Croazia: Istria, Quarnaro e Plitvice
Terra “meravigliosa e magica”. Ecco come è conosciuta la Croazia settentrionale, una delle regioni turistiche più visitate dagli amanti del mare provenienti da tutta Europa. Ma è soprattutto fuori stagione che questa punta estrema dell’Adriatico riserva ai viaggiatori il meglio di sé nella penisola d’Istria, nella fascia costiera che si affaccia sul golfo del Quarnaro e nell’immediato retroterra, con verdi paesaggi che si affacciano su un mare cristallino, affascinanti tesori d’arte e di storia e scrigni di natura talmente belli da essere tutelati dall’Unesco, come, ad esempio, il Parco nazionale dei Laghi di Plitvice.
Testo di Cristiano Pinotti, fotografie di Angelo Fanzini
L'Istria
Un tragitto di poco più di 100 km da Umago (Umag) a Pola lungo il litorale occidentale istriano, oltre a rivelare panoramici tratti di costa rocciosa coperti da boschi di macchia mediterranea, calette, baie, insenature e isole che fanno la gioia degli appassionati di vela, consente di scoprire alcuni tra i più interessanti borghi marinari dell’Istria, a cominciare da Parenzo e Rovigno con il loro notevole patrimonio artistico frutto dell’influenza e dell’intreccio di diverse civiltà e dominazioni: dai Romani, ai Bizantini, dai Veneziani agli Asburgo.
Importante località turistica della costa istriana è Porec (Parenzo). Già colonia romana di cui conserva la struttura urbana del Castrum definita dalle vie principali Decumano e Cardo, rivela oggi un centro storico dove lo stile romanico si alterna a stupendi palazzi di gotico veneziano. Con due millenni di storia alle spalle, Parenzo è ricca di monumenti e attrazioni d’arte a cominciare dal gioiello della Basilica Eufrasiana, una cattedrale paleocristiana edificata in stile bizantino verso la metà del VI secolo, all’epoca del vescovo Eufrasio.
Annoverata tra le più belle opere di arte bizantina, impreziosita da splendidi mosaici dorati che ornano l’abside centrale e il ciborio sopra l’altare, i pavimenti e la facciata, la basilica compare nella lista dei patrimoni mondiali dell’Unesco, unico presente in Istria. Oltre alla chiesa, il percorso di visita comprende anche il Battistero, il campanile, il Palazzo vescovile dell’Eufrasiana, aperto al pubblico nel 2000, i resti dell’oratorio di S. Mauro con i pavimenti a mosaico.
Da non perdere nemmeno la Casa Romanica del XII secolo con l’interessante balcone in legno e la torre pentagonale in stile gotico che all’epoca fungeva da ingresso in città, e la Casa dei “Due Santi”, piccolo edificio in via S. Mauro, costruito nel XIV e XV secolo in stile romanico. Il suo nome deriva dalle due figure in pietra di santi in rilievo, poste accanto alle finestre al piano. Passeggiando per le vie lastricate del centro storico non mancherà l’opportunità di scorgere i segni del fiorente passato veneziano (durato ben cinque secoli) quando il leone di San Marco vegliava anche da qui sulle fortune marinare e commerciali della Serenissima Repubblica di Venezia.
Oltre al patrimonio artistico culturale, l’attrattiva della località è senz’altro il mare: Parenzo è infatti una perla dell’Adriatico sulle cui spiagge sventolano molte Bandiere blu e vanta una tradizione turistica di tutto rispetto annoverando tra i suoi primi turisti l’arciduchessa Stefania, nel lontano 1886, e gli arciduchi Carlo Stefano e Carlo Lodovico, tutti nobili della monarchia austro-ungarica.. Non stupisce che i 37 chilometri di riviera parentina siano ad oggi tra i luoghi più rinomati di tutta la Croazia come Plava e Zelena Laguna (Laguna blu e Laguna verde), o l’isola di Sveti Nikola (San Nicola).
Procedendo verso sud, dopo avere costeggiato il canale di Leme (Limski), un piccolo fiordo che penetra nell’entroterra per circa 10 km, si raggiunge Rovinj (Rovigno), considerata a ragione uno dei più romantici borghi marinari del Mediterraneo e autentico gioiello della costa occidentale istriana, complice un’architettura rimasta pressoché incontaminata, fatta di case alte, viuzze strette, vicoli, scalinate e piccole piazze incastonate in una stretta penisola (un tempo isola separata dalla terraferma) protesa nell’Adriatico.
Attraverso il seicentesco Arco dei Balbi si entra nella città vecchia dove si ha l’impressione che il tempo si sia fermato e il cui culmine è la cattedrale di Santa Eufemia con la sua posizione dominante in cima alla collina. Questo edificio barocco in stile veneziano è il più grande e importante monumento cittadino. E’ dedicato alla santa e martire (detta Fuma dal popolo) il cui sarcofago arrivò dal mare a Rovigno verso l’800, almeno stando alle leggende locali. La festa tradizionale di Santa Eufemia che si svolge verso la metà di settembre è una delle più importanti di tutta l’Istria e richiama moltissimi pellegrini.
Un tuffo nella storia dall’epoca preistorica a quella romana e medievale è consentito al Museo Civico ospitato nel palazzo barocco dei conti Califfi dove accanto all’esposizione permanente di reperti archeologici ci si può fare anche un’idea della tradizione marinara rovignese, e ammirare opere pittoriche che spaziano dal XV secolo fino ai maestri dell’arte contemporanea croata. E rimanendo in tema artistico vale la pena sapere che nella via Grisia, la via degli artisti, dal 1967, la seconda domenica di agosto viene allestita una singolare mostra d’arte all’aperto. Il forte legame della città con il mare è testimoniato anche dal un singolare museo ecologico, “La casa della Batana”, dedicato a una piccola imbarcazione tipica dell’Istria che rappresenta un simbolo identitario molto sentito.
Rovigno offre tratti di costa molto suggestivi dove prendono vita piccole oasi di natura come, ad esempio il parco forestale di Punta Corrente che è il più importante giardino botanico sulla costa orientale dell’Adriatico, e la baia di Palù, una riserva ornitologica con più di 200 tipi di uccelli. Lungo la strada per Pola vale la pena fermarsi anche al borgo di Valle (Bale) in posizione panoramica sulla collina. Una breve sosta per ammirare il suo centro storico fatto di case in pietra, oggi posto sotto tutela ambientale, e per il Palazzo Bembo, recentemente restaurato.
