Costiera Amalfitana: Ravello e Positano
Non un cartello qualsiasi, ma un mosaico a tinte bianche e verdi, dà il “Benvenuto a Ravello, la città della musica”. Un biglietto da visita a regola d’arte che ben si addice alla località, la cui fama già consolidata non lascia spazio a dubbi: Ravello domina dall’alto dei suoi 350 metri d’altezza uno dei tratti più belli della Costiera Amalfitana, e lo fa con grazia suprema e irreprensibile stile.
Testo e foto a cura della redazione
Padrini di tanto conclamato splendore sono nomi illustri del passato che ancora oggi aleggiano, altisonanti, per le strade preziose della città gioiello, e continuano a fare notizia: dal celebratissimo Wagner a Toscanini, dagli artisti Mirò, Escher, Turner, Ruskin, a scrittori e poeti come Virgina Woolf, Paul Valéry, Andrè Gide, passando per Greta Garbo e Totò, tanto per limitarci ai più citati dalle cronache.
Sono proprio le parole di Andrè Gide (che a Ravello ambientò parte del romanzo “L’immoralista”) ad evocare l'incanto di un luogo “più vicino al cielo che al mare”, e sono versi di poeti e citazioni di artisti a creare l’iconografia più specifica di Ravello, tappezzerie d’autore che spuntano un po’ ovunque nella città, ma soprattutto all’interno di quei capolavori che sono le ville di Ravello, Villa Rufolo e Villa Cimbrone su tutte.
Famosissima l’eclamazione di Richard Wagner che, di fronte ai giardini di Villa Rufolo, ebbe a dire “il magico Giardino di Klingsor è trovato!”, decidendo di ambientare proprio qui il secondo atto del “Parsifal”, suo capolavoro. Oggi la scritta con le parole del musicista, incise come memento di una prodezza che ha nella bellezza il suo motore immobile, spicca all’interno dei meravigliosi giardini della villa dove, ormai da cinquant’anni, la memoria dell’illustre ospite è celebrata con il Ravello Festival. La stagione concertistica che dura da giugno a fine settembre, testimonia con i fatti il prestigio, ottenuto e convalidato nel tempo, di una città in grado di ospitare ogni anno un calendario ricco di appuntamenti e interpreti di livello internazionale.
A fare da sfondo naturale per i concerti, è la Torre maggiore del XIV secolo, uno dei tanti dettagli artistici di Villa Rufolo. Immersa in un vasto parco di flora mediterranea ed esotica, la villa porta avanti una storia risalente al XIII secolo, quando una nobile famiglia locale ne volle la costruzione. Ancora oggi sono visibili aspetti architettonici arabo-siculi, anche se la struttura dominante rimane quella che la villa assorbì alla fine dell’800 per opera di un gentiluomo scozzese, Neville Reid, il quale ridisegnò completamente villa e giardini, mantenendo intatte le mura originali come fondamenta per le terrazze. I colori che il rigoglio primaverile concede alle geometrie floreali dei giardini, sono di gran lunga lo spettacolo più appariscente, se si ha modo di visitare la villa durante la bella stagione.
Dal romantico belvedere – lo stesso che si trasforma nel palcoscenico en plein air per i concerti e gli spettacoli del Festival – si gode una vista ineffabile sulla costa, con il turchese del mare a fare da contrasto con tutto ciò che resta, ossia viali fiancheggiati da tigli e cipressi e cascate di fiori. Splendido il colonnato policromo arabeggiante del chiostro, nonché i fregi in pietra lavica dell’entrata, insieme alla cupola – appena varcato l’ingresso – che lascia intravedere dipinti originali con sfumature cromatiche irreprensibili.
Villa Rufolo si affaccia sulla piazza principale di Ravello, la piazza del Duomo e dei Caffé all’aperto, un salottino movimentato dal passaggio dei turisti e dalle botteghe artigiane che, alternandosi a pasticcerie e bar, si susseguono a perdita d’occhio. I colori delle ceramiche esposte ben si addicono all’essenza floreale del posto ricordandoci ad ogni piè sospinto, che siamo nella Costiera degli agrumi e delle essenze mediterranee. Tutti i sensi devono in qualche modo esserne contagiati, e non è contraffazione quando ci si trova a percorrere il Viale dell’Immenso per poi sfociare in un precipizio visivo noto come la Terrazza dell’Infinito.
