Portogallo: Norte, Centro, Lisbona e Algarve
L’oceano è una luce che cattura occhi come falene. Un faro abbacinante, che con il suo fascino e il suo mistero ruba gli sguardi di chi sceglie il Portogallo come meta delle proprie vacanze. Eppure questa larga lingua di terra compresa tra l’Atlantico e la Spagna, non offre solo le coste meravigliose dell'Algarve o le bellezze naturali dell'entroterra, ma conquista i viaggiatori più attenti con il fascino immortale della capitale Lisbona, delle città storiche e dei monasteri delle regioni del Norte (area di insediamento delle prime popolazioni lusitane e nucleo originario del regno di Portucale) e del Centro (le storiche Beira e Estremadura): perle che raccontano, nella spettacolarità e varietà della pietra, le vicende di un popolo che proprio nell'oceano ha trovato la sua massima esaltazione.
Testo di Cristiano Pinotti, fotografie di Angelo Fanzini
Testo di Cristiano Pinotti, fotografie di Angelo Fanzini
Il Norte
Lungo vie d’acqua e di terra scortate da ripidi declivi e ricoperte da una rigogliosa vegetazione, si dipana un territorio dove il viaggio diventa un’esperienza multisensoriale. Entriamo nel Nord del Portogallo nella regione del Norte. Porto (Oporto per i portoghesi) e il suo territorio, intriso di opere d’arte di interesse mondiale, mantengono intatto un ricco patrimonio dall’impronta visibilmente aristocratica: edifici secolari e palazzi fiabeschi riempiono le strade antiche dei centri storici di città come Braga, Amarante, Guimarães, culla della nazionalità portoghese.
La ricchezza qui presente è anche l’arte del vino che intreccia la sua storia a quella del fiume Douro, la cui valle vinicola è patrimonio mondiale Unesco. Il nettare vermiglio e corposo del vinho do Porto, invecchiato per anni con aggiunta di acquavite e trasportato dalle tipiche barche che percorrono il Douro (Barcos Rabelos) fino alle Cantine di Vila Nova de Gaia sulla foce, perpetua dolcemente il sapore della tradizione. Le viti coltivate a terrazze in quell’anfiteatro naturale che sono le sponde del fiume Douro sono solo l’inizio di un viaggio dove peculiarità ambientali e rarità artistiche fanno la differenza.
Oporto
Proprio sulla foce del fiume Douro si adagia Porto, la seconda città del Portogallo e suo polo commerciale marittimo per eccellenza. Sofisticata e popolare allo stesso tempo, con i suoi edifici barocchi da una parte e le case addossate lungo il fiume al Cais da Ribeira dall'altra, Porto si lascia scoprire tra i suoi quartieri alti e bassi, tanto disomogenei quanto affascinanti. Dichiarato patrimonio dell’umanità UNESCO è il centro storico, molto suggestivo, dove si può subito accedere ad uno dei più bei panorami sulla città che spazia fino alle belle spiagge di Foz do Douro nell'Oceano Atlantico. Basta recarsi in Rua Sâo Filipe e percorrere i 240 scalini della Torre dos Clérigos, antica struttura del XVIII secolo disegnata dall'architetto italiano Nicola Nasoni. La Torre è solo uno degli esemplari barocchi che l’architettura della città vanta.
Tra le rappresentazioni più eclatanti in tal senso c’è la Chiesa di São Francisco il cui interno è completamente rivestito d’oro. A rendere possibile tanta opulenza furono le enormi ricchezze generate dalla scoperta delle miniere d’oro e pietre preziose in Brasile e il legname pregiato proveniente dai nuovi continenti. Altri esempi pregevoli da menzionare sono la Chiesa do Carmo, rivestita esternamente da azulejos azzurri e bianchi, e quella di Santa Clara, armoniosa combinazione di dorature e azulejos. La cattedrale Sé con il suo chiostro gotico dà il nome ad un intero quartiere ed è di sicuro uno tra i monumenti più famosi di Porto. Conosciuta con il nome di Sé do Porto, venne costruita come una chiesa-fortezza tra il XII e il XIII secolo.
In netto contrasto con quanto visto finora, il rione di Ribeira (anch'esso dichiarato DALL'UNESCO patrimonio dell’umanità) ostenta tutto un altro tipo di ricchezza: quella che viene dall'instancabile lavoro della gente più umile che vive in case addossate le une alle altre a volte decorate con le tipiche maioliche, tra strettissimi vicoli acciottolati in discesa libera verso il fiume. Una dignità subliminale si respira nel formicolio di gente che il fiume lo guarda non per contemplarne la bellezza ma la produttività. C’è tutto il mondo dei pescatori, dei mercanti e artigiani che qui regala alcuni degli scorci più vividi di questa città. Ma c’è anche una veloce riconversione architettonica che sta pian piano cambiando fisionomia alle parti più degradate, attirando in questo quartiere non pochi ristoratori e impresari di locali che animano la vita notturna di Porto.
Qui, lungo il fiume, sono chiaramente visibili le caratteristiche imbarcazioni chiamate Barcos Rabelos, che venivano sin dai tempi passati usate per il trasporto del vino Porto dalle zone di produzione nell'interno ai magazzini delle cantine (tutte visitabili) situate a Vila Nova de Gaia. Dall'alto della collina di Vila Nova de Gaia, collegata a Porto attraverso il ponte in ferro de Dom Luis I, domina il cinquecentesco Mosteiro da Serra do Pilar con un bellissimo chiostro manuelino rivestito di immancabili azulejos. Dal monastero si ha la veduta panoramica migliore sulla città e sul fiume.
Nell’area della Grande Avenida dos Aliados, infine, si trovano i quartieri centrali della città: Central e Baixa, salotti commerciali e paradisi per lo shopping. A Baixa, in particolare, hanno sede molti dei negozi che presentano la lavorazione e la vendita della pelle e dei gioielli, nonché il Mercato di Bolhao.
Amarante e Guimaraes
Risalendo i fiumi Douro e Tamega in un paesaggio collinare dominato dai vigneti, si arriva fino ad Amarante prima di volgere a nord per Guimarães. Si dice che la città venne fondata da un centurione romano di nome Amarantus ma quello che è certo è che nel XIII secolo giunse qui un monaco proveniente da Gerusalemme, tale S. Gonçalo, che divenne patrono della città nonché santo protettore dei matrimoni. Per vedere un suo “ritratto” bisogna recarsi nell’imponente complesso architettonico con facciata rinascimentale del convento di S. Gonçalo con chiesa annessa, dove si trova l’effige del suo viso, piccolo capolavoro in calcare. All’interno del convento è collocato anche il Museo di archeologia, scultura e pittura Amadeo de Souza-Cardoso con molti dipinti del pittore cubista amico di Modigliani e talento pioniere della pittura contemporanea che nacque ad Amarante nel 1887. Un ponte collega le due rive del Rio Tâmega che irradia il cuore di Amarante lasciando bene visibile sullo sfondo la sagoma imponente della Serra do Marão.
Appartenente al distretto di Braga è Guimaraes, città del primo re portoghese Alfonso Henriques – che qui nacque nel 1110 – ancora oggi celebrata come luogo di nascita del Regno di Portogallo. Fu nell’XI secolo, infatti, che la città venne nominata capitale della contea di Portucale, durante il periodo in cui il Conte Enrico di Borgogna (padre di Alfonso Henrique) mantenne la propria corte nella cittadina. L’impronta medioevale è tutt’oggi visibile nell’architettura ben conservata, tanto che il centro storico è stato recentemente incluso nella lista dei patrimoni mondiali Unesco. La strada acciottolata di Rua de Santa Maria, circondata da importanti edifici storici, conduce direttamente al Castello de Sào Miguel in Rua Conde Dom Henrique, passando per la piazza principale Largo da Oliveira. Il castello fu costruito nel X secolo per ordine della contessa Mumadona Dias a fine difensivo e rappresenta oggi il simbolo della nascita del regno portoghese.
Continuando nel'’itinerario, a circa 15 chilometri in direzione di Braga, si trova Citânia de Briteiros, il sito archeologico più importante per le testimonianze preromane della presenza dei Lusitani, popolazione autoctona celtico-iberica. E’ ancora ben visibile il tracciato delle strade protette da una cerchia di mura nonché il nucleo delle abitazioni a pianta circolare, disposte in piccoli sestieri, che includevano rifugi per il bestiame. Questi insediamenti a grandi altitudini, chiamati “castros”, sono all'origine di molte delle attuali città portoghesi. Citânia de Briteiros è dunque un esempio molto interessante di tale cultura “di fortificazione” sviluppatasi nel II secolo a.C. nel nordovest della penisola iberica. Un museo conserva oggi buona parte dei ritrovamenti provenienti dal sito. E’ il Museo Archeologico Martins Sarmento di Guimarães, intitolato all'archeologo che iniziò gli scavi nell'800.