“C’è soltanto un golfo che divide Pola da Venezia” – scriveva un giovane James Joyce in una lettera al fratello, mentre eseguiva il suo incarico di insegnante di inglese nella base della Regia Marina Austro-ungarica. Questa città sull’Adriatico ha alle spalle tremila anni di storia e una nascita che la vede strettamente connessa al mito degli Argonauti e la ricerca del vello d’oro, passando attraverso l’epoca degli Istri, dei Romani e dei Veneziani. Pula (Pola) divenne in seguito il più importante porto militare dell’Impero austro-ungarico, mentre oggi veste il ruolo di principale centro culturale ed economico dell’Istria.
Le varie pagine della storia di Pola possono leggersi nel compatto tessuto urbano dove templi romani si alternano a palazzi in stile barocco, chiese paleocristiane si trovano di fronte a ville di epoca austriaca, mentre nei resti delle mura medievali si aprono porte dell’epoca antica. Una passeggiata a Pola può iniziare dal vecchio nucleo cittadino con il Foro, la piazza centrale della Pola antica e medievale dove si trovano, conservati ancora magnificamente, il Tempio di Augusto risalente all’epoca romana e il gotico Palazzo comunale costruito su un preesistente tempio romano. Non lontano dal Foro, in piazza Portarata, si trova l’Arco dei Sergi, anch’esso perfettamente conservatosi dall’epoca romana.
Incamminandosi lungo le mura della città si arriva alla Porta d’Ercole e Porta Gemina, accanto alla cattedrale e alle numerose case rinascimentali in stile barocco, per poi tornare nuovamente al Foro in meno di un’ora. Tra le attrazioni storiche della città, il più celebre è senz’altro l’Anfiteatro Romano o Arena, edificato nel I secolo dopo Cristo durante il regno dell’imperatore Vespasiano, tra i più grandi dell’antichità e tra i più belli quanto ad eleganza di forme e qualità della pietra istriana utilizzata per la costruzione.
Per immergersi invece nella Pola austriaca degli Asburgo, basta passeggiare nei dintorni del nucleo storico e osservare la moltitudine di edifici di quell’epoca. Vista la sua posizione sul mare, Pola non può che offrire anche spiagge e coste (oltre 100 chilometri di fascia costiera) con bellezze naturali non trascurabili. Le più belle spiagge si trovano nel complesso turistico Verudela, distante solo 5 chilometri dal centro cittadino.
Il Parco Nazionale di Brioni (Brijuni) è un arcipelago costituito da due isole maggiori e dodici isolotti, che si protendono lungo la costa sud occidentale dell’Istria, a poca distanza dalla città di Pola. La superficie complessiva dell’arcipelago, incluso anche il mare che la circonda, protetto anch’esso, è di 34 km quadrati. A caratterizzare l’ambiente delle Brijuni sono coste frastagliate e una vegetazione mediterranea ben preservata, in parte sistemata a parco paesaggistico. La sua bellezza esclusiva richiama ormai da più di cento anni un certo turismo d’elite, aristocratici e statisti di tutto il mondo, per non parlare del fatto che tempi addietro queste isole ospitavano la residenza estiva dell’allora presidente della Jugoslavia, Josip Broz Tito. Risale a questo periodo la sistemazione della maggioranza dei parchi isolani a “Parco-safari” e ancora oggi a popolare questi ambienti sono soprattutto animali erbivori esotici come elefanti, antilopi, gazzelle, lama e zebre.
Qui la natura domina incontrastata e numerosi sono gli uccelli migratori che hanno scelto di svernare sull’isola. In questo paradiso ambientale trova spazio anche un patrimonio storico-culturale di tutto rispetto che rende ancora più attraente il luogo. Particolarmente interessate è il retaggio dell’epoca romana quando a cala Veriga, nel primo secolo, si ergeva una delle residenze estive degli imperatori romani, come provano le numerose statue romane ben conservate. Ma anche l’epoca bizantina ha lasciato notevoli testimonianze risalenti in particolare al periodo in cui a Cala Dobrika fu eretto un castrum ben fortificato, abitato sino al XIV secolo.
Nel XIX secolo, poi, le isole sono state la principale mira strategica della monarchia astroungarica che qui edificò un imponente sistema fortificato per la difesa di Pola. Le monumentali costruzioni ben conservate sono ancora visibili. Ma se c’è un nome a cui sono legate le sorti recenti dell’arcipelago è quello di Paul Kupelwieser, industriale austriaco che, alle soglie del XIX secolo, prima acquistò le isole e poi, con l’aiuto del famoso medico Robert Koch, vi debellò la malaria. Infine, all’inizio del XX secolo diede all’arcipelago l’aspetto di una grande parco destinato alle gioie dei turisti.
Durante l’anno (in inverno solo su richiesta) vengono organizzate escursioni giornaliere in battello in partenza dalla marina di Fasana (Fazana) a nord di Pola, che comprendono la visita guidata in gruppo di Brioni Maggiore (Veliki Brijuni) mentre gli ospiti degli hotel presenti sull’isola possono fruire più liberamente degli spazi, magari esplorando l’isola in bicicletta o visitando anche il resto dell’arcipelago con tour in barca.
Le isole del Golfo del Quarnaro
Un itinerario attraverso le isole del Golfo del Quarnaro in Croazia equivale a un tuffo nei colori dell’Alto Adriatico. Il verde della vegetazione di Krk fa da contrappunto all’azzurro del mare, che diviene blu intenso o scivola in un poetico turchese. Le atmosfere lunari di Pag si mischiano alla pietra dei campanili medioevali di Rab, e tutto, alla luce del tramonto, si ammanta di una luce dorata che inganna l’occhio e rapisce il cuore. I colori sono parte integrante della vita della gente, dei fazzoletti neri delle donne più anziane, delle sgargianti processioni dei santi patroni, delle barche, instancabili, che solcano il mare.
Krk (Veglia), la più grande isola dell’arcipelago del Quarnero, intervalla rocce glabre a fitti boschi mediterranei che, di quando in quando, lasciano posto a raccolti borghi dal sentore medioevale, che raccontano la storia di queste terre di mare a lungo patrimonio della Serenissima. Uno dei più interessanti insediamenti è senza dubbio Omisalj (Castelmuschio) che incanta con le sue stradine strette, la loggia veneta del XVII secolo, la parrocchiale romanica di S. Maria e con le testimonianze della vicina necropoli romana di Fulfinium del I secolo d.C. Le località balneari di Njivice e di Malinska accolgono invece il visitatore con la bellezza delle coste, caratterizzate da spiagge di ghiaia e da insenature seminascoste dalla vegetazione.