Siamo a Villa Cimbrone, l’unica rivale di Villa Rufolo quanto a vedute mozzafiato e a bellezze naturali e artistiche insieme. Un percorso di scalette in salita lungo le vie acciottolate del centro, rende più scomodo l’ingresso nella villa, ma la fatica è ricompensata ben presto. Il suo splendore lo si deve tutto a tale Ernest William Beckett che trasformò un semplice sfondo rustico in un ambiente di charme ricco di suggestioni artistiche con atmosfere classicheggianti e una complicità spietata di una natura solo in parte addomesticata: piante rare, cascate di glicini, iris, rose, decorano il verde preponderante della villa che onorò di tanta ispirazione Virgina Woolf, e non si fa fatica a comprendere il perché.
Anche Greta Garbo trascorse periodi lieti da queste parti, se è vero come è vero che proprio qui – leggiamo da una iscrizione su marmo appesa all’ingresso di quello che è oggi un esclusivo hotel extra lusso – “nella primavera del 1938 la divina sottraendosi al clamore di Hollywood conobbe con Leopold Stokowsky ore di segreta felicità”. Pregevole e interessante da vedere è il chiostro della villa, che presenta elementi antichi di stile arabo-siculo. Ma su tutti, domina la Terrazza dell’Infinito, uno dei più bei panorami godibili sulla Costiera, abbellito – o forse semplicemente enfatizzato – da una sfilata di statue romane che sembrano sospese nel vuoto, sul precipizio del mare. E’ un bel colpo d’occhio, e ci si congeda da tanta scenografica apertura di orizzonti un po’ più sollevati.
Del resto, sempre le cronache e i versi di ispirati artisti, ci consegnano descrizioni di Ravello come un “luogo dell’anima” ed è difficile ritrattare su questa definizione. Ravello infonde un senso di benessere che va al di là del lusso, che pure è una marca estetica molto accentuata della città. Lo stile che si percepisce dietro ogni dettaglio aristocratico che qualsiasi guida locale si affretta ad indicare, non è solo quello dell’arte, ma è proprio uno stile di vita. La scomodità (diciamolo!) della posizione panoramica, quasi obbliga gli abitanti – ma anche i villeggianti – a convertire il tempo in qualcosa di veramente prezioso, qualcosa da dimenticare forse, insieme allo stress e alle abitudini metropolitane.
Ci sono le navette che conducono nelle località limitrofe, non meno famose e allettanti (come Amalfi, Positano, Atrani, Vietri e via dicendo), ma ci sono soprattutto impareggiabili ore da trascorrere a piedi, o perché no, a bordo piscina di uno dei tanti alberghi tesorieri di altrettante meraviglie, che completano il quadro d’autore di una città che, a non volerci prendere confidenza, può risultare addirittura snob.
Uno degli alberghi più rinomati di Ravello, un monumento a tutti gli effetti, è l’Hotel Caruso, riaperto al pubblico dopo anni di restauro, e dopo aver avuto nelle sue sale ospiti quali Gina Lollobrigida, Jackie Kennedy, Margot Fonteyn, Humphrey Bogart e l’immancabile Greta Garbo. Costruito nell’XI secolo come residenza della famiglia patrizia romana D’Afflitto, il palazzo conserva ancora oggi alcuni elementi architettonici originali. Fin dall’ingresso colpiscono dettagli non comuni, come i due leoni duecenteschi che sorreggono le colonne di epoca romana su cui poggia l’arco, e il Portale, proveniente dalla chiesa di Sant’Eustacchio in Pontone, databile alla seconda metà del XII secolo.