Braga
Si giunge infine a Braga, la capitale religiosa del Portogallo con ben 35 chiese e una lunga storia ecclesiastica alle spalle che si fa ricordare soprattutto per l’arcidiocesi più antica del paese. Conserva un centro storico di impianto barocco dove ammirare, tra gli altri edifici monumentali, la cattedrale Sé de Braga che è stata per secoli il maggiore punto di riferimento religioso del Portogallo. In origine romanica, ma ampiamente rimaneggiata fino al ‘700, la chiesa principale della città ospita anche un museo di arte sacra. Il detto popolare “più vecchio della Sé di Braga”, rende l’idea circa il valore di quest’opera che fa riferimento a qualcosa di molto antico. Da vedere anche i palazzi nobiliari in gran parte settecenteschi, come la sede arcivescovile e il Paco dos Arcebispos con il prospiciente giardino di Santa Barbara, sede di una notevole biblioteca storica che custodisce anche l’atto di fondazione del regno di Portogallo del primo re Don Alfonso Henriques. E ancora, il Palacio do Biscaignos, la Casa dos Crivos, l’Arco da Porta Nova.
Bom Jesus do Monte
Elegantemente abbellita da molti tesori architettonici, Braga si fa notare anche per il suo tesoro dislocato a circa 5 km dalla città: il Santuario do Bom Jesus do Monte. Situato sulla cima di una boscosa collina, il complesso appare come un vero capolavoro che riunisce in un solenne mix architettonico, cappelle, fontane e statue edificate lungo una magnificente scalinata barocca di ben 116 metri e rappresentante le 14 fermate della via crucis. E’ oggi una importante meta di pellegrinaggio insieme agli altri due santuari mariani che sorgono nei dintorni di Braga: Nossa Senhora do Sameiro e l'Igreja de Santa Maria Madalena, una sontuosa opera di architettura barocca situata a 10 km lungo la strada del Bom Jesus.
Il Centro
Coimbra
Una modesta collina sulla destra del Rio Mondego ospita la “Oxford del Portogallo”, Coimbra, antica sede universitaria e prima capitale del Regno del Portogallo. Coimbra è divisa in due parti distinte: la città alta racchiude i principali edifici storici, ed è facilmente visitabile a piedi, la “Baixa” è un affollato e vitale centro di assoluta modernità. L’ingresso al centro storico avviene tramite l’Arco de Almedina, l’antica porta della medina araba, sulla cui sinistra spicca la Torre de Anto, il severo, cinquecentesco Palacio de Sub Ripas e il Colégio da Sapienza, risalente al XVI secolo, con un bel chiostro decorato di azulejos. Monumenti che costituiscono il gustoso antipasto per i piatti forti di Coimbra: l’antica cattedrale di Sé Velha, il Museo Nazionale di Machado de Castro e l’Università.
Sé Velha è uno dei più importanti edifici romanici dell’intero Portogallo. Eretta tra il 1140 e il 1175, presenta una severa facciata e, sul fianco sinistro, uno splendido portale di epoca rinascimentale. L’interno, a tre navate, è un inno all’essenzialità del romanico, mentre il chiostro, cui si accede dalla navata di destra, risale al primo gotico. Il Museo Nazionale di Machado de Castro, ricco di testimonianze di pittura, arte ceramica, arte musiva e religiosa è di fondamentale importanza per la conoscenza della scultura portoghese, in particolar modo di quella rinascimentale. Oltre che per le opere esposte, è degno di nota il palazzo che ospita il museo: l’ex edificio episcopale, sorto su un antecedente criptoportico romano.
Fulcro dell’intera vita cittadina, l’Università si compone di tanti e notevoli tesori d’arte. Il Patio das Escolas, ridotto al rango di parcheggio, è la vasta corte sulla quale si aprono gli edifici dell’ateneo. Tutte le sale meritano una visita e un rimpianto: appare infatti evidente come studiare in un luogo di simile bellezza sia infinitamente più appagante, che compiere la medesima operazione tra insignificanti pareti di cemento armato. Tra gli ambienti della più antica Università portoghese, la Biblioteca, risalente alla prima meta del Settecento, merita una citazione particolare. Autentico inno al barocco portoghese, è un susseguirsi di intagli laminati in oro, legni pregiati, soffitti affrescati, tavoli intarsiati che fanno da cornice a un patrimonio di oltre un milione di volumi.
Se la città alta è un continuo susseguirsi di opere d’arte, anche la moderna città bassa qualche sorpresa è in grado di regalarla. In fondo alla vivace rua Visconte da Luz, il Monastero de Santa Cruz, fondato nel 1130, merita una visita per la sua bella chiesa, ma soprattutto per il Claustro do Silenzio, di epoca cinquecentesca, le cui volte sono ricoperte da azulejos. Prima di lasciare Coimbra in direzione di Porto, può infine essere interessante una puntata a Conimbriga, un ampio sito archeologico romano, in cui spiccano mosaici di pregevole fattura.
I monasteri di Batalha e Alcobaca
Prossima tappa del nostro personalissimo “litorale” storico è Batalha, la cui fama è indissolubilmente legata al Monsteiro de Santa Maria da Vitoria. La toponomastica del luogo e la particolare dedica della costruzione stanno ad indicare un’origine che ben poco ha a che fare con l’austerità e la devozione. La nascita di questo capolavoro risale infatti a un evento decisamente cruento: il 14 agosto 1385 il futuro re portoghese Joao I d’Avis sconfisse, nella vicina piana di Aljubarrota, il pretendente spagnolo Juan I di Castiglia e, per ringraziamento, tre anni dopo ordinò la costruzione, che si protrasse fino alla prima metà del Quattrocento, dell’imponente monastero. Capolavoro gotico manuelino, il monastero è un articolato complesso di edifici che si armonizzano e si completano a vicenda. L’intero monastero è un susseguirsi di opere d’arte, sono comunque da ammirare assolutamente lo splendido Portale di ingresso, la Capela do Fundador, il Chiostro reale, la Casa do Capitulo, il Refettorio, il Chiostro di Alfonso V e la Porta Monumentale.
Un altro monastero, di uguale se non maggiore fascino, ci attende ad Alcobaca, il Mosteiro de Santa Maria, monumento dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Di origine Benedettina, quest’opera colossale che ricalca la struttura dell’abbazia francese di Clairvaux, risale ai secoli XII-XIII. Seriamente danneggiata dal terremoto del 1755, subì, all’inizio dell’Ottocento, scriteriati saccheggi ad opera delle truppe napoleoniche che, evidentemente non sazie del sangue versato per tutta Europa, ebbero la geniale pensata di infierire anche sulla pietra di un luogo sacro. I successivi restauri hanno però avuto il merito di riportare il monastero alla sua antica, severa bellezza.
La chiesa, di eccezionale dimensione, affascina per la sua poderosa struttura slanciata verso l’alto e suddivisa in tre navate da giganteschi pilastri nervati. Il transetto è impreziosito da due imponenti sepolcri di due sfortunati amanti: la tomba di Pedro I, a destra, e quella di Dona Ines de Castro, a sinistra. Dalla navata sinistra si accede poi al Claustro de Dom Dinis, detto anche Claustro do Silenzio. All’interno del complesso monastico meritano, inoltre, una visita la Sala capitolare, il Dormitorio, la Sala dei monaci, il Refettorio, e la Sala dei Re. Di tutt’altro tenore spirituale, ma ugualmente interessante, è, a poca distanza del monastero, il Museu do Vinho che illustra la produzione vinicola della regione e si fa apprezzare per la possibilità di degustazioni e acquisti.
Obidos
Successiva tappa di questo nostro itinerario culturale che si snoda alle spalle dell’Atlantico è la cittadina fortificata di Obidos rappresenta l’ultima tappa Il castello manuelino, del XVI secolo, e le possenti mura di origine moresca, rinforzate dai cristiani durante i tre secoli successivi, attraggono lo sguardo, ma queste strutture militari non sono l’unica ricchezza monumentale di Obidos. Sulla piazza principale del borgo, infatti, si può ammirare la Igreja de Santa Maria con i suoi soffitti dipinti e gli azulejos di epoca settecentesca. Fuori città è infine di un certo interesse l’acquedotto del XVI secolo.
Lisbona, la città bianca
Un punto di luce sull'oceano. Questa è Lisbona, la “città bianca”, bianca perché abbaglia giocando con i raggi del sole sul manto opaco del fiume Tago (Rio Tejo), sua spina dorsale, e sui tetti colorati delle case chiare. Il colpo d'occhio che si gode dall'alto del Castelo de São Jorge vale più di mille parole. L'irresistibile luce della città è stata, e continua ad essere, fonte di ispirazione per molti artisti e poeti, uno su tutti Fernando Pessoa (1888-1935), che traeva quasi conforto da tale cromatismo, superiore – a detta dello scrittore – a qualsiasi combinazione floreale. Complice di questa luminosità è l'esposizione di Lisbona a sud e a mezzogiorno, amplificata dalla sua apertura sul fiume Tago, a 17 chilometri dall'Atlantico, e da certe architetture che sembrano assorbire la luce più che rifletterla. Parliamo dello splendore candido dello stile manuelino, tipico portoghese, visibile soprattutto nel quartiere di Belém, della caratteristica pavimentazione a mosaico delle strade cittadine e delle colorate facciate intarsiate con azulejos (piastrelle decorate) che spuntano un po' ovunque negli angoli della città.
