Marrakech, Essaouira e Ouarzazate
ll Marocco del sud è una terra di continui contrasti, in cui rocce infuocate dal sole si contrappongono a lussureggianti e verdi palmeti, dove le vette dell’Alto Atlante declinano in dune sabbiose, un luogo dove gli uadi scorrono tra città antiche che, a ogni sguardo, propongono scenari mozzafiato, rubati al tempo e alla forza della natura. Al sud del Marocco non basta un solo aggettivo, è un intricato crogiuolo di sensazioni ed emozioni in perenne equilibrio tra uomo e natura, i due principali artefici di questo paesaggio affascinante, terribile e bellissimo.
Testo e fotografie di Angelo Fanzini
Marrakech
Alle pendici dell’Atlante si estende Marrakech, città imperiale fondata dagli Almoravidi nel lontano 1062, che dopo mille anni di storia riesce ancora ad affascinare con la magia dei palazzi, degli incantevoli giardini e del suk, tra i più celebri dell’intero Maghreb, vera e propria città nella città, brulicante di vita e di commerci. La medina è il centro storico della città e, al pari del suk, è visitabile facilmente a piedi.
Questo permette di assaporarne la bellezza, mentre i sensi vengono sollecitati da un caleidoscopio di colori e intensi profumi. Sono davvero tanti i monumenti che meritano una visita. Bellissime le Zaouie di Sidi bel Abbès e di Sidi ben Slimane e la Fontana Chrob ou Chouf. L’intera medina è poi circondata dai celebri bastioni di Marrakech, mura di argilla lunghe 19 chilometri, che si aprono in splendide porte monumentali.
Assolutamente da non perdere è la Medersa Ben Youssef, una scuola coranica tra le più grandi e belle dell’intero territorio. Fondata nel XIV secolo, fu ricostruita nel Cinquecento dal sultano saadita Moulay Abdallah e si estende su un’area di oltre 1700 metri quadrati. Dall’ingresso principale, un maestoso portale bronzeo con architrave in legno di cedro, un corridoio pavimentato a mosaico conduce a uno splendido Cortile in marmo bianco, incorniciato da una doppia serie di gallerie, che ospita, al centro, la vasca per le abluzioni. Di notevole pregio la Sala della preghiera con la sua cupola piramidale e il portale riccamente decorato.
Autentico centro della città è la Place Jemaa el-Fna che al mattino diviene teatro di un chiassoso mercato in cui sono protagonisti dolci, succo d’arancia e piante medicinali, mentre la sera si trasforma in un immenso ristorante all'aperto, popolato di cantastorie, ballerini, musicisti, cartomanti, incantatori di serpenti… in uno spettacolo di multiforme umanità. E pensare che questa piazza, fino al secolo XIX, era palcoscenico di ben più crudeli spettacoli: era proprio questo, infatti, il luogo in cui venivano decapitati i condannati a morte.
L’architettura religiosa esplode di bellezza nella Moschea Koutoubia, giustamente famosa per il suo spettacolare Minareto che si innalza per 70 metri sopra la città. Autentico capolavoro dell’architettura islamica, è una torre in pietra rosa ornata di merli dentellati e sormontata da quattro sfere di bronzo dorato. L’interno della moschea, la cui visita è purtroppo preclusa ai non musulmani, comprende la vasta Sala della preghiera che può ospitare 20.000 fedeli.
Di tutt'altra natura è il Palazzo della Bahia, il Palazzo della favorita, un bel complesso costituito da due ben distinte costruzioni. La più antica, fatta erigere dal visir Si Moussa, si compone di appartamenti che si affacciano attorno a un cortile interno, ed è interessante per il suo cortile aperto, caratterizzato da due piscine a forma di stella e in cui crescono gelsomini, cipressi e aranci. La sezione di Ba Ahmed è invece composta da molti appartamenti contornati da cortili alberati. Il principale di questi, utilizzato dalle concubine del sultano, presenta una ricca pavimentazione in marmo e zellij ed è contornato da una bella serie di colonne finemente lavorate.
