Marche: città d'arte e borghi storici
Viaggiare tra Medioevo e Rinascimento. È questo il “segreto” in cui si esalta questo fazzoletto d’Italia. L’età di mezzo che vive in pace, o meglio, quasi abbracciata, all'epoca che con la sua forza, esplosiva quanto elegante, ne ha decretato il dileggio nei posteri. Qui, tra le province di Pesaro - Urbino e Ancona, tra il mare e le colline, tra le sponde sabbiose e le storiche rupi del Montefeltro, queste due ere si ritrovano nella loro più naturale armonia, che è poi fluire di anni e stagioni, di tempi che mutano e si ripropongono, alla faccia di chi si ostina ancora a dividere le epoche storiche con anni precisi. l nostro sarà un viaggio nel settentrione delle Marche, immersi in un paesaggio dai toni pacati che all'improvviso diviene tumulto di forra, richiamo del mare, pensiero meditabondo, disperato e folle, forse quale fu l’ultimo anelito di Cagliostro.
Testo di Cristiano Pinotti, fotografie di Angelo Fanzini
Chiunque abbia percorso l’autostrada A14 ne riconosce il profilo a colpo d’occhio. La cerchia muraria protesa verso l’Adriatico, il borgo fortificato e la poderosa Rocca fanno di Gradara un luogo magico, teatro delle gesta dei De Grifo, dei Malatesta, degli Sforza e dei Della Rovere, in un passaggio di potere destinato a lasciare l’intero complesso nelle mani dello smanioso papato dell’epoca. Ma Gradara, oltre ad affascinare lo sguardo con le magnifiche pietre sapientemente restaurate negli anni Venti, è soprattutto il luogo del cuore. Qui, più la tradizione che i fatti, vuole sia avvenuto il fatale bacio tra Paolo e Francesca, i due amanti scolpiti da Dante nel più letto dei canti (Inferno, V) della Divina Commedia.
La città di Urbino è l’immagine stessa del Rinascimento. Vi operarono artisti del calibro di Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca; letterati come Bembo e Tasso. E il suo Palazzo Ducale sovrasta, per imponenza e bellezza, tutte le meraviglie di questa città d’arte regno di Federico da Montefeltro. Una costruzione atipica per complessità di stili e struttura, articolata in tre piani e sotterranei e che ingloba edifici preesistenti. L’idea originale la si deve all’architetto dalmata Laurana, cui seguì il genio architettonico-militare del senese Francesco di Giorgio Martini (cui si devono anche le rocche di S.Leo, Mondavio e Sassocorvaro).
La peculiarità del palazzo è specialmente nella sua collocazione all'interno del tessuto urbano, in pieno centro: palazzo tra i palazzi, monumento tra i monumenti. Come il resto degli edifici di Urbino anche nel Palazzo Ducale domina il cotto che si apre in archi, formelle, porticati, capitelli, porte… mentre gli appartamenti interni, le sale, le cappelle e la biblioteca danno una precisa idea dell’eleganza e opulenza di una corte rinascimentale. Tantissimi i capolavori contenuti in questo scrigno: la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, la “Città ideale” di ancora incerta attribuzione, “l’Ultima Cena” di Tiziano, “la Muta” di Raffaello…
Affascinati da tanto splendore, si può correre il rischio di lasciare la città senza aver apprezzato alcune sue peculiari ricchezze. Tra le tante, i tesori delle confraternite: quei sodalizi, nati spesso a scopo benefico, che proliferarono in tutta Italia per molti secoli e che avevano negli oratori le loro bellissime sedi. Urbino conserva l’Oratorio della Morte; la chiesa del Corpus Domini (i cui migliori dipinti si trovano all'interno del Palazzo Ducale); l’Oratorio, a pianta circolare, di S. Andrea Avellino; quello delle Cinque Piaghe; quello di S. Croce; l’Oratorio di S. Giovanni e quello di S. Giuseppe, la cui confraternita era impegnata nell'assistenza dei condannati a morte e dei loro familiari.
