Baviera: castelli e città storiche
Il viaggio culturale è la prima forma di turismo che si conosca. Una sete di conoscenza placata attraverso le strade, le città e i paesaggi che hanno creato il mito del “grand tour” e hanno fatto conoscere paesi diversi a gente diversa, hanno gettato il primo seme di quell'unità europea che, prima di essere nella mente dei politici, con qualche secolo d’anticipo era già nel pensiero di intellettuali, scrittori, poeti e artisti. La Baviera - con la sua grande varietà di paesaggi, una natura incontaminata e una immensa ricchezza culturale - è una meta turistica ideale per chi cerca una vacanza fuori dagli schemi. Questa terra poco al di là delle Alpi non si limita infatti alla sola Monaco e all’October Fest, ma offre innumerevoli spunti fatti di città storiche, monumenti, chiese, palazzi, castelli, rocche, teatri e musei. Un’infinità di proposte tra le quali abbiamo scelto autentici gioielli, diversissimi tra loro, ma tutti ricchi di fascino: i castelli fiabeschi dell'Algovia e la città medioevale di Rothenburg ob der Tauber lungo la Romantishe Strasse, Bamberga nel cuore della Franconia, la regione storica e geografica più settentrionale della Baviera, per poi scendere a Ratisbona, città di origine romana sul Danubio e terminare immancabilmente il nostro viaggio nel capoluogo bavarese Monaco.
Testo a cura della redazione, foto di Angelo Fanzini
La Strada Romantica
L’itinerario noto come Romantische Strasse è uno dei percorsi culturali e naturalistici tra i più belli della Germania. Sono circa 350 i chilometri che questa romantica strada mette a disposizione dei viaggiatori sin dal 1950 conducendo alla scoperta di incantevoli borghi medioevali dall’Algovia fino alla Franconia. Punto di partenza è la cittadina di Füssen dominata dall'imponente fortezza di Hoes Schloss e definita come “l’anima romantica della Baviera”. Pochi chilometri la distanziano da Schwangau, città famosa per i superbi castelli di Neuschwanstein e Hohenschwangau, il primo costruito da Ludwig II. Il paesaggio che la circonda è a dir poco fiabesco, fatto di ripide montagne, laghi cristallini e rovine immerse nel verde.
Proseguendo il percorso si arriva nell'Alta Baviera dove, arroccata su una collina e circondata da mura medievali, sorge Schongau. Qui si può approfittare per visitare la basilica romanica più antica della Germania meridionale. Appena 27 km lungo quella che fu la via Claudia Augusta e si incontra Landsberg am Lech, sul ripido pendio del fiume Lech e, continuando a risalire verso il nord, si arriva alla città di Augusta, Augsburg. La città natale della ricchissima famiglia di mercanti Fugger ha un assetto urbano contraddistinto dalla presenza di edifici di tutti gli stili e di tutte le epoche. Da qui a 70 km si raggiunge Nördlingen im Ries, antica città imperiale circondata da 2,5 km di mura fortificate e vigilata tutt’oggi da un custode che ogni notte fa buona guardia sulla città dall'alto dell’artistico campanile “Daniel”. La tappa successiva è un’altra cittadina murata, Dinkelsbühl, uno dei borghi più pittoreschi della Strada Romantica con le sue 18 torri e il susseguirsi di vialetti ed angoli dalle atmosfere d’altri tempi.
E’ a questo punto che si introduce la bella Rothenburg, crocevia anche per la “Strada dei castelli”, percorso che si snoda dalle Alpi alla regione francone dei vini. Quasi 98 km separano, infine, la città sopra il Tauber dall'ultima tappa della Strada Romantica, Würzburg. Adagiata sulle rive del Meno in una posizione idilliaca tra colline coperte da vigneti, è una delle città più antiche della Baviera adorna di capolavori architettonici di diverse epoche, ma oggi anche vitale centro universitario. Chilometro dopo chilometro, il romanticismo di cui è capace la Baviera trasmuta architetture in fiabe, paesaggi in poesie e tasselli di storia in vivaci feste ed eventi dal gusto popolare che si svolgono lungo questo itinerario durante l’intero arco dell’anno.
L'Algovia
Come una matriosca, la Germania è una terra in grado di includere tanti micromondi a sé stanti che vivono di identità molto forti ma anche di aperture di confini. Un viaggio in Baviera è qualcosa di molto specifico, scoprire l’Algovia è un’esperienza altrettanto peculiare che non può essere avvicinata a nessun altro generico itinerario di lingua tedesca. Per l’esattezza, l’Algovia è la regione sud-occidentale della Baviera e può essere interessante sapere anche che è una delle mete turistiche più amate di tutta la Germania. Sarà per quei castelli fiabeschi tutelati dall'Unesco, per le cure idroterapiche della tradizione Kneipp che qui affondano le loro radici, per le città d’arte ai piedi delle Alpi, sarà per una magia che si capisce a fondo solo dopo averla toccata con mano, l’Algovia è una regione per viaggiatori non principianti, piuttosto sensibili a certe tematiche che danno valore aggiunto a qualsiasi vacanza che si rispetti, su tutte il salutismo non solo fisico e neppure soltanto mentale, bensì ambientale.
Un benessere a 360 gradi con la complicità della natura, che la regione garantisce sia per conformazione geografica che per scelta dei suoi abitanti e operatori del settore. Protagonisti di tale tendenza sono sentieri dalle varie altitudini, cime grandiose e dolci declivi, gli stessi che hanno valso all’Algovia il riconoscimento di zona ideale per il trekking. Una vocazione mirata e sempre più monitorata anche dalle nuove tecnologie: circa 7000 km di sentieri escursionistici sono controllati con i GPS, oltre ad essere perfettamente segnalati. Ogni città dell’Algovia è immersa nella natura e servita da reti di sentieri escursionistici e di piste ciclabili sempre ben segnalati che incoraggiano soste anche non programmate nei dintorni da scoprire strada facendo. Ai margini dei sentieri si trovano tradizionali osterie e rustici rifugi che offrono alternative sfiziose anche per assaporare da vicino le specialità della cucina regionale bavarese e soprattutto della cucina locale tipica dell’Allgäu.
Gli altri tasselli che compongono l’allettante mosaico di questa regione sono i 39 castelli, fortezze e rovine, gli 84 musei e collezioni, le città d’arte in cui convergono testimonianze architettoniche di tante epoche diverse e in cui la storia si tocca con mano. Pensiamo, ad esempio, all'esuberanza tardo-gotica di Füssen, a Schwangau e ai suoi celeberrimi castelli, alla preziosità barocca di Ottobeuren, al cuore medievale di Memmingen. A proposito di castelli: oltre ai più famosi (quelli di re Ludwig, Neuschwanstein e Hohenschwangau), vale la pena citare Lautrach, per esempio, che è uno dei migliori hotel per convegni di tutta la Germania, ed ha ospitato Albert Einstein e molti altri premi Nobel, scienziati e artisti. Un altro luogo prestigioso è il castello Kronburg, residenza privata da 400 anni, che ospita concerti di musica classica nella sala “Deutschmeister-Saal” tra stucchi e un soffitto affrescato.
Neuschwanstein
Uno degli emblemi monumentali di questa regione rimane, in ogni caso, il famosissimo Castello di Neuschwanstein che, a vederlo d’impatto, spedisce istantaneamente nel mondo delle favole. Ma andiamo con ordine e iniziamo col dire che questa meravigliosa struttura è situata a circa 965 metri di altitudine sopra la gola di Pöllat con vista sui paesi di Füssen (da cui dista appena 5 chilometri) e Schwangau, nel sud della Baviera quasi al confine austriaco. Nasce a partire dal 1869 come sogno del re della Baviera, Ludovico II (1845-1886), su progetto dello scenografo dell’Opera di corte di Monaco, Christian Jank. E se Ludwig rimase affascinato dalla fortezza medievale di Wartburg in Turingia da cui prese spunto per la sua personalissima versione (il “Nuovo Castello”), successivamente fu Walt Disney a rimanere folgorato dall’opera di Christian Jank, che divenne modello per il celebre film d’animazione “La bella addormentata nel bosco” e per molti castelli presenti in tutti i parchi Disney del mondo.