Entrando nella città di Krk ci si immerge in piena epoca veneziana. Le mura rinascimentali, nelle quali si aprono le tre porte della città antica, dischiudono uno scenario fatto di chiese, palazzi nobiliari e fortificazioni difensive. La torre di guardia, costruita nel 1493, si contrappone al Castello dei Frankopan con la sua torre Kamplin a pianta quadrata, che in epoca medioevale svolgeva la funzione di tribunale. Poco distante ecco la cattedrale di S. Maria, edificio romanico a tre navate che nei secoli ha subito più di un intervento stilistico. Attraverso un portico a volta, dalla cattedrale si accede alla basilica romanica di S. Quirino, patrono della città. Interessante una visita alla cripta e al Museo diocesano.
Separato da Krk dalla stretta penisola di Prniba è il noto centro nautico di Punat, autentico paradiso dei velisti grazie alla sua attrezzata marina. La piccola isola di Kosljun di fronte a Punat, tra il folto della vegetazione nasconde un convento francescano quattrocentesco, di grande importanza storica quale centro di preservazione dell'antica cultura e scrittura Glagolitica in uso sull'isola fino ai primi anni dell'Ottocento. Se il richiamo del mare comincia nuovamente a farsi sentire, può essere piacevole puntare allora verso Baska, che accoglie i turisti con la sua lunghissima spiaggia e le sue acque limpide.
Cres (Cherso), separata dall’isola di Losinj (Lussino) da uno stretto braccio di mare scavalcato da un ponte, è praticamente divisa in due: la parte settentrionale vede imperversare la bora, l’area meridionale, più protetta, gode invece di un clima tipicamente mediterraneo. La città di Cres (Cherso) è un piccolo scrigno di tesori d’arte: La loggia veneta, in cui ancora oggi si svolge il mercato; le mura, dalle quali spicca la torre merlata del secolo XVI; e poi tanti edifici e stemmi medioevali, confusi in un dedalo di calli che riportano, con evidente immediatezza, a tante località dell’opposta sponda adriatica. Tra i tanti monumenti di Cres, meritano particolare attenzione il Palazzo Arsan, edificio tardogotico attualmente sede del museo cittadino, la parrocchiale gotica di S. Maria delle Nevi, la chiesa di S. Isidoro e quella di S. Maria Maddalena.
Una quindicina di chilometri separano Cres da Lubenice (Lubenizze), uno dei più antichi insediamenti dell’isola, magicamente sospeso su uno sperone di roccia che fa da basamento alle sue case attraversate da intricati passaggi anche sotterranei. Stupefacente è anche la vista verso il Lago Vrana, un purissimo specchio di acqua dolce, che si trova 16 metri sotto il livello del mare e che costituisce la più importante riserva idrica dell’intera isola. Nel punto in cui Cres e Losinj quasi si congiungono, ecco Osor (Ossero), città che conserva infiniti segni del passaggio del tempo. Le tombe dell’età del bronzo, risalenti a nove secoli prima della nascita di Cristo, si contrappongono alle mura megalitiche del IV-III secolo a.C., alle tante chiese e palazzi che testimoniano la ricchezza di epoca medioevale e rinascimentale. Meritano una visita il Palazzo episcopale, il Palazzo del Consiglio, l’oratorio di S. Gaudenzio, la Cattedrale e il Palazzo municipale.
L’isola di Rab (Arbe), se si esclude un tratto di costa brullo e roccioso battuto dalla bora, è un immenso e lussureggiante orto botanico, impreziosito da piccoli tesori d’arte. Rab, il capoluogo dell’isola, disteso lungo una stretta lingua di terra, sorprende con i suoi palazzi nobiliari e i suoi edifici religiosi che ne testimoniano l’importanza risalente all’epoca medioevale. Ai piedi della scalinata che introduce alla parte alta della cittadina, sorge il palazzo Dominus Rimira in stile gotico-rinascimentale. La Srednja, la via principale, conduce poi alla Loggia Veneta, del 1509, a sua volta affiancata dalla chiesetta di S. Niccolò.
Poco discosto si innalza la stretta torre denominata Morska vrata del secolo XIV. I principali edifici religiosi sono però ubicati nella parte alta di Rab: la piccola chiesa di S. Andrea, la splendida cattedrale romanica di S. Marija Velika, consacrata nel 1177, il campanile, anch’esso romanico, del XIII secolo, la chiesa di S. Antonio Abate, S. Giustina, che faceva parte di un antico complesso monastico benedettino. E poi ancora S. Croce e le rovine del convento di S. Giovanni Evangelista. Più prosaico, ma decisamente interessante, è invece il Palazzo del Duca, l’antico Knezev Drov, edificio del XIII secolo posto in una delle più belle e vitali piazze cittadine. A nord di Rab si distende il Parco Komrcar, uno dei più affascinati dell’intera zona dalmata, che ospita pioppi, cipressi, alloro, fichi d’india e agavi secolari.
Pag (Pago) attrae il turista più per le sue tradizione enogastronomiche che per le sue bellezze artistiche limitate, quasi esclusivamente, ai soli palazzi che costituiscono il capoluogo dell’isola. Decisamente interessanti sono invece lo Zutica, un buon vino bianco, e il Paski sir, un rinomato pecorino il cui sapore, secondo la tradizione, pare sia da far risalire ai particolari pascoli di Pag, composti da salvia selvatica e rare erbe, che le pecore strappano alle rocce dell’isola. Da non perdere, infine, una saporita grigliata a base di carne d’agnello. Gli amanti del bello possono comunque rifarsi gli occhi con gli splendidi merletti che, da sempre, nascono dalle esperte mani delle donne.
Chi trascorre la propria esistenza su un’isola vive il mare in maniera speciale. Il mare è la vita, ma anche la sventura. Il mare è campo di battaglia, ma anche strada maestra per cercare fortuna. La relazione con il mare diviene un rapporto struggente fatto di canti popolari e di sguardi che si perdono all’orizzonte, cercando la prua di una barca, lontana da casa da troppo tempo. Il mare è la gioia di tavole imbandite con il pesce e innaffiate dal generoso vino dell’entroterra. Il mare è sempre uguale a se stesso, disinteressato alle lotte di potere e alle diatribe etniche, dispensatore di vita e di morte, sordo alle invocazioni, alle maledizioni e alle preghiere.