All’interno, l’impressione è di varcare le soglie di un bel museo con vista panoramica: affreschi originali della fine del Settecento, volte negli ambienti più spaziosi (a botte, a crociera, a vela e a padiglione), meraviglie in marmo di ogni tipo (colonne, capitelli, piedistalli, pezzi di sarcofagi), piastrelle sui pavimenti principalmente in cotto, ceramiche di Vietri – le più conosciute e rinomate di tutta la Costiera – persino dei resti archeologici e, dulcis in fundo, una cappella gentilizia (detta la Cappellina) con un altare in pietra di stile barocco, dipinto a tempera marmorea con decorazioni di stucco a rilievo.
Nella migliore tradizione della città verde di Ravello, anche il Caruso, compete con le ville quanto a sinfonie floreali ed arabeschi di natura. I Giardini della struttura, che sfociano nella terrazza del Belvedere e nella spettacolare Infinity Pool, sono eccezionali camminamenti in un mondo variopinto e stimolante, come può esserlo quello di fiori e piante: antichi rosai, olivi ed alberi di arancio, ortensie e corbezzoli, fino ad arrivare al quadrilatero delle erbe officinali da dove lo chef attinge direttamente i sapori per le sue ricette.
Con pochi passi a piedi dall’hotel, la cui posizione strategica sul Golfo di Salerno ha tanto giovato alla sua nobile e prestigiosa storia, si raggiunge la piazza del Duomo con la cattedrale in bella vista. Il suo portale bronzeo decorato con 54 formelle rettangolari è il più declamato pregio dell’edificio, ma vale la pena entrarvi per scoprire altri dettagli interessanti, come un sarcofago trecentesco e una tavola raffigurante san Michele Arcangelo che abbatte Satana, cinquecentesca opera di Giovan Angelo d'Amato di Maiori. Ciò che colpisce subito alla vista sono tuttavia, gli amboni decorati da mosaici, che appaiono sul lato destro (il Pulpito del Vangelo) e sinistro (l’ambone dell’Epistola) della navata centrale. L’ambone dell’Epistola, voluto all'inizio del XII secolo dal vescovo Costantono Rogadeo, è abbellito da due mosaici raffiguranti Giona e il Pristine, che ricordano quello posto all’ingresso della città come benvenuto.
Con una escursione di una giornata, via mare o via terra, si può raggiungere quella che è forse la località più famosa della Costiera Amalfitana, Positano. Anche con poco tempo a disposizione, quell’accumulo di colori a pastello a strapiombo sul mare quale si presenta il borgo visto dall’alto, si lascia volere bene. Certo, niente a che vedere con la quiete sostenuta dall’aristocratica Ravello. A Positano tutto è clamore, movimento, allegro mercanteggiare tra le pressoché infinite botteghe e boutique che ancora ci provano a differenziarsi dalle altre proposte commerciali della Costiera. Qui si trovano i sandali in cuoio, unici, fatti a mano e su misura, direttamente sul posto. Qui si trovano i coloratissimi parei e copri costume con su ricamato il marchio della sartoria di Positano, dettaglio che fa levitare il prezzo del capo come se niente fosse. Ma è questo il vanto della ridente cittadina salernitana e, tutto sommato, i turisti che affollano le pittoresche stradine intasate per gli acquisti, sono disposti a stare al gioco.
Dopo aver sospirato di fronte alla coreografia spontanea che la circonferenza delle case appollaiate sullo sperone roccioso a picco sul mare disegna, non rimane che godersi un po’ di quel sano girovagare in verticale lungo le pendenze pericolanti del centro storico della cittadina, senza perdere l’occasione di gustare un buon caffè con “aragosta” (altrimenti nota come “schiacciatina”, farcita di ricotta o nella variante semplice senza ripieno) in uno qualsiasi dei tanti bar disseminati tra una boutique e l’altra. Sulla piazza centrale spicca la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta che, come l’usanza artistica di tutti i paesini della Costiera vuole, ha la cupola rivestita di maioliche colorate.