Neuschwanstein si innalza maestoso sopra Schwangau, proprio sul tragitto della Strada Romantica. Superato il primo impatto e addentrandosi più a fondo in questa meraviglia architettonica, si scopre pian piano la verità di un edificio che tutto è fuorché il capriccio di un re rimasto bambino che, tra l’altro, non ebbe mai il piacere di riuscire a vedere il suo “Nuovo Castello” senza impalcature. Costruito e arredato ispirandosi a forme medievali, anche se con l’impiego di tecniche per quel tempo estremamente moderne, il castello doveva infatti rappresentare agli occhi del re di Baviera un monumento alla cultura e alla regalità del Medioevo, da lui altamente venerate. Il risultato fu esemplare, anche se leggermente fuorviante rispetto agli intenti a causa del suo eclettismo stilistico, ma oggi viene considerato unanimemente come la quintessenza dell’idealismo tedesco. A fondersi nella mirabolante architettura principesca sono elementi ornamentali e architettonici della Wartburg e motivi ricavati da scenografie per le opere wagneriane “Lohengrin” e “Tannhäuser”.
Dall'anno in cui iniziarono i lavori (1869), troppa acqua passò sotto i ponti nelle vicissitudini edilizie del castello che, nelle intenzioni di Re Ludwig avrebbe dovuto essere completato il giorno di Natale del 1881. La costruzione del tratto residenziale del Portale fu completata nel 1873, solo nel 1884 risultarono accessibili i quartieri residenziali nel “Palazzo” mentre il tratto sud la “Caminata”, venne completato solo nel 1891 in maniera semplificata. All’interno, le stanze più emblematiche dovevano glorificare la cultura cavalleresca medievale ispirandosi alla solennità della “Sala dei cantori” della Wartburg ma accentuata, se possibile, all’ennesima potenza. In particolare, il re aveva in mente una “Sala del Graal” che si rifacesse a Santa Sofia di Costantinopoli prima, e dopo una “Sala del trono” che ricordasse la chiesa di corte del Santissimo sacramento.
I sogni di gloria di re Ludwig furono, per la verità, molto più grandi delle reali possibilità di portarli a compimento e non tardarono a manifestarsi indebitamenti piuttosto gravi tanto che il governo bavarese decise ad un certo momento di fare interdire il re e di internarlo nel Castello di Berg sul lago di Starnberg. Proprio tra le acque del lago, Ludovico II trovò la morte il 13 giugno 1886 e il suo castello, trasformatosi per lui da “Wartburg” in “Gralsburg” (Fortezza del Graal), in cui nessun estraneo sarebbe potuto entrare, venne aperto alle visite il 1 agosto 1886. Prese il nome di Neuschwanstein solo dopo la sua morte ed oggi è tra i monumenti più fotografati e visitati del mondo.
All'interno ci si può fare l’idea della grandiosità del progetto regale, soprattutto nelle stanze d’abitazione e di rappresentanza del re situate al terzo e quarto piano. Al terzo piano si trova la famosa Sala del trono a due piani che, con il suo aspetto di ambiente sacrale, occupa tutta la parte occidentale del palazzo. Gradini in marmo, pavimento a mosaico con motivi ornamentali e rappresentazioni di piante e animali, sculture, decorazioni e dipinti murali scandiscono la grandiosità dell’opera millimetro dopo millimetro. Il re stesso scelse i dipinti per questa sala dal cui balcone si gode una vista eccezionale sulle montagne, sui laghi e sulla pianura. Altro bellissimo ambiente del castello è la Sala da pranzo con pannelli in quercia, incisioni e dipinti con ritratti e allegorie delle virtù cavalleresche, soffitti a travi e mobili di quercia. Sul tavolo da pranzo spicca una scultura in bronzo dorato di Sigfrido che lotta col drago.
Degna del “re sognatore” è senz'altro la sua Camera da letto, l’unica di tutta la residenza a mostrare forme neogotiche, per la quale hanno lavorato ben quattordici intagliatori in quattro anni. Arredata molto riccamente, come nelle migliori abitudini di tutte le camere da letto dei castelli di Ludwig II, è rivestita in pannelli in quercia e decorata con motivi del “Tristano” di Gottfried von Strasburg. Il letto a baldacchino è riccamente intagliato. Dalla camera si gode la vista sulla gola di Pöllat. Sempre al terzo piano fa bella mostra di sé il Salone dove compare una fitta rete di rimandi tematici alla saga di Lohengrin che, secondo il re era particolarmente legato a Neuschwanstein, a causa del motivo del cigno. Suggestiva è anche la grotta artificiale con giardino d’inverno annesso, eseguita da un esperto “realizzatore di paesaggi”, A. Dirigel, con tanto di stalattiti e stalagmiti.
Dominatrice indiscussa del quarto piano è la Sala dei cantori, ardentemente voluta dal re di Baviera su imitazione del salone della Wartburg, restaurato nel XIX secolo (storico salone dove nel XIII secolo avrebbe avuto luogo una gara fra poeti). A dominare la sala vi è un soffitto a cassettoni con iscrizioni contenenti nomi dei poeti e cantori lirici dell’epoca cavalleresca. I dipinti della sala e del corridoio del palco si ispirano alla leggenda di Parsifal e la scena “Il giardino incantato di Klingsor” è opera personale di Christian Jank. La galleria dei cantori vera e propria è delimitata da tre archi e presenta la parte posteriore e il soffitto dipinti in modo tale da rappresentare un paesaggio boschivo. Inoltre, sono presenti lampadari e candelabri con in tutto 600 candele realizzati in ottone dorato.
Füssen
Il Castello di Neuschwanstein è la tappa obbligata di qualsiasi viaggio in Algovia e fornisce un motivo in più per andare alla scoperta della vicina Füssen, una città non meno fiabesca e leggendaria dei castelli di Re Ludwig. Gemellata con Palestrina sin dal 1972, Füssen spartisce senza dubbio con la cittadina italiana una vena di romanticismo che la “Romantische Strasse” non fa altro che confermare. La sua ubicazione ai piedi delle Alpi è tra le più belle che si possano immaginare, incoronata com’è da imponenti cime ed avvolta in uno scenario puntellato di laghi e laghetti, ad un’altitudine tra 800 e 1200 metri che ne fa la città bavarese in posizione più elevata. I laghi così caratteristici del suo panorama sono la testimonianza visibile delle epoche glaciali che hanno contribuito alla formazione del paesaggio, soprattutto a causa della forza del ghiacciaio del fiume Lech.
ll viaggio nel tempo prosegue nel suo centro storico medievale, il nucleo senz’altro più significativo della città. Sul dedalo di viuzze storiche troneggia il castello simbolo di Füssen: l’Hohes Schloss, già residenza estiva dei principi-vescovi di Ausburg, è uno dei complessi architettonici tardogotici più emblematici e meglio conservati di tutta la Germania. L’edificio presenta splendidi affreschi e trompe-l’oeil sulle facciate del cortile, risalenti a circa cinquecento anni fa. Attualmente ospita la pinacoteca civica Städtische Gemäldegalerie e, in quelle che un tempo furono gli appartamenti vescovili, la sede staccata della famosa pinacoteca bavarese Bayerische Staatsgemäldesammlungen con opere tardogotiche e del Rinascimento provenienti dalle aree dell'Algovia sveva e della Franconia.
Più in basso rispetto al castello si trova lo sfarzoso complesso benedettino di S. Mang del IX secolo. Il suo attuale stile barocco è opera dell’architetto Johann Jacob Herkomer, originario di Füssen. Nelle sale storiche hanno sede oggi il Municipio e il Museo Civico (Museum der Stadt Füssen). Da circa 50 anni il convento è scenografia delle prestigiose “estati musicali” di jazz e musica da camera che si svolgono nella Fürstensaal, la “sala dei principi”. L’antica chiesa del monastero, ora parrocchiale, è la più imponente delle numerose chiese barocche del centro storico e la sua cripta orientale, risalente al Medioevo, contiene l’affresco più antico della Baviera databile al 980 circa.
