Trento e le strade delle Dolomiti
Trento
Meta ideale per un fine settimana, Trento è una vivace città d’arte e cultura in cui si intrecciano epoche storiche, poteri religiosi e ricordi militari, tra contrastanti paesaggi naturali che vedono le Dolomiti quali immobile sfondo allo scorrere dell’Adige e al degradare della pianura veneta. Benché capoluogo di regione, la città è facile da percorrere a piedi. Un itinerario suggestivo dal Castello del Buonconsiglio raggiunge Piazza del Duomo, per poi concedersi un paio di divagazioni in riva all’Adige, o sul Dos Trento.
Secolare dimora vescovile, il Castello del Buonconsiglio è composto da differenti corpi di fabbrica racchiusi da un’unica, imponente cinta muraria. Presidio imperiale risalente alla prima metà del Duecento, già dal 1255 divenne la sede dei principi vescovi trentini che, fino alla fine del loro potere temporale datato 1803, trasformarono il castello in una splendida residenza, decisamente più vicina a un palazzo che a una fortezza militare. L’intera struttura è dominata dalla Torre d’Augusto, una massiccia costruzione circolare che sovrasta la corte medioevale del cosiddetto Castelvecchio, quest’ultimo ingentilito da un’ariosa loggia in stile gotico veneziano.
Questa parte più antica si fonde, in quel mirabile gioco che solo l’arte sa proporre, nel rinascimentale Magno Palazzo fatto erigere dal cardinale umanista Bernardo Cesio e affrescato da alcuni grandi maestri del rinascimento. Risale alla fine del Seicento la Giunta Albertiana, mentre la Torre dell’Aquila, posta all’estremo sud del castello, conserva un eccezionale ciclo di affreschi gotici: il Ciclo dei Mesi. In questo maestoso scenario, in ogni periodo dell’anno, si susseguono mostre ed esposizioni che vanno ad accrescere il fascino di questa magnifica costruzione che, durante il periodo d’occupazione austriaca, fu addirittura adibita a caserma e divenne incolpevole teatro dell’esecuzione degli irredentisti italiani Cesare Battisti, Damiano Chiesa e Fabio Filzi.
Dal castello, la discesa verso Piazza del Duomo è un susseguirsi di palazzi nobiliari di del Monte, Salvatori, Saracini-Pedrotti, Trentini, e poi ancora Galasso, Thun, Geremia, Alberti Colico, fino alle stupende Case Cazuffi Rella che introducono, attraverso i loro magnifici affreschi, allo scenario della principale piazza cittadina. Un itinerario fatto d’arte e cultura, certamente, ma anche di shopping, di spettacoli all’aperto, di rievocazioni in costume, su tutte le spettacolari Feste Vigiliane d’inizio estate e, specialmente nel periodo natalizio, di un tradizionale e caratteristico mercatino.
Piazza del Duomo è soprattutto la meravigliosa Fontana del Nettuno, il Palazzo Pretorio e la Cattedrale di San Vigilio. In questo vitale luogo d’incontro cittadino, gli stili romanico, rinascimentale e barocco si fondono in assoluta armonia. Qui, con solo un po’ di immaginazione, si può ritrovare l’atmosfera di quel XIX Concilio Ecumenico che, tra il 1545 e il 1563, scavò, a colpi di “anathema sit”, ovvero di scomunica, un profondo, e non ancora colmato, fosso tra differenti sentimenti di cristianità. Il Palazzo Pretorio, inoltre è sede del ricco Museo Diocesano Tridentino che raccoglie sculture lignee, paramenti sacri, mirabili arazzi fiamminghi e preziosi pezzi di oreficeria.
A pochi passi dal Duomo, nei pressi dell’ottocentesco Teatro Sociale, si apre la zona archeologica. Sotto il teatro, infatti, rivive la romana Tridentum con i suoi mosaici, le sue fondamenta in pietra che svelano una città sotterranea di assoluto e immenso fascino. L’area archeologica, di oltre 1700 metri quadrati, è costituita da spazi pubblici e privati, di un lungo tratto di strada pavimentata in pietra rossa, di tratti di mura, torri, porte e di numerosi oggetti d’uso quotidiano non corrotti dal passare del tempo, come monete, gioielli e fibbie.