Tutte le strade di Positano portano all’ampia spiaggia della Marina Grande, da dove ci si può imbarcare per le mete limitrofe, da Amalfi a Capri. Non meno frequentata di Ravello da personaggi illustri e Vip, Positano annovera tra i suoi ospiti personalità della moda e dell’arte che amano trascorrere qui le proprie vacanze, magari nel lusso di ville private o alberghi bunker blasonati e inavvicinabili. Ed è proprio dopo il bagno di folla a Positano, che la dolce malia del silenzio di Ravello, quasi crea uno stato di pensierosa malinconia. E’ il segreto della Costiera degli artisti che, con i suoi netti contrasti a tinte forti, risveglia nell’uomo qualcosa di sopito: forse il lato intimista e artistico di ciascuno o forse, semplicemente, la commozione di fronte a quanto è senza troppi giri di parole, naturalmente bello.
Sono proprio le parole di Andrè Gide (che a Ravello ambientò parte del romanzo “L’immoralista”) ad evocare l'incanto di un luogo “più vicino al cielo che al mare”, e sono versi di poeti e citazioni di artisti a creare l’iconografia più specifica di Ravello, tappezzerie d’autore che spuntano un po’ ovunque nella città, ma soprattutto all’interno di quei capolavori che sono le ville di Ravello, Villa Rufolo e Villa Cimbrone su tutte.
Famosissima l’eclamazione di Richard Wagner che, di fronte ai giardini di Villa Rufolo, ebbe a dire “il magico Giardino di Klingsor è trovato!”, decidendo di ambientare proprio qui il secondo atto del “Parsifal”, suo capolavoro. Oggi la scritta con le parole del musicista, incise come memento di una prodezza che ha nella bellezza il suo motore immobile, spicca all’interno dei meravigliosi giardini della villa dove, ormai da cinquant’anni, la memoria dell’illustre ospite è celebrata con il Ravello Festival. La stagione concertistica che dura da giugno a fine settembre, testimonia con i fatti il prestigio, ottenuto e convalidato nel tempo, di una città in grado di ospitare ogni anno un calendario ricco di appuntamenti e interpreti di livello internazionale.
A fare da sfondo naturale per i concerti, è la Torre maggiore del XIV secolo, uno dei tanti dettagli artistici di Villa Rufolo. Immersa in un vasto parco di flora mediterranea ed esotica, la villa porta avanti una storia risalente al XIII secolo, quando una nobile famiglia locale ne volle la costruzione. Ancora oggi sono visibili aspetti architettonici arabo-siculi, anche se la struttura dominante rimane quella che la villa assorbì alla fine dell’800 per opera di un gentiluomo scozzese, Neville Reid, il quale ridisegnò completamente villa e giardini, mantenendo intatte le mura originali come fondamenta per le terrazze. I colori che il rigoglio primaverile concede alle geometrie floreali dei giardini, sono di gran lunga lo spettacolo più appariscente, se si ha modo di visitare la villa durante la bella stagione.
Dal romantico belvedere – lo stesso che si trasforma nel palcoscenico en plein air per i concerti e gli spettacoli del Festival – si gode una vista ineffabile sulla costa, con il turchese del mare a fare da contrasto con tutto ciò che resta, ossia viali fiancheggiati da tigli e cipressi e cascate di fiori. Splendido il colonnato policromo arabeggiante del chiostro, nonché i fregi in pietra lavica dell’entrata, insieme alla cupola – appena varcato l’ingresso – che lascia intravedere dipinti originali con sfumature cromatiche irreprensibili.
Villa Rufolo si affaccia sulla piazza principale di Ravello, la piazza del Duomo e dei Caffé all’aperto, un salottino movimentato dal passaggio dei turisti e dalle botteghe artigiane che, alternandosi a pasticcerie e bar, si susseguono a perdita d’occhio. I colori delle ceramiche esposte ben si addicono all’essenza floreale del posto ricordandoci ad ogni piè sospinto, che siamo nella Costiera degli agrumi e delle essenze mediterranee. Tutti i sensi devono in qualche modo esserne contagiati, e non è contraffazione quando ci si trova a percorrere il Viale dell’Immenso per poi sfociare in un precipizio visivo noto come la Terrazza dell’Infinito.
