Messico: Baja California
La penisola della Bassa California è una sottile striscia di terra, che scivola parallela alla costa messicana. Le due estremità della penisola, Tijuana e Cabo San Lucas, sono collegate dalla Carretera Federal, che corre tra deserti assolati, spiagge bianchissime, antiche missioni e spettacolari riserve naturalistiche. Area tra le più aride del pianeta, presenta paesaggi insoliti, dove le sfumature del mare contrastano con il deserto e con dirupate catene di monti, punteggiate da cactus.
Testo a cura della redazione - foto di Angelo Fanzini
Lungo la "Mille Miglia" della Carretera Transpeninsular gli spunti di viaggio sono tanti e ampiamente diversificati per interesse storico, paesaggistico, naturalistico e anche per il puro piacere di guida. Vi segnaliamo alcuni aspetti che, a nostro modo di vedere, devono far parte del bagaglio di esperienze di chi transita per la Bassa California. Il percorso dettagliato è descritto nel paragrafo “Itinerario tappa per tappa”.
Metropoli sul confine con gli Stati Uniti, a pochi chilometri da San Diego, Tijuana è un importante distretto industriale e porta di accesso alla Baja per i Californiani che scendono a queste latitudini per divertirsi a suon di dollari. Allo stesso tempo, rappresenta la porta di ingresso di un sogno - quello americano, inteso nell'accezione di “statunitense” - per una moltitudine di messicani e latinoamericani in genere, che cercano di emigrare negli USA. Le sue vie, di conseguenza, raccolgono e raccontano questo contrasto assoluto. Tijuana, comunque, per la presenza dello scalo aeroportuale e per le possibilità di noleggio auto, resta la città più attrezzata per iniziare un viaggio attraverso la natura e la storia della Bassa California.
Lasciate le attrattive e i locali “tipicamente” messicani di Tijuana, si apre una strada che si snoda su una magnifica scogliera a picco sull’oceano, tra dirupi, spiagge (su tutte quella di Rosarito) e quelle onde celebrate dal film “Un mercoledì da leoni”. Tutto questo fino a Ensenada, porto peschereccio, prologo per le scogliere di Punta Banda e la spettacolare Bufadora, un’insenatura naturale in cui si insinuano le acque del mare, per poi fuoriuscirne con spruzzi che ricordano le esplosioni di un geyser. Decisamente più a sud un altro spettacolo naturale legato al mare: Cabo San Quintin, da cui si può assistere a spettacolari tramonti, oppure sbizzarrirsi tra le sue spiagge alla ricerca di conchiglie.
Famoso per le sue cime di granito immerse in boschi di conifere, tra cui spicca il Pico del Diablo, è il Parque Nacional Sierra San Pedro Martir, preludio, ad una vasta e bellissima area desertica, il Parque National del Desierto Central. Un’esplosione di colori, di silenzio assoluto, di cactus che si ergono maestosi sino a 10 metri di altezza. Attraversare il deserto è, infatti, un’esperienza sempre difficile da descrivere, è un viaggio al di fuori degli schemi, a contatto con una natura spietata e affascinante nella quale si muovono, silenziosi e quasi invisibili, serpenti, coyote e una moltitudine di piccoli animali, sovrastati da falchi e avvoltoi.
l paesaggio lunare delle saline a evaporazione solare caratterizza il paesaggio nei dintorni di Guerrero Negro. Colori abbacinanti che dominano l’orizzonte per chilometri, degno antipasto alla Laguna Ojo de Liebre, fiancheggiata da dune di fine sabbia bianca, e della incantevole e isolata Bahia de Los Angeles, con l'Isola Angel de la Guarda a colmare l'orizzonte del Mare di Cortes. Acque baciate dalla natura, in cui vivono oltre 800 differenti specie di pesci, delfini, rari cetacei e dove, durante la bella stagione, arrivano le tartarughe per la deposizione delle uova.
Nella Laguna Ojo de Liebre e nella Laguna de San Ignacio – parte della Riserva naturale del Vizcaino - oppure più a sud nella Bahia Magdalena, si può assistere a un evento meraviglioso: il passaggio delle balene grigie. Ogni anno, tra fine dicembre e marzo, le balene lasciano le fredde acque dello stretto di Bering, per stabilirsi nell'oceano Pacifico, dove, in acque poco profonde, temperate e ricche di plancton, vivono la stagione degli amori e si riproducono.