Il Museum der Stadt Füssen, all’interno del complesso conventuale, espone reperti archeologici ed opere d’arte che documentano la storia millenaria del monastero e l’opulenza passata dell’ordine benedettino. In tal senso, esemplare è lo sfarzo barocco della “sala dei principi”. Nella cappella di S. Anna, raggiungibile dal museo, si trova il ciclo di affreschi della “danza macabra” di Jacob Hiebeler (1602), il più antico del suo genere in tutta la Baviera. Il museo si pregia anche di una propria collezione di liuti e violini storici che può giustamente considerarsi come una delle più belle d’Europa. Del resto non si può trascurare il passato di Füssen come culla della liuteria europea: proprio qui, infatti, nel XVI secolo venne fondata la prima corporazione europea di liutai. Dedicata a loro, i liutai, è la Lautenmacherbrunnen, fontana che si trova al centro del Brotmarkt, il mercato del pane che, insieme all’area circostante, è probabilmente il nucleo originale del borgo medievale.
Passeggiando per il centro storico di Füssen si viene travolti dall’armonia di stili che abbelliscono questo antico cuore cittadino. La Reichenstraße, ad esempio, ricalca il tracciato dell’antica strada romana “Via Claudia Augusta” ed è fiancheggiata da bei palazzi signorili storici. Il sentiero che costeggia il fiume Lech consente di seguirne il corso risalendo fino alla frazione di Bad Faulenbach oppure scendendo fino al lago Forggensee, il più grande di Füssen, scoprendo angoli imprevedibili ed incantati. Proprio dal lago si riesce ad avere una delle viste più belle del castello di Neuschwanstein e si può approfittare di un bel giro in battello organizzato (da maggio fino ad ottobre) e disponibile nella versione lunga o breve. La piazza Schrannenplatz, che anticamente ospitava il mercato del grano di Füssen, è oggi un popolare punto d’incontro, soprattutto l’edificio tardogotico noto come Kornhaus, di fronte al quale si trova l’antico Municipio. Füssen è un punto di partenza ideale per andare alla scoperta dei dintorni che offrono attrattive notevoli: dai già citati castelli di Ludovico II al santuario di Wieskirche (patrimonio dell’umanità Unesco), fino al monte Zugspitze, la vetta più alta della Germania.
Ottobeuren
Famosa per la sua Abbazia benedettina è, invece, Ottobeuren. La storia di questa città ruota fondamentalmente attorno a due eventi cruciali: la costruzione dell’Abbazia e la nascita del celebre abate Sebastian Kneipp il cui nome non risulterà estraneo ai più. Non serve infatti essere esperti di wellness per aver sentito parlare almeno una volta di quello che è diventato nel tempo uno dei metodi più diffusi e utilizzati dalla medicina moderna: i bagni e i percorsi idroterapici Kneipp, appunto. La caratteristica fondamentale della terapia Kneipp è considerare l’uomo come un’unità indissolubile di anima e corpo, filosofia questa particolarmente congeniale a un uomo di fede come Sebastian. Attraverso un rapporto più diretto e profondo con la natura circostante, Kneipp intravide dunque la possibilità di curare e prevenire le malattie, da qui l’utilizzo dell’acqua come una delle principali fonti di benessere.
L’altra “celebrità” legata al nome di Ottobeuren è l’Abbazia benedettina dove vivono e operano tutt’ora, dall’anno della sua fondazione nel 764, i monaci benedettini. Il complesso monasteriale è uno dei più grandi e meglio conservati di tutta la Germania, nonostante i vari rimaneggiamenti subiti che hanno permesso alla struttura di raggiungere l’attuale mole, imponente a tal punto da guadagnarsi l’appellativo di “Escorial bavarese”. Altro monumento celebre della città è la Basilica che spicca anch’essa come una delle chiese barocche più belle di tutta la Germania. Costruita tra il 1737 e il 1766, è oggi al centro dei più importanti eventi concertistiche della regione. Da più di 50 anni, infatti, nella Sala imperiale e nella basilica si tengono concerti di alto livello con protagonisti i leggendari organi costruiti da Karl Joseph Riepp, universalmente riconosciuti come i migliori di tutti i tempi sia per l’ottima fattura che per la qualità dei materiali impiegati e del suono. L’acustica della basilica è al di là di ogni immaginazione.
Rothenburg ob der Tauber
Nessun’altra città in Germania è il simbolo del romanticismo e della bellezza dei secoli passati come Rothenburg ob der Tauber. Considerata “minore” solo rispetto al ridotto numero di abitanti in confronto a grandi città della Baviera come Monaco e Norimberga, la città “sopra il Tauber” a 245 metri d’altezza è un grande gioiello dell’arte medievale. S’innalza aggraziata sulla valle e le sue mura, le sue case a graticcio e le sue 43 torri sono rimaste praticamente intatte grazie anche ad una rigida politica di conservazione che l'ha preservata da infiltrazioni moderne. Fu la potente dinastia degli Staufer a voler innalzare un castello imperiale nel 1142 sull’altopiano naturale che sovrasta il fiume Tauber e fu questa la prima mossa per un rapidissimo sviluppo che nei due secoli successivi coinvolse Rothenburg.
L’annessione della città alla Baviera risale al 1802, mentre il collegamento con le altre città tedesche a mezzo di una linea ferroviaria avvenne un centinaio di anni dopo, nel 1905. Non passò molto tempo fino a che pittori, poeti e artisti di ogni dove scoprirono lo struggente fascino di questa città contribuendo a renderla famosa al mondo intero. Rothenburg si fa notare anche come punta di diamante di uno degli itinerari turistici più importanti della Germania, la Romantische Strasse, ovvero un percorso di 341 chilometri che conduce alla scoperta di incantevoli borghi medievali attraverso alcuni dei più ammalianti panorami naturali dalle montagne dell’Algovia a sud alle colline della Franconia a nord.
Una visita del centro storico non può che portare alla Marktplatz, il centro della vita cittadina, con l’imponente Rathaus (Municipio) come sfondo e l’edificio della Ratstrinkstube. Il municipio si compone di due parti collegate tra loro dal cortile a lucernario: una gotica (originaria degli anni fra il 1250 e il 1400) e l’altra rinascimentale con i portici aggiunti nel 1681. Dal punto di vista architettonico è molto interessante la cinquecentesca torre del municipio, dal momento che essa non poggia su un proprio fondamento bensì sul frontone cuspidale. Alta 60 metri consente una bellissima vista sulla piazza e i tetti della città. La Ratstrinkstube è senz’altro uno degli edifici più noti di Rothenburg. Riservato un tempo esclusivamente ai consiglieri comunali, ospita oggi l’ufficio di informazioni per i turisti. Sono interessanti i vari orologi soprattutto quello principale installato nel 1683.
Ma è una leggenda a perpetuare la notorietà dell’edificio, legata in particolare alle due finestre con figure che compaiono a destra e a sinistra dell’orologio, aprendosi ogni ora tra le 11.00 e le 15.00 e tra le 20.00 e le 22.00. Esse mostrano la storia del “Meistertrunk”, la “bevuta eccellente”, detta anche del Borgomastro, che viene ancora oggi rievocata dalla popolazione con una grande sfilata militare ogni anno a Pentecoste, e con sfilate in costume per quattro giorni in tarda primavera. Ma facciamo un passo indietro. Era l’anno 1631 quando la protestante Rothenburg venne attaccata dalle truppe cattoliche e minacciata dal generale Tilly di saccheggio e incendio ma – e qui il mito s’intreccia con la cronaca storica – ad una condizione: egli promise di risparmiare la città se un consigliere comunale fosse riuscito a svuotare in un solo sorso un grande boccale riempito con 3 litri e 1/4 di vino. Nell’impresa riuscì il vecchio sindaco Nusch garantendo così l’incolumità alla sua città.
Procedendo verso l’estremità meridionale della piazza del mercato si incontra la Georg (o Herterich) Brunnen, una delle antiche 40 fontane che un tempo servivano non solo per l’acqua potabile, ma anche come riserva per spegnere gli incendi. E’ questa la fontana più grande della città, profonda otto metri, con una capacità di 100 mila litri e gli ornamenti originali del tardo Rinascimento. Camminando da queste parti potrà stupire di ritrovarsi ad un tratto davanti a un villaggio natalizio vero e proprio, che sia inverno oppure estate, indistintamente. Ebbene sì, vicino al Municipio si trova il “Kathe Wohlfahrts Weinhnachtsdorf” che offre tutto l’anno il più grande assortimento di decorazioni natalizie tedesche con annesso anche il Museo tedesco del Natale.