L'Alfama
Il Castelo de São Jorge si staglia nel cielo dell'Alfama, il sobborgo più caratteristico di Lisbona, un groviglio di scale irte e gradinate raggiungibile con le linee dei tram 18 e 28. Un tempo castello moresco e successivamente dimora dei reali fino al XVI secolo, fu trasformato in giardino pubblico negli anni Trenta. Il terremoto del 1755 – capitolo nero della storia portoghese in cui persero la vita quasi 15 mila persone, e la allora fiorente città imperiale ne uscì devastata – danneggiò i bastioni della fortezza. Questi rimasero in rovina fino al 1938 quando cioè Antònio Salazar, dittatore per 60 anni, iniziò una completa ristrutturazione ricreando le mura “medioevali” e aggiungendovi giardini con uccelli selvatici.
Oggi dai bastioni si gode una delle più belle visuali sulla città, ma anche dalla terrazza panoramica (Esplanada do Castelo), una splendida spianata dove i turisti si prodigano in scatti fotografici e i locali giocano a backgammon all'ombra degli alberi. Il Castello racchiude e un po' simboleggia la millenaria storia di Lisbona, capitale imperiale e marittima, passata attraverso 60 anni di dominazione spagnola, 50 di monarchia e 46 di dittatura fin quando la Rivoluzione dei garofani del 1974 instaurò la democrazia. Dalla terrazza, uscendo dalla Porta de São Jorge e girando a sinistra per la rua do Chão da Feira si arriva a largo Mor fino alla chiesa di Santa Luzia, che offre un altro punto panoramico sui tetti dell'Alfama, noto come Miradouro de Santa Luzia.
Conviene addentrarsi ancora per i becos (vicoli) stretti e acciottolati dell'Alfama, e scoprire camminando i numerosi scorci caratteristici che il vecchio quartiere riserva. Tra case fatiscenti con il bucato steso e, se si è fortunati, le varinas che vendono il pesce del giorno, percorrendo tutta la lunga rua de São Pedro si arriva a Largo da Sé dove si trova la cattedrale della città, la Sé, abbreviazione di Sedes Episcopalis (sede vescovile). Ecco un altro punto di luce della città bianca, risultato di numerose trasformazioni e stili architettonici diversi. Romanica è la facciata con le due torri campanarie merlate e il bellissimo rosone. All'interno si trovano 9 cappelle gotiche del deambulatorio e il famoso “tesoro del Sé”, in cima alle scale, a destra rispetto all'ingresso. Avvolto dalla leggenda, questo tesoro composto da reliquie attribuite a San Vincenzo, sarebbe stato trasportato nel 1173 da una nave protetta da due corvi sacri. Nave e corvi fanno oggi parte della ricca simbologia cittadina, sovrabbondante di riferimenti al mare, un elemento fondamentale per la storia della città che, ricordiamolo, all'epoca delle scoperte geografiche divenne il primo centro mercantile d'Europa. Per addentrarsi in questo spaccato di storia marinara basta recarsi a Belém, la zona occidentale della città, alla foce del fiume Tago, un museo a cielo aperto che vale la pena raccontare.
Belém
Simbolo della potenza navale portoghese e dell'epoca d'oro di Lisbona al tempo delle scoperte geografiche (dal 1498 al 1543 circa) è la Torre di Belém, suadente miraggio dello sguardo lungo la linea dell'orizzonte. Gioiello manuelino del XVII secolo, fatto di preziose decorazioni, balconate vista oceano, logge rinascimentali, torrette moresche e merli a più non posso decorati con la croce dell'Ordine di Cristo, la Torre è oggi una delle maggiori lusinghe turistiche della città. Ma è tutta l'area di Belém a riunire un insieme di monumenti e spazi culturali di qualità superiore, riconosciuti dall'Unesco come Patrimonio Culturale dell'Umanità.
Tra questi, l'imponente Mosteiro dos Jerònimos, costruzione iniziata intorno al 1502 e completata verso la fine del secolo. Sopravvissuto al terremoto del 1755, è attualmente la più importante testimonianza dell'architettura manuelina nella capitale. Quella fonte inesauribile di luce che è lo stile manuelino, deriva dal nome del re Manuel I (1495-1521) che, in seguito alla prosperità ottenuta da Lisbona grazie al commercio delle spezie, ordinò la costruzione sia della Torre che del Monastero. Lo stile tardo gotico fiammeggiante riproponeva nella minuzia dei dettagli scultorei, il momento esotico e propizio della Lisbona marinara. Vasco de Gama era appena tornato dal suo mitico viaggio che lo avrebbe condotto sulla via delle Indie partendo proprio da lì, dalle spiagge di Belém. Che dire dell'opulenza architettonica del Monastero? Già la sua posizione, al centro dell'altrettanto maestosa Praça do Imperio, ne rivela l'austerità. Motivi regi, religiosi, naturalisti e nautici convergono in questo capolavoro di pietra e luce non esente da eccessi decorativi come quelli del pur affascinate portale sud.
Oggi le ali dell'antico monastero sono adibite a Museo della Marina e a Museo dell'Archeologia. Trafori e ricchi intagli vanno a decorare gli archi e la balaustra del chiostro, opera di João de Castilho, mentre eleganti ed esili colonne ottagonali che creano un doppio arco reggono la chiesa del monastero, Santa Maria di Belém. E' quasi irreale la luminosità che traspare riflessa dalle vetrate che filtrano i raggi solari. Qui si trovano le tombe di Vasco de Gama e del poeta epico Luìs de Camões. A completare il quadrilatero culturale di Belèm c'è l'omonimo Centro Cultural (CCB), di chiara impronta moderna. Uno spazio polifunzionale questo, che ha significato nel tempo l'evoluzione in senso avanguardistico della capitale portoghese, investita da un fervore artistico di respiro internazionale.
Il Parco delle Nazioni
L'avanguardia in senso stretto, quella fatta di sfide architettoniche che guardano al futuro, Lisbona la ospita al Parque das Nações, all'uscita della metro Oriente (linha vermhela). Ingegnosa opera di riconversione di un'area industriale abbandonata, il Parque s'impone subito alla vista per la slanciata geometria delle volte e le ardite costruzioni dei padiglioni, dal Portugal Pavilion al Pavilhão do Conhecimento (Padiglione della Conoscenza), al Pavilhão da Realidade Virtual (Padiglione della Realtà Virtuale). E non poteva che trovarsi qui l'edificio più alto di Lisbona, l'esorbitante Torre Vasco da Gama, con l'estremità a forma di vela, per non tradire la mitologia nautica che ricorre nell'estro creativo lusitano. Percorrendo l'interno del centro commerciale Vasco da Gama, si fuoriesce nella zona all'aperto che introduce a un largo camminamento piastrellato con i tipici mosaici pavimentali lisboeti, incorniciato da una fila di alte bandiere di tutte le nazioni del mondo; è l'anticamera del lungofiume da dove si può prendere la teleferica per un giro panoramico sulle acque del Tago.
Simile a una portaerei è invece la forma data all'Oceanàrio, ardita struttura sospesa sull'acqua e agganciata all'estremità di un molo, opera dell'architetto Peter Chermayeff, ad oggi il secondo acquario più grande del mondo.
Le linee stravaganti di sculture moderne che compaiono qua e là nel luminoso piazzale all'aperto antistante il lungofiume, sembrano nervature del cielo e macchie di nero su una tela fitta di bianco e azzurro. E' qui la Lisbona che osa, metropoli dalle vedute larghe come quelle che si godono dall'alto dei suoi numerosi miradoures ed elevadores, l'altro volto della città intimista che riempie di nostalgia i becos del cuore storico, quello dei poeti e dei fadistas, il cuore pulsante della Baixa e del Chiado.
La Baixa
La Baixa, ovvero “città bassa”. Chiado, ovvero “chiar”, scricchiolio delle ruote dei carri sulle strade in salita del quartiere. Le due zone storiche di Lisbona sono il vanto – culturale, artistico e architettonico – della città. Il particolare assetto strutturale della Baixa, contraddistinta da una griglia di strade parallele che da Praça do Comércio collega la piazza del Rossio, deriva dalla ricostruzione voluta dal marchese di Pombal (1699-1782), a seguito del terremoto del 1755, evento per più di un aspetto cruciale nella storia di Lisbona. Non tutti i mali vengono per nuocere, verrebbe da dire oggi che la Baixa Pombalina è il cuore commerciale della capitale nonché una delle zone più attraenti, turisticamente parlando.
Visitare questo intrigo pulsante della Lisbona quotidiana – fatto di teatri e caffé, banche e librerie, ristoranti e pastelarias – è il piacevole passatempo di una giornata. Tanto, infatti, è il tempo che ci vuole per cogliere l'essenziale atmosfera di questo affascinante quadrilatero intarsiato di azulejos e mosaici pavimentali che è il centro lisboeta. Per percorrere la Baixa dall'inizio alla fine, basta scendere alla fermata della metro Restauradores (linha Azul) e imboccare una delle tre arterie principali della griglia – rua Aurea, rua da Prata e rua dos Fanqueiros – che sboccano alla monumentale Praça do Comércio, lo storico ingresso di Lisbona contrassegnato dall'imponente arco trionfale sul lato nord della piazza.
