Valle d'Aosta: i castelli e il capoluogo
Un viaggio nella memoria. Nella storia fatta di tradizioni popolari, di piccoli e grandi feudatari adusi a controllare per conto dei Savoia questa strategica via d’accesso alpina. Un percorso – non lineare e neppure logico – che ci porterà a scoprire le molte bellezze racchiuse tra imponenti montagne e ampie vallate, punteggiate di minuscoli centri abitati che “cambiano pelle” al trascorrere delle stagioni. Un girovagare tra castelli, monumenti romani e chiese che meriterebbero la medesima risonanza riservata alle piste da sci.
Testo di Cristiano Pinotti, foto © ThreeSixty
Verres
Cominciamo il nostro vagabondare tra i castelli valdostani con un castello che esce dagli schemi. Un “cubo” dalle proporzioni meravigliose che porta alla mente il dantesco “tetragono a colpi di ventura”. Siamo a Verres, la rocca che al principio del Cinquecento Renato di Challant rivisitò adattandone l'apparato difensivo alle necessità dettate dalle moderne armi da fuoco. Proprio per tale funzione venne eretta una cinta muraria munita di cannoniere, di speroni a contrafforte e di torrette poligonali da offesa; mentre l'ingresso fu reso più sicuro attraverso l'antiporta con tanto di ponte levatoio. Superato l'edificio del corpo di guardia si incontra un androne difeso da una caditoia. Gli occhi sono rapiti dalla simmetria della struttura e da una decorazione essenziale tipiche dell’austerità militare.
Il piano terreno è dominato da due grandi saloni simmetrici e dalla cucina. Il salone orientale (forse un magazzino) è chiuso da una volta a botte; mentre quello occidentale (la sala d'armi) presenta una volta a sesto acuto e due grandi camini. Il piano nobile è illuminato da eleganti bifore, con la sala da pranzo collegata con un passavivande alla cucina padronale, quest’ultima dotata di tre grandi camini e di una volta in pietra a vele multiple.
Issogne
Chi è alla ricerca di un castello “classico” potrebbe rimanere deluso da Issogne: una residenza nobiliare di spettacolare bellezza che assunse l'aspetto attuale a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento per opera di Giorgio di Challant, priore di S. Orso, che lo restaurò e lo trasformò in una sontuosa dimora per sua cugina Margherita de La Chambre e suo figlio Filiberto. Siamo di fronte a una lussuosa residenza rinascimentale. Tante, e tutte notevoli, le peculiarità dell’edificio. Si comincia con l'androne, riccamente decorato di affreschi che riproducono scene di vita quotidiana con le botteghe artigiane (quella del sarto, del fornaio, dello speziale, del pizzicagnolo, la farmacia, la macelleria) per poi continuare con il corpo di guardia o il mercato della frutta e della verdura.
Gli affreschi, bellissimi di per sé, divengono incredibili testimonianze storiche se si vanno a leggere i numerosi graffiti lasciati dagli ospiti del castello. Infatti, in questo caso, non siamo di fronte alle oziose scritte di qualche studente in gita scolastica, ma a veri e propri messaggi della storia, in cui si colgono brevi frammenti di una vita lontana alcuni secoli. Si apre poi il cortile, sul quale si affacciano gli stemmi della famiglia Challant e delle famiglie con essa imparentate.
Al centro la splendida e giustamente celebre Fontana del melograno in ferro battuto. Entrati nella residenza, al pianterreno si visitano la sala da pranzo, la cucina e la sala baronale, tra grandi camini in pietra, bei soffitti lignei e qualche affresco; al primo piano ecco la cappella con volte a ogiva finemente decorate, affreschi e un altare gotico in legno intagliato e un trittico fiammingo, la camera della contessa e quella del conte; al secondo piano si apre la stanza detta “del re di Francia”, che presenta un soffitto a cassettoni decorato da gigli e un camino ornato dallo scudo dei Valois, e quella dei “Cavalieri di San Maurizio”.
Castel Savoia
E' il maniero più recente, voluto dalla regina Margherita a Gressoney. Si tratta di Castel Savoia, costruito da Emilio Stramucci tra il 1899 e il 1904. Progettato in stile medioevale, è costituito da un nucleo centrale da cui si staccano cinque torrette cuspidate. La residenza della regina Margherita si articola su vari piani: il pianterreno con i locali da giorno, il piano nobile con gli appartamenti reali e il secondo piano (non visitabile) riservato ai gentiluomini di corte, infine i sotterranei che ospitano le cantine. Purtroppo quasi nulla rimane degli arredi originari, ma ugualmente il castello emana un fascino particolare per le tappezzerie in lino e cotone, le pitture di Carlo Cussetti, i soffitti a cassettoni e alcune fotografie d’epoca. L’esterno è impreziosito da un giardino roccioso ricco di specie botaniche alpine. Davvero notevole la vista sulle montagne circostanti.
