San Pietroburgo: la città degli Zar
Cosa significa un nome. Leningrado era una città morta e falsamente eroica, ricordata per un assurdo assedio sul palcoscenico del secondo conflitto mondiale. Una città il cui nome era indissolubilmente legato a un’utopica idea di comunismo reale, avulso dalla storia, dalla tradizione e dalla cultura. San Pietroburgo, invece, è tornata a essere la città degli zar, della letteratura di Pushkin e Dostoevsky, dell’arte di Nureyev e Baryshnikov, della musica di Tchaikovsky e Stravinsky.
Testo di Cristiano Pinotti, foto di Stefania Rizzoli e Enrico Bastelli
Una città, tra le più belle di tutte le Russie, che si apre alla vita e al turismo, che riscopre il piacere legato ai suoi sontuosi palazzi e ai suoi ricchi musei; oppure di una semplice passeggiata sulla Prospettiva Nievskii. Una città affascinante, che diviene assolutamente godibile specialmente in inverno, quando una minore presenza turistica si unisce alla magica atmosfera che le luci del nord creano sul fiume Neva e sulla silhouette dei palazzi imbiancati di neve. In ogni caso, ogni stagione permette di assaporarne un differente aspetto. Le numerose proposte “volo+hotel” consentono di organizzare in modo personalizzato il soggiorno, per il quale vi offriamo alcuni spunti di visita.
Pietro il Grande e Caterina II
San Pietroburgo è debitrice della propria nascita e del proprio splendore a due despoti illuminati: lo zar Pietro il Grande e la zarina Caterina II. Due figure mitiche nel panorama storico russo, che hanno incarnato le grandi contraddizioni di questa terra immensa. Pietro I, divenne zar al termine del XVII secolo, dopo infinite lotte di palazzo. Sua massima aspirazione è trasformare la Russia in uno stato moderno. Di qui derivano i suoi viaggi e i suoi studi, che si traducono in un primo, e in buona parte fallito, tentativo di occidentalizzazione, di sviluppo economico, di impulso all’industria.
La Russia, nei disegni di Pietro, deve però divenire anche uno stato egemone, ed ecco le campagne militari contro la Svezia e l’impero turco. Momento culminante della sua politica è la fondazione, nel 1703, di Pietroburgo, città che nel 1712 viene elevata a capitale dell’impero. Proprio nella capitale di tutte le Russie si svolge l’enigmatica vicenda umana e politica di Caterina II. Di nazionalità tedesca, l’infelice sposa di Pietro III, è un crogiuolo di interessi che amalgamano le idee di Diderot, Voltaire, Beccaria e Montesquieu, alle tradizioni e agli usi del popolo russo. Calcolatrice, dispotica, spregiudicata, Caterina diviene imperatrice nel giugno del 1762, dopo un colpo di stato che destituisce il marito, strangolato otto giorni dopo.
In lei vive la massima delle contraddizioni: l’amore per le idee libertarie, per le riforme e per la cultura e la paura di Pugacev e della piaga rivoluzionaria. Il 1775, infatti, è l’anno della svolta. L’esercito cosacco, guidato dall’ataman Pugacev, in nome della libertà per i contadini, semina il terrore in tutta la Russia. Caterina si spaventa e tutte le sue moderne idee si sciolgono come neve al sole. Pugacev viene catturato, messo in gabbia e squartato da quattro cavalli. Una vicenda di cui rimangono le bellissime pagine di Puškin. Una storia, quella di Caterina, che ci ha regalato l’Hermitage.
Museo Statale Hermitage
Uno dei più importanti musei del mondo. Certamente il più grande. L’Ermitage è un luogo d’arte assoluta, dove l’appassionato può perdersi nelle infinite suggestioni ed emozioni che sa suscitare una collezione unica, che abbraccia l’intera storia dell’espressione artistica umana. Le “cose” da vedere sono davvero infinite e spaziano dalle culture primitive asiatiche all’arte dell’Europa occidentale, dalle antichità classiche ai reperti medio-orientali, dalla numismatica all’antico Egitto, dall’arte bizantina a quella giapponese, indiana e indonesiana, dalla pittura italiana a quella fiamminga… Un elenco che potrebbe procedere all’infinito, in un susseguirsi di capolavori che riempiono gli occhi, il cuore e la mente.