Ci addentriamo in Alta Valmarecchia per raggiungere una delle mete più spettacolari, San Leo: un masso calcareo sul quale troneggia una rocca poderosa e inespugnabile. Il borgo di San Leo (dal 2009 amministrativamente parte della Romagna) è un tutt'uno formato dalla Pieve, dal Duomo e dal Forte. Anche i luoghi di culto sono aspri e severi e subito riportano alla mente l’immagine di una Chiesa austera, ma anche potente e, a volte, prepotente. Il pezzo forte del borgo è il forte: una costruzione medievale modificata da Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro, in cui furono rinchiusi diversi patrioti antipapalini e l’inquietante Giuseppe Balsamo, meglio conosciuto come il Conte di Cagliostro, morto a San Leo nel 1795.
Lungo l’alta valle del Metauro, a poca distanza dal capoluogo del Montefeltro, ecco l’antica Castel della Ripe, oggi conosciuta come Urbania. Piazza S. Cristoforo è il cuore della cittadina da cui di dipartono le vie che ne segnano il percorso urbano, punteggiato da monumenti insigni e di rilevante interesse storico. Tra questi il Palazzo Ducale, con la biblioteca, gli affreschi trecenteschi e un’interessantissima raccolta di tele, incisioni, ceramiche e carte geografiche (sec. XVI-XVIII).
In città da segnalare anche la settecentesca cattedrale, il cinquecentesco Palazzo comunale, l’ex Palazzo vescovile con annesso Museo diocesano, la barocca chiesa di S. Francesco e la chiesa dei Morti, con il suo singolare Cimitero delle Mummie. Nel contado, lungo la strada che conduce a S. Angelo in Vado, merita una visita il Barco, o Parco Ducale, una villa di campagna base per le battute di caccia dei duchi urbinati.
Attraversando la spettacolare Gola del Furlo, non senza essersi fermati ad ammirare la Pieve romanica di San Vincenzo, si prosegue in direzione di Senigallia, lungo dolci colline, famose per la produzione di eccellenti vini doc come Verdicchio e Lacrima di Morro d'Alba, ma preludio anche di nuove scoperte architettoniche a cavallo tra le province di Pesaro-Urbino e di Ancona.
Una Rocca poderosa è il biglietto da visita di Mondavio: negli antichi spazi ospita il Museo di Rievocazione storica e l'Armeria che conserva costumi e armi dal Quattrocento al Settecento. Poco distante ecco Corinaldo dove ancora una volta ci troviamo di fronte a uno spettacolare esempio di architettura militare, una cerchia muraria da conoscere a piedi, percorrendo lo splendido cammino di ronda, tra porte e torrioni di imponente bellezza. Giunti alle “Cento Scale” e al loro “Pozzo della Polenta” il percorso si apre (e sale) fino al “Terreno”, l’ampia piazza centro dell’abitato.
Infine, anche il piccolo abitato di Morro d’Alba presenta un nucleo storico originario interamente racchiuso da una cinta muraria risalente alla seconda metà del Quattrocento. Le alte cortine costituiscono il fondamento delle case sovrastanti, aperte da un lungo porticato che segue l’intero perimetro della cinta muraria, in un singolare camminamento di ronda completamente coperto e conosciuto come la “Strada della Scarpa”.
La città di Urbino è l’immagine stessa del Rinascimento. Vi operarono artisti del calibro di Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca; letterati come Bembo e Tasso. E il suo Palazzo Ducale sovrasta, per imponenza e bellezza, tutte le meraviglie di questa città d’arte regno di Federico da Montefeltro. Una costruzione atipica per complessità di stili e struttura, articolata in tre piani e sotterranei e che ingloba edifici preesistenti. L’idea originale la si deve all’architetto dalmata Laurana, cui seguì il genio architettonico-militare del senese Francesco di Giorgio Martini (cui si devono anche le rocche di S.Leo, Mondavio e Sassocorvaro).