Non siamo lontani nemmeno dall’edificio sacro più grande e importante di Rothenburg, St. Jakobs Kirche (chiesa di San Giacomo) che ben testimonia la ricchezza artistica e spirituale della città durante il Medioevo. Iniziata la costruzione nel 1311 e consacrata ben due secoli dopo, nel 1485, la chiesa è interessante per i suoi tre altari in legno tra cui il più famoso è quello del Sacro Sangue (Heiling Blut Altar) creato (come gli altri due) dall’intagliatore Tilman Riemenschneider. L’altare, considerato uno dei più belli della Germania meridionale, mostra l’ultima cena, l’entrata di Gesù a Gerusalemme e la scena del Monte degli Ulivi. Degni di nota sono anche l’altare dei dodici apostoli di Friedrich Herlin e il grande organo con 69 registri e 5500 canne.
Attraverso la vicina strada Klingengasse e prendendo un piccolo vicolo laterale sulla sinistra si giunge al Reichsstadtmuseum, il Museo della città imperiale ospitato in uno degli antichi edifici del monastero dominicano. Del tempo del monastero (1258) è rimasta ancora intatta la cucina. Al suo interno rivivono arte e cultura dell’epoca in cui Rothenburg era una libera città dell’impero, con tavole della “Passione di Rothenburg”, la galleria di quadri con artisti del X secolo ed un importante reparto sull’ebraismo. Particolarmente pregiata è la collezione Baumann composta di maioliche faentine ed armi. La stessa strada di prima, Klingengasse, con una deviazione sull’importante arteria Klingenschütt, conduce alla Klingentor (torre Klingen), punto di accesso alla parte percorribile delle mura cittadine, con alle spalle la tardo-gotica St. Wolfgangskirche, l’unica chiesa fortificata di Rothenburg che concede un immediato colpo d’occhio sulla città sopra il Tauber, dall’alto dei suoi 80 metri al di sopra della valle.
Una vista superba sulla valle del fiume la restituisce il parco Burggarten (precisamente i “giardini del castello”) nel luogo dove nel 1142 gli Hoenstaufen vollero edificare il loro castello imperiale. Se ci si gira verso la Burgtor, sulla porta è bene visibile una maschera dalle cui aperture si gettava pece bollente sugli aggressori. Dalla Burgtor ci si può facilmente avviare lungo la Herrngasse, l’antica strada elegante della città con case patrizie e nobiliari che sfoggiano stemmi tutt’ora ben visibili, simbolo di prestigio assoluto. Lungo la strada si trova la Franziskanerkirche (Chiesa dei Francescani), la più antica della città. Costruita nello stile del primo gotico nel 1285 custodisce l’altare di San Francesco, opera del solito Tilman Riemenschneider.
Grandi opere e piccoli dettagli, musei originali e vedute spiazzanti sulla valle del Tauber impreziosiscono questa città da scoprire a piedi, strada dopo strada. Il Plönlein, ad esempio, è una delle fisionomie medievali cittadine più belle della Germania. Il nomignolo (dal latino “piccola piazza”) deriva dalla particolare forma – appunto di piazzetta triangolare – che ricava lo spazio dalle due principali vie d’accesso: una a destra della valle del Tauber direttamente dal ponte doppio (Doppelbrücke) e l’altra a sinistra dalla periferia cittadina a sud. Aderisce invece al codice della grandiosità un altro dei monumenti insigni di Rothenburg, l’imponente struttura a forma di otto dell’antico ospedale Spital, lo “Spitalbastei”, munito di un doppio camminamento, sette porte, saracinesche e un ponte levatoio. Un’altra strada del centro che non passa inosservata a causa della presenza di splendidi edifici d'epoca (come la rinascimentale Baumeisterhaus, ad esempio) è la Schmiedgasse.
Anche l’apparato museale di Rothenburg è sorprendente di sicuro quanto a stravaganza e originalità. Vale la pena ricordare almeno tre indirizzi: il Museo criminale del Medioevo, il Museo delle bambole e dei giocattoli e la Casa dell’artigiano di Rothenburg. Il Mittelalterliches Kriminalmuseum, situato nell'edificio dell’antica sede dell’ordine gerosolimitani del 1395, ospita il dipinto di diritto penale più importante della Germania. I suoi quattro piani disposti su 2000 metri quadrati forniscono una carrellata di 1000 anni di storia giuridica europea. Il Puppen- und Spielzeugmuseum, invece, allestito in due edifici, documenta oltre 200 anni di storia dei giocattoli ed espone più di 800 bambole del periodo tra il 1780 e il 1940, realizzate in Germania e in Francia. Ma non solo case delle bambole, singoli ambienti come cucine, camere e negozi, completano l’esposizione di un perfetto mondo alternativo che sembra quasi dover prendere vita da un momento all’altro.
Infine, un caratteristico edificio a graticcio racchiude l’Alt Rothenburger Handwerkerhaus, ovvero la “Casa dell’artigiano”: 11 locali completi degli arredi interni originali e delle suppellettili mostrano fedelmente lo stile di vita e l’ambiente di lavoro di un semplice artigiano e della sua numerosa famiglia risalente a qualche centinaio di anni fa. Per sette secoli a partire dal 1300 la casa è stata abitata da diversi artigiani, bottai, tintori e calzolai per finire con vasai, stagnini, cestai, saponai, lastricatori, fonditori di stagno e muratori.
Bamberga
Sette colli, un fiume, innumerevoli chiese e conventi, sede vescovile… non è difficile immaginare perché, in epoca lontana, sia stata definita la “Roma tedesca”. E un po’ di quel fascino particolare che ammanta l’Urbe, avvolge anche la città bavarese percorsa dal Regnitz e che, proprio a questo fiume, deve la sua splendida posizione geografica: una verde vallata circondata dalle sue sette colline, corona di un centro storico la cui bellezza è giunta intatta sino ai giorni nostri.
La visita non può cominciare che dall’Altes Rathaus, il vecchio municipio, costruito nel XIV secolo su un isolotto artificiale al centro del Regnitz e che svolge quasi la funzione di spartiacque tra la città alta, sede del potere vescovile, e quella bassa, regno della borghesia. Dell’originale edificio tardo medievale non rimane pressoché nulla e il municipio si mostra ora nella sua splendida veste barocca. L’Obere Brucke, il ponte alto, e soprattutto la pittoresca casa Rottmeister sospesa sull’acqua, aumentano il fascino di questo complesso monumentale che si affaccia sulla Klein Venedig, la piccola Venezia: il vecchio quartiere dei pescatori, le cui case mostrano facciate multicolori, alti tetti aperti da numerosi abbaini, infinite pergole e giardini dove approdano le barche.
Idealizzata come città santa, baluardo cristiano da contrapporre alle barbarie pagane dei territori orientali, Bamberga doveva essere protetta da una basilica degna della “Roma tedesca”. Per questo Enrico II e sua moglie Cunegonda, entrambi santi per la tradizione cristiana, proprio a Bamberga iniziarono, nei primissimi anni dopo il 1000, la costruzione di una chiesa imponente che venne consacrata nel 1017 da Papa Benedetto VIII. Purtroppo in quell’epoca gli incendi erano sempre in agguato, e di quell’antica basilica è rimasta esclusivamente la pianta bicefala sulla quale, dal 1215, fu ricostruito, in forme romanico-gotiche, l’attuale Duomo. La purezza e la forza dell’originario stile romanico è andato perduto in un compromesso tra la volontà di mantenere il progetto iniziale e l’ossequio per il gotico, la nuova tendenza architettonica. In ogni caso il Duomo rimane un assoluto capolavoro dell’architettura medioevale, in cui ogni pietra racconta un frammento di storia, un anelito di immortalità.
