Svizzera. Il Bernina e l’Alta Engadina
Molti anni fa una bellissima fata abitava tra Chapütschöl e Munt Pers. Amava concedersi rinfrescanti bagni nel lago “Lej da la Diavolezza”, ignara dello sguardo impavido di giovani cacciatori che, ammaliati dalla sua prestanza, la seguivano fin sopra il castello tra le rocce. Poi, uno dopo l’altro, scomparivano vicino alla “montagna persa” (Munt Pers). Al tramonto, dall’alto del massiccio del Bernina, si può ancora udire un grido di lamento della Diavolezza implorante il nome di Aratsch, giovane cacciatore, anch’egli scomparso. Da questo vecchio racconto, che si tramanda da molte generazioni, ha preso il nome l’alpe a valle del gruppo montuoso del Bernina Alp Morteratsch che sfoggia, maestoso, la cima più bella delle Alpi orientali: il Piz Bernina.
Testo e foto a cura della redazione
Dall’alto dei suoi quattromila metri, il “salone delle Alpi” merita proprio tutta la fama che ha. Magari non si udrà nessun lamento, ma dall’alto del rifugio Diavolezza (2973 m) lo scenario che si schiude sa davvero di leggenda. Siamo nel bel mezzo delle Alpi grigionesi, in Svizzera, su una terrazza panoramica spianata davanti alle cime del Piz Palü (3905 m) e del Piz Bernina (4049 m), così vicine che sembra di poterle toccare. Il rifugio – aperto fino al 1 maggio e dal 3 giugno fino al 25 ottobre – si pregia di questa vicinanza, forte anche della sua storia. La prima capanna Diavolezza fu inaugurata nel 1893 e, solo dopo 63 anni, venne costruita l’omonima funivia che oggi consente l’ascesa in questo paradiso bianco con un breve viaggio in sospensione nel vuoto non meno spettacolare della meta finale.
Da allora, la Diavolezza/Bernina è una delle mete turistiche più affascinanti d’Europa, punto di partenza per molte ardite avventure in alta montagna, come il famoso “Panorama-Trek”, l’escursione sul ghiacciaio Diavolezza-Morteratsch. Oppure, ci si può coraggiosamente spingere fin sopra la “scala del cielo”, la stretta cresta Biancograt. Su questa terrazza da dove osservare simultaneamente alpinisti in cordata e uccelli di montagna in acrobatici voli, l’orizzonte è scandito dal bianco delle cime che si susseguono tratteggiando un grandioso profilo. Da sinistra verso destra: Piz Palü, Bellavista (3922 m), Piz Zupo (3966 m) e del Piz Bernina (4049 m).
Scendendo a valle, ai piedi del ghiacciaio del Morteratsch, si adagia Pontresina, villaggio alpino a pochi chilometri da St Moritz. Una valle, quella dell’Engadina svizzera, abitata e amata in passato da molti intellettuali e artisti, non ultimi Nietzsche e Wagner, Herman Hesse e Thomas Mann, Toscanini e Strauss. Pontresina giace in posizione soleggiata sul versante sud occidentale a 1800 metri di altitudine in una valle laterale protetta dal vento dell’Alta Engadina. Quest’ultima è una delle regioni svizzere dove si può ancora sentir parlare il “retoromancio”, la quarta lingua nazionale svizzera, riconosciuta come tale il 20 febbraio 1938. L’esclusiva postazione sullo straordinario altipiano engadinese, con ariosi boschi di cembri circondati da un sipario montuoso d’eccezione, rendono Pontresina un singolare ingranaggio di risorse, un’alternativa gradevole alla vicina e ben più famosa St Moritz.
Raggiungibile comodamente in treno lungo la tratta panoramica della Ferrovia retica, in auto attraversando gli imponenti valichi alpini o in aereo sorvolando la magnifica catena montuosa delle Alpi engadinesi, questo paese di appena 1847 abitanti custodisce un fascino antico e ameno. Il nucleo cittadino risulta composto da quattro abitati: Laret, San Spiert, Giarsun e Carlihof. Muragl, in direzione di Samedan, è la zona più recente. Laret è il vecchio borgo dove si svolgono i mercati; le viuzze sono fiancheggiate da bancarelle e stand gastronomici con le antiche case engadinesi a fare da sfondo. L’architettura tipica di queste case punteggia l’inconfondibile marca estetica di tutta la valle. Si tratta di costruzioni in pietra massiccia con ampio tetto a capanna, finestre piccole e ben incassate nei muri e un ampio portone d’ingresso. Saltano all’occhio le rifinite decorazioni con i cosiddetti “Sgraffiti”, ornamenti che riprendono disegni geometrici e astrazioni di dipinti. E’ curioso come ogni abitante dell’Engadina decori la propria casa con una congenita attitudine artistica e artigianale.