Fénis
Un simbolo dell’intera regione. Siamo a Fénis, prestigiosa sede della famiglia Challant, feudatari savoiardi. Le molti torri del castello, che si amalgamano in un assieme architettonico di affascinante armonia, insistono su un poggio lievemente rialzato, il cui prato, di un verde scintillante, conferisce alla struttura una nuova e particolare capacità seduttiva. Il complesso, l’esatta riproduzione di qualsiasi fantasia medioevale, presenta una pianta pentagonale ai cui angoli si elevano torrette circolari, eccezion fatta per lo spigolo di sud-ovest, che presenta una massiccia torre, e quello sud, dove il torrione ha pianta quadrata. Una doppia cinta di mura, impreziosita da torrette di guardia con tanto di camminamento di ronda, racchiude il cuore del castello: il mastio. Il cortile interno, con scalone semicircolare e balconate lignee, è decorato con pregevoli affreschi databili alla prima metà del Quattrocento.
Sarriod de la Tour
Concludiamo la nostra cavalcata tra i castelli valdostani con una delle residenze nobiliari meno conosciute della valle, forse oscurata dalla vicina presenza (non visitabile per restauri) del più famoso Castello di Saint-Pierre. Posto in un’area pianeggiante, il castello Sarriod de la Tour deve la sua attuale forma all’opera di Jean Sarriod (1420). Di questo periodo sono la scala a chiocciola della torre e l’apertura delle finestre crociate. Mentre nel 1478, Antoine Sarriod de la Tour, figlio di Jean, trasformò la cappella, fece dipingere gli affreschi esterni (Crocifissione e San Cristoforo) ed erigere il piccolo campanile. Particolare e molto interessante la cosiddetta “Sala delle Teste”, il cui soffitto è sorretto da 171 mensole scolpite in forme grottesche databili attorno alla metà del Quattrocento.
Aosta
Il capoluogo della valle è una città bomboniera. Piccola, raffinata, ricca di monumenti, di locali in cui sostare e godersi l’atmosfera di una città quasi avulsa dai ritmi contemporanei. Arrivando ad Aosta ci si imbatte subito in un’opera colossale: l’arco onorario dedicato all'imperatore Augusto, un solo fornice a tutto sesto largo quasi 9 metri. L’arco non è certo l’unico segno della presenza romana tra le più alte vette delle Alpi. Continuando sulla strada principale ecco la Porta praetoria che costituiva l'accesso principale all'antica città di Augusta Praetoria. Dotata di tre aperture (la centrale per i carri e le due laterali per i pedoni) presenta le scanalature entro cui correvano i cancelli che venivano calati di notte. Per apprezzare in pieno la sontuosità del monumento bisogna però fare uno sforzo di immaginazione e “vedere” la porta in tutta la sua sontuosità ponendo mente come il lastricato della via romana fosse ben due metri al di sotto dell’attuale piano di calpestio.
Ogni città romana che si rispetti ha anche luoghi per lo svago. Ed ecco aprirsi il teatro del quale si possono vedere (ammesso che terminino i restauri) le arcate della facciata meridionale, la parte inferiore della cavea e alcune fondamenta. Forse dotato di copertura fissa, risale al I secolo d.C. e doveva contenere circa 4.000 spettatori. Gli amanti delle antichità non si potranno certo far sfuggire il Criptoportico forense (vi si accede dal giardino di piazza Giovanni XXIII). Si tratta di un edificio seminterrato, che delimitava un'area sacra, con volte a botte, finemente intonacato e aperto da bocche di lupo.
Come accennato il capoluogo valligiano è impreziosito anche da alcuni monumenti di carattere religioso. Tra questi spicca la Collegiata di Sant’Orso, un complesso che comprende la Collegiata dei Santi Pietro e Orso, il campanile, la cripta, il chiostro e il priorato rinascimentale. Nata su un complesso paleocristiano, la chiesa attuale è generalmente fatta risalire al Vescovo Anselmo (X-XI secolo), epoca della quale rimangono la cripta e gli affreschi ottoniani. Da non perdere anche gli stalli gotici del coro (XV sec.) e il mosaico (XII sec.). Davvero unico è invece il chiostro (risalente al 1133) con le sue 37 colonne in marmo con i capitelli riccamente istoriati. Di notevole interesse anche la Cattedrale di Santa Maria Assunta, in cui sono conservati un crocifisso ligneo del XIV secolo, due ordini di stalli scolpiti, due mosaici del XII e del XIV secolo (sul pavimento) e l’altare maggiore barocco. Nel sottotetto un altro ciclo di affreschi ottoniani.