Bellissimi i due portali che accompagnano il coro, ma certamente l’ingresso più ammirato è il cosiddetto Portale dei Principi, risalente al 1225, che veniva utilizzato nelle occasioni speciali. Sottili figure di apostoli e profeti sorreggono l’arco a tutto sesto che incornicia il timpano in cui è rappresentato il giudizio universale. Notevoli anche le quattro torri che adornano la costruzione. All’interno si ammirano la tomba di Clemente II, già vescovo della città e unico pontefice ad essere sepolto al di là delle Alpi, e un’infinita serie di capolavori tra i quali è arduo stilare una sorta di classifica di importanza. In modo totalmente “random” citiamo la statua del Cavaliere di Bamberga, che rappresenta l’immagine modello del signore medievale, la tomba imperiale di Enrico II e di Cunegonda, realizzata in marmo di Solnhofen. Capolavori di intaglio sono invece l’altare di Bamberga, detto anche Altare del Natale, risalente alla prima metà del Cinquecento e gli eccezionali scanni del coro occidentale che datano XV secolo. Nel museo diocesano si possono ammirare numerosi tesori artistici tra i quali spiccano i mantelli dell’imperatore e un pregevole crocefisso in avorio.
Di fronte al duomo si eleva la Vecchia Corte rinascimentale dei vescovi principi, al cui interno è custodito il museo di storia del territorio, che raccoglie numerosi pezzi dalla preistoria all’epoca moderna. La piazza del duomo si completa, infine, con la Nuova Residenza, che deve il suo attuale maestoso aspetto a Lothar Franz von Schonborn, vescovo principe di Bamberga a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo. Esaltazione del barocco, il suo Gabinetto veneziano accoglie dieci Vedute del Canaletto. Da non perdere anche la spettacolare Sala imperiale e la Staatsgalerie, al primo piano, che mostra dipinti tardogotici tedeschi, renani e francesi, oltre a quadri fiamminghi e olandesi. Dal suo Rosengarten si gode una bella vista della città. Poco distante si innalza uno dei più importanti monumenti gotici cittadini, la Obere Pfarrkirche, il cui interno, in stile barocco, conserva la Pala dell’Ascensione di Tintoretto e un pregevole fonte battesimale ligneo cinquecentesco.
Lungo l’elegante Judenstrasse si può invece ammirare la Bottingerhaus, il palazzo fatto costruire dal consigliere J.I. Bottinger che, malgrado una profusione di tappezzerie, pavimenti intarsiati, stucchi e affreschi, fu ben poco abitato dalla numerosa e altolocata famiglia, che preferì trasferirsi nel più comodo Palazzo Concordia, posto sulle rive del fiume. Ma come abbiamo accennato Bamberga pulsa di una storia viva e vitale che ogni giorno apre i battenti sulla Karolinenstrasse, la via degli antiquari, ma ancor più nel Gruner Markt: una delle tradizioni più tipiche della città. Come accadeva in epoca medioevale, ancora oggi si può infatti bussare a una porta di una casa privata e acquistare verdura fresca direttamente dal produttore che, quotidianamente, rinnova la tradizione degli orti medioevali.
E non è finita. Bamberga è anche la Città della birra. Certo non siamo più nel 1818: allora le fabbriche di birra cittadine erano ben 65, ma 9 birrifici storici hanno mantenuto alta la grande tradizione birraia bamberghese. Birre di qualità superiore, fresche, non pastorizzate, che recuperano tutti i valori nutrizionali tipici di questa bevanda antica come l’uomo, placano la sete e accompagnano divinamente tutti i cibi, senza gonfiare lo stomaco. Seguendo le indicazioni del Bier tour si avrà l'occasione di assaporare la Hell, aromatica e dal sapore delicato, la leggera Leicht, la Gig, birra del mese di marzo, la Ungespundet, torbida naturale specialità francone, la Pilsner fatta con fine luppolo, la Weisse a fermentazione in bottiglia, la Heller Bock, birra forte e strutturata o l'originale Rauchbier, la birra affumicata che la birreria artigianale Schlenkerla, al numero 6 di Dominikanerstrasse, produce uguale a sé stessa fin dal 1678.
La Franconia
La regione della Franconia raccoglie diversi centri di produzione con veri e propri itinerari ricchi di curiosità legate alla produzione della birra. Sono ben 70 i birrifici artigianali sparsi sul territorio, tra i quali va menzionato il Braurei Ott, a Oberleinleiter, fondato nel 1768. Le birrerie più famose sono concentrate nel triangolo tra Bamberga, Bayreuth e Norimberga. La Aischgründer Bierstrasse attorno a Neustadt an der Aisch, tra Norimberga e Würzburg è costellata di piccole e antiche fabbriche di birra. Mappe alla mano, le si raggiunge comodamente in auto o in moto oppure percorrendo in bicicletta gli appositi "sentieri della birra". Nelle locande di Gutenstetten, per esempio, si assaggia l'Aischgründer Bier in versione pils, chiara, scura e lager, mentre la birreria Hofmann a Pahres produce specialità come l'Helles Landbier (chiara campagnola) e la birra di Natale. Alcune birrerie organizzano seminari dove i turisti possono apprendere tutto sulla birra e conseguire il titolo onorario di doctor bierologis causa.
Un altro noto itinerario interamente dedicato alla birra è la Fränkische Bierstrasse, nell'Alta Franconia. La regione è conosciuta anche per la produzione di ciliegie e della Kirschvasser, la grappa che si ottiene dalla loro fermentazione. Da non mancare una sosta presso la distilleria artigianale gestita dalla Famiglia Haas a Pretzfeld, rinomata per la qualità della sua produzione. La birra associata all'ospitalità tedesca è il principio ispiratore della Private Braugasthöfe (www.braugasthoefe.de), un'associazione formata da una cinquantina di piccoli birrifici, concentrati perlopiù nella Germania meridionale, che oltre a proprie taverne per la degustazione delle loro specialità sono attrezzati con locande a conduzione familiare per accogliere gli ospiti di passaggio. In molti casi si tratta di alberghi veri e propri dotati di ogni comfort, con ambienti caratteristici. A Bamberga e dintorni sono 6 le Birrerie che offrono la possibilità di pernottare. In Svizzera Francone è ampia l'offerta di alberghi e Gasthof a conduzione familiare a prezzi decisamente contenuti.
Appagati da questa full immersion culturale e gastronomica, ci si può abbandonare alla bellezza naturalistica della Svizzera Francone, territorio che identifica l’area verde compresa tra le città di Bamberga, Norimberga e Bayreuth. La vocazione turistica di questa regione della Franconia risale a circa 250 anni fa, quando alcuni studenti berlinesi, seguendo le indicazioni di un prelato locale, ne scoprirono le romantiche bellezze in lunghe passeggiate a cavallo. L’intera area, infatti, ben si presta a un contatto diretto con la natura, grazie alle sue tante colline non eccessivamente pronunciate, che si caratterizzano per la presenza di rocce di origine carsica. Un piccolo paradiso per gli amanti del trekking, del freeclimbing, del cicloturismo, della mountainbike, oppure, lungo il corso del torrente Wiesent, della canoa. Centinaia di chilometri di piste ciclabili, sicure e poco impegnative, permettono di scoprire una regione poco nota al grande pubblico. Tra le attrattive culturali del territorio vanno senza dubbio citati il Museo regionale a Tüchersfeld, che gode di una fiabesca collocazione, e nei pressi di Heiligenstadt, lo Schloss Greifenstein, il castello degli Stauffenberg, famiglia nobile con radicate tradizioni militari.
Ratisbona, città sul Danubio
Città delle torri, città imperiale, città d’arte e di musei, città del Danubio. Sono tanti i modi di pensare a Ratisbona, in tedesco Regensburg. La sua posizione, nel cuore della Baviera là dove il Danubio confluisce con il fiume Regen, aveva già a suo tempo seminato plausi ed entusiasmi. Il sensibile Goethe annotò che “Ratisbona è in una bellissima posizione: i dintorni stessi dovevano invitare a fondarvi una città”. Oggi i visitatori che vi giungono trovano una città che sfoggia storia a perdita d’occhio ma che lo fa senza appesantire, ricca di vitalità e spunti per il tempo libero.