Al centro, con lo sguardo rivolto al Tago, troneggia la statua di re Josè I (1750-1777). Questo immenso spazio aperto fu scelto da Manuel I nel 1511 come residenza reale, preferito al Castelo de São Jorge per la sua collocazione vicina al fiume. Durante il cammino da un'estremità all'altra della Baixa si apprezzano alcuni degli scorci più suggestivi di Lisbona, scorgendo dietro ogni angolo offerto dall'incrocio delle stradine in perpendicolare alla griglia palombina, il dipanarsi di tetti e case verso l'alto con il sottofondo stridente dei tram che si inerpicano tra pertugi e improbabili curve. Gran parte del fascino della capitale portoghese è dato proprio da questo suo svilupparsi in verticale, con il Castello in cima e tutto intorno l'ammasso colorato di case, chiese e musei.
Per questo Lisbona è una città che si gode dall'alto, ad esempio, dei suoi caratteristici elevadores, sorta di ascensori panoramici che, oltre a trasferire da una parte all'altra della città, fungono da vere e proprie terrazze scenografiche. A Restauradores si trova, ad esempio, l'"Elevador da Glòria" che risale la collina fino al quartiere popolare del Bairro Alto e al Miradouro de São Pedro de Alcantara, altro punto panoramico della città. Poco più avanti, a rua de Santa Justa, traversa della centrale rua Aurea, si trova l'eccentrico "Elevador de Santa Justa" con il suo particolare stile neogotico in ferro e filigrana. Una stretta scala a chiocciola conduce in cima alla torre dove si trova una terrazza con un caffé, mentre una passerella collega l'ascensore a Largo di Carmo, 32 metri più sopra.
Pittorica e monumentale, la Lisbona della Baixa vanta tre bellissime piazze, Restauradores, Rossio e Praça da Figueira. Quest'ultima, nel progetto di Pombal, era destinata ad ospitare il mercato e così fu fino agli anni Cinquanta. Oggi la piazza è, come le altre, sede di alberghi, negozi e caffé, dominata dalla statua equestre in bronzo di João I (1385-1433). Difficile non rimanere avvinti e quasi ipnotizzati dai mosaici a disegni ondulati di Praça de Dom Pedro IV, altrimenti detta Rossio o “piazza dal movimento ondulante”. I ciottoli tagliati a mano bianchi e grigi, che oggi si trovano un po' ovunque sulle strade del centro lisboeta, furono i primi di questo genere in città. Immancabile la statua centrale, raffigurante Dom Pedro IV, primo imperatore del Brasile indipendente. A nord della piazza si trova il neoclassico Teatro Nacional Dona Maria II, dal nome della figlia di Dom Pedro.
Il Chiado
La fermata della metro Baixa-Chiado (linha Azul) è l'ingresso preferenziale (altrimenti a piedi tagliando la rua Aurea all'altezza di rua de Santa Justa e da qui imboccando rua do Carmo fino all'incrocio con rua Garrett) al piccolo mondo letterario del “chiado pessoano”. Alle monumentali statue imperiali della Baixa, il Chiado risponde con le sue effigi colte raffiguranti poeti e scrittori, tra tutti Fernando Pessoa e João Almeida Garrett (1799-1854). E qui non c'è niente di meglio da fare che sedersi ai tavoli dello storico Cafè A Brasileira, proprio all'uscita della metro, su largo do Chiado, e lasciarsi rapire dallo sguardo imperscrutabile della statua di Pessoa sorseggiando una bica (caffé) o un aguardente (brandy). Lisbona fu cara allo scrittore portoghese come una mamma al figlio. Ed oggi, quasi uno scambio di favori, Pessoa è caro alla città più di ogni altra figura letteraria.
Il suo nome riecheggia soprattutto nei caffé, ambienti che egli amava frequentare con assiduità e, se è vero che – citandolo – “ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”, il modo migliore per carpire l'anima tormentata del poeta e ciò che egli è stato nell'arco della sua breve vita, è recarsi da Martinho da Arcada, sotto i portici di Prãca do Imperio. Il ristorante più antico di Lisbona è stato anche la seconda casa di Pessoa, proprio lì nel punto in cui la trafficata Baixa si apre al silenzio del Tago, immagine crepuscolare di una città che in fondo la malinconia ce l'ha nel sangue come nella cultura musicale. Il fado che si ascolta nei numerosi locali del centro lisboeta è la quintessenza della "saudade" portoghese. Nient'altro che questo, uno straziante richiamo che, al di là delle inevitabili forzature turistiche di oggi, si fa ascoltare da 150 anni.
L'Algarve
Il nostro viaggio in Portogallo termina lungo i limiti di uno stretto triangolo, che tiene in ben poco conto gran parte dell’ampia costa dell'Algarve soffocata da un’edilizia incurante dell’ambiente circostante, ma si concentra tra le cittadine di Aljezur a nord, Sagres a sud e il villaggio di Burgau a est, percorrendo il perimetro del "Parco naturale do Sud Oeste Alentejano e da Costa Vicentina". Un triangolo tracciato dalla statale 268 che porta alla punta meridionale del Portogallo e da pochi chilometri della strada statale numero 125.
Un percorso interno costellato da frequenti abbandoni che costituiranno il filo conduttore dell’intero itinerario caratterizzato, infatti, dall'attenzione continua per le deviazioni che portano verso l’oceano e costituiscono il succo di questo estremo lembo di Portogallo. Una regione altamente godibile a due o a quattro ruote, tenendo presente che spesso le stradine più interessanti e panoramiche sono sterrate ma con l'avvertenza di rispettare rigorosamente il tracciato delle strade aperte al traffico su gomma. Il nostro consiglio è anche quello di abbandonare il proprio mezzo nelle aree di sosta per avventurarsi negli spettacolari percorsi di trekking e per mountain bike segnalati dagli appositi cartelli.
Aliezur e Bordeira
Aljezur conquista con la sua “doppia personalità”: quella storica, di memoria moresca, che si estende ai piedi delle rovine del castello, e quella moderna, l’Igreja Nova, che si estende sulla vicina collina. Il castello, risalente al X secolo, benché non in perfetto stato di conservazione, permette di comprendere l’importante influsso esercitato dagli arabi dai primi anni del 700 alla prima metà del XIII secolo. L’influenza araba del resto echeggia nello stesso toponimo “Algarve”, definita dai mori “Andalusia occidentale” (in arabo: al-Gharb al-Andalus).
Appena fuori Aljezur è di indubbio interesse paesaggistico la Praia da Arrifana. Poi, tornati sulla statale 268, si prosegue sino a Carrapateira da cui parte il Circuito panoramico di Bordeira. Oltre che per le spettacolari scogliere, questo percorso è da segnalare per la presenza di alcune alte dune poco distanti dall’oceano. Risalendole a piedi si assapora un fascino di sahariana memoria e si gode di un panorama superbo difficilmente riscontrabile altrove, in Europa.
Sagres
Superata infine Vila do Bispo, pochi chilometri ci separano dal centro culturale di maggior interesse dell’intero percorso: Sagres. Nell’immaginario popolare portoghese, la piccola località battuta dai venti e dalle onde dell’oceano, assurge infatti a simbolica capitale dei secoli d’oro. Questo promontorio dalle ripide pareti rocciose, nel XV e XVI secolo, divenne, insieme al porto di Lagos, punto di partenza per le innumerevoli spedizioni che trasformarono l’impero portoghese in una vera e propria potenza economica e militare.
Sagres è un luogo strano, ricco di fascino, dove storia e leggenda si intrecciano in continuazione, dove l’affascinante presenza di Enrico il Navigatore aleggia ancora tra le mura della Fortaleza. Proprio la fortezza offre al turista uno degli scorci più emozionanti di Sagres. L’aspetto attuale risale al restauro del 1793 e colpisce per l’imponenza della muratura e per la cosiddetta “rosa dos ventos”, di ben 43 metri di diametro, che la leggenda vuole costruita per il principe Henrique e utilizzata dai naviganti per individuare la direzione dei venti stessi. La storiografia più moderna, sempre in competizione con i più intriganti racconti popolari, pare però essere orientata a catalogare la rosa dei venti, come la base di un’enorme meridiana.
Nei pressi di Sagres vi erano, nel XVI secolo, altre piccole fortezze che nel 1587 vennero distrutte dal corsaro inglese Francis Drake, al quale stragi e distruzioni valsero la nomina di “sir” da parte della regina Elisabetta. Poco distante si ergono, infatti, le rovine della Fortaleza da Balera, mentre sulle falesie che portano a Cabo de Sao Vicente si trova la Fortaleza do Beliche, le cui mura ancora conservano alcuni edifici interni tra i quali spicca la Igreja de Santa Catarina.
Cabo de Sao Vicente
Pochi chilometri assolutamente indimenticabili separano Sagres da Cabo de Sao Vicente: l’inquietante lingua di terra che si protende nell’oceano, l’ultimo frammento di madre patria che salutava gli intrepidi navigatori portoghesi. Il momento della giornata più adatto per ammirare la forza e il fascino che si sprigiona da questo luogo è senza dubbio il tramonto. Mentre il sole scompare lentamente nelle acque del mare i colori della natura danno il meglio delle loro possibilità, mentre dalle onde dell’oceano sembrano giungere le voci dei marinai, imbarcati su enormi navi di legno, sospinte dal vento e dalla forza di tante braccia.
