Namibia: Namib, Etosha e Kaokoland
Tutti identificano il Sahara come il deserto africano per eccellenza, ma nell'Africa australe ed esattamente in Namibia si estende il più antico deserto del mondo: il Namib il “luogo senza nessuno” nel significato della lingua locale, con le sue spettacolari dune rosse alte anche fino a 300 metri. Ma in un viaggio in Namibia non si incontrano soltanto gli aridi spazi del deserto ma i tanti e suggestivi scenari che fanno del Continente nero un luogo magico dove la natura selvaggia mostra il meglio di sé: i parchi nazionali e le riserve naturali che raccolgono un ricchissimo campionario della fauna e flora africana, gli interminabili scenari della savana, montagne incontaminate con maestosi canyon, vulcani e lagune popolate da uccelli migratori. In questa terra primordiale trovano spazio anche le testimonianze di popolazioni autoctone come i Boscimani, gli Ovambo e gli Himba discendenti di antiche etnie preistoriche che si tramandano di generazione in generazione usi, costumi e tradizioni immutate dalla notte dei tempi.
Testo e foto di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini
La capitale Windhoek - che significa “Angolo ventoso”-, è il cuore pulsante del Paese e mantiene ancora oggi una netta impronta germanica. La massiccia presenza tedesca (nel 1884 con il Congresso di Berlino la regione divenne colonia tedesca e tale rimase fino al 1915), è ancora tangibile. Non stupisce pertanto la presenza di automobili Volkswagen e Mercedes che circolano per le vie della città, il profumo della torta di formaggio e crauti oppure delle delikatessen preparate ancora secondo la tradizione tedesca. Ma il simbolo tipico della capitale è la Christuskirche, la cattedrale luterana, in stile Neogotico e Art nouveau, ideata da Gottlieb Redecker.
L’arcaico Namib è un deserto unico che si estende da nord a sud a ridosso della costa atlantica con dune tra le più alte del mondo (tra le più spettacolari quelle di Sossusvlei), grandiosi canyon e monoliti di granito, paleolaghi con distese saline che si possono ammirare visitando il Namib-Naukluft Park.
In conseguenza della sua ragguardevole età è un deserto vivo e densamente popolato da una fauna e da una flora specializzate, che hanno avuto cioè il tempo per elaborare strategie che permettessero loro di sopravvivere in un ambiente estremo, come elefanti, leoni, gazzelle, zebre e l’antilope orice, o piante come il dollar bush, un cespuglio con foglie grasse a forma di moneta; il Lithops, una pianta che assume l’aspetto di una roccia per difendersi dagli animali, ma che si tradisce nel momento in cui deve fiorire e la Welwitschia mirabilis, il fossile vivente, considerata la regina delle piante per la sua impressionante longevità: gli esemplari più vecchi raggiungono la veneranda età di 1500 anni.
Scoperta solo nel 1859 dal naturalista e botanico austriaco Friedric Welwitsch - da cui prende il nome – la pianta è diventata specie protetta nonché monumento nazionale. Se il suo aspetto non è certo dei migliori - un po’ simile ad una tubero del diametro di circa un metro con foglie color verde oliva, coriacee e nastriformi, lunghe fino a tre metri - dal punto di vista ecologico è decisamente straordinaria perchè capace di alimentarsi attraverso le foglie, più che dalle rarissime piogge, dall’umidità prodotta dalle fredde correnti atlantiche che ogni mattina ricoprono con una fitta coltre di nebbia le dune del Namib.
In un ambiente che mantiene ancora caratteristiche desertiche ci si affaccia a nord del Namib sull’oceano Atlantico a Swakopmund, un villaggio con case a graticcio o in puro jugendstil tedesco, e si costeggia verso nord la suggestiva Skeleton Coast, così chiamata per i numerosi relitti di navi fantasma arenate, fino a Cape Cross, per ammirare lo spettacolo della colonia di migliaia di foche che qui hanno trovato un ambiente ideale. Si entra poi nell’arida e montuosa regione del Damaraland, dove si possono incontrare struzzi, orici, springbok, iene e sciacalli, ma anche rinoceronti e i sempre più rari elefanti del deserto dalla taglia ridotta. Un vero salto nella preistoria è la visita, presso Twifelfontein, della foresta pietrificata con alberi di 260 milioni d’anni e del sito di incisioni e pitture rupestri realizzate da cacciatori boscimani oltre 6.000 anni fa.