Se non si è attraversato il Ponte di Pietra, non si è incontrato un ebreo e non si sono sentite suonare le campane della chiesa, non si è stati a Regensburg. Questo afferma un vecchio detto locale di Ratisbona e sembra, in fondo, voler omaggiare con toni un po’ misteriosi, quell'alchimia di sacro e profano, antico e moderno, acqua e pietra che compone il mosaico della capitale dell’Alto Palatinato, il cui valore è stato riconosciuto anche dall'Unesco con l’inserimento nel 2006 nella lista dei patrimoni mondiali. A segnare il suo inizio c’è addirittura un personaggio “divino”: l’imperatore romano Marco Aurelio, supremo sacerdote e massimo stratega. Per governare un impero mondiale egli deve innanzitutto difenderlo, ed è così che nel 179 d.C. nasce la “Castra Regina”, l’accampamento sul Regen, il nucleo primitivo di Ratisbona.
Ratisbona è una città che con pochi tasselli scuote millenni di storia. Ci sono i romani, i duchi Agilulfi, i carolingi, re e imperatori, i “parlamentari” della Dieta Imperiale, i principi elettori, la casata dei Thurn und Taxis, ci sono tutti questi personaggi a intessere il racconto di un passato travagliato che, tuttavia, riposa oggi in pace con il presente di una città pittoresca e a misura d'uomo. Con il Danubio come sfondo, l’impronta artistica della città acquista qualcosa di aulico, e sprigiona dal centro storico una luce che invoglia a guardare. Ratisbona è, in effetti, una città bella da vedere nel suo impianto medievale che sfodera vicoli con case dai colori tenui, e gli improvvisi picchi in verticale delle costruzioni gotiche e delle “torri gemelle” del grandioso Duomo di San Pietro, su tutte.
Il Ponte di Pietra (Steinerne Brücke) lungo oltre 330 metri, è la spina dorsale della città, nonché uno dei suoi simboli. Si tratta a tutti gli effetti di una delle maggiori opere di ingegneria europea del Medioevo, costruito tra il 1135 e il 1146, ed oggi offre un suggestivo sfondo per qualsiasi passeggiata attraverso la città, conducendo nelle viuzze romantiche del quartiere storico Stadtamhof. Legato a quest’opera così cruciale per la città, è la figura del Bruckmandl, un leggendario “mastro del ponte” che si occupava di amministrare le entrate per il sostentamento di questa architettura di vitale importanza.
Per i suoi vicoli stretti abbelliti da piccoli negozi, le ampie piazze con innumerevoli caffè e dehors, i mercati e le coloratissime facciate delle case, gli archi delle porte e le torri ancora visibili, Ratisbona è stata spesso assimilata ad alcune città mediterranee, tanto da essere soprannominata “la città più settentrionale dell’Italia”. Varcata la soglia della romanità per eccellenza che la Porta Praetoria risalente al 179 d.C. fieramente rappresenta, la Ratisbona che beve e tira tardi si ritrova nelle trattorie storiche dove vengono servite le tipiche salsicce e nelle birrerie all’aperto. E’ la città con la maggiore densità di locali pubblici in Germania, e questo la dice lunga. Per entrare invece nei luoghi del potere della Città Libera Imperiale, bisogna calpestare la Kohlenmarkt, dove ci si può sedere ai tavoli di un caffè all’aperto con lo sfondo del Vecchio e Nuovo Municipio, e l’imponente torre municipale.
A primeggiare nel centro storico è senz'altro il gotico Duomo di San Pietro, una delle cattedrali più importanti di tutta la Germania. Ci vollero 250 anni per completare l’opera, interamente concepita in stile gotico francese e secondo i canoni estetici della “giusta misura”. La volta della navata centrale, alta ben 32 metri, è formata da semplici costoloni a crociera, a conferma dell’imperativo gotico dell’armonia e dell’idea spaziale derivante dalla concezione teologica del “Baldacchino della religione”, come doveva essere concepito l’interno di un edificio religioso. Ciò che rende il Duomo famoso sono, tuttavia, le policrome vetrate medievali. La figura di San Pietro nella navata trasversale sud risale agli anni 1320-30 e rappresenta il Patrono raffigurato con una chiave e un Pastorale dritto a forma di croce. Tra le sculture di maggior rilievo che si possono ammirare all'interno del Duomo, spicca il Gruppo dell’Annunciazione del maestro Erminoldo (1280 circa), che va ad ornare i pilastri occidentali e che rappresenta l’apice di tutta la tradizione scultorea medievale della Baviera orientale. Dal gruppo scultoreo si distingue la figura dell’Angelo Sorridente (Gabriele).
La parte più antica del Duomo è quella del coro meridionale, con il Ciborio della Natività. Qui è stata costruita nel 2004 la Cappella Sailer che prende il nome dalla tomba e dal monumento tombale del vescovo ratisbonese Johann Michael von Sailer (1751-1832), ovvero il “Padre della chiesa bavarese”, come viene ricordato da queste parti. L’esterno del Duomo, invece, dimostra spiccatamente l’eterogeneità degli stili che si sono susseguiti nel corso dei secoli e in seguito ai vari recuperi e interventi di ogni sorta. Tra il 1274 e il 1520 si sono occupati dei lavori diversi architetti ed ognuno ha fatto costruire una parte secondo la moda dell’epoca. Tuttavia, nell'insieme, è la preminenza del gotico ad imporsi all'attenzione e a rendere sontuoso e monumentale l'edificio sacro più importante della città.
Proprio di fianco al coro del Duomo si trova la chiesa di St Ulrich, costruita intorno al 1230, originariamente come cappella palatina dei duchi e solo successivamente adibita a chiesa parrocchiale. Oggi questa struttura primo gotica con le finestre ad occhio di bue è diventata Museo Diocesano e chiesa parrocchiale del Duomo. L’interno del Museo è decorato con affreschi realizzati tra il XIII e il XVI secolo, ed ospita anche opere d’arte dall'XI al XX secolo, che comprendono dipinti, sculture e lavori di oreficeria. Visibile nei matronei l’arte rinascimentale, barocca, rococò e del XIX secolo.
Città delle torri, dei sogni e dei misteri, Ratisbona tiene ancora oggi con il fiato sospeso scienziati ed esperti d’arte, con quelle sue peculiarità che la fanno grande: le decorazioni e le statue di ispirazione mistica della Schottenkirche, ad esempio, vicino alla Jakobstor. L’antica Chiesa degli Scozzesi era la chiesa madre di tutti i monasteri di monaci scozzesi della Baviera e d’Austria ed oggi omaggia il visitatore con un interno grandioso decorato con fantasiosi capitelli. In particolare, è lo Schottenportal (Portale degli Scozzesi) a destare interesse e curiosità per la sua misteriosa composizione di figure, un ciclo romanico di sculture che suggerisce tutt'oggi controverse interpretazioni.
Per visitare un altro luogo storico di Ratisbona, bisogna spostarsi verso la Emmeramsplatz, incorniciata da imponenti edifici neoclassici, attualmente sede del governo dell'Oberpfaz (Alto Palatinato). Nella parte sud si conserva una delle gemme più preziose della città, l’ex monastero Benedettino di S. Emmeram, uno dei più antichi di tutta la Baviera, legato al nome del predicatore Emmeram che fu padre confessore alla corte dei duchi Agilulfi. Si entra nell'atrio attraverso un doppio portale inserito in una parete gotica e, sulla sinistra, si può vedere il campanile, separato dalla chiesa secondo l’usanza italiana. Dentro la chiesa vera e propria sono visibili, poste sopra le due nicchie laterali, le tre figure di Cristo (al centro), S. Emmeram (a sinistra) e S. Dionigi (a destra). Oltre ai grandi affreschi del periodo tardo barocco (1733 circa) sul soffitto della navata, magnificamente restaurata, abbelliscono l’interno della chiesa vari monumenti funerari di personaggi di alto rango, dalla regina Hemma, sposa di Ludovico il Tedesco, ad Arnulf di Baviera.