Una catalogazione, ovviamente parziale, dei capolavori pittorici dell’Hermitage, può citare la “Madonna Benois” di Leonardo, La “Madonna Conestabile” di Raffaello, il “Busto di San Sebastiano” del Perugino, il “Suonatore di liuto” del Caravaggio, il “Ritratto muliebre” di Correggio, il “San Sebastiano” di Tiziano, la “Pietà” del Veronese; e poi ancora “San Pietro e San Paolo” di El Greco, il “Trasporto di pietre” di Rubens, “La Colazione” di Velazquez, la “Danae” di Rembrandt, la “Signora in giardino” di Monet, “Il fumatore” di Cezanne, “Boulevard Montmartre” di Pissarro, la “Donna con ventaglio” di Picasso, “La danza” di Matisse, la “Composizione n. 6” di Kandinskij. E ancora i capolavori scultorei di Canova e Houdon, i marmi degli zar, le acqueforti di Rembrandt, gli arazzi fiamminghi, gli orologi, le porcellane…
Capolavoro del Settecento, il Palazzo d’Inverno è un elogio allo sfarzo e alla magnificenza di una delle più importanti corti d’Europa. Dimora imperiale per oltre due secoli, è il frutto di continui ampliamenti e rimaneggiamenti architettonici che si affacciano sulla Neva, il meraviglioso e ampio fiume che tratteggia San Pietroburgo. Voluto da Pietro il Grande, deve il suo massimo splendore alle imperatrici Elisabetta Petrovna e Caterina II che, a più mandate, incaricarono gli architetti di costruire questo autentico tripudio di stucchi, marmi e pietre dure. A cavallo tra il Settecento e l’Ottocento si susseguirono ulteriori rimaneggiamenti che hanno portato al compimento delle oltre mille stanze che costituiscono i suoi maestosi interni. Il Palazzo d’Inverno fa parte dell’immenso complesso dell’Ermitage.
La città sovietica
San Pietroburgo, come accennato, è stata anche una città sovietica. Decenni di vita trascorsi sotto il nome di Leningrado che, di tanto in tanto, riaffiorano e suscitano uno strano incrocio di sentimenti, fatti di decadenza, nostalgia, eroismo, spirito rivoluzionario, idee nobili e ideali traditi. Alcuni simboli di quest’epoca, ancora oggi, si trovano per le vie e i canali della città. Uno dei più affascinanti e simbolici è, senza dubbio, l’Incrociatore Aurora, dal 1948 attraccato davanti alla Scuola Navale. All’epoca della Rivoluzione d’ottobre ospitava molti simpatizzanti delle idee progressiste e un suo colpo di cannone diede il via all’attacco al Palazzo d’Inverno.
Allo stesso modo la metropolitana, costruita in pieno regime sovietico, nella sua grandiosità e magnificenza, rappresenta un prezioso retaggio di un’epoca ormai tramontata. Dovendo scendere sotto il livello della Neva, a oltre 100 metri sotto il livello del suolo, la metropolitana accoglie i viaggiatori con scale mobili di altezza impressionante. Le sue stazioni sono interamente rivestite in marmo bianco e decorate con simboli comunisti.
Le chiese ortodosse
Tantissimi i luoghi di culto che punteggiano San Pietroburgo. Se non mancano sinagoghe e templi, è l’ortodossia cristiana a presentare il maggior numero di edifici sacri, spesso meravigliosi capolavori architettonici. Blu, bianco e oro caratterizzano la Cattedrale di San Nicola, una delle poche chiese aperte al culto durante il periodo sovietico. Quattro torrette angolari fanno da cornice alla cupola centrale, che sovrasta una complessa architettura formata da un susseguirsi di colonne incassate. L’edificio si compone di due livelli, nella parte sovrastante, riccamente ornata, si celebrano le funzioni.
