Slovenia: l'Istria slovena, il Carso e le Alpi
C’è un punto dove le Alpi e il mare quasi si contendono il primato, eppure sono entrambi lì, a portata di mano. E’ il lembo sloveno del più settentrionale golfo dell’Adriatico e del più verde golfo del Mediterraneo, un’area nota anche come Istria slovena, che si estende al confine tra Slovenia, Croazia e l'altopiano del Carso. Qui si trovano graziose cittadine rivierasche – come Pirano, Portorose, Isola e l’adriatica Capodistria – mentre, sopra il ciglione discriminante, un inquieto altopiano nasconde nella sua parte più segreta, un sottosuolo ricco di spettacolari grotte sotterranee – come quelle di San Canziano e di Postumia, le più famose. Lungo la linea del ciglione, inoltre, sono disseminati resti di fortezze, torri e castelli, alture che concedono vedute particolari, come quando la visuale è nitida e si può scorgere il profilo di Venezia.
Testo a cura della redazione, fotografie di Angelo Fanzini
La riviera fa della Slovenia una insospettabile meta di vacanze rigeneranti grazie a centri turistici che si sono evoluti nel tempo connotandosi come luoghi di benessere attraverso terme, bagni, saline, attrezzature sportive e luoghi di divertimento. Di spirito squisitamente mediterraneo sono le cittadine di Pirano, Isola e Portorose che si presentano con alte cattedrali e viuzze dove ad ogni passo spuntano piccoli conventi, cappelle e palazzine, orti e cortili, testimonianza di una lunga storia.
Pirano
Quello di Pirano è uno dei comuni più piccoli della Slovenia: nel suo centro storico ancora di stampo medievale, vivono poco meno di 5000 anime. Eppure questo scrigno d’arte composto di palazzi veneti, antiche mura di oltre 260 metri, 8 chiese e innumerevoli reperti e monumenti storici, interamente sotto tutela, si distingue come uno dei più preziosi richiami turistici della Slovenia. Un nome su tutti risuona nella memoria collettiva cittadina, quello del compositore e violinista Giuseppe Tartini che qui ebbe i natali nel 1692, insieme a quello della Madonna di Strugnano che, la leggenda vuole, fece la sua apparizione miracolosa nell'omonima chiesa.
Una passeggiata nel caratteristico centro di Pirano, conduce inevitabilmente alla Cattedrale di San Giorgio, un percorso in salita che però ripaga con belle vedute. Il seicentesco Duomo, infatti, si erge in cima a una collina dalla quale si possono distinguere i resti delle mura della città. La riserva naturale di Strugnano è una delle attrazioni naturalistiche del comune di Pirano, da aggiungere al monumento naturale di Punta Madonna e al parco naturale delle saline di Sicciole. Si può approdare nelle insenature lagunari di Strugnano e Sicciole con facili escursioni che partono da Pirano. Interessante la riconversione di questi due ambienti in saline, da ormai oltre 800 anni: sfruttano l’energia solare e, convogliando le acque ad alta concentrazione salina nei cavedini, rendono possibile l’estrazione del prezioso prodotto cristallino.
Portorose
Portorose è l’abitato più importante del comune di Pirano, nonché una delle più eleganti e nottambule stazioni balneari dell'Adriatico che, di tutta la costa, gode la postazione più al riparo del Golfo di Pirano. La “baia delle rose” vanta una storia turistica di oltre cento anni. Fu precisamente il 1885 ad inaugurare le attività turistiche a Portorose. Attorno alle spiagge naturali sabbiose, ghiaiose e rocciose, sono sorti nel tempo alberghi di lusso e strutture di ogni tipo. A giocare a favore delle sorti turistiche di Portorose, è stato, ed è tutt'ora, il particolare clima mediterraneo, l’aria salubre, le acque marine e le eccezionali qualità terapeutiche dell’acqua salmastra (Acqua madre) e del fango che vengono estratti nelle vicine saline.
Dal punto di vista naturale, Portorose è viziata da una rigogliosa vegetazione mediterranea come il rosmarino, i cespugli di alloro, i fiori di acacia e i generosi grappoli d' uva. Quest’ultimi finiscono per essere apprezzati molto dagli intenditori di vino, visto che da queste parti la tradizione della coltivazione della vite e dell' ulivo è molto radicata e produce prodotti come il refosco e la malvasia, i must delle cantine istriane. Ideale punto di partenza per le crociere tra le isole dell’Adriatico, è il porto Marina di Portorose, costruito nel 1987 ed insignito di Bandiera Blu già nel 1996.
Isola
L'atmosfera mondana di Portorose, che quasi aggredisce il visitatore con la sua esuberanza di hotel, strutture termali e locali notturni, nulla ha a che vedere con la pacifica euforia artigianale di Isola, ex isolotto successivamente unitosi alla terraferma, dove non c'è altro da fare che perdersi tra i vicoli pieni di negozi di artigianato e atelier di artisti. Botteghe e sfiziosi negozi di gastronomia sfoggiano l’incredibile varietà slovena di specialità: dalla carne affumicata, al prosciutto con il fragrante odore di ginepro, alle più tipiche leccornie istriane a base di pesce. Tra le attività artigianali più caratteristiche, c’è la lavorazione del vetro fuso e non è difficile assistere in diretta alla produzione dei molti souvenir in vetro che affollano le coloratissime vetrine dei negozi.
Capodistria
Punto di partenza per tutto l’Adriatico è, invece, Capodistria (Koper), con il destino scritto nel nome: la Caput Histriae, la capitale dell’Istria slovena. Una città dove è praticamente impossibile non venire a patti con il passato millenario che la contraddistingue. Il suo centro abitato, con il suolo ricoperto di un bianco tappeto in pietra, è anche un libro aperto i cui dettagli si rincorrono nell'intreccio di vicoli che sfociano poi nella centrale piazza Tito dove sfolgora la maggiore Cattedrale slovena (il Duomo romanico dedicato a San Nazario), senza lasciare indietro le altre undici piazze e i resti di una possente muraglia.