S. Emmeram è anche la chiesa di famiglia della casata dei Thurn und Taxis: uno stretto passaggio situato a sinistra del vestibolo porta direttamente sulla strada del palazzo principesco, il Castello-museo dei principi Thurn und Taxis, un altro degli splendori di Ratisbona. La sontuosa Residenza Thurn und Taxis è stata aperta al pubblico solo dal 1998. E’ facile immaginare lo sfarzo che si prospetta ai visitatori tra sale e saloni di rappresentanza e appartamenti privati che da quasi duecento anni ospitano la nobiltà della dinastia più famosa di Ratisbona, la quale deve la sua fortuna alla carrozza postale: i principi di Thurn und Taxis furono, infatti, i rappresentanti stabili dell’imperatore, i cosiddetti maestri generali di posta, che si tramandavano il monopolio postale per eredità.
Omaggio a questa eredità non può che essere un museo, che impreziosisce la già rara dote dei tesori della Residenza, dedicato ai mezzi di trasporto: la collezione di carrozze, slitte e portantine che si trova nelle classicistiche Scuderie è di rango europeo. La visita nei grandiosi interni del Castello passa attraverso il Salone giallo e il Salone d’argento, la sala del trono con le sue decorazioni in oro, la sala da ballo a due piani, la sala barocca che ospita la biblioteca con i suoi 120.000 volumi, la sala capitolare romanica con splendide vetrate e il già citato chiostro romanico-gotico dell’ex monastero benedettino. Lo scrigno di bellezze e preziosità si protrae fino alle Scuderie dove, nell'ala settentrionale si trova una dependance del Museo Nazionale Bavarese, in cui sono esposti splendidi pezzi provenienti dal Tesoro dei Principi, ora di proprietà statale: porcellane, mobili, gioielli e armi testimoniano il passato splendore di una dinastia che si è adattata ai tempi moderni. Come ci si è adattata, del resto, l’intera città.
Non da meno, i dintorni di Ratisbona sono stati frutto di ispirazione per qualunque artista passato di qui. Non bisogna dimenticare, infatti, la felice posizione in cui sorge la città, con un porto tra il mare del Nord ed il mar Nero, sul grande canale europeo, il Reno Meno Danubio. Sono almeno quattro i punti focali che invitano a visitare i dintorni del capoluogo dell’Alto Palatinato: il fertile piano Gäuboden a est con i suoi laghi balneabili e sognanti castelli di campagna, i rilievi della foresta bavarese a nord, il Giura ad ovest con romantiche valli e vecchi mulini, e a sud il tranquillizzante paesaggio collinare ricco di asparagi e luppolo. E' forse tanta insospettabile varietà che ha suggerito allo scrittore e teologo Werner Bergengruen queste nostalgiche parole: “mi sono fermato alcuni giorni nell'inesauribilità di questa città. Avrei voluto rimanerci un anno, un decennio, una vita”.
Monaco di Baviera
“Monaco risplende!”. L’esultanza vagamente romantica con cui lo scrittore Thomas Mann immortalò il capoluogo bavarese alla fine del XIX secolo, è la stessa che si ritrova oggi, nel terzo millennio, visitando Monaco di Baviera, una città che è stata capace di trasformarsi, da semplice insediamento di monaci, in roccaforte della cultura e importante polo dell’hi-tech in Europa, invitando i visitatori ad entrare nel futuro di una città progressista ma con uno sguardo devotamente rivolto al passato, un passato glorioso ben visibile ancora nelle architetture monumentali della città.
Pur essendo una metropoli a tutti gli effetti, dal punto di vista urbanistico Monaco può ancora contare su quelle dimensioni relativamente ridotte che la rendono piacevole da scoprire a piedi, passeggiando nella Altstadt (Città Vecchia) con punto di partenza obbligato nella Marienplatz. Cuore pulsante della città, la piazza è un vivace luogo di incontro dove risuona anche il carillon famoso in tutto il mondo, nonché uno dei più fotografati soggetti di Monaco: il Neues Rathaus (Municipio Nuovo) con la sua torre a figure semoventi che girano esattamente alle ore 11.00 e alle ore 12.00 e, durante l’estate, anche alle 17.00. La bella facciata neogotica dell’edificio non passa inosservata.
Con pochi altri incroci di strade (Weinstrasse e l’elegante Theatinerstrasse) si giunge ad un nuovo sfogo cittadino, la piazza Odeonsplatz con la bella chiesa Theatinerckirche, dalle dolci linee barocche, di fronte alla quale si trova l’Hofgarten, il Giardino di Corte con arcate irradiate dal sole. Il giardino fa parte di un mirabolante complesso di edifici, unico nel suo genere, che certo aiuta Monaco a risplendere – parafrasando sempre Thomas Mann. Si tratta del castello reale Residenz di cui fanno parte anche il Residenzmuseum (Museo della Residenza) e la Schatzkammer (Tesoreria) e che si estende lungo l’omonima strada (Residenzstrasse), da Odeonsplatz fino a Max-Joseph-Platz. Su questa piazza è possibile ammirare il Nationaltheater (Teatro Nazionale), che ospita l’Opera ed è uno dei simboli, insieme al famoso Teatro Cuvilliés e agli oltre 50 teatri presenti nella città, di quel legame con la musica e il palcoscenico, così radicato nella cultura bavarese.
Da qui, percorrendo l’elegante Maximilianstrasse dove è di scena l’alta moda nelle boutique e l’avanguardia negli studi di design, si giunge all’Alter Hof (Vecchia Corte), che era la vecchia residenza imperiale. Nei paraggi, e precisamente arrivando ad Am Platzl, non si può non soffermarsi su quella che è a ben vedere ritenuta la birreria più prestigiosa del mondo: la Hofbräuhaus, ovvero, la Birreria di Corte. Nella città dove – come si dice – scorre l’Isar e la birra, il riferimento d’autore alla bevanda più gettonata del capoluogo bavarese è d’obbligo. E non serve scomodare la pluriapprezzata Oktoberfest, per cantare le lodi di quello che è uno dei passatempi preferiti da queste parti: lo spuntino a base di “Brezen” dai riflessi dorati e di rinfrescante birra.
Quanto alla Hofbräuhaus, con i suoi 419 anni, è un altro dei simboli di Monaco. Si trova nel cuore della Città Vecchia dal 1589, e dal 1852 è di proprietà dello stato bavarese: la denominazione attuale della birreria è oggi, infatti, “Birreria statale di Monaco”. Nel 1897 i luoghi di produzione vennero spostati dal loro consueto posto a causa del già allora massiccio afflusso di visitatori, ma l’edificio originale, costruito in stile neo-rinascimentale, rimane come una volta “proprio in Platzl”. Tanto per avere un’idea dell’alta frequentazione del locale, si consideri che ogni giorno, nelle sale dai tavolacci di legno, in quella delle feste e nel giardino all'aperto, vengono consumati circa 10.000 litri di birra!
Proseguendo lungo il Tal e varcata la porta Isartor (non prima di essersi soffermati sul piccolo tesoro che essa custodisce all'interno: uno stravagante museo in memoria del comico autoctono Karl Valentin), ci si può sbizzarrire tra i profumi e le essenze del mercato Viktualienmarket, prima di rifarsi gli occhi con la splendida vista panoramica offerta dalla chiesa Kirche Alter Peter, e procedere lungo la Kaufingerstrasse dove inizia la zona più prestigiosa dello shopping, introdotta da un altro simbolo cittadino: l’imponente Duomo Frauenkirche. Con le sue cupole peculiari “welschen Hauben”, coronate da una copertura a cipolla, l’edificio tardo gotico è facilmente visibile da lontano.
Nel cuore della Città Vecchia, la Residenz di Monaco ostenta senza mezzi termini tutto il fasto di una città che già durante l’era dei Wittelsbach (1180-1918) – il Casato che ha guidato le sorti della Baviera per oltre sette secoli – era un centro culturale d’importanza europea. Quella che fu fino al 1918 la grandiosa dimora e sede del governo dei sovrani Wittelsbach, è oggi il castello cittadino più grande di tutto il Paese. La sua architettura riflette l’attenzione, motivata da sincera passione, che al tempo dei duchi bavaresi era riservata a tutte le più sensazionali espressioni artistiche. I singoli regnanti fecero sistemare e ampliare le stanze a loro piacimento, incaricando dell’esecuzione sempre rinomati artisti. Tulle le 130 stanze sono cariche di decorazioni, mobili e dipinti, tappezzerie e porcellane per un insieme dal valore inestimabile. Le sale del Duca Maximilian I (sala dell’imperatore), la “camera di pietra” e la Reiche Kapelle mostrano l’edilizia dei palazzi del XVII secolo, mentre le gallerie degli antenati e le stanze – su progetto di François Cuvilliés (autore anche dell’omonimo Teatro) – presentano il tipico Rococò di corte.