Siamo a Villa Cimbrone, l’unica rivale di Villa Rufolo quanto a vedute mozzafiato e a bellezze naturali e artistiche insieme. Un percorso di scalette in salita lungo le vie acciottolate del centro, rende più scomodo l’ingresso nella villa, ma la fatica è ricompensata ben presto. Il suo splendore lo si deve tutto a tale Ernest William Beckett che trasformò un semplice sfondo rustico in un ambiente di charme ricco di suggestioni artistiche con atmosfere classicheggianti e una complicità spietata di una natura solo in parte addomesticata: piante rare, cascate di glicini, iris, rose, decorano il verde preponderante della villa che onorò di tanta ispirazione Virgina Woolf, e non si fa fatica a comprendere il perché.
Anche Greta Garbo trascorse periodi lieti da queste parti, se è vero come è vero che proprio qui – leggiamo da una iscrizione su marmo appesa all’ingresso di quello che è oggi un esclusivo hotel extra lusso – “nella primavera del 1938 la divina sottraendosi al clamore di Hollywood conobbe con Leopold Stokowsky ore di segreta felicità”. Pregevole e interessante da vedere è il chiostro della villa, che presenta elementi antichi di stile arabo-siculo. Ma su tutti, domina la Terrazza dell’Infinito, uno dei più bei panorami godibili sulla Costiera, abbellito – o forse semplicemente enfatizzato – da una sfilata di statue romane che sembrano sospese nel vuoto, sul precipizio del mare. E’ un bel colpo d’occhio, e ci si congeda da tanta scenografica apertura di orizzonti un po’ più sollevati.
Del resto, sempre le cronache e i versi di ispirati artisti, ci consegnano descrizioni di Ravello come un “luogo dell’anima” ed è difficile ritrattare su questa definizione. Ravello infonde un senso di benessere che va al di là del lusso, che pure è una marca estetica molto accentuata della città. Lo stile che si percepisce dietro ogni dettaglio aristocratico che qualsiasi guida locale si affretta ad indicare, non è solo quello dell’arte, ma è proprio uno stile di vita. La scomodità (diciamolo!) della posizione panoramica, quasi obbliga gli abitanti – ma anche i villeggianti – a convertire il tempo in qualcosa di veramente prezioso, qualcosa da dimenticare forse, insieme allo stress e alle abitudini metropolitane.
Ci sono le navette che conducono nelle località limitrofe, non meno famose e allettanti (come Amalfi, Positano, Atrani, Vietri e via dicendo), ma ci sono soprattutto impareggiabili ore da trascorrere a piedi, o perché no, a bordo piscina di uno dei tanti alberghi tesorieri di altrettante meraviglie, che completano il quadro d’autore di una città che, a non volerci prendere confidenza, può risultare addirittura snob.
Uno degli alberghi più rinomati di Ravello, un monumento a tutti gli effetti, è l’Hotel Caruso, riaperto al pubblico dopo anni di restauro, e dopo aver avuto nelle sue sale ospiti quali Gina Lollobrigida, Jackie Kennedy, Margot Fonteyn, Humphrey Bogart e l’immancabile Greta Garbo. Costruito nell’XI secolo come residenza della famiglia patrizia romana D’Afflitto, il palazzo conserva ancora oggi alcuni elementi architettonici originali. Fin dall’ingresso colpiscono dettagli non comuni, come i due leoni duecenteschi che sorreggono le colonne di epoca romana su cui poggia l’arco, e il Portale, proveniente dalla chiesa di Sant’Eustacchio in Pontone, databile alla seconda metà del XII secolo.
All’interno, l’impressione è di varcare le soglie di un bel museo con vista panoramica: affreschi originali della fine del Settecento, volte negli ambienti più spaziosi (a botte, a crociera, a vela e a padiglione), meraviglie in marmo di ogni tipo (colonne, capitelli, piedistalli, pezzi di sarcofagi), piastrelle sui pavimenti principalmente in cotto, ceramiche di Vietri – le più conosciute e rinomate di tutta la Costiera – persino dei resti archeologici e, dulcis in fundo, una cappella gentilizia (detta la Cappellina) con un altare in pietra di stile barocco, dipinto a tempera marmorea con decorazioni di stucco a rilievo.