La strada, e le sue immancabili deviazioni lungo la costa, ci portano infine al villaggio di Burgau, vertice estremo del nostro Algarve, questa affascinate propaggine dell’Europa che, come una prua di una barca, si spinge nelle acque dell’Oceano Atlantico. Una terra aspra, con scogliere e falesie a picco sul mare che raccontano l’eterna lotta tra l’uomo e le onde, tra la voglia di “casa” e la spinta irresistibile che porta a scoprire nuovi mondi, nuove terre, nuove “case”.
Lungo vie d’acqua e di terra scortate da ripidi declivi e ricoperte da una rigogliosa vegetazione, si dipana un territorio dove il viaggio diventa un’esperienza multisensoriale. Entriamo nel Nord del Portogallo nella regione del Norte. Porto (Oporto per i portoghesi) e il suo territorio, intriso di opere d’arte di interesse mondiale, mantengono intatto un ricco patrimonio dall’impronta visibilmente aristocratica: edifici secolari e palazzi fiabeschi riempiono le strade antiche dei centri storici di città come Braga, Amarante, Guimarães, culla della nazionalità portoghese.
La ricchezza qui presente è anche l’arte del vino che intreccia la sua storia a quella del fiume Douro, la cui valle vinicola è patrimonio mondiale Unesco. Il nettare vermiglio e corposo del vinho do Porto, invecchiato per anni con aggiunta di acquavite e trasportato dalle tipiche barche che percorrono il Douro (Barcos Rabelos) fino alle Cantine di Vila Nova de Gaia sulla foce, perpetua dolcemente il sapore della tradizione. Le viti coltivate a terrazze in quell’anfiteatro naturale che sono le sponde del fiume Douro sono solo l’inizio di un viaggio dove peculiarità ambientali e rarità artistiche fanno la differenza.
Oporto
Proprio sulla foce del fiume Douro si adagia Porto, la seconda città del Portogallo e suo polo commerciale marittimo per eccellenza. Sofisticata e popolare allo stesso tempo, con i suoi edifici barocchi da una parte e le case addossate lungo il fiume al Cais da Ribeira dall'altra, Porto si lascia scoprire tra i suoi quartieri alti e bassi, tanto disomogenei quanto affascinanti. Dichiarato patrimonio dell’umanità UNESCO è il centro storico, molto suggestivo, dove si può subito accedere ad uno dei più bei panorami sulla città che spazia fino alle belle spiagge di Foz do Douro nell'Oceano Atlantico. Basta recarsi in Rua Sâo Filipe e percorrere i 240 scalini della Torre dos Clérigos, antica struttura del XVIII secolo disegnata dall'architetto italiano Nicola Nasoni. La Torre è solo uno degli esemplari barocchi che l’architettura della città vanta.
Tra le rappresentazioni più eclatanti in tal senso c’è la Chiesa di São Francisco il cui interno è completamente rivestito d’oro. A rendere possibile tanta opulenza furono le enormi ricchezze generate dalla scoperta delle miniere d’oro e pietre preziose in Brasile e il legname pregiato proveniente dai nuovi continenti. Altri esempi pregevoli da menzionare sono la Chiesa do Carmo, rivestita esternamente da azulejos azzurri e bianchi, e quella di Santa Clara, armoniosa combinazione di dorature e azulejos. La cattedrale Sé con il suo chiostro gotico dà il nome ad un intero quartiere ed è di sicuro uno tra i monumenti più famosi di Porto. Conosciuta con il nome di Sé do Porto, venne costruita come una chiesa-fortezza tra il XII e il XIII secolo.
In netto contrasto con quanto visto finora, il rione di Ribeira (anch'esso dichiarato DALL'UNESCO patrimonio dell’umanità) ostenta tutto un altro tipo di ricchezza: quella che viene dall'instancabile lavoro della gente più umile che vive in case addossate le une alle altre a volte decorate con le tipiche maioliche, tra strettissimi vicoli acciottolati in discesa libera verso il fiume. Una dignità subliminale si respira nel formicolio di gente che il fiume lo guarda non per contemplarne la bellezza ma la produttività. C’è tutto il mondo dei pescatori, dei mercanti e artigiani che qui regala alcuni degli scorci più vividi di questa città. Ma c’è anche una veloce riconversione architettonica che sta pian piano cambiando fisionomia alle parti più degradate, attirando in questo quartiere non pochi ristoratori e impresari di locali che animano la vita notturna di Porto.
Qui, lungo il fiume, sono chiaramente visibili le caratteristiche imbarcazioni chiamate Barcos Rabelos, che venivano sin dai tempi passati usate per il trasporto del vino Porto dalle zone di produzione nell'interno ai magazzini delle cantine (tutte visitabili) situate a Vila Nova de Gaia. Dall'alto della collina di Vila Nova de Gaia, collegata a Porto attraverso il ponte in ferro de Dom Luis I, domina il cinquecentesco Mosteiro da Serra do Pilar con un bellissimo chiostro manuelino rivestito di immancabili azulejos. Dal monastero si ha la veduta panoramica migliore sulla città e sul fiume.
Nell’area della Grande Avenida dos Aliados, infine, si trovano i quartieri centrali della città: Central e Baixa, salotti commerciali e paradisi per lo shopping. A Baixa, in particolare, hanno sede molti dei negozi che presentano la lavorazione e la vendita della pelle e dei gioielli, nonché il Mercato di Bolhao.
Amarante e Guimaraes
Risalendo i fiumi Douro e Tamega in un paesaggio collinare dominato dai vigneti, si arriva fino ad Amarante prima di volgere a nord per Guimarães. Si dice che la città venne fondata da un centurione romano di nome Amarantus ma quello che è certo è che nel XIII secolo giunse qui un monaco proveniente da Gerusalemme, tale S. Gonçalo, che divenne patrono della città nonché santo protettore dei matrimoni. Per vedere un suo “ritratto” bisogna recarsi nell’imponente complesso architettonico con facciata rinascimentale del convento di S. Gonçalo con chiesa annessa, dove si trova l’effige del suo viso, piccolo capolavoro in calcare. All’interno del convento è collocato anche il Museo di archeologia, scultura e pittura Amadeo de Souza-Cardoso con molti dipinti del pittore cubista amico di Modigliani e talento pioniere della pittura contemporanea che nacque ad Amarante nel 1887. Un ponte collega le due rive del Rio Tâmega che irradia il cuore di Amarante lasciando bene visibile sullo sfondo la sagoma imponente della Serra do Marão.
Appartenente al distretto di Braga è Guimaraes, città del primo re portoghese Alfonso Henriques – che qui nacque nel 1110 – ancora oggi celebrata come luogo di nascita del Regno di Portogallo. Fu nell’XI secolo, infatti, che la città venne nominata capitale della contea di Portucale, durante il periodo in cui il Conte Enrico di Borgogna (padre di Alfonso Henrique) mantenne la propria corte nella cittadina. L’impronta medioevale è tutt’oggi visibile nell’architettura ben conservata, tanto che il centro storico è stato recentemente incluso nella lista dei patrimoni mondiali Unesco. La strada acciottolata di Rua de Santa Maria, circondata da importanti edifici storici, conduce direttamente al Castello de Sào Miguel in Rua Conde Dom Henrique, passando per la piazza principale Largo da Oliveira. Il castello fu costruito nel X secolo per ordine della contessa Mumadona Dias a fine difensivo e rappresenta oggi il simbolo della nascita del regno portoghese.
Continuando nel'’itinerario, a circa 15 chilometri in direzione di Braga, si trova Citânia de Briteiros, il sito archeologico più importante per le testimonianze preromane della presenza dei Lusitani, popolazione autoctona celtico-iberica. E’ ancora ben visibile il tracciato delle strade protette da una cerchia di mura nonché il nucleo delle abitazioni a pianta circolare, disposte in piccoli sestieri, che includevano rifugi per il bestiame. Questi insediamenti a grandi altitudini, chiamati “castros”, sono all'origine di molte delle attuali città portoghesi. Citânia de Briteiros è dunque un esempio molto interessante di tale cultura “di fortificazione” sviluppatasi nel II secolo a.C. nel nordovest della penisola iberica. Un museo conserva oggi buona parte dei ritrovamenti provenienti dal sito. E’ il Museo Archeologico Martins Sarmento di Guimarães, intitolato all'archeologo che iniziò gli scavi nell'800.
Braga
Si giunge infine a Braga, la capitale religiosa del Portogallo con ben 35 chiese e una lunga storia ecclesiastica alle spalle che si fa ricordare soprattutto per l’arcidiocesi più antica del paese. Conserva un centro storico di impianto barocco dove ammirare, tra gli altri edifici monumentali, la cattedrale Sé de Braga che è stata per secoli il maggiore punto di riferimento religioso del Portogallo. In origine romanica, ma ampiamente rimaneggiata fino al ‘700, la chiesa principale della città ospita anche un museo di arte sacra. Il detto popolare “più vecchio della Sé di Braga”, rende l’idea circa il valore di quest’opera che fa riferimento a qualcosa di molto antico. Da vedere anche i palazzi nobiliari in gran parte settecenteschi, come la sede arcivescovile e il Paco dos Arcebispos con il prospiciente giardino di Santa Barbara, sede di una notevole biblioteca storica che custodisce anche l’atto di fondazione del regno di Portogallo del primo re Don Alfonso Henriques. E ancora, il Palacio do Biscaignos, la Casa dos Crivos, l’Arco da Porta Nova.