La città ha avuto tanti nomi quante le epoche che l’hanno via via trasformata, da Caput Histriae a Iustinopolis a Capris, passando per il periodo della Serenissima, l'età d'oro dell'arte gotica e del Rinascimento. Di sicuro l’impronta veneziana è il marchio più visibile, ad oggi, nella città: dagli eleganti palazzi alla facciata stessa dell’imponente Duomo con la facciata in tipico stile gotico-veneziano con un rosone di foggia rinascimentale. Sulla stessa piazza principale convergono il Duomo, la Loggia, l’Armeria, la Foresteria e l’illustre Palazzo Pretorio.
Il Carso
Da Capodistria il passo verso la valle dei castelli è breve. Qui, sotto il margine del Carso, come una linea fortificata che un tempo divideva il territorio della Serenissima dalle regioni austriache, sorge il castello di Socerb (San Servolo). Oggi adibito a ricevimenti e pranzi fuori dal comune con riproposizione di costumi e menù d’epoca nel ristorante Grad Socerb, il castello offre una veduta panoramica sul Golfo di Trieste e Capodistria, a picco com’è sulla val Rosandra. Di sicuro, una sosta gastronomica in questo luogo renderà onore ai sapori del territorio e di una cucina che non manca d’inventiva e i cui piatti più caratteristici sono: il brodetto, i datteri alla triestina, gli scampi alla buzzara, il risotto al nero di seppia, il pesce bianco e azzurro, ma anche la minestra all'istriana, i “bobiæi” il risotto all'istriana, i “fuži”, tartufi preparati in diversi modi, il baccalà all'istriana e i dolci tipici (“hroštole” e “fritole”).
La seconda tappa è Hrastovlje, un ameno villaggio immerso nel verde, conosciuto per la sua piccola chiesa di S.S. Trinità che custodisce antichi affreschi con la famosa Danza macabra. Più che una chiesa, si tratta per la verità di una piccola cripta, ma con le pareti interamente affrescate. Pare siano opere di carattere narrativo create dal pittore istriano Janez iz Kastva (Johannes de Castuo), risalenti alla fine del ‘400 e rappresentanti una sorta di “bibbia dei poveri” per rendere accessibile al popolo la visione medievale della creazione. Le scene raffigurano i Dodici Apostoli, l’Altare della Grazia, l’Annunciazione, la Genesi, la Passione di Cristo, l’Adorazione dei magi, i Mesi del calendario, i Santi e Profeti e, il pezzo forte della chiesa, la Danza macabra, visibile nella parete sud della navata centrale. Vi è raffigurata la Nera Signora che tiene sotto braccio imperatore, papa, re, vescovo, borghese e mendicante, a indicare che di fronte alla morte si diventa inesorabilmente tutti uguali.
Il castello di Predjama
Quanto a castelli, tuttavia, il primato di fama nel territorio del Carso sloveno lo detiene quello di Predjama che passa alla storia, forse in tono un po’ romanzato, come un “capolavoro dell’ingenuità medievale, del coraggio, dell’astuzia e della disobbedienza, dell’intreccio millenario di una parte della natura all'improvvisazione umana nei momenti cruciali della vita”. A soli 9 chilometri dalla grotte più famose della Slovenia (Postumia) e, dunque, ad appena 30 chilometri di autostrada dal confine italo-sloveno di Trieste, il maniero svetta audace su uno strapiombo di 123 metri che lascia intravedere i giochi d’acqua del torrente Lovka, lo stesso che per milioni di anni ha avuto la costanza di plasmare quasi ad arte il sottosuolo carsico che, oggi, richiama in Slovenia l’attenzione di molti turisti, oltre che di speleologi e appassionati. Anche per visitare il castello, bisogna inoltrarsi in parte in questo mondo sotterraneo, percorrendo un sentiero che scende a 25 metri.
Il castello di Predjama ha oggi un aspetto che risale alla fine del Cinquecento, ma la storia di questa fortezza non può che iniziare nel Medioevo e non può che essere arricchita dalla presenza di personaggi leggendari che ancora aleggiano nelle stanze umide. La figura centrale è quella del cavaliere predone Erasmo Lueger che in questa altura fortificata trovò riparo dall'imperatore d’Austria Federico III, suo persecutore. Che a nulla, però, gli servì data l’insolenza traditrice di un suo servitore che, a quanto pare, fece la spia conducendolo al suo destino di morte. Passato attraverso un accurato lavoro di restauro, negli anni 90, oggi il castello può accogliere i visitatori nel suo nobile aspetto cinquecentesco, lo stesso che aveva all'epoca rinascimentale del suo facoltoso proprietario Ivan Kobenzl. Ma lo spirito medioevale più consono alla preistoria del castello è ancora oggi riproposto – da più di dieci anni ormai – con il Torneo cavalleresco che viene organizzato la penultima domenica di agosto, e che vede la partecipazione in abiti d’epoca di cavalieri con il coreografico seguito di scudieri, armigeri, sbandieratori, valletti e dame. I cavalieri di diverse nazioni si sfidano in tipiche “tenzoni” medievali che rievocano le sfide d'armi e altre prodezze di coraggio, forza e abilità.
Le grotte di San Canziano e di Postumia
Prodezze di altro tipo, completamente inventate dalla natura, sono quelle che si godono nel mondo ipogeo del Carso sloveno, di cui le già citate grotte di San Canziano e di Postumia sono i risultati più spettacolari. Siamo in quella regione interna della Slovenia confinante con le valli dei fiumi Isonzo, Vipacco e i Brkini, morfologicamente ben definita dalla presenza di cavità sotterranee scavate dai corsi d’acqua, con grigia pietra calcarea e terra rossa a corredo e romantici canali, doline e polja.