Passeggiando per le strade ariose e trafficate per lo più da biciclette, si può scoprire in qualche ora il patrimonio culturale di Pontresina: la chiesa Sta Maria con affreschi bizantino-romanici del XIII e XIV secolo, l’antica torre pentagonale a sei piani (Spaniolaturm), numerose gallerie d’arte (Galleria Elisabeth Costa della Chesa Laret e Galleria Palü) e il Museo alpino, imponente casa engadinese nota come Chesa Delnon, eretta nel 1716. La Chiesa Sta Maria è una delle costruzioni sacre più preziose dei Grigioni. L’edificio originario risale al XII secolo ma, a causa di una frana, ne rimangono solo il campanile e la parete occidentale, che in fase di ricostruzione sono stati integrati nella chiesa. Il cimitero di montagna a sei terrazze che circonda la chiesa è l’estrema dimora degli abitanti di Pontresina, degli ospiti e degli sfortunati alpinisti fin dagli inizi del turismo di alta quota.
Un’ultima indicazione riguarda i piaceri del palato e, per l’esattezza, le specialità da assaggiare: l’imperdibile, benché pesante, "torta da nusch engiadinaisa" (torta di noci), i "capuns" (involtini di bietole o cavoli) e il "maluns" (piatto semplice a base di patate).
Da allora, la Diavolezza/Bernina è una delle mete turistiche più affascinanti d’Europa, punto di partenza per molte ardite avventure in alta montagna, come il famoso “Panorama-Trek”, l’escursione sul ghiacciaio Diavolezza-Morteratsch. Oppure, ci si può coraggiosamente spingere fin sopra la “scala del cielo”, la stretta cresta Biancograt. Su questa terrazza da dove osservare simultaneamente alpinisti in cordata e uccelli di montagna in acrobatici voli, l’orizzonte è scandito dal bianco delle cime che si susseguono tratteggiando un grandioso profilo. Da sinistra verso destra: Piz Palü, Bellavista (3922 m), Piz Zupo (3966 m) e del Piz Bernina (4049 m).
Scendendo a valle, ai piedi del ghiacciaio del Morteratsch, si adagia Pontresina, villaggio alpino a pochi chilometri da St Moritz. Una valle, quella dell’Engadina svizzera, abitata e amata in passato da molti intellettuali e artisti, non ultimi Nietzsche e Wagner, Herman Hesse e Thomas Mann, Toscanini e Strauss. Pontresina giace in posizione soleggiata sul versante sud occidentale a 1800 metri di altitudine in una valle laterale protetta dal vento dell’Alta Engadina. Quest’ultima è una delle regioni svizzere dove si può ancora sentir parlare il “retoromancio”, la quarta lingua nazionale svizzera, riconosciuta come tale il 20 febbraio 1938. L’esclusiva postazione sullo straordinario altipiano engadinese, con ariosi boschi di cembri circondati da un sipario montuoso d’eccezione, rendono Pontresina un singolare ingranaggio di risorse, un’alternativa gradevole alla vicina e ben più famosa St Moritz.
Raggiungibile comodamente in treno lungo la tratta panoramica della Ferrovia retica, in auto attraversando gli imponenti valichi alpini o in aereo sorvolando la magnifica catena montuosa delle Alpi engadinesi, questo paese di appena 1847 abitanti custodisce un fascino antico e ameno. Il nucleo cittadino risulta composto da quattro abitati: Laret, San Spiert, Giarsun e Carlihof. Muragl, in direzione di Samedan, è la zona più recente. Laret è il vecchio borgo dove si svolgono i mercati; le viuzze sono fiancheggiate da bancarelle e stand gastronomici con le antiche case engadinesi a fare da sfondo. L’architettura tipica di queste case punteggia l’inconfondibile marca estetica di tutta la valle. Si tratta di costruzioni in pietra massiccia con ampio tetto a capanna, finestre piccole e ben incassate nei muri e un ampio portone d’ingresso. Saltano all’occhio le rifinite decorazioni con i cosiddetti “Sgraffiti”, ornamenti che riprendono disegni geometrici e astrazioni di dipinti. E’ curioso come ogni abitante dell’Engadina decori la propria casa con una congenita attitudine artistica e artigianale.
Passeggiando per le strade ariose e trafficate per lo più da biciclette, si può scoprire in qualche ora il patrimonio culturale di Pontresina: la chiesa Sta Maria con affreschi bizantino-romanici del XIII e XIV secolo, l’antica torre pentagonale a sei piani (Spaniolaturm), numerose gallerie d’arte (Galleria Elisabeth Costa della Chesa Laret e Galleria Palü) e il Museo alpino, imponente casa engadinese nota come Chesa Delnon, eretta nel 1716. La Chiesa Sta Maria è una delle costruzioni sacre più preziose dei Grigioni. L’edificio originario risale al XII secolo ma, a causa di una frana, ne rimangono solo il campanile e la parete occidentale, che in fase di ricostruzione sono stati integrati nella chiesa. Il cimitero di montagna a sei terrazze che circonda la chiesa è l’estrema dimora degli abitanti di Pontresina, degli ospiti e degli sfortunati alpinisti fin dagli inizi del turismo di alta quota.
Un’ultima indicazione riguarda i piaceri del palato e, per l’esattezza, le specialità da assaggiare: l’imperdibile, benché pesante, "torta da nusch engiadinaisa" (torta di noci), i "capuns" (involtini di bietole o cavoli) e il "maluns" (piatto semplice a base di patate).