Cambogia: Angkor e Phnom Penh
La Cambogia è una terra terribilmente selvaggia e affascinante che ha molto da offrire ai turisti disposti a rinunciare alle comodità a portata di mano per scoprire, con pazienza e spirito di adattamento, la grandiosità dei templi di Angkor, la capitale Pnhom Penh, frenetica ed elettrizzante, il maestoso Mekong, chilometri di spiagge incontaminate e una delle popolazioni più ospitali del continente asiatico. Situata nel cuore dell’Indocina, tra Thailandia, Laos e Vietnam, la Cambogia è la nazione etnicamente più omogenea del sud-est asiatico: circa il 93% degli abitanti è di etnia Khmer e pratica la religione Buddista Theravada.
Testo e foto di Paola Pedrini e Samuele Fracasso
La popolazione ha attraversato anni bui tra il 1975 e il 1979, vittima del governo repressivo di Pol Pot, una dittatura che ha messo in ginocchio il paese instaurando un regime di terrore. Le conseguenze di quegli anni si fanno ancora sentire, infatti la Cambogia è tra i Paesi più poveri del mondo e il 40% dei 14 milioni di abitanti vive con meno di 50 centesimi al giorno. La mortalità infantile è molto alta, il 50% dei bambini non completa la scuola primaria e solo la metà del Paese ha accesso all'energia elettrica. Ora che la situazione si è normalizzata, i cambogiani sono tornati a vivere, cercando di lasciarsi alle spalle povertà e instabilità sociale, con un coraggio e una forza invidiabili, uniti all'elaborazione in chiave buddista del proprio recente passato. Per questo motivo la maggior parte dei cambogiani non ama parlare di quel periodo ed è cosa gradita che il turista rispetti questo volere.
Il turismo è ancora agli inizi, un'occasione ormai rara che rende un viaggio in questo paese, gioiello prezioso e segreto d'arte e religiosità, un'esperienza indimenticabile che arricchirà l'animo e il pensiero di ogni vero viaggiatore. La scoperta di questo territorio meraviglioso ad opera di un turismo consapevole, saggio e rispettoso della cultura locale, ci auguriamo possa essere anche un utile agente di sviluppo per un popolo che merita profondo rispetto e migliori opportunità di vita.
Angkor
Angkor, per cinque secoli capitale dell’antico Impero Khmer, è il più grande complesso di edifici sacri del mondo, perfetta fusione di creatività architettonica e spirituale. Situato nella provincia di Siem Reap, circa 300 km a nord di Pnhom Penh, quest'opera di straordinaria bellezza emerge dal profondo della giungla cambogiana mostrando ciò che rimane dei circa 70 templi e monumenti che, nel periodo di massimo splendore della civiltà khmer, facevano parte di un vasto centro religioso e politico. Ottava meraviglia del mondo, Angkor non può essere paragonata a nessun altro luogo al mondo tanta è la sua severa perfezione: una collezione di meravigliose cattedrali e monasteri buddisti, con templi alti come montagne, descritto come un Atlantide tropicale, una magica foresta di pietre, un miracolo architettonico.
Oggi è la più importante attrazione turistica della Cambogia, ma è anche il cuore, l’anima e l’orgoglio della nazione, meta di pellegrinaggio per tutti i cambogiani e tappa obbligata per i viaggiatori. Gran parte di Angkor fu abbandonata nel XV secolo e i templi furono gradualmente inghiottiti dalla giungla. Il sito destò interesse negli studiosi solo alla fine del XIX secolo, dopo la pubblicazione postuma del libro “Voyage á Siam e dans le Cambodge” da parte del naturalista francese Henri Mouhot. Furono compiuti molti sforzi per liberare i monumenti dalla giungla che rischiava di distruggerli completamente, e l'opera di restauro continua ancora oggi.
Cuore del complesso è il tempio di Angkor Wat, il più monumentale e il meglio conservato. Circondato da un vasto fossato, vi si accede da un lungo viale lastricato che mostra in tutto il suo splendore la costruzione su tre livelli e le elaborate torri disposte ai lati con la principale al centro alta oltre 60 metri a simboleggiare il centro del cosmo dove dimorano gli dèi. All'interno, nelle gallerie e nei portici, bassorilievi ineguagliabili rappresentano schiere di danzatrici sacre e battaglie mitiche cantate nei poemi sacri indù “Ramayana” e “Mahabharata”. All'ingresso principale del complesso di Angkor Wat, ambulanti che vendono ogni sorta di souvenir passano qui le loro giornate insieme ai conducenti di tuk tuk (pittoresco taxi a tre ruote) pronti ad accompagnarvi ovunque per qualche dollaro.