Lo spettacolo è di quelli che lasciano senza fiato. Questi enormi, e al contempo delicati mammiferi marini, che possono raggiungere i 14 metri di lunghezza e le 45 tonnellate di peso, dopo un viaggio di oltre 9.000 chilometri, con sbuffi, colpi di coda e tuffi, affascinano un numero sempre crescente di uomini, finalmente armati solo di macchine fotografiche. Oltre alle balene grigie, in queste aree protette, trovano rifugio anche le rare balenottere azzurre, balene pinnate e tropicali, otarie, foche, elefanti marini e tartarughe.
La Carretera federal dal Pacifico al Mar di Cortez attraversa il Desierto del Vizcaino, e proprio nel cuore del deserto emerge una specie di miraggio: un’oasi di palme, quasi una trasposizione sahariana introdotta dai gesuiti spagnoli, che qui hanno costruito una delle loro più belle missioni, S. Ignacio. Tra i cactus delle colline circostanti e le palme da dattero, si eleva, infatti, una bella chiesa coloniale, risalente alla metà del Settecento.
Prima che questa terra chiamata America divenisse il bacino economico del secolo d’oro spagnolo, anche questo vasto blocco di rocce granitiche, stratificato a faglie, che è la Baja California, era già stata colonizzata dall’uomo; in particolare dai Guatchimi, il gruppo etnico più importante e popoloso di quest’area in epoca precolombiana. Su questa popolazione, a differenza dei più famosi Maya, Incas, o Aztechi, si hanno scarse notizie; ma con questi più celebri conterranei, i Guatchimi hanno condiviso la medesima sorte: scomparire grazie all’avvento della civiltà europea.
Spazzato letteralmente via dalla propria terra, dopo secoli d’oblio, questo popolo dimenticato dalla storia torna a raccontarci le proprie vicende attraverso le pitture rupestri della Sierra di San Francisco. Un’arte pittorica, primitiva ma di grande effetto emotivo, che emerge da pareti e soffitti di ripari rocciosi, la cui inaccessibilità, unita al clima particolarmente favorevole, ne ha favorito la conservazione. E così oggi possiamo osservare uomini, donne, bambini, ma anche animali terrestri e marini tra cui balene e tartarughe, disegnati con gli occhi di chi, per primo, ha abitato queste terre.
Superato il vulcano Las Tres Virgines si raggiunge Santa Rosalia - cittadina in cui sorge un’improbabile chiesa in ferro, costruita da Eiffel - allontanandosi dalla costa appare un’altra, incredibile oasi: Mulegè. Una verdissima valle di palme da dattero, ancora una volta preludio a una missione gesuita in pietra. Tra le due località i villaggi di San Lucas e San Bruno, tipici borghi abitati da pescatori. Dopo Mulegè si apre l’emozionante Bahia Concepcion, uno dei tratti di costa più affascinanti della penisola, dove i cactus più alti del mondo crescono sulle bellissime spiagge. Chilometri da percorrere lentamente, punteggiati da immancabili soste alle spiagge di Santispac ed El Coyote.
Loreto rappresenta l’arrivo degli spagnoli. Qui, infatti, venne fondata, nel 1697, la prima missione gesuitica, autentica avanguardia per l’opera di evangelizzazione dell’intera area californiana. Dopo oltre tre secoli la Mision de Nuestra Señora de Loreto, con qualche inevitabile rimaneggiamento e con il suo piccolo museo, ricostruisce l’anelito missionario che ha contraddistinto l’opera dei gesuiti in America latina. L’azione dei gesuiti, fino all’anno della loro espulsione dal Messico, avvenuta nella seconda metà del Settecento, interessò le popolazioni indigene dei Guayacura, dei Pericules e dei Cochimies.
La Compagnia di Gesù fu l’unico baluardo di sensibilità cristiana nei confronti di queste popolazioni. Con la cacciata dei gesuiti, infatti, se ne andarono anche le ultime speranze degli indios, spazzati via dalle armi, dal vaiolo e dalla sifilide. Di questa immane tragedia, vale solo la pena ricordare la toccante versione cinematografica celebrata da “Mission”, in cui la spada dei gesuiti è nelle mani di Robert De Niro.