Nella migliore tradizione della città verde di Ravello, anche il Caruso, compete con le ville quanto a sinfonie floreali ed arabeschi di natura. I Giardini della struttura, che sfociano nella terrazza del Belvedere e nella spettacolare Infinity Pool, sono eccezionali camminamenti in un mondo variopinto e stimolante, come può esserlo quello di fiori e piante: antichi rosai, olivi ed alberi di arancio, ortensie e corbezzoli, fino ad arrivare al quadrilatero delle erbe officinali da dove lo chef attinge direttamente i sapori per le sue ricette.
Con pochi passi a piedi dall’hotel, la cui posizione strategica sul Golfo di Salerno ha tanto giovato alla sua nobile e prestigiosa storia, si raggiunge la piazza del Duomo con la cattedrale in bella vista. Il suo portale bronzeo decorato con 54 formelle rettangolari è il più declamato pregio dell’edificio, ma vale la pena entrarvi per scoprire altri dettagli interessanti, come un sarcofago trecentesco e una tavola raffigurante san Michele Arcangelo che abbatte Satana, cinquecentesca opera di Giovan Angelo d'Amato di Maiori. Ciò che colpisce subito alla vista sono tuttavia, gli amboni decorati da mosaici, che appaiono sul lato destro (il Pulpito del Vangelo) e sinistro (l’ambone dell’Epistola) della navata centrale. L’ambone dell’Epistola, voluto all'inizio del XII secolo dal vescovo Costantono Rogadeo, è abbellito da due mosaici raffiguranti Giona e il Pristine, che ricordano quello posto all’ingresso della città come benvenuto.
Con una escursione di una giornata, via mare o via terra, si può raggiungere quella che è forse la località più famosa della Costiera Amalfitana, Positano. Anche con poco tempo a disposizione, quell’accumulo di colori a pastello a strapiombo sul mare quale si presenta il borgo visto dall’alto, si lascia volere bene. Certo, niente a che vedere con la quiete sostenuta dall’aristocratica Ravello. A Positano tutto è clamore, movimento, allegro mercanteggiare tra le pressoché infinite botteghe e boutique che ancora ci provano a differenziarsi dalle altre proposte commerciali della Costiera. Qui si trovano i sandali in cuoio, unici, fatti a mano e su misura, direttamente sul posto. Qui si trovano i coloratissimi parei e copri costume con su ricamato il marchio della sartoria di Positano, dettaglio che fa levitare il prezzo del capo come se niente fosse. Ma è questo il vanto della ridente cittadina salernitana e, tutto sommato, i turisti che affollano le pittoresche stradine intasate per gli acquisti, sono disposti a stare al gioco.
Dopo aver sospirato di fronte alla coreografia spontanea che la circonferenza delle case appollaiate sullo sperone roccioso a picco sul mare disegna, non rimane che godersi un po’ di quel sano girovagare in verticale lungo le pendenze pericolanti del centro storico della cittadina, senza perdere l’occasione di gustare un buon caffè con “aragosta” (altrimenti nota come “schiacciatina”, farcita di ricotta o nella variante semplice senza ripieno) in uno qualsiasi dei tanti bar disseminati tra una boutique e l’altra. Sulla piazza centrale spicca la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta che, come l’usanza artistica di tutti i paesini della Costiera vuole, ha la cupola rivestita di maioliche colorate.
Tutte le strade di Positano portano all’ampia spiaggia della Marina Grande, da dove ci si può imbarcare per le mete limitrofe, da Amalfi a Capri. Non meno frequentata di Ravello da personaggi illustri e Vip, Positano annovera tra i suoi ospiti personalità della moda e dell’arte che amano trascorrere qui le proprie vacanze, magari nel lusso di ville private o alberghi bunker blasonati e inavvicinabili. Ed è proprio dopo il bagno di folla a Positano, che la dolce malia del silenzio di Ravello, quasi crea uno stato di pensierosa malinconia. E’ il segreto della Costiera degli artisti che, con i suoi netti contrasti a tinte forti, risveglia nell’uomo qualcosa di sopito: forse il lato intimista e artistico di ciascuno o forse, semplicemente, la commozione di fronte a quanto è senza troppi giri di parole, naturalmente bello.