San Canziano (Skocjanske Jame) è protetto dall’Unesco come monumento naturale e vanta uno dei più giganteschi canyon sotterranei: le acque del fiume Reka tornano alla luce dopo un percorso ipogeo di 40 chilometri dalle sorgenti italiane di Duino con il nome di Timavo. Per attraversare il canyon bisogna avere una piccola dose di coraggio e transitare su un esile ma sicuro ponticello a picco nel vuoto.
Postumia (Postojnska Jame), invece, ha uno splendore oscuro più barocco, appesantita com’è da un intricato complesso di caverne e gallerie, adornato da stalattiti e stalagmiti, di ben 19,5 chilometri di lunghezza. E’ visibile al pubblico soltanto il primo tratto, attrezzato per le visite (di circa un'ora e mezza) che avvengono a piedi e a bordo di un trenino elettrico, l'unico in una grotta turistica. A rendere l’idea degli ambienti decorati dal lavorio incessante del tempo con una impronta estetica che pare forgiata ad arte, ci pensano i soprannomi che sono stati dati ad alcuni spazi, come ad esempio il Grande Duomo e la Sala concerti. Qui si sono anche esibiti, tra l’altro, artisti come Caruso e Mascagni.
Postumia, insomma, è il volto barocco della più gotica e tenebrosa San Canziano. In entrambi i casi, l’impatto con la temperatura – decisamente bassa e con l’umidità pari al 99%! – è la prima sfida sensoriale da superare. Ma basta qualche minuto di adattamento e poi si può godere lo spettacolo fuori dal comune, in compagnia di guide esperte e di pipistrelli che completano la scenografia a tratti inquietante e surreale di questi contorti abissi in cui si ha la sensazione precisa di essere stati fagocitati dal ventre di una Grande Madre.
Sono circa 100 le grotte carsiche, di cui ben 25 quelle aperte alle visite turistiche. Tra le più affascinanti sono da citare quelle di Vilenica, non lontane dal confine italiano di Fernetti; Dimnice, che presenta una profonda caverna raggiungibile attraverso un sentiero a spirale scavato nella roccia; nei pressi di Postumia la grandiosa grotta di Planina, dalla quale risorgono le acque del fiume Pivka, provenienti dal complesso di Postumia; infine la spettacolare Krizna Jama, formata da un complesso di 22 laghetti ipogei.
Non meno interessanti sono i fenomeni carsici esterni, come il parco naturale di Rakov Skocjan con i suoi imponenti ponti naturali di roccia sotto i quali scorre il rio dei Gamberi, oppure il lago Circonio (Cerknisko jezero), un lago la cui particolarità è quella di essere intermittente e di scomparire nei periodi di secca per lasciare il posto a campi coltivati e mandrie al pascolo.
Pirano
Quello di Pirano è uno dei comuni più piccoli della Slovenia: nel suo centro storico ancora di stampo medievale, vivono poco meno di 5000 anime. Eppure questo scrigno d’arte composto di palazzi veneti, antiche mura di oltre 260 metri, 8 chiese e innumerevoli reperti e monumenti storici, interamente sotto tutela, si distingue come uno dei più preziosi richiami turistici della Slovenia. Un nome su tutti risuona nella memoria collettiva cittadina, quello del compositore e violinista Giuseppe Tartini che qui ebbe i natali nel 1692, insieme a quello della Madonna di Strugnano che, la leggenda vuole, fece la sua apparizione miracolosa nell'omonima chiesa.
Una passeggiata nel caratteristico centro di Pirano, conduce inevitabilmente alla Cattedrale di San Giorgio, un percorso in salita che però ripaga con belle vedute. Il seicentesco Duomo, infatti, si erge in cima a una collina dalla quale si possono distinguere i resti delle mura della città. La riserva naturale di Strugnano è una delle attrazioni naturalistiche del comune di Pirano, da aggiungere al monumento naturale di Punta Madonna e al parco naturale delle saline di Sicciole. Si può approdare nelle insenature lagunari di Strugnano e Sicciole con facili escursioni che partono da Pirano. Interessante la riconversione di questi due ambienti in saline, da ormai oltre 800 anni: sfruttano l’energia solare e, convogliando le acque ad alta concentrazione salina nei cavedini, rendono possibile l’estrazione del prezioso prodotto cristallino.
Portorose
Portorose è l’abitato più importante del comune di Pirano, nonché una delle più eleganti e nottambule stazioni balneari dell'Adriatico che, di tutta la costa, gode la postazione più al riparo del Golfo di Pirano. La “baia delle rose” vanta una storia turistica di oltre cento anni. Fu precisamente il 1885 ad inaugurare le attività turistiche a Portorose. Attorno alle spiagge naturali sabbiose, ghiaiose e rocciose, sono sorti nel tempo alberghi di lusso e strutture di ogni tipo. A giocare a favore delle sorti turistiche di Portorose, è stato, ed è tutt'ora, il particolare clima mediterraneo, l’aria salubre, le acque marine e le eccezionali qualità terapeutiche dell’acqua salmastra (Acqua madre) e del fango che vengono estratti nelle vicine saline.
Dal punto di vista naturale, Portorose è viziata da una rigogliosa vegetazione mediterranea come il rosmarino, i cespugli di alloro, i fiori di acacia e i generosi grappoli d' uva. Quest’ultimi finiscono per essere apprezzati molto dagli intenditori di vino, visto che da queste parti la tradizione della coltivazione della vite e dell' ulivo è molto radicata e produce prodotti come il refosco e la malvasia, i must delle cantine istriane. Ideale punto di partenza per le crociere tra le isole dell’Adriatico, è il porto Marina di Portorose, costruito nel 1987 ed insignito di Bandiera Blu già nel 1996.