Cominciamo il nostro vagabondare tra i castelli valdostani con un castello che esce dagli schemi. Un “cubo” dalle proporzioni meravigliose che porta alla mente il dantesco “tetragono a colpi di ventura”. Siamo a Verres, la rocca che al principio del Cinquecento Renato di Challant rivisitò adattandone l'apparato difensivo alle necessità dettate dalle moderne armi da fuoco. Proprio per tale funzione venne eretta una cinta muraria munita di cannoniere, di speroni a contrafforte e di torrette poligonali da offesa; mentre l'ingresso fu reso più sicuro attraverso l'antiporta con tanto di ponte levatoio. Superato l'edificio del corpo di guardia si incontra un androne difeso da una caditoia. Gli occhi sono rapiti dalla simmetria della struttura e da una decorazione essenziale tipiche dell’austerità militare.
Il piano terreno è dominato da due grandi saloni simmetrici e dalla cucina. Il salone orientale (forse un magazzino) è chiuso da una volta a botte; mentre quello occidentale (la sala d'armi) presenta una volta a sesto acuto e due grandi camini. Il piano nobile è illuminato da eleganti bifore, con la sala da pranzo collegata con un passavivande alla cucina padronale, quest’ultima dotata di tre grandi camini e di una volta in pietra a vele multiple.
Issogne
Chi è alla ricerca di un castello “classico” potrebbe rimanere deluso da Issogne: una residenza nobiliare di spettacolare bellezza che assunse l'aspetto attuale a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento per opera di Giorgio di Challant, priore di S. Orso, che lo restaurò e lo trasformò in una sontuosa dimora per sua cugina Margherita de La Chambre e suo figlio Filiberto. Siamo di fronte a una lussuosa residenza rinascimentale. Tante, e tutte notevoli, le peculiarità dell’edificio. Si comincia con l'androne, riccamente decorato di affreschi che riproducono scene di vita quotidiana con le botteghe artigiane (quella del sarto, del fornaio, dello speziale, del pizzicagnolo, la farmacia, la macelleria) per poi continuare con il corpo di guardia o il mercato della frutta e della verdura.
Gli affreschi, bellissimi di per sé, divengono incredibili testimonianze storiche se si vanno a leggere i numerosi graffiti lasciati dagli ospiti del castello. Infatti, in questo caso, non siamo di fronte alle oziose scritte di qualche studente in gita scolastica, ma a veri e propri messaggi della storia, in cui si colgono brevi frammenti di una vita lontana alcuni secoli. Si apre poi il cortile, sul quale si affacciano gli stemmi della famiglia Challant e delle famiglie con essa imparentate.
Al centro la splendida e giustamente celebre Fontana del melograno in ferro battuto. Entrati nella residenza, al pianterreno si visitano la sala da pranzo, la cucina e la sala baronale, tra grandi camini in pietra, bei soffitti lignei e qualche affresco; al primo piano ecco la cappella con volte a ogiva finemente decorate, affreschi e un altare gotico in legno intagliato e un trittico fiammingo, la camera della contessa e quella del conte; al secondo piano si apre la stanza detta “del re di Francia”, che presenta un soffitto a cassettoni decorato da gigli e un camino ornato dallo scudo dei Valois, e quella dei “Cavalieri di San Maurizio”.
Castel Savoia
E' il maniero più recente, voluto dalla regina Margherita a Gressoney. Si tratta di Castel Savoia, costruito da Emilio Stramucci tra il 1899 e il 1904. Progettato in stile medioevale, è costituito da un nucleo centrale da cui si staccano cinque torrette cuspidate. La residenza della regina Margherita si articola su vari piani: il pianterreno con i locali da giorno, il piano nobile con gli appartamenti reali e il secondo piano (non visitabile) riservato ai gentiluomini di corte, infine i sotterranei che ospitano le cantine. Purtroppo quasi nulla rimane degli arredi originari, ma ugualmente il castello emana un fascino particolare per le tappezzerie in lino e cotone, le pitture di Carlo Cussetti, i soffitti a cassettoni e alcune fotografie d’epoca. L’esterno è impreziosito da un giardino roccioso ricco di specie botaniche alpine. Davvero notevole la vista sulle montagne circostanti.