Bom Jesus do Monte
Elegantemente abbellita da molti tesori architettonici, Braga si fa notare anche per il suo tesoro dislocato a circa 5 km dalla città: il Santuario do Bom Jesus do Monte. Situato sulla cima di una boscosa collina, il complesso appare come un vero capolavoro che riunisce in un solenne mix architettonico, cappelle, fontane e statue edificate lungo una magnificente scalinata barocca di ben 116 metri e rappresentante le 14 fermate della via crucis. E’ oggi una importante meta di pellegrinaggio insieme agli altri due santuari mariani che sorgono nei dintorni di Braga: Nossa Senhora do Sameiro e l'Igreja de Santa Maria Madalena, una sontuosa opera di architettura barocca situata a 10 km lungo la strada del Bom Jesus.
Il Centro
Coimbra
Una modesta collina sulla destra del Rio Mondego ospita la “Oxford del Portogallo”, Coimbra, antica sede universitaria e prima capitale del Regno del Portogallo. Coimbra è divisa in due parti distinte: la città alta racchiude i principali edifici storici, ed è facilmente visitabile a piedi, la “Baixa” è un affollato e vitale centro di assoluta modernità. L’ingresso al centro storico avviene tramite l’Arco de Almedina, l’antica porta della medina araba, sulla cui sinistra spicca la Torre de Anto, il severo, cinquecentesco Palacio de Sub Ripas e il Colégio da Sapienza, risalente al XVI secolo, con un bel chiostro decorato di azulejos. Monumenti che costituiscono il gustoso antipasto per i piatti forti di Coimbra: l’antica cattedrale di Sé Velha, il Museo Nazionale di Machado de Castro e l’Università.
Sé Velha è uno dei più importanti edifici romanici dell’intero Portogallo. Eretta tra il 1140 e il 1175, presenta una severa facciata e, sul fianco sinistro, uno splendido portale di epoca rinascimentale. L’interno, a tre navate, è un inno all’essenzialità del romanico, mentre il chiostro, cui si accede dalla navata di destra, risale al primo gotico. Il Museo Nazionale di Machado de Castro, ricco di testimonianze di pittura, arte ceramica, arte musiva e religiosa è di fondamentale importanza per la conoscenza della scultura portoghese, in particolar modo di quella rinascimentale. Oltre che per le opere esposte, è degno di nota il palazzo che ospita il museo: l’ex edificio episcopale, sorto su un antecedente criptoportico romano.
Fulcro dell’intera vita cittadina, l’Università si compone di tanti e notevoli tesori d’arte. Il Patio das Escolas, ridotto al rango di parcheggio, è la vasta corte sulla quale si aprono gli edifici dell’ateneo. Tutte le sale meritano una visita e un rimpianto: appare infatti evidente come studiare in un luogo di simile bellezza sia infinitamente più appagante, che compiere la medesima operazione tra insignificanti pareti di cemento armato. Tra gli ambienti della più antica Università portoghese, la Biblioteca, risalente alla prima meta del Settecento, merita una citazione particolare. Autentico inno al barocco portoghese, è un susseguirsi di intagli laminati in oro, legni pregiati, soffitti affrescati, tavoli intarsiati che fanno da cornice a un patrimonio di oltre un milione di volumi.
Se la città alta è un continuo susseguirsi di opere d’arte, anche la moderna città bassa qualche sorpresa è in grado di regalarla. In fondo alla vivace rua Visconte da Luz, il Monastero de Santa Cruz, fondato nel 1130, merita una visita per la sua bella chiesa, ma soprattutto per il Claustro do Silenzio, di epoca cinquecentesca, le cui volte sono ricoperte da azulejos. Prima di lasciare Coimbra in direzione di Porto, può infine essere interessante una puntata a Conimbriga, un ampio sito archeologico romano, in cui spiccano mosaici di pregevole fattura.
I monasteri di Batalha e Alcobaca
Prossima tappa del nostro personalissimo “litorale” storico è Batalha, la cui fama è indissolubilmente legata al Monsteiro de Santa Maria da Vitoria. La toponomastica del luogo e la particolare dedica della costruzione stanno ad indicare un’origine che ben poco ha a che fare con l’austerità e la devozione. La nascita di questo capolavoro risale infatti a un evento decisamente cruento: il 14 agosto 1385 il futuro re portoghese Joao I d’Avis sconfisse, nella vicina piana di Aljubarrota, il pretendente spagnolo Juan I di Castiglia e, per ringraziamento, tre anni dopo ordinò la costruzione, che si protrasse fino alla prima metà del Quattrocento, dell’imponente monastero. Capolavoro gotico manuelino, il monastero è un articolato complesso di edifici che si armonizzano e si completano a vicenda. L’intero monastero è un susseguirsi di opere d’arte, sono comunque da ammirare assolutamente lo splendido Portale di ingresso, la Capela do Fundador, il Chiostro reale, la Casa do Capitulo, il Refettorio, il Chiostro di Alfonso V e la Porta Monumentale.
Un altro monastero, di uguale se non maggiore fascino, ci attende ad Alcobaca, il Mosteiro de Santa Maria, monumento dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Di origine Benedettina, quest’opera colossale che ricalca la struttura dell’abbazia francese di Clairvaux, risale ai secoli XII-XIII. Seriamente danneggiata dal terremoto del 1755, subì, all’inizio dell’Ottocento, scriteriati saccheggi ad opera delle truppe napoleoniche che, evidentemente non sazie del sangue versato per tutta Europa, ebbero la geniale pensata di infierire anche sulla pietra di un luogo sacro. I successivi restauri hanno però avuto il merito di riportare il monastero alla sua antica, severa bellezza.
La chiesa, di eccezionale dimensione, affascina per la sua poderosa struttura slanciata verso l’alto e suddivisa in tre navate da giganteschi pilastri nervati. Il transetto è impreziosito da due imponenti sepolcri di due sfortunati amanti: la tomba di Pedro I, a destra, e quella di Dona Ines de Castro, a sinistra. Dalla navata sinistra si accede poi al Claustro de Dom Dinis, detto anche Claustro do Silenzio. All’interno del complesso monastico meritano, inoltre, una visita la Sala capitolare, il Dormitorio, la Sala dei monaci, il Refettorio, e la Sala dei Re. Di tutt’altro tenore spirituale, ma ugualmente interessante, è, a poca distanza del monastero, il Museu do Vinho che illustra la produzione vinicola della regione e si fa apprezzare per la possibilità di degustazioni e acquisti.
Obidos
Successiva tappa di questo nostro itinerario culturale che si snoda alle spalle dell’Atlantico è la cittadina fortificata di Obidos rappresenta l’ultima tappa Il castello manuelino, del XVI secolo, e le possenti mura di origine moresca, rinforzate dai cristiani durante i tre secoli successivi, attraggono lo sguardo, ma queste strutture militari non sono l’unica ricchezza monumentale di Obidos. Sulla piazza principale del borgo, infatti, si può ammirare la Igreja de Santa Maria con i suoi soffitti dipinti e gli azulejos di epoca settecentesca. Fuori città è infine di un certo interesse l’acquedotto del XVI secolo.
Lisbona, la città bianca
Un punto di luce sull'oceano. Questa è Lisbona, la “città bianca”, bianca perché abbaglia giocando con i raggi del sole sul manto opaco del fiume Tago (Rio Tejo), sua spina dorsale, e sui tetti colorati delle case chiare. Il colpo d'occhio che si gode dall'alto del Castelo de São Jorge vale più di mille parole. L'irresistibile luce della città è stata, e continua ad essere, fonte di ispirazione per molti artisti e poeti, uno su tutti Fernando Pessoa (1888-1935), che traeva quasi conforto da tale cromatismo, superiore – a detta dello scrittore – a qualsiasi combinazione floreale. Complice di questa luminosità è l'esposizione di Lisbona a sud e a mezzogiorno, amplificata dalla sua apertura sul fiume Tago, a 17 chilometri dall'Atlantico, e da certe architetture che sembrano assorbire la luce più che rifletterla. Parliamo dello splendore candido dello stile manuelino, tipico portoghese, visibile soprattutto nel quartiere di Belém, della caratteristica pavimentazione a mosaico delle strade cittadine e delle colorate facciate intarsiate con azulejos (piastrelle decorate) che spuntano un po' ovunque negli angoli della città.
L'Alfama
Il Castelo de São Jorge si staglia nel cielo dell'Alfama, il sobborgo più caratteristico di Lisbona, un groviglio di scale irte e gradinate raggiungibile con le linee dei tram 18 e 28. Un tempo castello moresco e successivamente dimora dei reali fino al XVI secolo, fu trasformato in giardino pubblico negli anni Trenta. Il terremoto del 1755 – capitolo nero della storia portoghese in cui persero la vita quasi 15 mila persone, e la allora fiorente città imperiale ne uscì devastata – danneggiò i bastioni della fortezza. Questi rimasero in rovina fino al 1938 quando cioè Antònio Salazar, dittatore per 60 anni, iniziò una completa ristrutturazione ricreando le mura “medioevali” e aggiungendovi giardini con uccelli selvatici.