Tappa obbligata per un viaggio nel nord è l'Etosha National Park, uno dei più grandi, antichi e ricco di fauna di tutto il continente, dove la presenza di numerose sorgenti d’acqua e la rada vegetazione consentono un incredibile contatto con gli animali. Sviluppato su una superficie protetta di oltre 22.000 chilometri quadrati è un vero santuario per la grande fauna, ideale per una safari fotografico a caccia di immagini di elefanti, zebre, giraffe, leoni, leopardi, antilopi, ippopotami.
Per fare un viaggio nel tempo e nella storia bisogna poi spingersi fino al Kaokoland, o Kaokoveld, estrema regione di nord-ovest ai confini con l’Angola, una zona arida e semidesertica, ondulata da rilievi e solcata da poche strade e qualche pista in cattivo stato, con scarse strutture ricettive, anche perché fino ad una quindicina di anni fa è stata terreno di scontro per la guerriglia che ha coinvolto Namibia, Sud Africa e Angola. Non a caso viene definita come una delle ultime grandi regioni selvagge e silenti dell’Africa e al tempo stesso il volto più primitivo del Paese.
Tuttavia il Kaokoland, pur scarsamente popolato per le sue difficili condizioni ambientali, è anche la terra degli Himba, discendenti diretti degli Herero, popolazione originaria dell’Africa Orientale giunta in Namibia alcuni secoli fa. Il territorio offre la maggior concentrazione di pitture rupestri preistoriche, a testimonianza di una colonizzazione umana assai remota, e ospita una fauna di estremo interesse. Oltre a gemsbok, kudu, springbok, struzzi, giraffe e zebre di montagna si possono infatti incontrare il raro rinoceronte nero, più aggressivo del consimile bianco, e l’insolito elefante del deserto, ormai ridotto a poche centinaia di esemplari in tutto, di corporatura ridotta ma con lunghe zanne.
I sempre più introvabili pastori Himba vivono oggi in misere capanne nei luoghi più sperduti conservando intatti identità e tradizioni. Avvicinarsi a loro significa tuffarsi in un’autentica avventura umana, che richiede il massimo rispetto per queste culture fragili e vulnerabili. Le donne, bellissime, girano vestite solo di una minigonna di pelle e da splendidi ornamenti che adornano il collo, i polsi e le caviglie: veri e propri gioielli tribali, raffinati ed eleganti, realizzati per lo più in cuoio tempestato di decorazioni in ferro e osso, ma i monili più preziosi restano comunque le conchiglie che arrivano da paesi molto lontani.
Lo stato civile delle donne himba si distingue in base all’acconciatura dei capelli: le nubili portano una treccia sulla fronte, mentre quelle sposate lasciano cadere i capelli sulle spalle, raccolti in lunghe treccine, e al centro della testa portano una specie di diadema in cuoio. Per proteggersi dal sole e dagli insetti gli Himba spalmano la pelle, i capelli e gli abiti con un misto di burro, cenere e ocra rossa, profumato da erbe aromatiche. A giudicare dai risultati un trattamento efficace ed economico. Nelle zone marginali e più civilizzate del Kaokoland si possono trovare donne vestite con caratteristici abiti con enormi e colorate crioline indossate sopra una serie di sottovesti e copricapo a forma di corno: si tratta di donne di etnia Herero e i loro abiti costituiscono un pudico retaggio delle regole importate dai missionari tedeschi in epoca vittoriana.
L’arcaico Namib è un deserto unico che si estende da nord a sud a ridosso della costa atlantica con dune tra le più alte del mondo (tra le più spettacolari quelle di Sossusvlei), grandiosi canyon e monoliti di granito, paleolaghi con distese saline che si possono ammirare visitando il Namib-Naukluft Park.
In conseguenza della sua ragguardevole età è un deserto vivo e densamente popolato da una fauna e da una flora specializzate, che hanno avuto cioè il tempo per elaborare strategie che permettessero loro di sopravvivere in un ambiente estremo, come elefanti, leoni, gazzelle, zebre e l’antilope orice, o piante come il dollar bush, un cespuglio con foglie grasse a forma di moneta; il Lithops, una pianta che assume l’aspetto di una roccia per difendersi dagli animali, ma che si tradisce nel momento in cui deve fiorire e la Welwitschia mirabilis, il fossile vivente, considerata la regina delle piante per la sua impressionante longevità: gli esemplari più vecchi raggiungono la veneranda età di 1500 anni.
Scoperta solo nel 1859 dal naturalista e botanico austriaco Friedric Welwitsch - da cui prende il nome – la pianta è diventata specie protetta nonché monumento nazionale. Se il suo aspetto non è certo dei migliori - un po’ simile ad una tubero del diametro di circa un metro con foglie color verde oliva, coriacee e nastriformi, lunghe fino a tre metri - dal punto di vista ecologico è decisamente straordinaria perchè capace di alimentarsi attraverso le foglie, più che dalle rarissime piogge, dall’umidità prodotta dalle fredde correnti atlantiche che ogni mattina ricoprono con una fitta coltre di nebbia le dune del Namib.