Loreto non è, però, solo un santuario che celebra la storia, ma è anche un paradiso per i naturalisti. Davanti alle sue coste, infatti, è stato creato il Parque Nacional Bahia de Loreto, che comprende l'Isla Coronado, un’incantevole isola vulcanica su cui si possono osservare colonie di leoni marini. Più a sud ecco un’altra riserva naturale, la Bahia Magdalena, luogo privilegiato, al pari della Laguna Ojo de Liebre, per l’avvistamento delle balene. Vi si accede da Puerto Lopez Mateos e Puerto San Carlos.
Lo sviluppo turistico di Los Cabos, con le famose e affollate località balneari di San Jose del Cabo e Cabo San Lucas, è decisamente invasivo e molto, forse troppo, americanizzato. Quest’area, che comprende l’estremo lembo meridionale della Baja California, è però circondata da coste suggestive e spiagge che meritano soste prolungate. Non lontano da Cabo San Lucas, dove l'oceano Pacifico e il mar di Cortes si incontrano, El Arco è un faraglione che di slancia nel mare di indubbia suggestione paesaggistica, tra assonnati leoni marini e varie specie di uccelli. Costeggiando il Pacifico in direzione Todos Los Santos, si incontrano alcune tra le spiagge desertiche più belle del Messico. Su tutte Cabo Falso che, delimitata e protetta da alte dune sabbiose, da sempre ospita le tartarughe che qui vengono a deporre le uova.
Foto gallery
Lasciate le attrattive e i locali “tipicamente” messicani di Tijuana, si apre una strada che si snoda su una magnifica scogliera a picco sull’oceano, tra dirupi, spiagge (su tutte quella di Rosarito) e quelle onde celebrate dal film “Un mercoledì da leoni”. Tutto questo fino a Ensenada, porto peschereccio, prologo per le scogliere di Punta Banda e la spettacolare Bufadora, un’insenatura naturale in cui si insinuano le acque del mare, per poi fuoriuscirne con spruzzi che ricordano le esplosioni di un geyser. Decisamente più a sud un altro spettacolo naturale legato al mare: Cabo San Quintin, da cui si può assistere a spettacolari tramonti, oppure sbizzarrirsi tra le sue spiagge alla ricerca di conchiglie.
Famoso per le sue cime di granito immerse in boschi di conifere, tra cui spicca il Pico del Diablo, è il Parque Nacional Sierra San Pedro Martir, preludio, ad una vasta e bellissima area desertica, il Parque National del Desierto Central. Un’esplosione di colori, di silenzio assoluto, di cactus che si ergono maestosi sino a 10 metri di altezza. Attraversare il deserto è, infatti, un’esperienza sempre difficile da descrivere, è un viaggio al di fuori degli schemi, a contatto con una natura spietata e affascinante nella quale si muovono, silenziosi e quasi invisibili, serpenti, coyote e una moltitudine di piccoli animali, sovrastati da falchi e avvoltoi.
l paesaggio lunare delle saline a evaporazione solare caratterizza il paesaggio nei dintorni di Guerrero Negro. Colori abbacinanti che dominano l’orizzonte per chilometri, degno antipasto alla Laguna Ojo de Liebre, fiancheggiata da dune di fine sabbia bianca, e della incantevole e isolata Bahia de Los Angeles, con l'Isola Angel de la Guarda a colmare l'orizzonte del Mare di Cortes. Acque baciate dalla natura, in cui vivono oltre 800 differenti specie di pesci, delfini, rari cetacei e dove, durante la bella stagione, arrivano le tartarughe per la deposizione delle uova.
Nella Laguna Ojo de Liebre e nella Laguna de San Ignacio – parte della Riserva naturale del Vizcaino - oppure più a sud nella Bahia Magdalena, si può assistere a un evento meraviglioso: il passaggio delle balene grigie. Ogni anno, tra fine dicembre e marzo, le balene lasciano le fredde acque dello stretto di Bering, per stabilirsi nell'oceano Pacifico, dove, in acque poco profonde, temperate e ricche di plancton, vivono la stagione degli amori e si riproducono.
Lo spettacolo è di quelli che lasciano senza fiato. Questi enormi, e al contempo delicati mammiferi marini, che possono raggiungere i 14 metri di lunghezza e le 45 tonnellate di peso, dopo un viaggio di oltre 9.000 chilometri, con sbuffi, colpi di coda e tuffi, affascinano un numero sempre crescente di uomini, finalmente armati solo di macchine fotografiche. Oltre alle balene grigie, in queste aree protette, trovano rifugio anche le rare balenottere azzurre, balene pinnate e tropicali, otarie, foche, elefanti marini e tartarughe.