Fénis
Un simbolo dell’intera regione. Siamo a Fénis, prestigiosa sede della famiglia Challant, feudatari savoiardi. Le molti torri del castello, che si amalgamano in un assieme architettonico di affascinante armonia, insistono su un poggio lievemente rialzato, il cui prato, di un verde scintillante, conferisce alla struttura una nuova e particolare capacità seduttiva. Il complesso, l’esatta riproduzione di qualsiasi fantasia medioevale, presenta una pianta pentagonale ai cui angoli si elevano torrette circolari, eccezion fatta per lo spigolo di sud-ovest, che presenta una massiccia torre, e quello sud, dove il torrione ha pianta quadrata. Una doppia cinta di mura, impreziosita da torrette di guardia con tanto di camminamento di ronda, racchiude il cuore del castello: il mastio. Il cortile interno, con scalone semicircolare e balconate lignee, è decorato con pregevoli affreschi databili alla prima metà del Quattrocento.
Sarriod de la Tour
Concludiamo la nostra cavalcata tra i castelli valdostani con una delle residenze nobiliari meno conosciute della valle, forse oscurata dalla vicina presenza (non visitabile per restauri) del più famoso Castello di Saint-Pierre. Posto in un’area pianeggiante, il castello Sarriod de la Tour deve la sua attuale forma all’opera di Jean Sarriod (1420). Di questo periodo sono la scala a chiocciola della torre e l’apertura delle finestre crociate. Mentre nel 1478, Antoine Sarriod de la Tour, figlio di Jean, trasformò la cappella, fece dipingere gli affreschi esterni (Crocifissione e San Cristoforo) ed erigere il piccolo campanile. Particolare e molto interessante la cosiddetta “Sala delle Teste”, il cui soffitto è sorretto da 171 mensole scolpite in forme grottesche databili attorno alla metà del Quattrocento.
Aosta
Il capoluogo della valle è una città bomboniera. Piccola, raffinata, ricca di monumenti, di locali in cui sostare e godersi l’atmosfera di una città quasi avulsa dai ritmi contemporanei. Arrivando ad Aosta ci si imbatte subito in un’opera colossale: l’arco onorario dedicato all'imperatore Augusto, un solo fornice a tutto sesto largo quasi 9 metri. L’arco non è certo l’unico segno della presenza romana tra le più alte vette delle Alpi. Continuando sulla strada principale ecco la Porta praetoria che costituiva l'accesso principale all'antica città di Augusta Praetoria. Dotata di tre aperture (la centrale per i carri e le due laterali per i pedoni) presenta le scanalature entro cui correvano i cancelli che venivano calati di notte. Per apprezzare in pieno la sontuosità del monumento bisogna però fare uno sforzo di immaginazione e “vedere” la porta in tutta la sua sontuosità ponendo mente come il lastricato della via romana fosse ben due metri al di sotto dell’attuale piano di calpestio.
Ogni città romana che si rispetti ha anche luoghi per lo svago. Ed ecco aprirsi il teatro del quale si possono vedere (ammesso che terminino i restauri) le arcate della facciata meridionale, la parte inferiore della cavea e alcune fondamenta. Forse dotato di copertura fissa, risale al I secolo d.C. e doveva contenere circa 4.000 spettatori. Gli amanti delle antichità non si potranno certo far sfuggire il Criptoportico forense (vi si accede dal giardino di piazza Giovanni XXIII). Si tratta di un edificio seminterrato, che delimitava un'area sacra, con volte a botte, finemente intonacato e aperto da bocche di lupo.
Come accennato il capoluogo valligiano è impreziosito anche da alcuni monumenti di carattere religioso. Tra questi spicca la Collegiata di Sant’Orso, un complesso che comprende la Collegiata dei Santi Pietro e Orso, il campanile, la cripta, il chiostro e il priorato rinascimentale. Nata su un complesso paleocristiano, la chiesa attuale è generalmente fatta risalire al Vescovo Anselmo (X-XI secolo), epoca della quale rimangono la cripta e gli affreschi ottoniani. Da non perdere anche gli stalli gotici del coro (XV sec.) e il mosaico (XII sec.). Davvero unico è invece il chiostro (risalente al 1133) con le sue 37 colonne in marmo con i capitelli riccamente istoriati. Di notevole interesse anche la Cattedrale di Santa Maria Assunta, in cui sono conservati un crocifisso ligneo del XIV secolo, due ordini di stalli scolpiti, due mosaici del XII e del XIV secolo (sul pavimento) e l’altare maggiore barocco. Nel sottotetto un altro ciclo di affreschi ottoniani.