Il mare, per gli occhi e per il cuore dei pescatori croati, ma probabilmente per i pescatori di qualsiasi isola a qualsiasi latitudine, è una sirena incantatrice. Una sorta di Medusa che, invece di pietrificare gli uomini, li spinge a prendere il largo sfidando le onde e il vento, ad ascoltare una voce assordante che proviene da dentro. Una maledizione, questo mare di Croazia. Una benedetta maledizione che si legge negli occhi dei pescatori e ha inciso i loro volti e le loro mani.
Il Parco dei Laghi di Plitvice
In una valle circondata da montagne boscose, si estende il Parco dei Laghi di Plitvice: sedici specchi d’acqua di origine carsica che riflettono, in un susseguirsi di cascate e cascatelle, la lussureggiante vegetazione di una delle più interessanti aree naturalistiche della Croazia. Ruscelli e piccoli fiumi alimentano i laghi, la cui trasparenza cristallina, che gioca tra il verde e l’azzurro, dal 1979 è iscritta nel Registro del Patrimonio Naturale dell’Unesco.
Nel bacino collettore di Plitvice affluiscono i fiumi Bijela rijeka, Crna rijeka e Rjecca, oltre le acque di origine sotterranea dovute allo scioglimento delle nevi e alla presenza di alcune sorgenti. Il Parco di Plitvice è sostanzialmente diviso in due aree: quella dei laghi superiori e quella dei laghi inferiori. I primi sono scavati su roccia dolomitica, i secondi sono situati nella valle calcarea. La ricchezza della flora e della fauna rendono il parco di Plitvice meta privilegiata di quasi un milione di visitatori all’anno.
Il Lago Proscan, a 630 metri di quota, si caratterizza per il verde scuro delle sue acque contornate da fitti boschi di conifere e latifoglie. In parte alimentato dal Proscan, e parzialmente da sorgenti sotterranee, è l’attiguo Lago Ciginovac che vede il punto di principale attrazione proprio nelle cascate che dal Proscan si gettano nelle sue acque. Profondo 11 metri, è collegato al Lago Okrugljak da un altro bel salto d’acqua. Quest’ultimo piccolo lago è impreziosito da un’ulteriore cascata che, con un balzo di circa 20 metri, si getta sulla barriera tufacea che sovrasta un’interessante serie di grotte e cavità naturali.
Ancora più minuto è il Lago Batinovac, profondo solo 5 metri. Circondato da alti faggi è caratterizzato da una bella serie di cascatelle, la maggiore delle quali, con un volo di ben 28 metri, alimenta il Lago Galovac. Anche qui la spettacolarità della natura si affida a una serie di spumeggianti cascate, ma la più intima bellezza del Galovac risiede nei colori: tonalità smeraldine lambiscono le sponde, mentre colorazioni più intense caratterizzano l’area centrale di maggiore profondità. Cromie che divengono poi assolutamente affascinanti durante la stagione autunnale, quando le foglie degli alberi aggiungono un ulteriore tocco di poesia alle rime sciorinate dalle acque.
Il lato orientale del lago è giustamente celebre per i cosiddetti Prstavci (Schizzi), cascate che precipitano sulla sottostante barriera tufacea per oltre 20 metri. La Veliki Prstavci, la cascata più ampia del lago, contraddistingue la parte settentrionale. Le acque del Galovac alimentano: il Lago di Mile, la cui massima profondità raggiunge a malapena il metro, il Lago Gradinsko, interessante per il colore che dal verde scuro delle profondità scolora fino al verde più chiaro e al bianco dei bassifondi, il Burgeti, una serie di laghetti poco profondi suddivisi da barriere tufacee ricoperte di vegetazione acquatica e il Lago Kozjac, con la sua isola dolomitica Stefanjin otok, di originale forma ovale. Fanno parte del complesso dei Laghi superiori anche il Lago Maggiore, il Minore e il Vir.
Il più grande dei laghi inferiori è il Lago Milanovac, le cui acque trascolorano dal verde all’azzurro, a causa della diversa luce del sole, della serenità del cielo, o solamente dalla differente posizione assunta dal visitatore. Circondato da alte rupi e da grotte, precipita nel Lago Gavanovo attraverso le cascate Milka Trnina, dedicate a una celebre cantante lirica croata. Il Gavanovo, circondato da un canyon roccioso, si unisce al Lago Kaluderovac attraverso le Velike Kaskade (Cascate grandi).
L’ultimo lago del complesso, il Novakovicéva brod, è lo specchio d’acqua che presenta uno degli scorci più spettacolari nelle cascate che, con un salto di oltre 25 metri, si gettano nella conca Sastavci. In questo avvallamento confluiscono anche le acque del ruscello Plitvica e quelle, sorgive, del fiume carsico Korana. Questo eccezionale gioco d’acqua termina presso il grandioso ingresso della Grotta Golubnjaca.
Nell’elargire la propria bellezza ai visitatori, un ruolo decisamente importante è recitato dalle numerose grotte che punteggiano i laghi. Decorate da stalattiti e stalagmiti, alcune, come la Grotta azzurra il cui accesso è possibile solo dall’acqua, sono divenute habitat ideale dei pipistrelli, che qui ritrovano il corretto equilibrio con il proprio ambiente naturale. Inoltre, la scelta di non intaccare con strutture artificiali la spontanea bellezza di questi luoghi, talvolta rende le grotte di difficoltoso accesso. Nella quasi totalità dei casi, per godere dell’arcaico fascino di queste cavità naturali è obbligatorio munirsi di una torcia elettrica.
Tantissime le farfalle diurne e notturne presenti nell’area del parco nazionale, che un’analisi sommaria stima tra le 400 e le 500 specie. Meno eteree, e senza dubbio più facili da catalogare, sono invece le specie ittiche, tra le quali vale la pena di menzionare trote, sanguinerole, siluri, carpe e scardole. Tra gli anfibi: salamandre, tritoni, rane e rospi costituiscono i gruppi più numerosi, mentre più rare sono le poche specie autoctone di rettili.