Decisamente particolare per l’abituale stile cittadino, è la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, fatta costruire da Alessandro III, sul luogo dell’attentato in cui perse la vita lo zar Alessandro II, suo padre. Costruita a imitazione delle chiese moscovite, la basilica a cinque cupole, affiancata da un campanile con due scale, riprende le forme dell’architettura antico-russa e sorprende per i rivestimenti policromi che caratterizzano le facciate, in cui spiccano marmi, graniti e ceramica. L’interno è decorato a mosaico.
La maestosità di Sant'Isacco lascia senza fiato. All’architetto francese Auguste Montferrand ci vollero trent’anni per completare quest’immensa opera fondata su in instabile terreno paludoso, solidificato a forza di tronchi d’albero. La struttura portante in ghisa, dà forma a una pianta bizantina allungata, su cui si aprono quattro portici monumentali, costituiti da 112 colonne di granito rosso. La cupola dorata, anch’essa ingentilita da colonne, raggiunge i 102 metri d’altezza e conferisce slancio all’intero edificio. L’esterno è animato a una folla di statue, mentre all’interno, riccamente decorato, spicca una meravigliosa iconostasi, con mosaici e colonne di malachite e lapislazzuli.
Il monastero di Smolnyj, voluto dalla zarina Elisabetta Petrovna, è uno dei complessi architettonici più famosi di tutta la Russia, per l’esuberanza dei toni barocchi, ma soprattutto per gli avvenimenti dei quali fu silenzioso spettatore. Fu in questo palazzo, infatti, che la frazione rivoluzionaria bolscevica organizzò la presa del potere. Qui si mischiarono la fede ortodossa e la fede leninista. Qui, nella sala delle colonne bianche, venne eletto il primo Soviet dei commissari del popolo.
Il Palazzo di Caterina
A 25 km dal centro, attraversando una periferia composta da tristi palazzi, puntuale contrappunto alla maestosità zarista, si raggiunge una delle più belle residenze estive degli imperatori russi: Tsarskoye Selo (municipio di Pushkin), una tenuta con interni di bellezza incantevole, circondata da un enorme parco con giardini all'italiana e da padiglioni e palazzi di assoluto valore. Pezzo forte dell’intero complesso è il Palazzo di Caterina, al cui interno spiccano lo Scalone di Gala, la Sala Grande realizzata in un barocco opulento, la Sala Bianca o dei Cavalieri decorata in legno scolpito, il Gabinetto d’Ambra e l’appartamento dello zarevic Paolo di gusto neoclassico.
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Pietro il Grande e Caterina II
San Pietroburgo è debitrice della propria nascita e del proprio splendore a due despoti illuminati: lo zar Pietro il Grande e la zarina Caterina II. Due figure mitiche nel panorama storico russo, che hanno incarnato le grandi contraddizioni di questa terra immensa. Pietro I, divenne zar al termine del XVII secolo, dopo infinite lotte di palazzo. Sua massima aspirazione è trasformare la Russia in uno stato moderno. Di qui derivano i suoi viaggi e i suoi studi, che si traducono in un primo, e in buona parte fallito, tentativo di occidentalizzazione, di sviluppo economico, di impulso all’industria.
La Russia, nei disegni di Pietro, deve però divenire anche uno stato egemone, ed ecco le campagne militari contro la Svezia e l’impero turco. Momento culminante della sua politica è la fondazione, nel 1703, di Pietroburgo, città che nel 1712 viene elevata a capitale dell’impero. Proprio nella capitale di tutte le Russie si svolge l’enigmatica vicenda umana e politica di Caterina II. Di nazionalità tedesca, l’infelice sposa di Pietro III, è un crogiuolo di interessi che amalgamano le idee di Diderot, Voltaire, Beccaria e Montesquieu, alle tradizioni e agli usi del popolo russo. Calcolatrice, dispotica, spregiudicata, Caterina diviene imperatrice nel giugno del 1762, dopo un colpo di stato che destituisce il marito, strangolato otto giorni dopo.