Non distante si trova il Museo Dar Si Said, un palazzo che ospita molteplici collezioni artistiche magrebine. Al suo interno si possono ammirare tappeti, ceramiche, abiti, gioielli, reperti archeologici e oggetti di falegnameria. Davvero sontuoso il Salone dei ricevimenti. Meritano infine una visita il Palais el-Badi, il Mellah (l’antico quartiere ebraico), le Tombe Saadite, i Giardini Aguedal, il Menara (giardino imperiale racchiuso da mura d’argilla), i Giardini Majorelle e La Palmeraie (il palmeto).
Il souk di Marrakech si estende nelle strette strade nei dintorni di Place Jemaa el-Fna. Di seguito un elenco dei mercati più caratteristici e interessanti da visitare. Il Souk Addadine propone un’infinità di oggetti in metallo, per lo più in rame e ottone, metalli che si ritrovano anche nel Souk Nahhasin. Il Chouari è specializzato nella vendita di cesti e nella tornitura del legno. Ciabatte e cinture caratterizzano gli artigiani del Souk Smata. Nel Kissaria, sotto gallerie coperte e illuminate, si possono trovare vestiti, tessuti, passamanerie, oggetti in pelle. Sempre la pelle è protagonista nel Souk el-Batna, nel Souk El-Kebir e nel Souk El-Maazi, specializzato in pelli di capra. Il Souk Smarine propone abbigliamento, mentre lo Siyyaghin, gioielli.
Essaouira
Seconda tappa del nostro viaggio è Essaouira, affascinante città della costa atlantica che ricorda la forte presenza ebraica nei secoli con il bianco delle case e il blu indaco delle porte. Come in tutte le città di mare, il porto è un luogo animato e ricco d’umanità, di voci che vendono pesce e crostacei all’asta. Da qui si accede alla città vecchia fino a raggiungere la Sqala della kasbah, una piattaforma impreziosita dai cannoni spagnoli di Essaouira risalenti a diverse epoche, dalla fine del Cinquecento fino al XVIII secolo.
Gradevole in ogni periodo dell’anno, la città diviene davvero suggestiva alla fine di giugno, quando viene avvolta dalla speciale atmosfera del Festival della musica Gnaoua, in cui il primordiale animismo dell’Africa nera incontra i più diversi generi musicali. Gli Gnaoua, o Gnawa, sono infatti personaggi particolari, confraternite che svolgono il ruolo di trait d’union tra il mondo sensibile e quello impalpabile degli spiriti. Discendenti diretti degli schiavi neri deportati in Marocco dal 1500 al 1800, con il passare del tempo, hanno assorbito influenze iraniane e, più recentemente, occidentali.
La loro musica, come la loro vita, è l’espressione di due differenti realtà: l’aspetto spettacolare e concertistico (proprio del festival di Essaouira) e quello sacro, in cui ogni maestro (Maallem) ripropone i suoni ereditati dal passato durante le cerimonie di esorcismo e possessione. Il festival, ricco anche di queste suggestioni, propone musica e spettacoli in ogni via della città, con concerti di assoluto valore, anche grazie alla presenza di virtuosi musicisti provenienti da tutto il mondo.
Le kasbah dell'Atlante
In berbero suonano Tighremt, e per secoli hanno svolto la funzione di castelli fortificati. Le kasbah, architettonicamente parlando, sono imponenti costruzioni a base quadrata con torri merlate che sovrastano in altezza le mura perimetrali. Le kasbah sono composte da mattoni fatti di argilla mischiata con acqua e paglia, semplicemente pressati in stampi di legno e fatti essiccare al sole. Ogni singola costruzione rappresenta una città in miniatura: al suo interno trovano spazio stalle, ovili, granai, cucine, oltre a stanze riservate agli uomini e alle donne. Solitamente, infatti, il piano terra è adibito ad uso agricolo, mentre i piani superiori sono riservati alle abitazioni. In altri casi questa struttura vede prevalere il suo aspetto militare e allora prende il nome di ksar.