Sono invece oltre 140 le specie di uccelli registrate nella zona, dei quali circa la metà ha scelto il parco nazionale di Plitvice come luogo di riproduzione. Merli acquaioli, cutrettole di montagna e anatre selvatiche sono decisamente facili da incontrare; più schivi, e certamente meno numerosi, i picchi, i galli cedroni, i gufi, gli allocchi, gli aironi e le strolaghe. Rarissimi i falchi pellegrini e le aquile reali. Non mancano, infine, i grandi mammiferi che però, se si escludono le fasi dell’aurora e del crepuscolo, ben difficilmente si lasceranno scorgere dall’occhio pur attento dei visitatori. Fanno parte della fauna del parco: orsi, linci, volpi, tassi, lupi, ghiri e martore.
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Un tragitto di poco più di 100 km da Umago (Umag) a Pola lungo il litorale occidentale istriano, oltre a rivelare panoramici tratti di costa rocciosa coperti da boschi di macchia mediterranea, calette, baie, insenature e isole che fanno la gioia degli appassionati di vela, consente di scoprire alcuni tra i più interessanti borghi marinari dell’Istria, a cominciare da Parenzo e Rovigno con il loro notevole patrimonio artistico frutto dell’influenza e dell’intreccio di diverse civiltà e dominazioni: dai Romani, ai Bizantini, dai Veneziani agli Asburgo.
Importante località turistica della costa istriana è Porec (Parenzo). Già colonia romana di cui conserva la struttura urbana del Castrum definita dalle vie principali Decumano e Cardo, rivela oggi un centro storico dove lo stile romanico si alterna a stupendi palazzi di gotico veneziano. Con due millenni di storia alle spalle, Parenzo è ricca di monumenti e attrazioni d’arte a cominciare dal gioiello della Basilica Eufrasiana, una cattedrale paleocristiana edificata in stile bizantino verso la metà del VI secolo, all’epoca del vescovo Eufrasio.
Annoverata tra le più belle opere di arte bizantina, impreziosita da splendidi mosaici dorati che ornano l’abside centrale e il ciborio sopra l’altare, i pavimenti e la facciata, la basilica compare nella lista dei patrimoni mondiali dell’Unesco, unico presente in Istria. Oltre alla chiesa, il percorso di visita comprende anche il Battistero, il campanile, il Palazzo vescovile dell’Eufrasiana, aperto al pubblico nel 2000, i resti dell’oratorio di S. Mauro con i pavimenti a mosaico.
Da non perdere nemmeno la Casa Romanica del XII secolo con l’interessante balcone in legno e la torre pentagonale in stile gotico che all’epoca fungeva da ingresso in città, e la Casa dei “Due Santi”, piccolo edificio in via S. Mauro, costruito nel XIV e XV secolo in stile romanico. Il suo nome deriva dalle due figure in pietra di santi in rilievo, poste accanto alle finestre al piano. Passeggiando per le vie lastricate del centro storico non mancherà l’opportunità di scorgere i segni del fiorente passato veneziano (durato ben cinque secoli) quando il leone di San Marco vegliava anche da qui sulle fortune marinare e commerciali della Serenissima Repubblica di Venezia.
Oltre al patrimonio artistico culturale, l’attrattiva della località è senz’altro il mare: Parenzo è infatti una perla dell’Adriatico sulle cui spiagge sventolano molte Bandiere blu e vanta una tradizione turistica di tutto rispetto annoverando tra i suoi primi turisti l’arciduchessa Stefania, nel lontano 1886, e gli arciduchi Carlo Stefano e Carlo Lodovico, tutti nobili della monarchia austro-ungarica.. Non stupisce che i 37 chilometri di riviera parentina siano ad oggi tra i luoghi più rinomati di tutta la Croazia come Plava e Zelena Laguna (Laguna blu e Laguna verde), o l’isola di Sveti Nikola (San Nicola).
Procedendo verso sud, dopo avere costeggiato il canale di Leme (Limski), un piccolo fiordo che penetra nell’entroterra per circa 10 km, si raggiunge Rovinj (Rovigno), considerata a ragione uno dei più romantici borghi marinari del Mediterraneo e autentico gioiello della costa occidentale istriana, complice un’architettura rimasta pressoché incontaminata, fatta di case alte, viuzze strette, vicoli, scalinate e piccole piazze incastonate in una stretta penisola (un tempo isola separata dalla terraferma) protesa nell’Adriatico.
Attraverso il seicentesco Arco dei Balbi si entra nella città vecchia dove si ha l’impressione che il tempo si sia fermato e il cui culmine è la cattedrale di Santa Eufemia con la sua posizione dominante in cima alla collina. Questo edificio barocco in stile veneziano è il più grande e importante monumento cittadino. E’ dedicato alla santa e martire (detta Fuma dal popolo) il cui sarcofago arrivò dal mare a Rovigno verso l’800, almeno stando alle leggende locali. La festa tradizionale di Santa Eufemia che si svolge verso la metà di settembre è una delle più importanti di tutta l’Istria e richiama moltissimi pellegrini.
Un tuffo nella storia dall’epoca preistorica a quella romana e medievale è consentito al Museo Civico ospitato nel palazzo barocco dei conti Califfi dove accanto all’esposizione permanente di reperti archeologici ci si può fare anche un’idea della tradizione marinara rovignese, e ammirare opere pittoriche che spaziano dal XV secolo fino ai maestri dell’arte contemporanea croata. E rimanendo in tema artistico vale la pena sapere che nella via Grisia, la via degli artisti, dal 1967, la seconda domenica di agosto viene allestita una singolare mostra d’arte all’aperto. Il forte legame della città con il mare è testimoniato anche dal un singolare museo ecologico, “La casa della Batana”, dedicato a una piccola imbarcazione tipica dell’Istria che rappresenta un simbolo identitario molto sentito.
Rovigno offre tratti di costa molto suggestivi dove prendono vita piccole oasi di natura come, ad esempio il parco forestale di Punta Corrente che è il più importante giardino botanico sulla costa orientale dell’Adriatico, e la baia di Palù, una riserva ornitologica con più di 200 tipi di uccelli. Lungo la strada per Pola vale la pena fermarsi anche al borgo di Valle (Bale) in posizione panoramica sulla collina. Una breve sosta per ammirare il suo centro storico fatto di case in pietra, oggi posto sotto tutela ambientale, e per il Palazzo Bembo, recentemente restaurato.
“C’è soltanto un golfo che divide Pola da Venezia” – scriveva un giovane James Joyce in una lettera al fratello, mentre eseguiva il suo incarico di insegnante di inglese nella base della Regia Marina Austro-ungarica. Questa città sull’Adriatico ha alle spalle tremila anni di storia e una nascita che la vede strettamente connessa al mito degli Argonauti e la ricerca del vello d’oro, passando attraverso l’epoca degli Istri, dei Romani e dei Veneziani. Pula (Pola) divenne in seguito il più importante porto militare dell’Impero austro-ungarico, mentre oggi veste il ruolo di principale centro culturale ed economico dell’Istria.