Isola
L'atmosfera mondana di Portorose, che quasi aggredisce il visitatore con la sua esuberanza di hotel, strutture termali e locali notturni, nulla ha a che vedere con la pacifica euforia artigianale di Isola, ex isolotto successivamente unitosi alla terraferma, dove non c'è altro da fare che perdersi tra i vicoli pieni di negozi di artigianato e atelier di artisti. Botteghe e sfiziosi negozi di gastronomia sfoggiano l’incredibile varietà slovena di specialità: dalla carne affumicata, al prosciutto con il fragrante odore di ginepro, alle più tipiche leccornie istriane a base di pesce. Tra le attività artigianali più caratteristiche, c’è la lavorazione del vetro fuso e non è difficile assistere in diretta alla produzione dei molti souvenir in vetro che affollano le coloratissime vetrine dei negozi.
Capodistria
Punto di partenza per tutto l’Adriatico è, invece, Capodistria (Koper), con il destino scritto nel nome: la Caput Histriae, la capitale dell’Istria slovena. Una città dove è praticamente impossibile non venire a patti con il passato millenario che la contraddistingue. Il suo centro abitato, con il suolo ricoperto di un bianco tappeto in pietra, è anche un libro aperto i cui dettagli si rincorrono nell'intreccio di vicoli che sfociano poi nella centrale piazza Tito dove sfolgora la maggiore Cattedrale slovena (il Duomo romanico dedicato a San Nazario), senza lasciare indietro le altre undici piazze e i resti di una possente muraglia.
La città ha avuto tanti nomi quante le epoche che l’hanno via via trasformata, da Caput Histriae a Iustinopolis a Capris, passando per il periodo della Serenissima, l'età d'oro dell'arte gotica e del Rinascimento. Di sicuro l’impronta veneziana è il marchio più visibile, ad oggi, nella città: dagli eleganti palazzi alla facciata stessa dell’imponente Duomo con la facciata in tipico stile gotico-veneziano con un rosone di foggia rinascimentale. Sulla stessa piazza principale convergono il Duomo, la Loggia, l’Armeria, la Foresteria e l’illustre Palazzo Pretorio.
Il Carso
Da Capodistria il passo verso la valle dei castelli è breve. Qui, sotto il margine del Carso, come una linea fortificata che un tempo divideva il territorio della Serenissima dalle regioni austriache, sorge il castello di Socerb (San Servolo). Oggi adibito a ricevimenti e pranzi fuori dal comune con riproposizione di costumi e menù d’epoca nel ristorante Grad Socerb, il castello offre una veduta panoramica sul Golfo di Trieste e Capodistria, a picco com’è sulla val Rosandra. Di sicuro, una sosta gastronomica in questo luogo renderà onore ai sapori del territorio e di una cucina che non manca d’inventiva e i cui piatti più caratteristici sono: il brodetto, i datteri alla triestina, gli scampi alla buzzara, il risotto al nero di seppia, il pesce bianco e azzurro, ma anche la minestra all'istriana, i “bobiæi” il risotto all'istriana, i “fuži”, tartufi preparati in diversi modi, il baccalà all'istriana e i dolci tipici (“hroštole” e “fritole”).
La seconda tappa è Hrastovlje, un ameno villaggio immerso nel verde, conosciuto per la sua piccola chiesa di S.S. Trinità che custodisce antichi affreschi con la famosa Danza macabra. Più che una chiesa, si tratta per la verità di una piccola cripta, ma con le pareti interamente affrescate. Pare siano opere di carattere narrativo create dal pittore istriano Janez iz Kastva (Johannes de Castuo), risalenti alla fine del ‘400 e rappresentanti una sorta di “bibbia dei poveri” per rendere accessibile al popolo la visione medievale della creazione. Le scene raffigurano i Dodici Apostoli, l’Altare della Grazia, l’Annunciazione, la Genesi, la Passione di Cristo, l’Adorazione dei magi, i Mesi del calendario, i Santi e Profeti e, il pezzo forte della chiesa, la Danza macabra, visibile nella parete sud della navata centrale. Vi è raffigurata la Nera Signora che tiene sotto braccio imperatore, papa, re, vescovo, borghese e mendicante, a indicare che di fronte alla morte si diventa inesorabilmente tutti uguali.
Il castello di Predjama
Quanto a castelli, tuttavia, il primato di fama nel territorio del Carso sloveno lo detiene quello di Predjama che passa alla storia, forse in tono un po’ romanzato, come un “capolavoro dell’ingenuità medievale, del coraggio, dell’astuzia e della disobbedienza, dell’intreccio millenario di una parte della natura all'improvvisazione umana nei momenti cruciali della vita”. A soli 9 chilometri dalla grotte più famose della Slovenia (Postumia) e, dunque, ad appena 30 chilometri di autostrada dal confine italo-sloveno di Trieste, il maniero svetta audace su uno strapiombo di 123 metri che lascia intravedere i giochi d’acqua del torrente Lovka, lo stesso che per milioni di anni ha avuto la costanza di plasmare quasi ad arte il sottosuolo carsico che, oggi, richiama in Slovenia l’attenzione di molti turisti, oltre che di speleologi e appassionati. Anche per visitare il castello, bisogna inoltrarsi in parte in questo mondo sotterraneo, percorrendo un sentiero che scende a 25 metri.
Il castello di Predjama ha oggi un aspetto che risale alla fine del Cinquecento, ma la storia di questa fortezza non può che iniziare nel Medioevo e non può che essere arricchita dalla presenza di personaggi leggendari che ancora aleggiano nelle stanze umide. La figura centrale è quella del cavaliere predone Erasmo Lueger che in questa altura fortificata trovò riparo dall'imperatore d’Austria Federico III, suo persecutore. Che a nulla, però, gli servì data l’insolenza traditrice di un suo servitore che, a quanto pare, fece la spia conducendolo al suo destino di morte. Passato attraverso un accurato lavoro di restauro, negli anni 90, oggi il castello può accogliere i visitatori nel suo nobile aspetto cinquecentesco, lo stesso che aveva all'epoca rinascimentale del suo facoltoso proprietario Ivan Kobenzl. Ma lo spirito medioevale più consono alla preistoria del castello è ancora oggi riproposto – da più di dieci anni ormai – con il Torneo cavalleresco che viene organizzato la penultima domenica di agosto, e che vede la partecipazione in abiti d’epoca di cavalieri con il coreografico seguito di scudieri, armigeri, sbandieratori, valletti e dame. I cavalieri di diverse nazioni si sfidano in tipiche “tenzoni” medievali che rievocano le sfide d'armi e altre prodezze di coraggio, forza e abilità.