La peculiarità del palazzo è specialmente nella sua collocazione all'interno del tessuto urbano, in pieno centro: palazzo tra i palazzi, monumento tra i monumenti. Come il resto degli edifici di Urbino anche nel Palazzo Ducale domina il cotto che si apre in archi, formelle, porticati, capitelli, porte… mentre gli appartamenti interni, le sale, le cappelle e la biblioteca danno una precisa idea dell’eleganza e opulenza di una corte rinascimentale. Tantissimi i capolavori contenuti in questo scrigno: la “Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, la “Città ideale” di ancora incerta attribuzione, “l’Ultima Cena” di Tiziano, “la Muta” di Raffaello…
Affascinati da tanto splendore, si può correre il rischio di lasciare la città senza aver apprezzato alcune sue peculiari ricchezze. Tra le tante, i tesori delle confraternite: quei sodalizi, nati spesso a scopo benefico, che proliferarono in tutta Italia per molti secoli e che avevano negli oratori le loro bellissime sedi. Urbino conserva l’Oratorio della Morte; la chiesa del Corpus Domini (i cui migliori dipinti si trovano all'interno del Palazzo Ducale); l’Oratorio, a pianta circolare, di S. Andrea Avellino; quello delle Cinque Piaghe; quello di S. Croce; l’Oratorio di S. Giovanni e quello di S. Giuseppe, la cui confraternita era impegnata nell'assistenza dei condannati a morte e dei loro familiari.
Ci addentriamo in Alta Valmarecchia per raggiungere una delle mete più spettacolari, San Leo: un masso calcareo sul quale troneggia una rocca poderosa e inespugnabile. Il borgo di San Leo (dal 2009 amministrativamente parte della Romagna) è un tutt'uno formato dalla Pieve, dal Duomo e dal Forte. Anche i luoghi di culto sono aspri e severi e subito riportano alla mente l’immagine di una Chiesa austera, ma anche potente e, a volte, prepotente. Il pezzo forte del borgo è il forte: una costruzione medievale modificata da Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro, in cui furono rinchiusi diversi patrioti antipapalini e l’inquietante Giuseppe Balsamo, meglio conosciuto come il Conte di Cagliostro, morto a San Leo nel 1795.
Lungo l’alta valle del Metauro, a poca distanza dal capoluogo del Montefeltro, ecco l’antica Castel della Ripe, oggi conosciuta come Urbania. Piazza S. Cristoforo è il cuore della cittadina da cui di dipartono le vie che ne segnano il percorso urbano, punteggiato da monumenti insigni e di rilevante interesse storico. Tra questi il Palazzo Ducale, con la biblioteca, gli affreschi trecenteschi e un’interessantissima raccolta di tele, incisioni, ceramiche e carte geografiche (sec. XVI-XVIII).
In città da segnalare anche la settecentesca cattedrale, il cinquecentesco Palazzo comunale, l’ex Palazzo vescovile con annesso Museo diocesano, la barocca chiesa di S. Francesco e la chiesa dei Morti, con il suo singolare Cimitero delle Mummie. Nel contado, lungo la strada che conduce a S. Angelo in Vado, merita una visita il Barco, o Parco Ducale, una villa di campagna base per le battute di caccia dei duchi urbinati.
Attraversando la spettacolare Gola del Furlo, non senza essersi fermati ad ammirare la Pieve romanica di San Vincenzo, si prosegue in direzione di Senigallia, lungo dolci colline, famose per la produzione di eccellenti vini doc come Verdicchio e Lacrima di Morro d'Alba, ma preludio anche di nuove scoperte architettoniche a cavallo tra le province di Pesaro-Urbino e di Ancona.
Una Rocca poderosa è il biglietto da visita di Mondavio: negli antichi spazi ospita il Museo di Rievocazione storica e l'Armeria che conserva costumi e armi dal Quattrocento al Settecento. Poco distante ecco Corinaldo dove ancora una volta ci troviamo di fronte a uno spettacolare esempio di architettura militare, una cerchia muraria da conoscere a piedi, percorrendo lo splendido cammino di ronda, tra porte e torrioni di imponente bellezza. Giunti alle “Cento Scale” e al loro “Pozzo della Polenta” il percorso si apre (e sale) fino al “Terreno”, l’ampia piazza centro dell’abitato.
Infine, anche il piccolo abitato di Morro d’Alba presenta un nucleo storico originario interamente racchiuso da una cinta muraria risalente alla seconda metà del Quattrocento. Le alte cortine costituiscono il fondamento delle case sovrastanti, aperte da un lungo porticato che segue l’intero perimetro della cinta muraria, in un singolare camminamento di ronda completamente coperto e conosciuto come la “Strada della Scarpa”.