Le varie pagine della storia di Pola possono leggersi nel compatto tessuto urbano dove templi romani si alternano a palazzi in stile barocco, chiese paleocristiane si trovano di fronte a ville di epoca austriaca, mentre nei resti delle mura medievali si aprono porte dell’epoca antica. Una passeggiata a Pola può iniziare dal vecchio nucleo cittadino con il Foro, la piazza centrale della Pola antica e medievale dove si trovano, conservati ancora magnificamente, il Tempio di Augusto risalente all’epoca romana e il gotico Palazzo comunale costruito su un preesistente tempio romano. Non lontano dal Foro, in piazza Portarata, si trova l’Arco dei Sergi, anch’esso perfettamente conservatosi dall’epoca romana.
Incamminandosi lungo le mura della città si arriva alla Porta d’Ercole e Porta Gemina, accanto alla cattedrale e alle numerose case rinascimentali in stile barocco, per poi tornare nuovamente al Foro in meno di un’ora. Tra le attrazioni storiche della città, il più celebre è senz’altro l’Anfiteatro Romano o Arena, edificato nel I secolo dopo Cristo durante il regno dell’imperatore Vespasiano, tra i più grandi dell’antichità e tra i più belli quanto ad eleganza di forme e qualità della pietra istriana utilizzata per la costruzione.
Per immergersi invece nella Pola austriaca degli Asburgo, basta passeggiare nei dintorni del nucleo storico e osservare la moltitudine di edifici di quell’epoca. Vista la sua posizione sul mare, Pola non può che offrire anche spiagge e coste (oltre 100 chilometri di fascia costiera) con bellezze naturali non trascurabili. Le più belle spiagge si trovano nel complesso turistico Verudela, distante solo 5 chilometri dal centro cittadino.
Il Parco Nazionale di Brioni (Brijuni) è un arcipelago costituito da due isole maggiori e dodici isolotti, che si protendono lungo la costa sud occidentale dell’Istria, a poca distanza dalla città di Pola. La superficie complessiva dell’arcipelago, incluso anche il mare che la circonda, protetto anch’esso, è di 34 km quadrati. A caratterizzare l’ambiente delle Brijuni sono coste frastagliate e una vegetazione mediterranea ben preservata, in parte sistemata a parco paesaggistico. La sua bellezza esclusiva richiama ormai da più di cento anni un certo turismo d’elite, aristocratici e statisti di tutto il mondo, per non parlare del fatto che tempi addietro queste isole ospitavano la residenza estiva dell’allora presidente della Jugoslavia, Josip Broz Tito. Risale a questo periodo la sistemazione della maggioranza dei parchi isolani a “Parco-safari” e ancora oggi a popolare questi ambienti sono soprattutto animali erbivori esotici come elefanti, antilopi, gazzelle, lama e zebre.
Qui la natura domina incontrastata e numerosi sono gli uccelli migratori che hanno scelto di svernare sull’isola. In questo paradiso ambientale trova spazio anche un patrimonio storico-culturale di tutto rispetto che rende ancora più attraente il luogo. Particolarmente interessate è il retaggio dell’epoca romana quando a cala Veriga, nel primo secolo, si ergeva una delle residenze estive degli imperatori romani, come provano le numerose statue romane ben conservate. Ma anche l’epoca bizantina ha lasciato notevoli testimonianze risalenti in particolare al periodo in cui a Cala Dobrika fu eretto un castrum ben fortificato, abitato sino al XIV secolo.
Nel XIX secolo, poi, le isole sono state la principale mira strategica della monarchia astroungarica che qui edificò un imponente sistema fortificato per la difesa di Pola. Le monumentali costruzioni ben conservate sono ancora visibili. Ma se c’è un nome a cui sono legate le sorti recenti dell’arcipelago è quello di Paul Kupelwieser, industriale austriaco che, alle soglie del XIX secolo, prima acquistò le isole e poi, con l’aiuto del famoso medico Robert Koch, vi debellò la malaria. Infine, all’inizio del XX secolo diede all’arcipelago l’aspetto di una grande parco destinato alle gioie dei turisti.
Durante l’anno (in inverno solo su richiesta) vengono organizzate escursioni giornaliere in battello in partenza dalla marina di Fasana (Fazana) a nord di Pola, che comprendono la visita guidata in gruppo di Brioni Maggiore (Veliki Brijuni) mentre gli ospiti degli hotel presenti sull’isola possono fruire più liberamente degli spazi, magari esplorando l’isola in bicicletta o visitando anche il resto dell’arcipelago con tour in barca.
Le isole del Golfo del Quarnaro
Un itinerario attraverso le isole del Golfo del Quarnaro in Croazia equivale a un tuffo nei colori dell’Alto Adriatico. Il verde della vegetazione di Krk fa da contrappunto all’azzurro del mare, che diviene blu intenso o scivola in un poetico turchese. Le atmosfere lunari di Pag si mischiano alla pietra dei campanili medioevali di Rab, e tutto, alla luce del tramonto, si ammanta di una luce dorata che inganna l’occhio e rapisce il cuore. I colori sono parte integrante della vita della gente, dei fazzoletti neri delle donne più anziane, delle sgargianti processioni dei santi patroni, delle barche, instancabili, che solcano il mare.
Krk (Veglia), la più grande isola dell’arcipelago del Quarnero, intervalla rocce glabre a fitti boschi mediterranei che, di quando in quando, lasciano posto a raccolti borghi dal sentore medioevale, che raccontano la storia di queste terre di mare a lungo patrimonio della Serenissima. Uno dei più interessanti insediamenti è senza dubbio Omisalj (Castelmuschio) che incanta con le sue stradine strette, la loggia veneta del XVII secolo, la parrocchiale romanica di S. Maria e con le testimonianze della vicina necropoli romana di Fulfinium del I secolo d.C. Le località balneari di Njivice e di Malinska accolgono invece il visitatore con la bellezza delle coste, caratterizzate da spiagge di ghiaia e da insenature seminascoste dalla vegetazione.