La Residenza era anche il luogo in cui i sovrani custodivano le loro collezioni d’arte e il tesoro della casata. L’Antiquarium, ad esempio, è la sfolgorante sala rinascimentale, la più grande e grandiosa mai avuta al nord delle Alpi, creata nel 1570 circa per la collezione di antichità del Duca Albrecht V e successivamente usata come salone di rappresentanza. Insieme al Museo e al Teatro Cuvilliés, è il Tesoro a completare il capolavoro della Residenza. Convergono in questo “tesoro” di nome e di fatto, reperti famosi in tutto il mondo come il tabernacolo di Arnolfo, il reliquiario a croce dell’imperatore Enrico II o la croce di Gisela. L’importante collezione espone arte orafa dal medioevo fino al classicismo, insieme a preziosi lavori in avorio, cristallo di rocca e pietre preziose, monili, gioielli, posate e persino pugnali turchi.
Infine, il Teatro Cuvilliés – noto anche come Vecchio Teatro della Residenza - rappresenta un capolavoro dell’architettura teatrale di corte del Rococò, costruito tra il 1751 e il 1755 sul progetto dell’architetto François Cuvilliés il Vecchio, in collaborazione con artisti della corte monacense. In questa “casa dell’opera” ebbe luogo la prima dell’opera di Mozart “Idomedeo”.
Al pari della Residenza di Monaco, un altro simbolo dello splendore di corte e cortigiani, principi e principesse dai risvolti quasi favolistici, è il Castello di Nymphenburg che già nel nome racchiude parte del suo fascino evocando l’originario “borgo de la ninfe” destinato alla principessa della famiglia Wittelsbach, Enrichetta Adelaide di Savoia. Correva l’anno 1663. In seguito, l’edificio fu ampliato e il semplice castello si trasformò in un’elegante residenza estiva, sotto la supervisione del già famoso architetto del teatro rococò di Monaco, François Cuvilliés il Vecchio. Dalla “sala di pietra” alla più intrigante “galleria delle bellezze”, gli scenografici labirinti dell’interno lasciano ben immaginare l’atmosfera rarefatta e allusivamente viziosa di questo rifugio per nobili.
La perfetta armonia tra la struttura e il giardino esterno, ulteriormente amplificata al principio del XIX secolo con l’intervento del famoso architetto paesaggista Friedrich Ludwig Sckell, è uno dei pregi che rende il castello un capolavoro europeo. Spazi coperti da siepi, viali rettilinei e bacini d’acqua si posizionano tra di loro in perfetta simmetria, vero paradiso per chi apprezza passeggiare nella natura, tra scrosci d’acqua e padiglioni, verosimili “alcove” per incontri segreti. Nel parco sono visibili anche una decoratissima sala termale, un castelletto di caccia nei toni argento e blu (l’Amalienburg) che al suo interno nasconde altre meraviglie (su tutte, la “sala degli specchi” ricoperta di preziosi stucchi d’argento), l’esotico Pagodenburg e il Magdalenenklause concepito come “ermitage” reale. Qualsiasi dettaglio si incontri, lascia ben intravedere l’opulenza del tempo e il lusso della vita degli abitanti di Nymphenburg.
Lo stesso nome di Friedrich Ludwig Sckell, artefice degli effetti pittoreschi del parco in seguito al suo ampliamento, risuona in un altro ambiente verde di Monaco, il più importante in assoluto: l’Englischer Garten. Sckell è il regista della scenografia di uno dei più grandi parchi cittadini del mondo, e non tanto per dire. E’ più grande persino del Central Park di New York, ad esempio. Questo polmone verde della città si estende dal centro fino al confine settentrionale di Monaco, suddiviso in due parti (una settentrionale, detta Hirschau, e una meridionale) dalla grande strada Isarring. Un’oasi di pace dove il capoluogo della Baviera si ripiega su se stesso, quasi a contemplare la sua stessa bellezza e la signorilità di 850 anni portati benissimo.
In oltre 40 musei e circa 70 gallerie è racchiuso il tesoro artistico di Monaco che restituisce al capoluogo della Baviera un indiscusso valore da capitale culturale. C’è sempre un piglio aristocratico in qualsiasi esibizione d’arte, gli stessi musei sono spesso ubicati in ambienti eleganti dove il modernismo convive con gli antichi maestri. E’ come se Monaco si portasse sempre dietro la magnificenza onorifica del “sovrano delle muse”, Ludwig I di Baviera, uno dei maggiori promotori di arte e architettura nella città. Durante il suo regno furono costruite quasi tutte le magnifiche opere architettoniche che consegnarono a Monaco l’impronta del classicismo: la Gliptoteca, la Vecchia Pinacoteca, la Feldhernhalle e la Ludwigstrasse.
Insieme alla Gipsoteca di Opere d’Arte Classiche – dove si esibiscono, dando quasi l’impressione di animarsi, la Nike di Samotracia e il Lacoonte, tra i circa 1770 capolavori della statuaria greca e romana qui raccolti – la Gliptoteca è un vero santuario dell’antichità. Dei tesori della esposizione fanno parte la statua del Fauno Barberini e le figure ornamentali del frontone del tempio di Afaia di Egina. Non meno imponenti appaiono i ritratti di personalità storiche.
In piena zona dei musei della Maxvorstadt, si compie un viaggio nell'arte negli ultimi 2000 anni di storia, passando dall'antico al moderno al contemporaneo con pochi spostamenti a piedi. Imperdibile trittico espositivo è quello composto da Alte Pinakothek (Vecchia Pinacoteca), Neue Pinakothek (Pinacoteca delle Arti Contemporanee) e Pinakothek der Moderne (Pinacoteca delle Arti Moderne).
Più di 800 capolavori di artisti europei arredano le sale della Alte Pinakothek, facendo rivivere lo sviluppo della pittura dal Medioevo fino alla fine del Rococò. Ci si immerge nelle maestrie di pennelli come Tiziano e Rubens, e nei giochi di colori dell’antica pittura tedesca con Dürer in primo piano con i suoi “Quattro Apostoli” e l’“Autoritratto” del 1500. Lo stesso edificio, opera di Leo von Klenze, è considerato un capolavoro dell’architettura, modello futuro per molti musei, da Roma a San Pietroburgo.
La Neue Pinakothek punta, invece, i riflettori sulle opere della pittura e scultura europea dal tardo XVIII secolo fino all’inizio del XX, con punto focale nell’arte tedesca del XIX secolo che, risalente alla collezione privata del re Ludwig I, è una delle più ricche in assoluto. Si apprezzano le virtù pittoriche di famosi ritrattisti e paesaggisti inglesi, francesi e spagnoli, passando per gli intimisti giochi di colore degli impressionisti francesi godendo di tele di Monet, Manet, Degas, Pissaro e Renoir, mentre Cézanne, Gauguin e van Gogh predispongono lo sguardo del visitatore all’arte moderna.
Sugli oltre 12 mila metri quadrati di superficie, infine, trovano spazio i quattro musei dei campi arte, grafica, architettura e design convogliati nell'unico tetto della Pinakothek der Moderne, innovativa casa dell’arte aperta nel 2002. Oltre a pittura, scultura, fotografie e video della “Staatsgalerie Moderner Kunst” (la raccolta grafica statale), vi si trovano la “Die Neue Sammlung” (Nuova Collezione) con esempi di design e artigianato, le collezioni dell'Università Tecnica di Monaco incentrate sull'architettura tedesca del '900 e, per finire, la “Staatliche Graphische Sammlung”, la raccolta grafica statale con alcune preziose testimonianze dell'arte tedesca, olandese e italiana.
Foto Gallery