In lei vive la massima delle contraddizioni: l’amore per le idee libertarie, per le riforme e per la cultura e la paura di Pugacev e della piaga rivoluzionaria. Il 1775, infatti, è l’anno della svolta. L’esercito cosacco, guidato dall’ataman Pugacev, in nome della libertà per i contadini, semina il terrore in tutta la Russia. Caterina si spaventa e tutte le sue moderne idee si sciolgono come neve al sole. Pugacev viene catturato, messo in gabbia e squartato da quattro cavalli. Una vicenda di cui rimangono le bellissime pagine di Puškin. Una storia, quella di Caterina, che ci ha regalato l’Hermitage.
Museo Statale Hermitage
Uno dei più importanti musei del mondo. Certamente il più grande. L’Ermitage è un luogo d’arte assoluta, dove l’appassionato può perdersi nelle infinite suggestioni ed emozioni che sa suscitare una collezione unica, che abbraccia l’intera storia dell’espressione artistica umana. Le “cose” da vedere sono davvero infinite e spaziano dalle culture primitive asiatiche all’arte dell’Europa occidentale, dalle antichità classiche ai reperti medio-orientali, dalla numismatica all’antico Egitto, dall’arte bizantina a quella giapponese, indiana e indonesiana, dalla pittura italiana a quella fiamminga… Un elenco che potrebbe procedere all’infinito, in un susseguirsi di capolavori che riempiono gli occhi, il cuore e la mente.
Una catalogazione, ovviamente parziale, dei capolavori pittorici dell’Hermitage, può citare la “Madonna Benois” di Leonardo, La “Madonna Conestabile” di Raffaello, il “Busto di San Sebastiano” del Perugino, il “Suonatore di liuto” del Caravaggio, il “Ritratto muliebre” di Correggio, il “San Sebastiano” di Tiziano, la “Pietà” del Veronese; e poi ancora “San Pietro e San Paolo” di El Greco, il “Trasporto di pietre” di Rubens, “La Colazione” di Velazquez, la “Danae” di Rembrandt, la “Signora in giardino” di Monet, “Il fumatore” di Cezanne, “Boulevard Montmartre” di Pissarro, la “Donna con ventaglio” di Picasso, “La danza” di Matisse, la “Composizione n. 6” di Kandinskij. E ancora i capolavori scultorei di Canova e Houdon, i marmi degli zar, le acqueforti di Rembrandt, gli arazzi fiamminghi, gli orologi, le porcellane…
Capolavoro del Settecento, il Palazzo d’Inverno è un elogio allo sfarzo e alla magnificenza di una delle più importanti corti d’Europa. Dimora imperiale per oltre due secoli, è il frutto di continui ampliamenti e rimaneggiamenti architettonici che si affacciano sulla Neva, il meraviglioso e ampio fiume che tratteggia San Pietroburgo. Voluto da Pietro il Grande, deve il suo massimo splendore alle imperatrici Elisabetta Petrovna e Caterina II che, a più mandate, incaricarono gli architetti di costruire questo autentico tripudio di stucchi, marmi e pietre dure. A cavallo tra il Settecento e l’Ottocento si susseguirono ulteriori rimaneggiamenti che hanno portato al compimento delle oltre mille stanze che costituiscono i suoi maestosi interni. Il Palazzo d’Inverno fa parte dell’immenso complesso dell’Ermitage.
La città sovietica
San Pietroburgo, come accennato, è stata anche una città sovietica. Decenni di vita trascorsi sotto il nome di Leningrado che, di tanto in tanto, riaffiorano e suscitano uno strano incrocio di sentimenti, fatti di decadenza, nostalgia, eroismo, spirito rivoluzionario, idee nobili e ideali traditi. Alcuni simboli di quest’epoca, ancora oggi, si trovano per le vie e i canali della città. Uno dei più affascinanti e simbolici è, senza dubbio, l’Incrociatore Aurora, dal 1948 attraccato davanti alla Scuola Navale. All’epoca della Rivoluzione d’ottobre ospitava molti simpatizzanti delle idee progressiste e un suo colpo di cannone diede il via all’attacco al Palazzo d’Inverno.