Le grotte di San Canziano e di Postumia
Prodezze di altro tipo, completamente inventate dalla natura, sono quelle che si godono nel mondo ipogeo del Carso sloveno, di cui le già citate grotte di San Canziano e di Postumia sono i risultati più spettacolari. Siamo in quella regione interna della Slovenia confinante con le valli dei fiumi Isonzo, Vipacco e i Brkini, morfologicamente ben definita dalla presenza di cavità sotterranee scavate dai corsi d’acqua, con grigia pietra calcarea e terra rossa a corredo e romantici canali, doline e polja.
San Canziano (Skocjanske Jame) è protetto dall’Unesco come monumento naturale e vanta uno dei più giganteschi canyon sotterranei: le acque del fiume Reka tornano alla luce dopo un percorso ipogeo di 40 chilometri dalle sorgenti italiane di Duino con il nome di Timavo. Per attraversare il canyon bisogna avere una piccola dose di coraggio e transitare su un esile ma sicuro ponticello a picco nel vuoto.
Postumia (Postojnska Jame), invece, ha uno splendore oscuro più barocco, appesantita com’è da un intricato complesso di caverne e gallerie, adornato da stalattiti e stalagmiti, di ben 19,5 chilometri di lunghezza. E’ visibile al pubblico soltanto il primo tratto, attrezzato per le visite (di circa un'ora e mezza) che avvengono a piedi e a bordo di un trenino elettrico, l'unico in una grotta turistica. A rendere l’idea degli ambienti decorati dal lavorio incessante del tempo con una impronta estetica che pare forgiata ad arte, ci pensano i soprannomi che sono stati dati ad alcuni spazi, come ad esempio il Grande Duomo e la Sala concerti. Qui si sono anche esibiti, tra l’altro, artisti come Caruso e Mascagni.
Postumia, insomma, è il volto barocco della più gotica e tenebrosa San Canziano. In entrambi i casi, l’impatto con la temperatura – decisamente bassa e con l’umidità pari al 99%! – è la prima sfida sensoriale da superare. Ma basta qualche minuto di adattamento e poi si può godere lo spettacolo fuori dal comune, in compagnia di guide esperte e di pipistrelli che completano la scenografia a tratti inquietante e surreale di questi contorti abissi in cui si ha la sensazione precisa di essere stati fagocitati dal ventre di una Grande Madre.
Sono circa 100 le grotte carsiche, di cui ben 25 quelle aperte alle visite turistiche. Tra le più affascinanti sono da citare quelle di Vilenica, non lontane dal confine italiano di Fernetti; Dimnice, che presenta una profonda caverna raggiungibile attraverso un sentiero a spirale scavato nella roccia; nei pressi di Postumia la grandiosa grotta di Planina, dalla quale risorgono le acque del fiume Pivka, provenienti dal complesso di Postumia; infine la spettacolare Krizna Jama, formata da un complesso di 22 laghetti ipogei.
Non meno interessanti sono i fenomeni carsici esterni, come il parco naturale di Rakov Skocjan con i suoi imponenti ponti naturali di roccia sotto i quali scorre il rio dei Gamberi, oppure il lago Circonio (Cerknisko jezero), un lago la cui particolarità è quella di essere intermittente e di scomparire nei periodi di secca per lasciare il posto a campi coltivati e mandrie al pascolo.
Il Parco nazionale del Triglav
Se c’è una cosa che gli sloveni sentono con grande intensità è l’andare per i monti. Una cosa naturale, viene da pensare, in un paese dominato dalle Alpi, o meglio, diviso tra le Alpi e il mare. Ed è proprio la naturalezza con cui certe immagini imponenti si sovrappongono allo sguardo di chi attraversa le Alpi slovene, a destare meraviglia nei viaggiatori di oggi e di ieri. L’inglese Longstaff, nel suo lungo peregrinare in giro per il mondo, si trovò spiazzato – a suo dire – di fronte al nobile e maestoso massiccio del Triglav che, all'epoca delle conquiste delle Alpi europee (circa 200 anni fa), possedeva la stessa fama del Monte Bianco, del Cervino o del Grossglockner, benché alto “solo” 2864 metri.
Quel che è certo è che gli sloveni avevano al tempo, ed hanno tutt'ora, una sacra venerazione per questo Dio di roccia dalle “tre teste” (Triglav), in grado di regnare contemporaneamente sul cielo, sulla terra e sul mondo sotterraneo (le tante grotte che prolificano nel generoso Carso sloveno). Quel che si tramanda è che almeno una volta nella vita ciascuno debba raggiungere la cima del sacro Triglav. Unico “rivale” in casa è il monte Krn (2244 metri), verde montagna affacciata sulla valle del fiume Isonzo, che ottiene lo stesso venerando rispetto del Triglav da parte degli sloveni occidentali.
Da questo monte prende il nome l’unico parco nazionale della Slovenia che comprende l’intera area delle Alpi Giulie Slovene e racchiude una grande varietà di attrazioni naturalistiche, tra scavate, laghi, fiumi e forre, vallate glaciali, alpeggi e boschi. Il tutto, coadiuvato da piacevoli forme di turismo eco sostenibile, sostenuto con grande entusiasmo, a conferma del forte legame affettivo e culturale che gli sloveni nutrono per il loro ambiente naturale. Salta all'occhio la cura dei sentieri, dei rifugi e dei tracciati per escursionisti, tutti ben conservati e marcati. Raggiungere la montagna sacra degli sloveni, tuttavia, non è cosa da poco. L’ascensione attraverso l’imponente parete nord richiede esperienza e un minimo di allenamento, nonostante il sentiero sia ben attrezzato.