La Carretera federal dal Pacifico al Mar di Cortez attraversa il Desierto del Vizcaino, e proprio nel cuore del deserto emerge una specie di miraggio: un’oasi di palme, quasi una trasposizione sahariana introdotta dai gesuiti spagnoli, che qui hanno costruito una delle loro più belle missioni, S. Ignacio. Tra i cactus delle colline circostanti e le palme da dattero, si eleva, infatti, una bella chiesa coloniale, risalente alla metà del Settecento.
Prima che questa terra chiamata America divenisse il bacino economico del secolo d’oro spagnolo, anche questo vasto blocco di rocce granitiche, stratificato a faglie, che è la Baja California, era già stata colonizzata dall’uomo; in particolare dai Guatchimi, il gruppo etnico più importante e popoloso di quest’area in epoca precolombiana. Su questa popolazione, a differenza dei più famosi Maya, Incas, o Aztechi, si hanno scarse notizie; ma con questi più celebri conterranei, i Guatchimi hanno condiviso la medesima sorte: scomparire grazie all’avvento della civiltà europea.
Spazzato letteralmente via dalla propria terra, dopo secoli d’oblio, questo popolo dimenticato dalla storia torna a raccontarci le proprie vicende attraverso le pitture rupestri della Sierra di San Francisco. Un’arte pittorica, primitiva ma di grande effetto emotivo, che emerge da pareti e soffitti di ripari rocciosi, la cui inaccessibilità, unita al clima particolarmente favorevole, ne ha favorito la conservazione. E così oggi possiamo osservare uomini, donne, bambini, ma anche animali terrestri e marini tra cui balene e tartarughe, disegnati con gli occhi di chi, per primo, ha abitato queste terre.
Superato il vulcano Las Tres Virgines si raggiunge Santa Rosalia - cittadina in cui sorge un’improbabile chiesa in ferro, costruita da Eiffel - allontanandosi dalla costa appare un’altra, incredibile oasi: Mulegè. Una verdissima valle di palme da dattero, ancora una volta preludio a una missione gesuita in pietra. Tra le due località i villaggi di San Lucas e San Bruno, tipici borghi abitati da pescatori. Dopo Mulegè si apre l’emozionante Bahia Concepcion, uno dei tratti di costa più affascinanti della penisola, dove i cactus più alti del mondo crescono sulle bellissime spiagge. Chilometri da percorrere lentamente, punteggiati da immancabili soste alle spiagge di Santispac ed El Coyote.
Loreto rappresenta l’arrivo degli spagnoli. Qui, infatti, venne fondata, nel 1697, la prima missione gesuitica, autentica avanguardia per l’opera di evangelizzazione dell’intera area californiana. Dopo oltre tre secoli la Mision de Nuestra Señora de Loreto, con qualche inevitabile rimaneggiamento e con il suo piccolo museo, ricostruisce l’anelito missionario che ha contraddistinto l’opera dei gesuiti in America latina. L’azione dei gesuiti, fino all’anno della loro espulsione dal Messico, avvenuta nella seconda metà del Settecento, interessò le popolazioni indigene dei Guayacura, dei Pericules e dei Cochimies.
La Compagnia di Gesù fu l’unico baluardo di sensibilità cristiana nei confronti di queste popolazioni. Con la cacciata dei gesuiti, infatti, se ne andarono anche le ultime speranze degli indios, spazzati via dalle armi, dal vaiolo e dalla sifilide. Di questa immane tragedia, vale solo la pena ricordare la toccante versione cinematografica celebrata da “Mission”, in cui la spada dei gesuiti è nelle mani di Robert De Niro.
Loreto non è, però, solo un santuario che celebra la storia, ma è anche un paradiso per i naturalisti. Davanti alle sue coste, infatti, è stato creato il Parque Nacional Bahia de Loreto, che comprende l'Isla Coronado, un’incantevole isola vulcanica su cui si possono osservare colonie di leoni marini. Più a sud ecco un’altra riserva naturale, la Bahia Magdalena, luogo privilegiato, al pari della Laguna Ojo de Liebre, per l’avvistamento delle balene. Vi si accede da Puerto Lopez Mateos e Puerto San Carlos.