Entrando nella città di Krk ci si immerge in piena epoca veneziana. Le mura rinascimentali, nelle quali si aprono le tre porte della città antica, dischiudono uno scenario fatto di chiese, palazzi nobiliari e fortificazioni difensive. La torre di guardia, costruita nel 1493, si contrappone al Castello dei Frankopan con la sua torre Kamplin a pianta quadrata, che in epoca medioevale svolgeva la funzione di tribunale. Poco distante ecco la cattedrale di S. Maria, edificio romanico a tre navate che nei secoli ha subito più di un intervento stilistico. Attraverso un portico a volta, dalla cattedrale si accede alla basilica romanica di S. Quirino, patrono della città. Interessante una visita alla cripta e al Museo diocesano.
Separato da Krk dalla stretta penisola di Prniba è il noto centro nautico di Punat, autentico paradiso dei velisti grazie alla sua attrezzata marina. La piccola isola di Kosljun di fronte a Punat, tra il folto della vegetazione nasconde un convento francescano quattrocentesco, di grande importanza storica quale centro di preservazione dell'antica cultura e scrittura Glagolitica in uso sull'isola fino ai primi anni dell'Ottocento. Se il richiamo del mare comincia nuovamente a farsi sentire, può essere piacevole puntare allora verso Baska, che accoglie i turisti con la sua lunghissima spiaggia e le sue acque limpide.
Cres (Cherso), separata dall’isola di Losinj (Lussino) da uno stretto braccio di mare scavalcato da un ponte, è praticamente divisa in due: la parte settentrionale vede imperversare la bora, l’area meridionale, più protetta, gode invece di un clima tipicamente mediterraneo. La città di Cres (Cherso) è un piccolo scrigno di tesori d’arte: La loggia veneta, in cui ancora oggi si svolge il mercato; le mura, dalle quali spicca la torre merlata del secolo XVI; e poi tanti edifici e stemmi medioevali, confusi in un dedalo di calli che riportano, con evidente immediatezza, a tante località dell’opposta sponda adriatica. Tra i tanti monumenti di Cres, meritano particolare attenzione il Palazzo Arsan, edificio tardogotico attualmente sede del museo cittadino, la parrocchiale gotica di S. Maria delle Nevi, la chiesa di S. Isidoro e quella di S. Maria Maddalena.
Una quindicina di chilometri separano Cres da Lubenice (Lubenizze), uno dei più antichi insediamenti dell’isola, magicamente sospeso su uno sperone di roccia che fa da basamento alle sue case attraversate da intricati passaggi anche sotterranei. Stupefacente è anche la vista verso il Lago Vrana, un purissimo specchio di acqua dolce, che si trova 16 metri sotto il livello del mare e che costituisce la più importante riserva idrica dell’intera isola. Nel punto in cui Cres e Losinj quasi si congiungono, ecco Osor (Ossero), città che conserva infiniti segni del passaggio del tempo. Le tombe dell’età del bronzo, risalenti a nove secoli prima della nascita di Cristo, si contrappongono alle mura megalitiche del IV-III secolo a.C., alle tante chiese e palazzi che testimoniano la ricchezza di epoca medioevale e rinascimentale. Meritano una visita il Palazzo episcopale, il Palazzo del Consiglio, l’oratorio di S. Gaudenzio, la Cattedrale e il Palazzo municipale.
L’isola di Rab (Arbe), se si esclude un tratto di costa brullo e roccioso battuto dalla bora, è un immenso e lussureggiante orto botanico, impreziosito da piccoli tesori d’arte. Rab, il capoluogo dell’isola, disteso lungo una stretta lingua di terra, sorprende con i suoi palazzi nobiliari e i suoi edifici religiosi che ne testimoniano l’importanza risalente all’epoca medioevale. Ai piedi della scalinata che introduce alla parte alta della cittadina, sorge il palazzo Dominus Rimira in stile gotico-rinascimentale. La Srednja, la via principale, conduce poi alla Loggia Veneta, del 1509, a sua volta affiancata dalla chiesetta di S. Niccolò.
Poco discosto si innalza la stretta torre denominata Morska vrata del secolo XIV. I principali edifici religiosi sono però ubicati nella parte alta di Rab: la piccola chiesa di S. Andrea, la splendida cattedrale romanica di S. Marija Velika, consacrata nel 1177, il campanile, anch’esso romanico, del XIII secolo, la chiesa di S. Antonio Abate, S. Giustina, che faceva parte di un antico complesso monastico benedettino. E poi ancora S. Croce e le rovine del convento di S. Giovanni Evangelista. Più prosaico, ma decisamente interessante, è invece il Palazzo del Duca, l’antico Knezev Drov, edificio del XIII secolo posto in una delle più belle e vitali piazze cittadine. A nord di Rab si distende il Parco Komrcar, uno dei più affascinati dell’intera zona dalmata, che ospita pioppi, cipressi, alloro, fichi d’india e agavi secolari.
Pag (Pago) attrae il turista più per le sue tradizione enogastronomiche che per le sue bellezze artistiche limitate, quasi esclusivamente, ai soli palazzi che costituiscono il capoluogo dell’isola. Decisamente interessanti sono invece lo Zutica, un buon vino bianco, e il Paski sir, un rinomato pecorino il cui sapore, secondo la tradizione, pare sia da far risalire ai particolari pascoli di Pag, composti da salvia selvatica e rare erbe, che le pecore strappano alle rocce dell’isola. Da non perdere, infine, una saporita grigliata a base di carne d’agnello. Gli amanti del bello possono comunque rifarsi gli occhi con gli splendidi merletti che, da sempre, nascono dalle esperte mani delle donne.
Chi trascorre la propria esistenza su un’isola vive il mare in maniera speciale. Il mare è la vita, ma anche la sventura. Il mare è campo di battaglia, ma anche strada maestra per cercare fortuna. La relazione con il mare diviene un rapporto struggente fatto di canti popolari e di sguardi che si perdono all’orizzonte, cercando la prua di una barca, lontana da casa da troppo tempo. Il mare è la gioia di tavole imbandite con il pesce e innaffiate dal generoso vino dell’entroterra. Il mare è sempre uguale a se stesso, disinteressato alle lotte di potere e alle diatribe etniche, dispensatore di vita e di morte, sordo alle invocazioni, alle maledizioni e alle preghiere.
Il mare, per gli occhi e per il cuore dei pescatori croati, ma probabilmente per i pescatori di qualsiasi isola a qualsiasi latitudine, è una sirena incantatrice. Una sorta di Medusa che, invece di pietrificare gli uomini, li spinge a prendere il largo sfidando le onde e il vento, ad ascoltare una voce assordante che proviene da dentro. Una maledizione, questo mare di Croazia. Una benedetta maledizione che si legge negli occhi dei pescatori e ha inciso i loro volti e le loro mani.