E’ consigliabile suddividere in due giorni l’itinerario che, con un dislivello di 2220 metri, prevede due ore di cammino lungo la val Vrata fino al rifugio della stessa, altre sette ore dal rifugio fino alla cima, poi sei ore di discesa dalla cima fino a Mojstrana. Sicuramente, l’attrattiva principale del percorso – e il riscatto a qualsiasi fatica di troppo – è la salita attraverso quella che è una delle pareti più alte delle Alpi, con i suoi 1500 metri. I rocciatori trovano il loro regno nella parte centrale, mentre gli escursionisti amano percorrere la strada lungo la sua cresta.
Nel cuore del Parco nazionale del Triglav vivificano villaggi e località molto ospitali, alcune di ormai conclamata fama turistica, come ad esempio Bled e il suo lago. Colpisce la presenza, discreta ma notevole, di numerosi alloggi e strutture di accoglienza, nei fondovalle o sui pendii, che quasi si mimetizzano con il resto dell’ambiente, grazie ad uno stile rustico mai troppo esuberante rispetto al contesto alpino, pur mantenendo alti livelli di qualità e comfort: dagli alberghi di prima classe a Bovec, Kranjska Gora, Bled, Bohinj, Cerkno, Logarska dolina, ai rifugi o fattorie agrituristiche – le tipiche “gostilna”) – che non si esonerano mai dall’offrire i piatti della tradizione, con l’immancabile “potica” fatta in casa (zuppa con ripieno di lardo o ciccioli). Un paesaggio tipico delle valli slovene, che giacciono ai piedi delle montagne più alte, è quello che alterna pittoresche fattorie ai singolari fienili in legno (“kozolec”), poeticamente soprannominati “arpe di montagna”, simbolo dell’agricoltura montanara, soprattutto dell’allevamento del bestiame.
Tante emozioni di terra, vengono completate con un altro elemento caro agli sloveni: l’acqua. Acque lievi e calme di laghi, acque nervose e gelide di fiumi, uno su tutti l’Isonzo – per gli sloveni Soča. Eccolo, un altro “personaggio” della mitologia ambientale slovena, il limpido Isonzo dal colore verde smeraldo che serpeggia con i suoi affluenti lungo la valle Trenta, dilagando nelle profonde forre, ora spumeggiante ora silenzioso. La valle dei laghi del Triglav (Dolina triglavskih jezer) si riempie, invece, di acqua lacustre con preziose gemme come i due laghi glaciali alpini di fondovalle (quelli di Bled e Bohinj) e una varietà di altri laghi sparsi fino ad un’altitudine di 2000 metri.
Bled
Se l’Isonzo è il regno del kayak, il lago termale di Bled è re indiscusso delle romantiche gite in “pletna”, antica imbarcazione guidata da una sorta di gondoliere, che conduce da una parte all’altra del lago. Con quella rigogliosa vegetazione che ne riveste le sponde, l’inconfondibile profilo del Castello che si staglia all’orizzonte, l’isolotto proprio al centro del lago, da qualunque parti si guardi, il lago di Bled è uno di quei posti che sembrano disegnati, come in cartolina.
Rinomata località di villeggiatura, Bled attira ogni anno molti visitatori, tra turisti, uomini d’affari ed artisti. Il turista rimane sedotto dalle bellezze paesaggistiche e dal pregio del Castello, che è il più antico della Slovenia, l’uomo d’affari usufruisce delle strutture, ormai collaudate da parecchi anni, destinate ad accogliere congressi internazionali, e gli artisti non possono che subire il fascino ostentato di uno specchio d’acqua che – in certe condizioni climatiche – sembra quasi sospeso nell’aria. Definito “graziosamente barocco” da alcune guide, il lago di Bled è di sicuro una piccola grande anomalia geografica che indiscutibilmente attira. Non l’unica, di Bled. In questo posto si trova anche un campo da golf con una tradizione di 60 anni, con 27 buche: una vera reputazione a livello europeo.
Una visita al Castello regala una impareggiabile veduta del lago e di una parte della regione della Gorebjska. Questa costruzione, citata per la prima volta nel 1011, sorge in cima a una ripida parete rocciosa, proprio sopra il lago. A comporre lo schema del castello sono due parti, una intera con ali abitative e cappella gotica, una esterna con fabbricati rurali, protetti da mura romaniche con cammino di ronda e una poderosa torre di difesa gotica. Con la bella stagione, le possibilità di godere appieno delle attrattive di Bled di sicuro aumentano. Si può, ad esempio, scegliere di raggiungere la località a bordo di un treno d'epoca che parte da Gorizia o, se ci si trova già in Slovenia, dalle stazioni di Nova Gorica e Most na Soči, e che percorre una delle più affascinanti linee ferroviarie della Slovenia: la storica Ferrovia Transalpina inaugurata nel lontano 1906.
La gita in pletna è allietata quasi sempre da una singolare colonna sonora, le campane della chiesa di Santa Maria, meta di pellegrinaggio sin dal Medioevo. Ancora prima, sull'isola gli antenati sloveni veneravano Živa, l'antica dea slava di amore e di fecondità. Forse qualcosa di questo substrato ancestrale rimane nel fondo della leggenda legata alla campana della chiesa che, si narra, abbia la facoltà di avverare i desideri: basta tirare per tre volte di seguito la corda che scende direttamente sull'altare.
Sempre secondo la leggenda, la campana attuale, di bronzo, avrebbe sostituito quella originale d’oro che sarebbe affondata nel lago intorno al 1500 e che, quando tira forte il vento, si sentirebbe ancora risuonare dal fondo del lago. Al di là del tessuto un po’ fiabesco che compenetra quest’isola alpina, è la reale purezza dell’aria e il beneficio delle acque termali ad avere assicurato a Bled un posto di primo piano tra le località di benessere europee, sin dai primi del Novecento quando il lago divenne stazione balneare dell’Impero Austriaco attirando il fior fiore dell'aristocrazia europea.