Lo sviluppo turistico di Los Cabos, con le famose e affollate località balneari di San Jose del Cabo e Cabo San Lucas, è decisamente invasivo e molto, forse troppo, americanizzato. Quest’area, che comprende l’estremo lembo meridionale della Baja California, è però circondata da coste suggestive e spiagge che meritano soste prolungate. Non lontano da Cabo San Lucas, dove l'oceano Pacifico e il mar di Cortes si incontrano, El Arco è un faraglione che di slancia nel mare di indubbia suggestione paesaggistica, tra assonnati leoni marini e varie specie di uccelli. Costeggiando il Pacifico in direzione Todos Los Santos, si incontrano alcune tra le spiagge desertiche più belle del Messico. Su tutte Cabo Falso che, delimitata e protetta da alte dune sabbiose, da sempre ospita le tartarughe che qui vengono a deporre le uova.
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Itinerario
L'Itinerario parte da Tijuana e segue la Carretera Federal 1, da nord a sud, fino a Los Cabos. Un percorso di oltre 1700 km su asfalto, che comprende diverse escursioni su strade sterrate. Da percorrere in auto, preferibilmente 4x4, per accedere in tranquillità ai tratti che portano alle spiagge più nascoste e ai deserti. Una settimana è il minimo necessario per completare il tragitto ma si consiglia di dedicare almeno altri 3 giorni per le escursioni e le soste.
Tijuana – San Quintin. Una volta sbarcati con il volo da Città del Messico si presenta Tijuana da cui parte il primo tratto (autostradale) della carretera fino ad Ensenada (120 km). Tra Ensenada e Maneadero una deviazione sulla Statale 23 porta a Punta Banda con le sue scogliere sulla Bahia de Todos Santos e la Bufadora. Rientrati sulla Carretera, 200 km separano da San Quintin. Circa 60 km prima di San Quintin, all'altezza di San Telmo, una deviazione su strada asfaltata conduce nel Parque Nacional Serra de San Pedro Martir. Totale tappa: circa 300 km.
San Quintin – Bahja de Los Angeles. Il percorso continua costeggiando il Pacifico per 60 km fino a El Rosario. Da qui la strada punta all'interno, si attraversa il Desierto Central. Al km 180 si passa per il villaggio di Catavina e dopo circa 100 km a Parador Punta Prieta. Una deviazione di circa 60 km termina a Bahia de Los Angeles. Totale tappa: circa 350 km.
Bahia de Los Angeles – Guerrero Negro. Si ritorna verso Parador Punta Prieta per riprendere la carretera che conduce a Guerrero Negro. La cittadina è un ottimo punto di partenza per escursioni alla Laguna Ojo de Liebre, santuario per l'avvistamento delle balene. Totale tappa: circa 200 km.
Guerrero Negro - Mulege. La Carretera, nel tratto fino a Santa Rosalia, sul mar di Cortes, attraversa il deserto di Vizcaino. Dopo 140 km, la missione di San Ignacio. Possibili escursioni a nord nella sierra de San Francisco (cueva delle pitture rupestri) e a sud alla Laguna de San Ignacio. Passato San Ignacio la carretera costeggia il Volcan las Tres Virgenes e dopo 70 km sbocca sulla costa del Mare di Cortes a Santa Rosalia. Nel tratto che conduce a Mulege si incontrano i villaggi di San Lucas e San Bruno (da quest'ultimo parte uno sterrato che porta a Punta Chivato sulla Bahia de Santa Ines). Totale tappa: circa 276 km (escluse deviazioni).
Mulege - Loreto. Si prosegue costeggiando la Bahia Concepcion, con soste consigliate alle spiagge di Santispac e El Coyote. Si raggiunge Loreto e il Parque Nacional Bahia de Loreto e l'Isla Coronado. Totale tappa: circa 140 km (escluse deviazioni).
Loreto - La Paz. Da Loreto, una deviazione di 40 km porta alla missione di San Javier. La carretera da Loreto prosegue sulla costa per 40 km fino a Puerto Escondido, per poi tagliare all'interno della Sierra de la Giganta. Lungo il tragitto si incontrano Villa Insurgientes e Ciudad Constitution da cui è possibile deviare sulla costa del Pacifico alla Bahia Magdalena. Attraversando il Llano de Magdalena, la Carretera Transpeninsular arriva al La Paz, capitale della Bahia Sur. Totale tappa: circa 360 km (escluse deviazioni).