Oltre all'Angkor Wat, altri due magnifici templi assolutamente da visitare sono il Bayon, 200 immagini scavate nella roccia a formare 54 torri, e il Ta Prohm, il tempio nella giungla i cui ingressi sono custoditi sotto enormi radici di piante secolari. Il primo è formato da torri a forma di tiara, giganteschi volti alti sette metri sormontati da fiori di loto ti fissano sorridenti, un sorriso enigmatico e senza tempo, il famoso sorriso Khmer di Angkor, mentre la pietra sembra respirare solo per gli dèi, in una raffigurazione palpabile del potere divino. Il Ta Prohm è un santuario letteralmente seppellito dalla giungla. La natura selvaggia si è ripresa il suo posto e tutte le tonalità del verde sembrano essere concentrate in questo luogo.
Radici e liane si sono impossessate della pietra, alberi giganteschi crescono radicati in cima alle torri, angoli cupi e bui lasciano spazio alla luce del sole che filtra a fatica tra la ricca vegetazione. Si dice che un tempo nel Ta Prohm vivessero migliaia di persone, tra cui oltre 2.000 monaci e 600 danzatrici belle come le apsara, le ninfe celesti scolpite sui muri. Tra i labirinti di questi templi vive oggi un popolo di monaci, bambini, donne con la testa rasata, mendicanti e storpi che chiedono l’elemosina nella penombra, tra le luci che filtrano dalle fessure delle pietre, e pregano in ginocchio, continuamente avvolti dal fumo degli incensi, chini con la testa rivolta verso la terra.
Tiziano Terzani scriveva nel 1993: «Angkor è splendida ora. E così va vista. Vista oggi come la vide nel 1860 con immenso stupore Henri Mouhot che viaggiava nell'Indocina appena diventata colonia… ci sono vari modi per avvicinarsi ad Angkor, io dopo aver letto un po’ di quel che negli anni si è accumulato nella mia biblioteca e soprattutto dopo essere stato una decina di volte a vagare nell'immenso parco dei templi, ho scelto per i miei figli l’approccio più naturale: niente lezioni preparatorie, niente carta da portarsi dietro. Solo la propria pelle, permeabile come una spugna».
Phnom Penh
La capitale Phnom Penh, conosciuta come la Perla d'Asia, è il più importante centro politico, commerciale e culturale del paese e conta circa 1 milione di abitanti. Capitale per eccellenza di eccessi esasperati, splendida e affascinante quanto caotica e opprimente, sorge sulla confluenza dei fiumi Mekong, Tonlè Bassac e Tonlè Sap. La prima impressione della città è quella di una disordinata, sporca e caotica capitale asiatica ma, conoscendola meglio, si scopre vivace e colorata, ricca di mille sfumature.
Tutte le attività sembrano svolgersi in strada: i bambini corrono ad ogni angolo, i conducenti dei tuk tuk chiamano per offrirti un passaggio, venditori ambulanti espongono ogni sorta di cibo su bancarelle improvvisate, la gente mangia e chiacchiera ai bordi delle strade sempre affollate di persone, macchine o cyclo sia di giorno che di notte. Una città frenetica ma allo stesso tempo a misura d’uomo che nella confusione riesce a trovare un suo ordine. C’è il quartiere cinese, quello khmer e quello francese, il mercato dove si vende la frutta, c’è la via delle sete, quella degli antiquari, poi ci sono i negozi per i turisti, numerosi cafè e ristoranti per stranieri, la zona dell’università con alloggi e bancarelle per studenti. Se cerchi qualcosa non ti puoi sbagliare, un intera zona è a tua disposizione, devi solo capire dov’è.
Oltre a godersi la capitale perdendosi tra le sue vie e mercati, da visitare è sicuramente il Palazzo Reale, costruito nel 1866 dal re Norodom e attualmente residenza del re e della regina di Cambogia. La maggior parte delle costruzioni all'interno delle mura del Palazzo sono chiuse al pubblico, tranne che in speciali occasioni, ma è possibile visitare la spettacolare Pagoda d'argento, così chiamata perché il suo pavimento è composto di cinquemila mattonelle d'argento del peso di un kg ciascuna.
Il turista che visita queste terre cerca solitamente tracce di quel periodo tra il ’75 e il ’79 che viene ricordato come il regime di Pol Pot. Tre anni, otto mesi e venti giorni di follia, tanto bastò per distruggere un paese e sterminare tre milioni di cambogiani. A testimonianza di quell'atroce passato oggi sorgono due luoghi della memoria. Il museo Tuol Sleng, nella capitale, è l'ex ginnasio francese occupato dal regime e trasformato in carcere di sicurezza (noto come S-21) per imprigionare e torturare i "controrivoluzionari". In queste sale sono entrate, per non uscirne più, 20.000 persone. A 15 km da Phnom Penh si trovano i campi di sterminio di Coeung Ek, i Killing Fields. I resti di 8900 persone furono esumati dalle fosse comuni disseminate in quello che un tempo era un frutteto e raccolti attorno allo stupa eretto in memoria delle vittime nel 1988.
Foto Gallery
Informazioni