Il Parco dei Laghi di Plitvice
In una valle circondata da montagne boscose, si estende il Parco dei Laghi di Plitvice: sedici specchi d’acqua di origine carsica che riflettono, in un susseguirsi di cascate e cascatelle, la lussureggiante vegetazione di una delle più interessanti aree naturalistiche della Croazia. Ruscelli e piccoli fiumi alimentano i laghi, la cui trasparenza cristallina, che gioca tra il verde e l’azzurro, dal 1979 è iscritta nel Registro del Patrimonio Naturale dell’Unesco.
Nel bacino collettore di Plitvice affluiscono i fiumi Bijela rijeka, Crna rijeka e Rjecca, oltre le acque di origine sotterranea dovute allo scioglimento delle nevi e alla presenza di alcune sorgenti. Il Parco di Plitvice è sostanzialmente diviso in due aree: quella dei laghi superiori e quella dei laghi inferiori. I primi sono scavati su roccia dolomitica, i secondi sono situati nella valle calcarea. La ricchezza della flora e della fauna rendono il parco di Plitvice meta privilegiata di quasi un milione di visitatori all’anno.
Il Lago Proscan, a 630 metri di quota, si caratterizza per il verde scuro delle sue acque contornate da fitti boschi di conifere e latifoglie. In parte alimentato dal Proscan, e parzialmente da sorgenti sotterranee, è l’attiguo Lago Ciginovac che vede il punto di principale attrazione proprio nelle cascate che dal Proscan si gettano nelle sue acque. Profondo 11 metri, è collegato al Lago Okrugljak da un altro bel salto d’acqua. Quest’ultimo piccolo lago è impreziosito da un’ulteriore cascata che, con un balzo di circa 20 metri, si getta sulla barriera tufacea che sovrasta un’interessante serie di grotte e cavità naturali.
Ancora più minuto è il Lago Batinovac, profondo solo 5 metri. Circondato da alti faggi è caratterizzato da una bella serie di cascatelle, la maggiore delle quali, con un volo di ben 28 metri, alimenta il Lago Galovac. Anche qui la spettacolarità della natura si affida a una serie di spumeggianti cascate, ma la più intima bellezza del Galovac risiede nei colori: tonalità smeraldine lambiscono le sponde, mentre colorazioni più intense caratterizzano l’area centrale di maggiore profondità. Cromie che divengono poi assolutamente affascinanti durante la stagione autunnale, quando le foglie degli alberi aggiungono un ulteriore tocco di poesia alle rime sciorinate dalle acque.
Il lato orientale del lago è giustamente celebre per i cosiddetti Prstavci (Schizzi), cascate che precipitano sulla sottostante barriera tufacea per oltre 20 metri. La Veliki Prstavci, la cascata più ampia del lago, contraddistingue la parte settentrionale. Le acque del Galovac alimentano: il Lago di Mile, la cui massima profondità raggiunge a malapena il metro, il Lago Gradinsko, interessante per il colore che dal verde scuro delle profondità scolora fino al verde più chiaro e al bianco dei bassifondi, il Burgeti, una serie di laghetti poco profondi suddivisi da barriere tufacee ricoperte di vegetazione acquatica e il Lago Kozjac, con la sua isola dolomitica Stefanjin otok, di originale forma ovale. Fanno parte del complesso dei Laghi superiori anche il Lago Maggiore, il Minore e il Vir.
Il più grande dei laghi inferiori è il Lago Milanovac, le cui acque trascolorano dal verde all’azzurro, a causa della diversa luce del sole, della serenità del cielo, o solamente dalla differente posizione assunta dal visitatore. Circondato da alte rupi e da grotte, precipita nel Lago Gavanovo attraverso le cascate Milka Trnina, dedicate a una celebre cantante lirica croata. Il Gavanovo, circondato da un canyon roccioso, si unisce al Lago Kaluderovac attraverso le Velike Kaskade (Cascate grandi).
L’ultimo lago del complesso, il Novakovicéva brod, è lo specchio d’acqua che presenta uno degli scorci più spettacolari nelle cascate che, con un salto di oltre 25 metri, si gettano nella conca Sastavci. In questo avvallamento confluiscono anche le acque del ruscello Plitvica e quelle, sorgive, del fiume carsico Korana. Questo eccezionale gioco d’acqua termina presso il grandioso ingresso della Grotta Golubnjaca.
Nell’elargire la propria bellezza ai visitatori, un ruolo decisamente importante è recitato dalle numerose grotte che punteggiano i laghi. Decorate da stalattiti e stalagmiti, alcune, come la Grotta azzurra il cui accesso è possibile solo dall’acqua, sono divenute habitat ideale dei pipistrelli, che qui ritrovano il corretto equilibrio con il proprio ambiente naturale. Inoltre, la scelta di non intaccare con strutture artificiali la spontanea bellezza di questi luoghi, talvolta rende le grotte di difficoltoso accesso. Nella quasi totalità dei casi, per godere dell’arcaico fascino di queste cavità naturali è obbligatorio munirsi di una torcia elettrica.
Tantissime le farfalle diurne e notturne presenti nell’area del parco nazionale, che un’analisi sommaria stima tra le 400 e le 500 specie. Meno eteree, e senza dubbio più facili da catalogare, sono invece le specie ittiche, tra le quali vale la pena di menzionare trote, sanguinerole, siluri, carpe e scardole. Tra gli anfibi: salamandre, tritoni, rane e rospi costituiscono i gruppi più numerosi, mentre più rare sono le poche specie autoctone di rettili.
Sono invece oltre 140 le specie di uccelli registrate nella zona, dei quali circa la metà ha scelto il parco nazionale di Plitvice come luogo di riproduzione. Merli acquaioli, cutrettole di montagna e anatre selvatiche sono decisamente facili da incontrare; più schivi, e certamente meno numerosi, i picchi, i galli cedroni, i gufi, gli allocchi, gli aironi e le strolaghe. Rarissimi i falchi pellegrini e le aquile reali. Non mancano, infine, i grandi mammiferi che però, se si escludono le fasi dell’aurora e del crepuscolo, ben difficilmente si lasceranno scorgere dall’occhio pur attento dei visitatori. Fanno parte della fauna del parco: orsi, linci, volpi, tassi, lupi, ghiri e martore.
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