Oggi dai bastioni si gode una delle più belle visuali sulla città, ma anche dalla terrazza panoramica (Esplanada do Castelo), una splendida spianata dove i turisti si prodigano in scatti fotografici e i locali giocano a backgammon all'ombra degli alberi. Il Castello racchiude e un po' simboleggia la millenaria storia di Lisbona, capitale imperiale e marittima, passata attraverso 60 anni di dominazione spagnola, 50 di monarchia e 46 di dittatura fin quando la Rivoluzione dei garofani del 1974 instaurò la democrazia. Dalla terrazza, uscendo dalla Porta de São Jorge e girando a sinistra per la rua do Chão da Feira si arriva a largo Mor fino alla chiesa di Santa Luzia, che offre un altro punto panoramico sui tetti dell'Alfama, noto come Miradouro de Santa Luzia.
Conviene addentrarsi ancora per i becos (vicoli) stretti e acciottolati dell'Alfama, e scoprire camminando i numerosi scorci caratteristici che il vecchio quartiere riserva. Tra case fatiscenti con il bucato steso e, se si è fortunati, le varinas che vendono il pesce del giorno, percorrendo tutta la lunga rua de São Pedro si arriva a Largo da Sé dove si trova la cattedrale della città, la Sé, abbreviazione di Sedes Episcopalis (sede vescovile). Ecco un altro punto di luce della città bianca, risultato di numerose trasformazioni e stili architettonici diversi. Romanica è la facciata con le due torri campanarie merlate e il bellissimo rosone. All'interno si trovano 9 cappelle gotiche del deambulatorio e il famoso “tesoro del Sé”, in cima alle scale, a destra rispetto all'ingresso. Avvolto dalla leggenda, questo tesoro composto da reliquie attribuite a San Vincenzo, sarebbe stato trasportato nel 1173 da una nave protetta da due corvi sacri. Nave e corvi fanno oggi parte della ricca simbologia cittadina, sovrabbondante di riferimenti al mare, un elemento fondamentale per la storia della città che, ricordiamolo, all'epoca delle scoperte geografiche divenne il primo centro mercantile d'Europa. Per addentrarsi in questo spaccato di storia marinara basta recarsi a Belém, la zona occidentale della città, alla foce del fiume Tago, un museo a cielo aperto che vale la pena raccontare.
Belém
Simbolo della potenza navale portoghese e dell'epoca d'oro di Lisbona al tempo delle scoperte geografiche (dal 1498 al 1543 circa) è la Torre di Belém, suadente miraggio dello sguardo lungo la linea dell'orizzonte. Gioiello manuelino del XVII secolo, fatto di preziose decorazioni, balconate vista oceano, logge rinascimentali, torrette moresche e merli a più non posso decorati con la croce dell'Ordine di Cristo, la Torre è oggi una delle maggiori lusinghe turistiche della città. Ma è tutta l'area di Belém a riunire un insieme di monumenti e spazi culturali di qualità superiore, riconosciuti dall'Unesco come Patrimonio Culturale dell'Umanità.
Tra questi, l'imponente Mosteiro dos Jerònimos, costruzione iniziata intorno al 1502 e completata verso la fine del secolo. Sopravvissuto al terremoto del 1755, è attualmente la più importante testimonianza dell'architettura manuelina nella capitale. Quella fonte inesauribile di luce che è lo stile manuelino, deriva dal nome del re Manuel I (1495-1521) che, in seguito alla prosperità ottenuta da Lisbona grazie al commercio delle spezie, ordinò la costruzione sia della Torre che del Monastero. Lo stile tardo gotico fiammeggiante riproponeva nella minuzia dei dettagli scultorei, il momento esotico e propizio della Lisbona marinara. Vasco de Gama era appena tornato dal suo mitico viaggio che lo avrebbe condotto sulla via delle Indie partendo proprio da lì, dalle spiagge di Belém. Che dire dell'opulenza architettonica del Monastero? Già la sua posizione, al centro dell'altrettanto maestosa Praça do Imperio, ne rivela l'austerità. Motivi regi, religiosi, naturalisti e nautici convergono in questo capolavoro di pietra e luce non esente da eccessi decorativi come quelli del pur affascinate portale sud.
Oggi le ali dell'antico monastero sono adibite a Museo della Marina e a Museo dell'Archeologia. Trafori e ricchi intagli vanno a decorare gli archi e la balaustra del chiostro, opera di João de Castilho, mentre eleganti ed esili colonne ottagonali che creano un doppio arco reggono la chiesa del monastero, Santa Maria di Belém. E' quasi irreale la luminosità che traspare riflessa dalle vetrate che filtrano i raggi solari. Qui si trovano le tombe di Vasco de Gama e del poeta epico Luìs de Camões. A completare il quadrilatero culturale di Belèm c'è l'omonimo Centro Cultural (CCB), di chiara impronta moderna. Uno spazio polifunzionale questo, che ha significato nel tempo l'evoluzione in senso avanguardistico della capitale portoghese, investita da un fervore artistico di respiro internazionale.
Il Parco delle Nazioni
L'avanguardia in senso stretto, quella fatta di sfide architettoniche che guardano al futuro, Lisbona la ospita al Parque das Nações, all'uscita della metro Oriente (linha vermhela). Ingegnosa opera di riconversione di un'area industriale abbandonata, il Parque s'impone subito alla vista per la slanciata geometria delle volte e le ardite costruzioni dei padiglioni, dal Portugal Pavilion al Pavilhão do Conhecimento (Padiglione della Conoscenza), al Pavilhão da Realidade Virtual (Padiglione della Realtà Virtuale). E non poteva che trovarsi qui l'edificio più alto di Lisbona, l'esorbitante Torre Vasco da Gama, con l'estremità a forma di vela, per non tradire la mitologia nautica che ricorre nell'estro creativo lusitano. Percorrendo l'interno del centro commerciale Vasco da Gama, si fuoriesce nella zona all'aperto che introduce a un largo camminamento piastrellato con i tipici mosaici pavimentali lisboeti, incorniciato da una fila di alte bandiere di tutte le nazioni del mondo; è l'anticamera del lungofiume da dove si può prendere la teleferica per un giro panoramico sulle acque del Tago.
Simile a una portaerei è invece la forma data all'Oceanàrio, ardita struttura sospesa sull'acqua e agganciata all'estremità di un molo, opera dell'architetto Peter Chermayeff, ad oggi il secondo acquario più grande del mondo.
Le linee stravaganti di sculture moderne che compaiono qua e là nel luminoso piazzale all'aperto antistante il lungofiume, sembrano nervature del cielo e macchie di nero su una tela fitta di bianco e azzurro. E' qui la Lisbona che osa, metropoli dalle vedute larghe come quelle che si godono dall'alto dei suoi numerosi miradoures ed elevadores, l'altro volto della città intimista che riempie di nostalgia i becos del cuore storico, quello dei poeti e dei fadistas, il cuore pulsante della Baixa e del Chiado.
La Baixa
La Baixa, ovvero “città bassa”. Chiado, ovvero “chiar”, scricchiolio delle ruote dei carri sulle strade in salita del quartiere. Le due zone storiche di Lisbona sono il vanto – culturale, artistico e architettonico – della città. Il particolare assetto strutturale della Baixa, contraddistinta da una griglia di strade parallele che da Praça do Comércio collega la piazza del Rossio, deriva dalla ricostruzione voluta dal marchese di Pombal (1699-1782), a seguito del terremoto del 1755, evento per più di un aspetto cruciale nella storia di Lisbona. Non tutti i mali vengono per nuocere, verrebbe da dire oggi che la Baixa Pombalina è il cuore commerciale della capitale nonché una delle zone più attraenti, turisticamente parlando.
Visitare questo intrigo pulsante della Lisbona quotidiana – fatto di teatri e caffé, banche e librerie, ristoranti e pastelarias – è il piacevole passatempo di una giornata. Tanto, infatti, è il tempo che ci vuole per cogliere l'essenziale atmosfera di questo affascinante quadrilatero intarsiato di azulejos e mosaici pavimentali che è il centro lisboeta. Per percorrere la Baixa dall'inizio alla fine, basta scendere alla fermata della metro Restauradores (linha Azul) e imboccare una delle tre arterie principali della griglia – rua Aurea, rua da Prata e rua dos Fanqueiros – che sboccano alla monumentale Praça do Comércio, lo storico ingresso di Lisbona contrassegnato dall'imponente arco trionfale sul lato nord della piazza.
Al centro, con lo sguardo rivolto al Tago, troneggia la statua di re Josè I (1750-1777). Questo immenso spazio aperto fu scelto da Manuel I nel 1511 come residenza reale, preferito al Castelo de São Jorge per la sua collocazione vicina al fiume. Durante il cammino da un'estremità all'altra della Baixa si apprezzano alcuni degli scorci più suggestivi di Lisbona, scorgendo dietro ogni angolo offerto dall'incrocio delle stradine in perpendicolare alla griglia palombina, il dipanarsi di tetti e case verso l'alto con il sottofondo stridente dei tram che si inerpicano tra pertugi e improbabili curve. Gran parte del fascino della capitale portoghese è dato proprio da questo suo svilupparsi in verticale, con il Castello in cima e tutto intorno l'ammasso colorato di case, chiese e musei.