Bohinj
A 30 km da Bled si trova l’altra perla glaciale delle Alpi solvene: il lago di Bohinj, cuore dell’omonima località. E’ questo il più grande lago naturale della Slovenia ed il miglior modo per conoscerlo è semplicemente quello di fare un giro completo attorno al suo bacino. Si tratta di un itinerario non impegnativo che consente di incontrare alcune curiosità, lungo il percorso, quali gli ondulati prati di Ukanc, il cimitero militare dei soldati della prima guerra mondiale a Ukanc, la cascata della Savica e la forra della Mostnica.
Il punto di partenza è la chiesetta di sv. Janez posta sul margine est del lago, dove si trova anche l’ampia insenatura di Fužine. Il lato più soleggiato, attraente e silenzioso si svela girando verso la riva nord, alla fine dell’insenatura. Dopo aver seguito una larga carrareccia prima, una stradina forestale dopo, si arriva ai prati di Ukanc, una visione a dir poco riappacificante. Lungo il cammino si segue la strada fino all'incrocio sotto al monte Vogel per poi avviarsi lungo un passeggio che si sviluppa parallelo alla strada principale. Prima di tornare al punto di partenza, si passa accanto alla chiesetta di sv. Duh. Bohinj.
Meta ideale per avventurarsi in gite in montagna, sempre seguendo sentieri ottimamente segnati, il lago è famoso ed apprezzato dagli escursionisti. Ma a costituire un vero tesoro, in questo angolo selvaggio incastonato tra le alte montagne, è di sicuro il profondo clima di tranquillità che si respira, godibile nei rifugi sparsi nel territorio (se ne contano almeno otto), ma anche negli attrezzati alberghi che sono sorti lungo il lago, sempre nel rispetto dell’ambiente e della natura che da questa parti sembra davvero avere l’ultima parola sull'uomo.
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Se c’è una cosa che gli sloveni sentono con grande intensità è l’andare per i monti. Una cosa naturale, viene da pensare, in un paese dominato dalle Alpi, o meglio, diviso tra le Alpi e il mare. Ed è proprio la naturalezza con cui certe immagini imponenti si sovrappongono allo sguardo di chi attraversa le Alpi slovene, a destare meraviglia nei viaggiatori di oggi e di ieri. L’inglese Longstaff, nel suo lungo peregrinare in giro per il mondo, si trovò spiazzato – a suo dire – di fronte al nobile e maestoso massiccio del Triglav che, all'epoca delle conquiste delle Alpi europee (circa 200 anni fa), possedeva la stessa fama del Monte Bianco, del Cervino o del Grossglockner, benché alto “solo” 2864 metri.
Quel che è certo è che gli sloveni avevano al tempo, ed hanno tutt'ora, una sacra venerazione per questo Dio di roccia dalle “tre teste” (Triglav), in grado di regnare contemporaneamente sul cielo, sulla terra e sul mondo sotterraneo (le tante grotte che prolificano nel generoso Carso sloveno). Quel che si tramanda è che almeno una volta nella vita ciascuno debba raggiungere la cima del sacro Triglav. Unico “rivale” in casa è il monte Krn (2244 metri), verde montagna affacciata sulla valle del fiume Isonzo, che ottiene lo stesso venerando rispetto del Triglav da parte degli sloveni occidentali.
Da questo monte prende il nome l’unico parco nazionale della Slovenia che comprende l’intera area delle Alpi Giulie Slovene e racchiude una grande varietà di attrazioni naturalistiche, tra scavate, laghi, fiumi e forre, vallate glaciali, alpeggi e boschi. Il tutto, coadiuvato da piacevoli forme di turismo eco sostenibile, sostenuto con grande entusiasmo, a conferma del forte legame affettivo e culturale che gli sloveni nutrono per il loro ambiente naturale. Salta all'occhio la cura dei sentieri, dei rifugi e dei tracciati per escursionisti, tutti ben conservati e marcati. Raggiungere la montagna sacra degli sloveni, tuttavia, non è cosa da poco. L’ascensione attraverso l’imponente parete nord richiede esperienza e un minimo di allenamento, nonostante il sentiero sia ben attrezzato.
E’ consigliabile suddividere in due giorni l’itinerario che, con un dislivello di 2220 metri, prevede due ore di cammino lungo la val Vrata fino al rifugio della stessa, altre sette ore dal rifugio fino alla cima, poi sei ore di discesa dalla cima fino a Mojstrana. Sicuramente, l’attrattiva principale del percorso – e il riscatto a qualsiasi fatica di troppo – è la salita attraverso quella che è una delle pareti più alte delle Alpi, con i suoi 1500 metri. I rocciatori trovano il loro regno nella parte centrale, mentre gli escursionisti amano percorrere la strada lungo la sua cresta.
Nel cuore del Parco nazionale del Triglav vivificano villaggi e località molto ospitali, alcune di ormai conclamata fama turistica, come ad esempio Bled e il suo lago. Colpisce la presenza, discreta ma notevole, di numerosi alloggi e strutture di accoglienza, nei fondovalle o sui pendii, che quasi si mimetizzano con il resto dell’ambiente, grazie ad uno stile rustico mai troppo esuberante rispetto al contesto alpino, pur mantenendo alti livelli di qualità e comfort: dagli alberghi di prima classe a Bovec, Kranjska Gora, Bled, Bohinj, Cerkno, Logarska dolina, ai rifugi o fattorie agrituristiche – le tipiche “gostilna”) – che non si esonerano mai dall’offrire i piatti della tradizione, con l’immancabile “potica” fatta in casa (zuppa con ripieno di lardo o ciccioli). Un paesaggio tipico delle valli slovene, che giacciono ai piedi delle montagne più alte, è quello che alterna pittoresche fattorie ai singolari fienili in legno (“kozolec”), poeticamente soprannominati “arpe di montagna”, simbolo dell’agricoltura montanara, soprattutto dell’allevamento del bestiame.