In un ambiente che mantiene ancora caratteristiche desertiche ci si affaccia a nord del Namib sull’oceano Atlantico a Swakopmund, un villaggio con case a graticcio o in puro jugendstil tedesco, e si costeggia verso nord la suggestiva Skeleton Coast, così chiamata per i numerosi relitti di navi fantasma arenate, fino a Cape Cross, per ammirare lo spettacolo della colonia di migliaia di foche che qui hanno trovato un ambiente ideale. Si entra poi nell’arida e montuosa regione del Damaraland, dove si possono incontrare struzzi, orici, springbok, iene e sciacalli, ma anche rinoceronti e i sempre più rari elefanti del deserto dalla taglia ridotta. Un vero salto nella preistoria è la visita, presso Twifelfontein, della foresta pietrificata con alberi di 260 milioni d’anni e del sito di incisioni e pitture rupestri realizzate da cacciatori boscimani oltre 6.000 anni fa.
Tappa obbligata per un viaggio nel nord è l'Etosha National Park, uno dei più grandi, antichi e ricco di fauna di tutto il continente, dove la presenza di numerose sorgenti d’acqua e la rada vegetazione consentono un incredibile contatto con gli animali. Sviluppato su una superficie protetta di oltre 22.000 chilometri quadrati è un vero santuario per la grande fauna, ideale per una safari fotografico a caccia di immagini di elefanti, zebre, giraffe, leoni, leopardi, antilopi, ippopotami.
Per fare un viaggio nel tempo e nella storia bisogna poi spingersi fino al Kaokoland, o Kaokoveld, estrema regione di nord-ovest ai confini con l’Angola, una zona arida e semidesertica, ondulata da rilievi e solcata da poche strade e qualche pista in cattivo stato, con scarse strutture ricettive, anche perché fino ad una quindicina di anni fa è stata terreno di scontro per la guerriglia che ha coinvolto Namibia, Sud Africa e Angola. Non a caso viene definita come una delle ultime grandi regioni selvagge e silenti dell’Africa e al tempo stesso il volto più primitivo del Paese.
Tuttavia il Kaokoland, pur scarsamente popolato per le sue difficili condizioni ambientali, è anche la terra degli Himba, discendenti diretti degli Herero, popolazione originaria dell’Africa Orientale giunta in Namibia alcuni secoli fa. Il territorio offre la maggior concentrazione di pitture rupestri preistoriche, a testimonianza di una colonizzazione umana assai remota, e ospita una fauna di estremo interesse. Oltre a gemsbok, kudu, springbok, struzzi, giraffe e zebre di montagna si possono infatti incontrare il raro rinoceronte nero, più aggressivo del consimile bianco, e l’insolito elefante del deserto, ormai ridotto a poche centinaia di esemplari in tutto, di corporatura ridotta ma con lunghe zanne.
I sempre più introvabili pastori Himba vivono oggi in misere capanne nei luoghi più sperduti conservando intatti identità e tradizioni. Avvicinarsi a loro significa tuffarsi in un’autentica avventura umana, che richiede il massimo rispetto per queste culture fragili e vulnerabili. Le donne, bellissime, girano vestite solo di una minigonna di pelle e da splendidi ornamenti che adornano il collo, i polsi e le caviglie: veri e propri gioielli tribali, raffinati ed eleganti, realizzati per lo più in cuoio tempestato di decorazioni in ferro e osso, ma i monili più preziosi restano comunque le conchiglie che arrivano da paesi molto lontani.
Lo stato civile delle donne himba si distingue in base all’acconciatura dei capelli: le nubili portano una treccia sulla fronte, mentre quelle sposate lasciano cadere i capelli sulle spalle, raccolti in lunghe treccine, e al centro della testa portano una specie di diadema in cuoio. Per proteggersi dal sole e dagli insetti gli Himba spalmano la pelle, i capelli e gli abiti con un misto di burro, cenere e ocra rossa, profumato da erbe aromatiche. A giudicare dai risultati un trattamento efficace ed economico. Nelle zone marginali e più civilizzate del Kaokoland si possono trovare donne vestite con caratteristici abiti con enormi e colorate crioline indossate sopra una serie di sottovesti e copricapo a forma di corno: si tratta di donne di etnia Herero e i loro abiti costituiscono un pudico retaggio delle regole importate dai missionari tedeschi in epoca vittoriana.
Informazioni