Il miglior percorso per scoprire i villaggi fortificati dell'Atlante è la spettacolare strada del Tizi n-Tichka che collega Marrakech a Ouarzazate. Lungo questi 200 chilometri ci si imbatte nell'antica dimora del pascià di Marrakech, la kasbah di Telouèt. Il villaggio, a 1800 metri di altitudine, è dominato dalla mole dell’antica residenza che sorge su un’altura sovrastante lo uadi Imarene. Sorta nel XVIII secolo, la kasbah di Telouèt è il frutto di successivi rimaneggiamenti che l’anno via via trasformata in un lussuoso palazzo fortificato in cui spiccano le cosiddette stanze di gala che brillano di pavimenti in marmo, stucchi, soffitti in cedro e mosaici. Benché bisognosa di profondi restauri, dall'alto delle sue terrazze si riesce ancora a cogliere appieno la severità dell’architettura berbera e la straordinaria bellezza della valle in cui è inserita.
Pochi chilometri prima di Ouarzazate ecco Ait Benhaddou, il cui ksar è magicamente sospeso su una collina di arenaria rosata, tra mandorli che, in un perenne gioco di luci ed ombre, contribuiscono ad aumentarne il fascino. Patrimonio dell’umanità, questo gioiello di sabbia è un susseguirsi di torri merlate, archi ciechi, decori e disegni che vanno a formare sei kasbah fortificate le cui origini sono datate XVIII secolo. In questo antico villaggio fortificato, ancora oggi, vive una decina di famiglie, che abitano questo “pezzo di storia” con assoluta semplicità e naturalezza.
Il nostro viaggio termina a Ouarzazate, crocevia delle valli di Draa, Dadès e Zis, oltre 1000 metri sopra il livello del mare. Antica guarnigione della Legione straniera, Ouarzazate si trova sulla principale via di comunicazione che unisce le montagne al deserto. Famosa per la presenza degli Atlas Film Studios - utilizzati da Bertolucci per la sua trasposizione cinematografica del libro di Paul Bowles “Il tè nel deserto” - Ouarzazate offre al visitatore un maestoso monumento storico: la kasbah di Taourirt, antica residenza della famiglia Glaoui. La sua facciata, riccamente decorata a disegni geometrici in rilievo, è preludio dell’autentico dedalo di scale e stanze che si apre all’interno. Stucchi, soffitti in legno di cedro e in vimini si alternano a pavimenti di piastrelle rosse che contrastano con il bianco delle pareti, il tutto illuminato da basse finestre che lasciano filtrare all’interno i caldi raggi del sole africano.
Ma come abbiamo accennato questa parte del Marocco è composto da un gioco armonioso che talvolta vede prevalere la mano dell’uomo, spesso, ben volentieri, subisce la potenza esplosiva della natura. Skoura è la sintesi di tutto questo: un’oasi nella valle del Dadès formata da un’impressionate palmeto, voluto dal sultano Yacoub el-Mansour, che risale al XII secolo. Tra palme, fichi e tamerici si possono ancora trovare i resti di numerose e interessanti kasbah.
Foto Gallery
Assolutamente da non perdere è la Medersa Ben Youssef, una scuola coranica tra le più grandi e belle dell’intero territorio. Fondata nel XIV secolo, fu ricostruita nel Cinquecento dal sultano saadita Moulay Abdallah e si estende su un’area di oltre 1700 metri quadrati. Dall’ingresso principale, un maestoso portale bronzeo con architrave in legno di cedro, un corridoio pavimentato a mosaico conduce a uno splendido Cortile in marmo bianco, incorniciato da una doppia serie di gallerie, che ospita, al centro, la vasca per le abluzioni. Di notevole pregio la Sala della preghiera con la sua cupola piramidale e il portale riccamente decorato.
Autentico centro della città è la Place Jemaa el-Fna che al mattino diviene teatro di un chiassoso mercato in cui sono protagonisti dolci, succo d’arancia e piante medicinali, mentre la sera si trasforma in un immenso ristorante all'aperto, popolato di cantastorie, ballerini, musicisti, cartomanti, incantatori di serpenti… in uno spettacolo di multiforme umanità. E pensare che questa piazza, fino al secolo XIX, era palcoscenico di ben più crudeli spettacoli: era proprio questo, infatti, il luogo in cui venivano decapitati i condannati a morte.