Tante emozioni di terra, vengono completate con un altro elemento caro agli sloveni: l’acqua. Acque lievi e calme di laghi, acque nervose e gelide di fiumi, uno su tutti l’Isonzo – per gli sloveni Soča. Eccolo, un altro “personaggio” della mitologia ambientale slovena, il limpido Isonzo dal colore verde smeraldo che serpeggia con i suoi affluenti lungo la valle Trenta, dilagando nelle profonde forre, ora spumeggiante ora silenzioso. La valle dei laghi del Triglav (Dolina triglavskih jezer) si riempie, invece, di acqua lacustre con preziose gemme come i due laghi glaciali alpini di fondovalle (quelli di Bled e Bohinj) e una varietà di altri laghi sparsi fino ad un’altitudine di 2000 metri.
Bled
Se l’Isonzo è il regno del kayak, il lago termale di Bled è re indiscusso delle romantiche gite in “pletna”, antica imbarcazione guidata da una sorta di gondoliere, che conduce da una parte all’altra del lago. Con quella rigogliosa vegetazione che ne riveste le sponde, l’inconfondibile profilo del Castello che si staglia all’orizzonte, l’isolotto proprio al centro del lago, da qualunque parti si guardi, il lago di Bled è uno di quei posti che sembrano disegnati, come in cartolina.
Rinomata località di villeggiatura, Bled attira ogni anno molti visitatori, tra turisti, uomini d’affari ed artisti. Il turista rimane sedotto dalle bellezze paesaggistiche e dal pregio del Castello, che è il più antico della Slovenia, l’uomo d’affari usufruisce delle strutture, ormai collaudate da parecchi anni, destinate ad accogliere congressi internazionali, e gli artisti non possono che subire il fascino ostentato di uno specchio d’acqua che – in certe condizioni climatiche – sembra quasi sospeso nell’aria. Definito “graziosamente barocco” da alcune guide, il lago di Bled è di sicuro una piccola grande anomalia geografica che indiscutibilmente attira. Non l’unica, di Bled. In questo posto si trova anche un campo da golf con una tradizione di 60 anni, con 27 buche: una vera reputazione a livello europeo.
Una visita al Castello regala una impareggiabile veduta del lago e di una parte della regione della Gorebjska. Questa costruzione, citata per la prima volta nel 1011, sorge in cima a una ripida parete rocciosa, proprio sopra il lago. A comporre lo schema del castello sono due parti, una intera con ali abitative e cappella gotica, una esterna con fabbricati rurali, protetti da mura romaniche con cammino di ronda e una poderosa torre di difesa gotica. Con la bella stagione, le possibilità di godere appieno delle attrattive di Bled di sicuro aumentano. Si può, ad esempio, scegliere di raggiungere la località a bordo di un treno d'epoca che parte da Gorizia o, se ci si trova già in Slovenia, dalle stazioni di Nova Gorica e Most na Soči, e che percorre una delle più affascinanti linee ferroviarie della Slovenia: la storica Ferrovia Transalpina inaugurata nel lontano 1906.
La gita in pletna è allietata quasi sempre da una singolare colonna sonora, le campane della chiesa di Santa Maria, meta di pellegrinaggio sin dal Medioevo. Ancora prima, sull'isola gli antenati sloveni veneravano Živa, l'antica dea slava di amore e di fecondità. Forse qualcosa di questo substrato ancestrale rimane nel fondo della leggenda legata alla campana della chiesa che, si narra, abbia la facoltà di avverare i desideri: basta tirare per tre volte di seguito la corda che scende direttamente sull'altare.
Sempre secondo la leggenda, la campana attuale, di bronzo, avrebbe sostituito quella originale d’oro che sarebbe affondata nel lago intorno al 1500 e che, quando tira forte il vento, si sentirebbe ancora risuonare dal fondo del lago. Al di là del tessuto un po’ fiabesco che compenetra quest’isola alpina, è la reale purezza dell’aria e il beneficio delle acque termali ad avere assicurato a Bled un posto di primo piano tra le località di benessere europee, sin dai primi del Novecento quando il lago divenne stazione balneare dell’Impero Austriaco attirando il fior fiore dell'aristocrazia europea.
Bohinj
A 30 km da Bled si trova l’altra perla glaciale delle Alpi solvene: il lago di Bohinj, cuore dell’omonima località. E’ questo il più grande lago naturale della Slovenia ed il miglior modo per conoscerlo è semplicemente quello di fare un giro completo attorno al suo bacino. Si tratta di un itinerario non impegnativo che consente di incontrare alcune curiosità, lungo il percorso, quali gli ondulati prati di Ukanc, il cimitero militare dei soldati della prima guerra mondiale a Ukanc, la cascata della Savica e la forra della Mostnica.
Il punto di partenza è la chiesetta di sv. Janez posta sul margine est del lago, dove si trova anche l’ampia insenatura di Fužine. Il lato più soleggiato, attraente e silenzioso si svela girando verso la riva nord, alla fine dell’insenatura. Dopo aver seguito una larga carrareccia prima, una stradina forestale dopo, si arriva ai prati di Ukanc, una visione a dir poco riappacificante. Lungo il cammino si segue la strada fino all'incrocio sotto al monte Vogel per poi avviarsi lungo un passeggio che si sviluppa parallelo alla strada principale. Prima di tornare al punto di partenza, si passa accanto alla chiesetta di sv. Duh. Bohinj.
Meta ideale per avventurarsi in gite in montagna, sempre seguendo sentieri ottimamente segnati, il lago è famoso ed apprezzato dagli escursionisti. Ma a costituire un vero tesoro, in questo angolo selvaggio incastonato tra le alte montagne, è di sicuro il profondo clima di tranquillità che si respira, godibile nei rifugi sparsi nel territorio (se ne contano almeno otto), ma anche negli attrezzati alberghi che sono sorti lungo il lago, sempre nel rispetto dell’ambiente e della natura che da questa parti sembra davvero avere l’ultima parola sull'uomo.
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