La Paz - Los Cabos. La carretera attraversa la Sierra de la Laguna e termina a Los Cabos. Meritano di essere visitate le spiagge di Playa del Amor e il faraglione di El Arco. Si consiglia di proseguire oltre Cabo San Lucas in direzione Todos Los Santos, sulla statate n. 19 che costeggia il Pacifico. A pochi chilometri la spiaggia di Cabo Falso. Totale tappa: circa 220 km (escluse deviazioni).
L'Itinerario parte da Tijuana e segue la Carretera Federal 1, da nord a sud, fino a Los Cabos. Un percorso di oltre 1700 km su asfalto, che comprende diverse escursioni su strade sterrate. Da percorrere in auto, preferibilmente 4x4, per accedere in tranquillità ai tratti che portano alle spiagge più nascoste e ai deserti. Una settimana è il minimo necessario per completare il tragitto ma si consiglia di dedicare almeno altri 3 giorni per le escursioni e le soste.
Tijuana – San Quintin. Una volta sbarcati con il volo da Città del Messico si presenta Tijuana da cui parte il primo tratto (autostradale) della carretera fino ad Ensenada (120 km). Tra Ensenada e Maneadero una deviazione sulla Statale 23 porta a Punta Banda con le sue scogliere sulla Bahia de Todos Santos e la Bufadora. Rientrati sulla Carretera, 200 km separano da San Quintin. Circa 60 km prima di San Quintin, all'altezza di San Telmo, una deviazione su strada asfaltata conduce nel Parque Nacional Serra de San Pedro Martir. Totale tappa: circa 300 km.
San Quintin – Bahja de Los Angeles. Il percorso continua costeggiando il Pacifico per 60 km fino a El Rosario. Da qui la strada punta all'interno, si attraversa il Desierto Central. Al km 180 si passa per il villaggio di Catavina e dopo circa 100 km a Parador Punta Prieta. Una deviazione di circa 60 km termina a Bahia de Los Angeles. Totale tappa: circa 350 km.
Bahia de Los Angeles – Guerrero Negro. Si ritorna verso Parador Punta Prieta per riprendere la carretera che conduce a Guerrero Negro. La cittadina è un ottimo punto di partenza per escursioni alla Laguna Ojo de Liebre, santuario per l'avvistamento delle balene. Totale tappa: circa 200 km.
Guerrero Negro - Mulege. La Carretera, nel tratto fino a Santa Rosalia, sul mar di Cortes, attraversa il deserto di Vizcaino. Dopo 140 km, la missione di San Ignacio. Possibili escursioni a nord nella sierra de San Francisco (cueva delle pitture rupestri) e a sud alla Laguna de San Ignacio. Passato San Ignacio la carretera costeggia il Volcan las Tres Virgenes e dopo 70 km sbocca sulla costa del Mare di Cortes a Santa Rosalia. Nel tratto che conduce a Mulege si incontrano i villaggi di San Lucas e San Bruno (da quest'ultimo parte uno sterrato che porta a Punta Chivato sulla Bahia de Santa Ines). Totale tappa: circa 276 km (escluse deviazioni).
Mulege - Loreto. Si prosegue costeggiando la Bahia Concepcion, con soste consigliate alle spiagge di Santispac e El Coyote. Si raggiunge Loreto e il Parque Nacional Bahia de Loreto e l'Isla Coronado. Totale tappa: circa 140 km (escluse deviazioni).
Loreto - La Paz. Da Loreto, una deviazione di 40 km porta alla missione di San Javier. La carretera da Loreto prosegue sulla costa per 40 km fino a Puerto Escondido, per poi tagliare all'interno della Sierra de la Giganta. Lungo il tragitto si incontrano Villa Insurgientes e Ciudad Constitution da cui è possibile deviare sulla costa del Pacifico alla Bahia Magdalena. Attraversando il Llano de Magdalena, la Carretera Transpeninsular arriva al La Paz, capitale della Bahia Sur. Totale tappa: circa 360 km (escluse deviazioni).
La Paz - Los Cabos. La carretera attraversa la Sierra de la Laguna e termina a Los Cabos. Meritano di essere visitate le spiagge di Playa del Amor e il faraglione di El Arco. Si consiglia di proseguire oltre Cabo San Lucas in direzione Todos Los Santos, sulla statate n. 19 che costeggia il Pacifico. A pochi chilometri la spiaggia di Cabo Falso. Totale tappa: circa 220 km (escluse deviazioni).