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Barbagia: Orgosolo, Oliena e il Supramonte

Una Sardegna diversa, nuda e cruda come la terra lontana dal mare, è quella che si scopre con un viaggio nella Barbagia. Ci si dimentica per un pò delle acque turchesi, delle spiagge da cartolina, dei tanto conclamati paradisi balneari dell’isola e si entra in un mondo parallelo dove la natura non smette di dettare regole. Una natura, questa volta, rupestre e calcarea, selvaggia e petrosa qual è la zona montana della provincia di Nuoro.

Testo e foto di Angelo Fanzini
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E’ qui che si trova il tracciato geografico e morfologico di quel territorio che ha nome Barbagia e la cui area montuosa e collinare può essere considerata la roccaforte delle memorie, delle tradizioni e dei sapori della millenaria civiltà sarda. In realtà, bisognerebbe parlare al plurale: le Barbagie. Perché sono diverse le aree in cui questo lembo di Sardegna rupestre va a finire con tutta una serie di specificità. In particolare, il territorio noto come Gal Barbagie e Mandrolisai comprende 26 comuni e abbraccia la Barbagia di Ollolai e la Barbagia di Belvì, il Mandrolisai e una piccola parte del Nuorese, la catena dei monti e altopiani calcarei del Supramonte di Orgosolo e buona parte del massiccio montuoso del Gennargentu (che in sardo vuol dire “porta d’argento”).

Si tratta di un territorio speciale dal punto di vista naturalistico, dove hanno trovato il loro habitat diverse specie endemiche del mondo vegetale e animale, dominato in primo luogo dal Supramonte, la maggiore area disabitata e selvaggia di tutta l’isola. E’ questo un vasto altipiano dolomitico che poggia su scisti e sul granito e presenta tutti i fenomeni del carsismo, dalle grotte alle doline ai campi solcati. La grande attrattiva ambientale di questo territorio dai contorni a volte surreali, è costituita dalle estese foreste di lecci, di frassini, di querce, tassi e macchia mediterranea.

Come è facile intuire, un ambiente così preservato e “isolato” per conformazione geografica ha saputo – causa forza maggiore e orgoglio identitario – conservare tradizioni e tramandare saperi senza che ne venisse minimamente intaccata l’originalità: i maestros, gli artigiani, (del ferro, del rame, del bronzo, del sughero e del legno) formano il tessuto umano che dà valore aggiunto a un patrimonio immateriale molto vivo da queste parti. Basti pensare che la tradizione antichissima del canto a tenore di Orgosolo è stata riconosciuta nel 2005 patrimonio (immateriale) dell’umanità dall’Unesco.

Questa dimensione umana e comunitaria, lontana ancora dalle dinamiche invasive del turismo di massa, riveste di ulteriore attrattiva l’ambiente montano delle Barbagie, i suoi paesi, le sue tante e piccolissime aziende agricole, per lo più a conduzione familiare, molto specializzate soprattutto nella produzione di pecorino, Fiore sardo (formaggio conosciuto nella Barbagia di Ollolai già prima dell’arrivo dei romani in Sardegna, più di duemila anni fa) e latticini in genere, oppure nell’allevamento per la produzione di insaccati. Non mancano le piccole cantine, i panifici di un tempo, pastifici e laboratori dolciari che lavorano seguendo antiche ricette che tramandano i sapori di una terra dove davvero qualcosa ha dell’immutabile.

Dei centri che compongono il mosaico vivente della Barbagia, Orgosolo è tra i più famosi non solo in quanto è il più esteso, ma anche perché è uno dei pochi comuni a vantare diverse strutture turistiche (bed & breakfast, agriturismi, ristoranti e hotel). Il paese sorge su un pendio ai margini dell’altopiano di Pratobello, a circa 20 km da Nuoro. L’altopiano calcareo del Supramonte e l’antichissima foresta di Sas Baddes con i rari esemplari di flora e fauna che popolano le grotte e dirupi fanno da cornice a Orgosolo la cui zona è ricca per’altro di testimonianze nuragiche importanti, come i nuraghe Mereu (1800-238 a.C.) e Gorroppu (1800-238 a.C.). Quest’ultimo non è agevolissimo da raggiungere ma ricompensa con un bellissimo panorama dell’omonima gola e delle foreste millenarie.

