il coevo Palazzo del Capitanio con la sua Torre dell’Orologio dominante l’intero spazio urbano. Realizzato da Giovanni delle Caldiere, oltre le ore, l’orologio quattrocentesco segna i giorni, il ciclo del sole secondo lo zodiaco, le fasi lunari e i moti dei pianeti.
Anonimo, rispetto alla magnificenza delle altre basiliche cittadine, il Duomo si presenta con una facciata scarna e incompiuta. Un aspetto austero che, sul suo lato destro, ingloba le forme romaniche del Battistero che, invece, è una delle più interessanti e meno conosciute bellezze artistiche padovane. Al suo interno, infatti, si svela un eccezionale ciclo pittorico di Giusto de’ Menabuoi, realizzato tra il 1376 e il 1378. Di ispirazione giottesca, gli affreschi del Menabuoi rivelano un’approfondita conoscenza volumetrica dell’opera pittorica, accompagnata da scelte cromatiche che accentuano la plasticità delle forme di un’opera di incredibile concretezza e vitalità. Poco distante il Duomo merita una visita l’antico Ghetto ebraico.
Eccolo il capolavoro assoluto della città veneta. La Cappella degli Scrovegni, che anni di ricerche e di restauri hanno riportato al primitivo splendore i colori e la tecnica di Giotto. Il cielo stellato della volta fa da cornice a uno splendido ciclo pittorico medievale che racconta, in 38 riquadri, la vita di Cristo e di Maria. Impossibile descrivere lo stupore, il senso di profonda umanità e spiritualità che percorre l’intera opera.
Ogni espressione, ogni gesto è perfetto, colto in quel momento di passaggio tra l’arte medioevale e quella umanistico/rinascimentale. Immersi in questo capolavoro, ritornano gli sferzanti versi di Dante: “Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo” e si comprende il suo Giotto che ha “il grido”, il primato di una ricerca pittorica in continua evoluzione. Travolti dal colore ci si trova a contatto con una delle più insigni menti della storia dell’arte mondiale.
Da non perdere, infine, una visita ai Musei Civici presso l'ex Convento degli Eremitani che ospitano tra gli altri il Museo Archeologico, che espone una preziosa raccolta di reperti paleoveneti, etruschi e romani, ma anche oggetti egizi e ceramiche greche; quello d’Arte Medioevale e Moderna, una ricca pinacoteca di circa tremila opere che raccoglie un'inestimabile tesoro di maestri della pittura veneta dal XIV al XIX secolo, quali il Tiepolo, il Tiziano, Tintoretto, il Veronese.
Vanno poi ricordati la Chiesa degli Eremitani con i preziosi affreschi del giovane Mantegna, ancorché danneggiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; l’Oratorio di S. Rocco, quello di S. Michele, la Loggia Carrarese, il Palazzo vescovile, la Specola, il Palazzo del Bo sede di una delle più antiche Università, la chiesa di S. Sofia, palazzo Zabarella, palazzo Giustiniani e l’Orto botanico.