Per questo Lisbona è una città che si gode dall'alto, ad esempio, dei suoi caratteristici elevadores, sorta di ascensori panoramici che, oltre a trasferire da una parte all'altra della città, fungono da vere e proprie terrazze scenografiche. A Restauradores si trova, ad esempio, l'"Elevador da Glòria" che risale la collina fino al quartiere popolare del Bairro Alto e al Miradouro de São Pedro de Alcantara, altro punto panoramico della città. Poco più avanti, a rua de Santa Justa, traversa della centrale rua Aurea, si trova l'eccentrico "Elevador de Santa Justa" con il suo particolare stile neogotico in ferro e filigrana. Una stretta scala a chiocciola conduce in cima alla torre dove si trova una terrazza con un caffé, mentre una passerella collega l'ascensore a Largo di Carmo, 32 metri più sopra.
Pittorica e monumentale, la Lisbona della Baixa vanta tre bellissime piazze, Restauradores, Rossio e Praça da Figueira. Quest'ultima, nel progetto di Pombal, era destinata ad ospitare il mercato e così fu fino agli anni Cinquanta. Oggi la piazza è, come le altre, sede di alberghi, negozi e caffé, dominata dalla statua equestre in bronzo di João I (1385-1433). Difficile non rimanere avvinti e quasi ipnotizzati dai mosaici a disegni ondulati di Praça de Dom Pedro IV, altrimenti detta Rossio o “piazza dal movimento ondulante”. I ciottoli tagliati a mano bianchi e grigi, che oggi si trovano un po' ovunque sulle strade del centro lisboeta, furono i primi di questo genere in città. Immancabile la statua centrale, raffigurante Dom Pedro IV, primo imperatore del Brasile indipendente. A nord della piazza si trova il neoclassico Teatro Nacional Dona Maria II, dal nome della figlia di Dom Pedro.
Il Chiado
La fermata della metro Baixa-Chiado (linha Azul) è l'ingresso preferenziale (altrimenti a piedi tagliando la rua Aurea all'altezza di rua de Santa Justa e da qui imboccando rua do Carmo fino all'incrocio con rua Garrett) al piccolo mondo letterario del “chiado pessoano”. Alle monumentali statue imperiali della Baixa, il Chiado risponde con le sue effigi colte raffiguranti poeti e scrittori, tra tutti Fernando Pessoa e João Almeida Garrett (1799-1854). E qui non c'è niente di meglio da fare che sedersi ai tavoli dello storico Cafè A Brasileira, proprio all'uscita della metro, su largo do Chiado, e lasciarsi rapire dallo sguardo imperscrutabile della statua di Pessoa sorseggiando una bica (caffé) o un aguardente (brandy). Lisbona fu cara allo scrittore portoghese come una mamma al figlio. Ed oggi, quasi uno scambio di favori, Pessoa è caro alla città più di ogni altra figura letteraria.
Il suo nome riecheggia soprattutto nei caffé, ambienti che egli amava frequentare con assiduità e, se è vero che – citandolo – “ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”, il modo migliore per carpire l'anima tormentata del poeta e ciò che egli è stato nell'arco della sua breve vita, è recarsi da Martinho da Arcada, sotto i portici di Prãca do Imperio. Il ristorante più antico di Lisbona è stato anche la seconda casa di Pessoa, proprio lì nel punto in cui la trafficata Baixa si apre al silenzio del Tago, immagine crepuscolare di una città che in fondo la malinconia ce l'ha nel sangue come nella cultura musicale. Il fado che si ascolta nei numerosi locali del centro lisboeta è la quintessenza della "saudade" portoghese. Nient'altro che questo, uno straziante richiamo che, al di là delle inevitabili forzature turistiche di oggi, si fa ascoltare da 150 anni.
L'Algarve
Il nostro viaggio in Portogallo termina lungo i limiti di uno stretto triangolo, che tiene in ben poco conto gran parte dell’ampia costa dell'Algarve soffocata da un’edilizia incurante dell’ambiente circostante, ma si concentra tra le cittadine di Aljezur a nord, Sagres a sud e il villaggio di Burgau a est, percorrendo il perimetro del "Parco naturale do Sud Oeste Alentejano e da Costa Vicentina". Un triangolo tracciato dalla statale 268 che porta alla punta meridionale del Portogallo e da pochi chilometri della strada statale numero 125.
Un percorso interno costellato da frequenti abbandoni che costituiranno il filo conduttore dell’intero itinerario caratterizzato, infatti, dall'attenzione continua per le deviazioni che portano verso l’oceano e costituiscono il succo di questo estremo lembo di Portogallo. Una regione altamente godibile a due o a quattro ruote, tenendo presente che spesso le stradine più interessanti e panoramiche sono sterrate ma con l'avvertenza di rispettare rigorosamente il tracciato delle strade aperte al traffico su gomma. Il nostro consiglio è anche quello di abbandonare il proprio mezzo nelle aree di sosta per avventurarsi negli spettacolari percorsi di trekking e per mountain bike segnalati dagli appositi cartelli.
Aliezur e Bordeira
Aljezur conquista con la sua “doppia personalità”: quella storica, di memoria moresca, che si estende ai piedi delle rovine del castello, e quella moderna, l’Igreja Nova, che si estende sulla vicina collina. Il castello, risalente al X secolo, benché non in perfetto stato di conservazione, permette di comprendere l’importante influsso esercitato dagli arabi dai primi anni del 700 alla prima metà del XIII secolo. L’influenza araba del resto echeggia nello stesso toponimo “Algarve”, definita dai mori “Andalusia occidentale” (in arabo: al-Gharb al-Andalus).
Appena fuori Aljezur è di indubbio interesse paesaggistico la Praia da Arrifana. Poi, tornati sulla statale 268, si prosegue sino a Carrapateira da cui parte il Circuito panoramico di Bordeira. Oltre che per le spettacolari scogliere, questo percorso è da segnalare per la presenza di alcune alte dune poco distanti dall’oceano. Risalendole a piedi si assapora un fascino di sahariana memoria e si gode di un panorama superbo difficilmente riscontrabile altrove, in Europa.
Sagres
Superata infine Vila do Bispo, pochi chilometri ci separano dal centro culturale di maggior interesse dell’intero percorso: Sagres. Nell’immaginario popolare portoghese, la piccola località battuta dai venti e dalle onde dell’oceano, assurge infatti a simbolica capitale dei secoli d’oro. Questo promontorio dalle ripide pareti rocciose, nel XV e XVI secolo, divenne, insieme al porto di Lagos, punto di partenza per le innumerevoli spedizioni che trasformarono l’impero portoghese in una vera e propria potenza economica e militare.
Sagres è un luogo strano, ricco di fascino, dove storia e leggenda si intrecciano in continuazione, dove l’affascinante presenza di Enrico il Navigatore aleggia ancora tra le mura della Fortaleza. Proprio la fortezza offre al turista uno degli scorci più emozionanti di Sagres. L’aspetto attuale risale al restauro del 1793 e colpisce per l’imponenza della muratura e per la cosiddetta “rosa dos ventos”, di ben 43 metri di diametro, che la leggenda vuole costruita per il principe Henrique e utilizzata dai naviganti per individuare la direzione dei venti stessi. La storiografia più moderna, sempre in competizione con i più intriganti racconti popolari, pare però essere orientata a catalogare la rosa dei venti, come la base di un’enorme meridiana.
Nei pressi di Sagres vi erano, nel XVI secolo, altre piccole fortezze che nel 1587 vennero distrutte dal corsaro inglese Francis Drake, al quale stragi e distruzioni valsero la nomina di “sir” da parte della regina Elisabetta. Poco distante si ergono, infatti, le rovine della Fortaleza da Balera, mentre sulle falesie che portano a Cabo de Sao Vicente si trova la Fortaleza do Beliche, le cui mura ancora conservano alcuni edifici interni tra i quali spicca la Igreja de Santa Catarina.
Cabo de Sao Vicente
Pochi chilometri assolutamente indimenticabili separano Sagres da Cabo de Sao Vicente: l’inquietante lingua di terra che si protende nell’oceano, l’ultimo frammento di madre patria che salutava gli intrepidi navigatori portoghesi. Il momento della giornata più adatto per ammirare la forza e il fascino che si sprigiona da questo luogo è senza dubbio il tramonto. Mentre il sole scompare lentamente nelle acque del mare i colori della natura danno il meglio delle loro possibilità, mentre dalle onde dell’oceano sembrano giungere le voci dei marinai, imbarcati su enormi navi di legno, sospinte dal vento e dalla forza di tante braccia.
La strada, e le sue immancabili deviazioni lungo la costa, ci portano infine al villaggio di Burgau, vertice estremo del nostro Algarve, questa affascinate propaggine dell’Europa che, come una prua di una barca, si spinge nelle acque dell’Oceano Atlantico. Una terra aspra, con scogliere e falesie a picco sul mare che raccontano l’eterna lotta tra l’uomo e le onde, tra la voglia di “casa” e la spinta irresistibile che porta a scoprire nuovi mondi, nuove terre, nuove “case”.
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