Rifugio sicuro per banditi e latitanti sino a qualche decennio fa, Orgosolo è oggi una località che ha guadagnato fama turistica soprattutto per quel che riguarda trekking ed escursioni naturalistiche. I murales a sfondo sociale e politico tutt’ora visibili nel suo centro storico sono la testimonianza del passato di un paese divenuto negli anni Settanta simbolo delle lotte per l’indipendenza e della fierezza nazionale. Il trekking naturalistico consente di apprezzare appieno le meraviglie del Supramonte, come la spettacolare dolina di Su Suercone di 500 metri di diametro o il monte Novo San Giovanni, un cilindro calcareo che si erge e si fa ammirare anche a chilometri di distanza. Tra boschi millenari di lecci, roverelle, ginepri, aceri, tassi e intricati macchioni di eriche e ginestre, trovano il loro habitat cinghiali, mufloni, gatti selvatici e donnole, mentre in cielo planano aquile, falchi pellegrini o astore.

L’archeologia è l’altro tesoro di questo territorio la cui presenza umana si può far risalire ad almeno 5000 anni fa. Ne è testimonianza la presenza di reperti neolitici, necropoli ipogeiche, domus de janas (letteralmente, case delle fate, scavate nella roccia), e ancora dolmen, menhirs, nuraghi e le cosiddette tombe dei giganti, ovvero corridoi tombali circondati da un basso muretto. Oltre  i famosi murales, ad Orgosolo si possono vedere alcune chiese di interesse culturale come la Parrocchia di San Pietro Apostolo (via Rinascita) del XVI secolo e la seicentesca Chiesa della Beata Vergine Assunta in via Santa Caterina.

Tutto l’anno, invece, è buono per gustare ad Orgosolo i prodotti enogastronomici più tipici della Barbagia, sostando per i forni del paese dove non mancano mai pane carasau e su pane modde, insieme ai dolci a base di mandorle (Sa copuletta), i papassini con l’uva passa e le urillettas, treccioline di paste fritte immerse nel miele. Da Orgosolo si può prendere la strada che porta alla caserma forestale di Montes per visitare il nuraghe Dovilineo. Sempre nei dintorni si possono vedere, sulla strada Nuoro-Orgosolo, le domus de janas Su Calavriche, una necropoli risalente al 3500 a.C. composta da tre tombe scavate nel granito. All’interno sono ancora visibili residui di pitture e davanti a una tomba i resti di un dolmen.

Un altro paese rinomato della Barbagia soprattutto per il suo centro storico e per l’elevato numero di chiese, è Oliena, dominato dal massiccio calcareo di Corrasi che è anche la cima più alta del Supramonte. Sul versante orientale del Monte Corrasi c’è una delle fonti carsiche più belle ed importanti d’Europa, il Su Gologone, mentre a pochi chilometri dalla valle di Lanaitto si trova il villaggio nuragico Sa Sadda e Sos Carros risalente al XIII-IX secolo a.C. circa.

Delle undici chiese, ricordate da Vittorio Angius nel 1843, vanno citate la ex-gesuitica di S. Ignazio di Loyola della seconda metà del XVII secolo, isolata nella piazza del Collegio, e l’antica parrocchiale di Santa Maria sull’omonima piazza, del XV secolo. Le altre chiese minori si trovavano un tempo ai margini dell’abitato, oggi sono inglobate nel paese (tranne una, Nostra Signora di Bonaria). Un altro edificio religioso significativo del paese è l’oratorio di Santa Croce la cui costruzione può collocarsi nel primo Seicento. Al suo interno spicca un bel Crocifisso ligneo che sovrasta l’altare insieme ad un’altra statua lignea del Cristo deposto, usata per i riti della Settimana Santa.

Come Orgosolo, anche Oliena vanta uno sfarzo nei costumi tradizionali che sono un vero e proprio patrimonio vivo presente quasi in ogni famiglia. Anche i più giovani li indossano durante le cerimonie più solenni dell’anno. Un’occasione estiva per ammirare le danze tradizionali e gli sfarzosi, eleganti costumi locali è la festa di San Lussorio il 21 agosto quando ad inaugurare la processione religiosa sono decine di cavalieri in abiti tradizionali.

Altri piccoli borghi della Barbagia mantengono intatto un fascino particolare, e ciascuno con qualche sua peculiarità. C’è Lodine, inerpicato sulle colline al confine meridionale dell’altopiano di Pratobello, Ollolai che, secondo la tradizione, fu dimora del re dei pastori capo dei barbaricini, Olzai con i dolmen, le chiesette medievali e reperti paleo-industriali. E ancora, Fonni, il paese più alto della Sardegna, Gavoi con paesaggi che si snodano fino alla fine del Gennargentu, Mamoiada, Orani, Orotelli, Orune, Oniferi, Ottana e Sarule. Tutti luoghi ideali per chi ama la montagna fuori dagli schemi, dalle folle e dalla omologazione culturale.