Allo stesso modo la metropolitana, costruita in pieno regime sovietico, nella sua grandiosità e magnificenza, rappresenta un prezioso retaggio di un’epoca ormai tramontata. Dovendo scendere sotto il livello della Neva, a oltre 100 metri sotto il livello del suolo, la metropolitana accoglie i viaggiatori con scale mobili di altezza impressionante. Le sue stazioni sono interamente rivestite in marmo bianco e decorate con simboli comunisti.
Le chiese ortodosse
Tantissimi i luoghi di culto che punteggiano San Pietroburgo. Se non mancano sinagoghe e templi, è l’ortodossia cristiana a presentare il maggior numero di edifici sacri, spesso meravigliosi capolavori architettonici. Blu, bianco e oro caratterizzano la Cattedrale di San Nicola, una delle poche chiese aperte al culto durante il periodo sovietico. Quattro torrette angolari fanno da cornice alla cupola centrale, che sovrasta una complessa architettura formata da un susseguirsi di colonne incassate. L’edificio si compone di due livelli, nella parte sovrastante, riccamente ornata, si celebrano le funzioni.
Decisamente particolare per l’abituale stile cittadino, è la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, fatta costruire da Alessandro III, sul luogo dell’attentato in cui perse la vita lo zar Alessandro II, suo padre. Costruita a imitazione delle chiese moscovite, la basilica a cinque cupole, affiancata da un campanile con due scale, riprende le forme dell’architettura antico-russa e sorprende per i rivestimenti policromi che caratterizzano le facciate, in cui spiccano marmi, graniti e ceramica. L’interno è decorato a mosaico.
La maestosità di Sant'Isacco lascia senza fiato. All’architetto francese Auguste Montferrand ci vollero trent’anni per completare quest’immensa opera fondata su in instabile terreno paludoso, solidificato a forza di tronchi d’albero. La struttura portante in ghisa, dà forma a una pianta bizantina allungata, su cui si aprono quattro portici monumentali, costituiti da 112 colonne di granito rosso. La cupola dorata, anch’essa ingentilita da colonne, raggiunge i 102 metri d’altezza e conferisce slancio all’intero edificio. L’esterno è animato a una folla di statue, mentre all’interno, riccamente decorato, spicca una meravigliosa iconostasi, con mosaici e colonne di malachite e lapislazzuli.
Il monastero di Smolnyj, voluto dalla zarina Elisabetta Petrovna, è uno dei complessi architettonici più famosi di tutta la Russia, per l’esuberanza dei toni barocchi, ma soprattutto per gli avvenimenti dei quali fu silenzioso spettatore. Fu in questo palazzo, infatti, che la frazione rivoluzionaria bolscevica organizzò la presa del potere. Qui si mischiarono la fede ortodossa e la fede leninista. Qui, nella sala delle colonne bianche, venne eletto il primo Soviet dei commissari del popolo.
Il Palazzo di Caterina
A 25 km dal centro, attraversando una periferia composta da tristi palazzi, puntuale contrappunto alla maestosità zarista, si raggiunge una delle più belle residenze estive degli imperatori russi: Tsarskoye Selo (municipio di Pushkin), una tenuta con interni di bellezza incantevole, circondata da un enorme parco con giardini all'italiana e da padiglioni e palazzi di assoluto valore. Pezzo forte dell’intero complesso è il Palazzo di Caterina, al cui interno spiccano lo Scalone di Gala, la Sala Grande realizzata in un barocco opulento, la Sala Bianca o dei Cavalieri decorata in legno scolpito, il Gabinetto d’Ambra e l’appartamento dello zarevic Paolo di gusto neoclassico.
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