L’architettura religiosa esplode di bellezza nella Moschea Koutoubia, giustamente famosa per il suo spettacolare Minareto che si innalza per 70 metri sopra la città. Autentico capolavoro dell’architettura islamica, è una torre in pietra rosa ornata di merli dentellati e sormontata da quattro sfere di bronzo dorato. L’interno della moschea, la cui visita è purtroppo preclusa ai non musulmani, comprende la vasta Sala della preghiera che può ospitare 20.000 fedeli.
Di tutt'altra natura è il Palazzo della Bahia, il Palazzo della favorita, un bel complesso costituito da due ben distinte costruzioni. La più antica, fatta erigere dal visir Si Moussa, si compone di appartamenti che si affacciano attorno a un cortile interno, ed è interessante per il suo cortile aperto, caratterizzato da due piscine a forma di stella e in cui crescono gelsomini, cipressi e aranci. La sezione di Ba Ahmed è invece composta da molti appartamenti contornati da cortili alberati. Il principale di questi, utilizzato dalle concubine del sultano, presenta una ricca pavimentazione in marmo e zellij ed è contornato da una bella serie di colonne finemente lavorate.
Non distante si trova il Museo Dar Si Said, un palazzo che ospita molteplici collezioni artistiche magrebine. Al suo interno si possono ammirare tappeti, ceramiche, abiti, gioielli, reperti archeologici e oggetti di falegnameria. Davvero sontuoso il Salone dei ricevimenti. Meritano infine una visita il Palais el-Badi, il Mellah (l’antico quartiere ebraico), le Tombe Saadite, i Giardini Aguedal, il Menara (giardino imperiale racchiuso da mura d’argilla), i Giardini Majorelle e La Palmeraie (il palmeto).
Il souk di Marrakech si estende nelle strette strade nei dintorni di Place Jemaa el-Fna. Di seguito un elenco dei mercati più caratteristici e interessanti da visitare. Il Souk Addadine propone un’infinità di oggetti in metallo, per lo più in rame e ottone, metalli che si ritrovano anche nel Souk Nahhasin. Il Chouari è specializzato nella vendita di cesti e nella tornitura del legno. Ciabatte e cinture caratterizzano gli artigiani del Souk Smata. Nel Kissaria, sotto gallerie coperte e illuminate, si possono trovare vestiti, tessuti, passamanerie, oggetti in pelle. Sempre la pelle è protagonista nel Souk el-Batna, nel Souk El-Kebir e nel Souk El-Maazi, specializzato in pelli di capra. Il Souk Smarine propone abbigliamento, mentre lo Siyyaghin, gioielli.
Essaouira
Seconda tappa del nostro viaggio è Essaouira, affascinante città della costa atlantica che ricorda la forte presenza ebraica nei secoli con il bianco delle case e il blu indaco delle porte. Come in tutte le città di mare, il porto è un luogo animato e ricco d’umanità, di voci che vendono pesce e crostacei all’asta. Da qui si accede alla città vecchia fino a raggiungere la Sqala della kasbah, una piattaforma impreziosita dai cannoni spagnoli di Essaouira risalenti a diverse epoche, dalla fine del Cinquecento fino al XVIII secolo.
Gradevole in ogni periodo dell’anno, la città diviene davvero suggestiva alla fine di giugno, quando viene avvolta dalla speciale atmosfera del Festival della musica Gnaoua, in cui il primordiale animismo dell’Africa nera incontra i più diversi generi musicali. Gli Gnaoua, o Gnawa, sono infatti personaggi particolari, confraternite che svolgono il ruolo di trait d’union tra il mondo sensibile e quello impalpabile degli spiriti. Discendenti diretti degli schiavi neri deportati in Marocco dal 1500 al 1800, con il passare del tempo, hanno assorbito influenze iraniane e, più recentemente, occidentali.
La loro musica, come la loro vita, è l’espressione di due differenti realtà: l’aspetto spettacolare e concertistico (proprio del festival di Essaouira) e quello sacro, in cui ogni maestro (Maallem) ripropone i suoni ereditati dal passato durante le cerimonie di esorcismo e possessione. Il festival, ricco anche di queste suggestioni, propone musica e spettacoli in ogni via della città, con concerti di assoluto valore, anche grazie alla presenza di virtuosi musicisti provenienti da tutto il mondo.
Le kasbah dell'Atlante
In berbero suonano Tighremt, e per secoli hanno svolto la funzione di castelli fortificati. Le kasbah, architettonicamente parlando, sono imponenti costruzioni a base quadrata con torri merlate che sovrastano in altezza le mura perimetrali. Le kasbah sono composte da mattoni fatti di argilla mischiata con acqua e paglia, semplicemente pressati in stampi di legno e fatti essiccare al sole. Ogni singola costruzione rappresenta una città in miniatura: al suo interno trovano spazio stalle, ovili, granai, cucine, oltre a stanze riservate agli uomini e alle donne. Solitamente, infatti, il piano terra è adibito ad uso agricolo, mentre i piani superiori sono riservati alle abitazioni. In altri casi questa struttura vede prevalere il suo aspetto militare e allora prende il nome di ksar.
Il miglior percorso per scoprire i villaggi fortificati dell'Atlante è la spettacolare strada del Tizi n-Tichka che collega Marrakech a Ouarzazate. Lungo questi 200 chilometri ci si imbatte nell'antica dimora del pascià di Marrakech, la kasbah di Telouèt. Il villaggio, a 1800 metri di altitudine, è dominato dalla mole dell’antica residenza che sorge su un’altura sovrastante lo uadi Imarene. Sorta nel XVIII secolo, la kasbah di Telouèt è il frutto di successivi rimaneggiamenti che l’anno via via trasformata in un lussuoso palazzo fortificato in cui spiccano le cosiddette stanze di gala che brillano di pavimenti in marmo, stucchi, soffitti in cedro e mosaici. Benché bisognosa di profondi restauri, dall'alto delle sue terrazze si riesce ancora a cogliere appieno la severità dell’architettura berbera e la straordinaria bellezza della valle in cui è inserita.
Pochi chilometri prima di Ouarzazate ecco Ait Benhaddou, il cui ksar è magicamente sospeso su una collina di arenaria rosata, tra mandorli che, in un perenne gioco di luci ed ombre, contribuiscono ad aumentarne il fascino. Patrimonio dell’umanità, questo gioiello di sabbia è un susseguirsi di torri merlate, archi ciechi, decori e disegni che vanno a formare sei kasbah fortificate le cui origini sono datate XVIII secolo. In questo antico villaggio fortificato, ancora oggi, vive una decina di famiglie, che abitano questo “pezzo di storia” con assoluta semplicità e naturalezza.
Il nostro viaggio termina a Ouarzazate, crocevia delle valli di Draa, Dadès e Zis, oltre 1000 metri sopra il livello del mare. Antica guarnigione della Legione straniera, Ouarzazate si trova sulla principale via di comunicazione che unisce le montagne al deserto. Famosa per la presenza degli Atlas Film Studios - utilizzati da Bertolucci per la sua trasposizione cinematografica del libro di Paul Bowles “Il tè nel deserto” - Ouarzazate offre al visitatore un maestoso monumento storico: la kasbah di Taourirt, antica residenza della famiglia Glaoui. La sua facciata, riccamente decorata a disegni geometrici in rilievo, è preludio dell’autentico dedalo di scale e stanze che si apre all’interno. Stucchi, soffitti in legno di cedro e in vimini si alternano a pavimenti di piastrelle rosse che contrastano con il bianco delle pareti, il tutto illuminato da basse finestre che lasciano filtrare all’interno i caldi raggi del sole africano.
Ma come abbiamo accennato questa parte del Marocco è composto da un gioco armonioso che talvolta vede prevalere la mano dell’uomo, spesso, ben volentieri, subisce la potenza esplosiva della natura. Skoura è la sintesi di tutto questo: un’oasi nella valle del Dadès formata da un’impressionate palmeto, voluto dal sultano Yacoub el-Mansour, che risale al XII secolo. Tra palme, fichi e tamerici si possono ancora trovare i resti di numerose e interessanti kasbah.
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