Spostandoci invece sulla sponda dell’Adige, meritano una visita la suggestiva e slanciata chiesa di Sant’Apollinare e il MUSE, il Museo delle Scienze disegnato dall'archistar Renzo Piano, nei pressi del massiccio, ma al contempo elegante Palazzo delle Albere. Vale invece la pena di oltrepassare il corso del fiume e di salire la collina del Dos Trento, per visitare il Museo Nazionale Storico degli Alpini che, creato con l’obiettivo di esaltare il coraggio e i meriti di quest’arma durante la Grande Guerra, contribuisce a sottolineare l’estrema italianità di Trento e illustra - attraverso l’esposizione di armi, medaglie, foto e documenti - quell’autentica epopea umana che è stata la prima guerra mondiale.
Le montagne trentine, come sa chiunque non reputi la storia un noioso lasso di tempo che ha portato al presente, nel corso della Grande Guerra sono state lo scenario di estenuanti e sanguinose battaglie. I numerosi documenti e cimeli, raccolti lungo la linea del fronte, sono oggi confluiti in collezioni che, sparse per l’intero territorio trentino, si sono assunte il compito di tramandare ai posteri il tragico ricordo di quegli avvenimenti.
Alto Adige: itinerario tra le Dolomiti
I popoli che abitano le valli dell'Alto-Adige hanno sempre guardato alla loro terra col sentimento di chi sa che l'uomo non può sussistere se non in armonia e nel profondo rispetto dell'ambiente che lo circonda e gli dà di che vivere. E di popoli è giusto parlare riferendosi agli abitanti di queste zone: dalle loro origini ai tempi dell'impero romano hanno vissuto nel quasi completo isolamento, separati gli uni dagli altri dalle cime dolomitiche, crescendo con proprie tradizioni e una propria cultura. Mezzi di trasporto e strade sempre più veloci hanno aperto queste valli al resto del mondo, ma non hanno permesso al visitatore di lasciare impronte significative del suo passaggio. L'itinerario proposto guida il viaggiatore alla scoperta di questi luoghi lungo un vero e proprio anello costellato di “diamanti di pietra”.
Arrivati a Bolzano, si lascia l'autostrada del Brennero e ci si muove in direzione Fiè allo Sciliar Alpe di Siusi. Inizia così una delle meno conosciute e frequentate strade di queste zone, ma non per questo meno interessante, che parte da Prato all'Isarco e passando per il Passo di Pinei, arriva a Ortisei, in Val Gardena. Sulla destra della strada domina incontrastato il massiccio dello Sciliar, con le famose cime Santner e Euringer, circondato dal suo parco naturale. Primo ad essere istituito in Provincia di Bolzano nel 1974, con una superficie complessiva di 6.806 ettari, interessa il territorio dei comuni di Castelrotto, di Fiè allo Sciliar e di Tires.
Fiè allo Sciliar è dominata da Castel Presule: oltre alla possibilità di visite guidate, il castello è sede nei mesi estivi di numerose manifestazioni culturali. Di discreto interesse è anche la piccola chiesa di S. Pietro sul colle le cui origini risalgono al XII/XIII secolo. La chiesa è caratterizzata da un portale a tutto sesto con architrave poligonale e finestre a sesto acuto. L' altare a portelli è del 1510.
Giunti a Siusi è d'obbligo una visita all'omonima alpe, la più grande d'Europa: l’Alpe di Siusi si estende su una superficie di 52 km quadrati racchiusa tra la Val Gardena, Sciliar e Gruppo del Sasso Lungo. Questa zona, facente parte del parco naturale dello Sciliar, è percorribile solo a piedi o in bicicletta: numerosi sentieri si snodano al suo interno e malghe e rifugi raggiungibili facilmente offrono la possibilità di un buon pasto a base di prodotti tipici. La flora abbondante, splendida tra fine giugno e inizio luglio, comprende varietà ormai rare anche in queste zone. Continuando lungo la strada si incontra Castelrotto: interessante il complesso di edifici sacri del Colle di Castelrotto, raggiungibile dal paese attraverso un sentiero che, con una successione di sette cappellette, conduce ai piedi della torre romanica. Il percorso è ornato con diversi gruppi scultorei raffiguranti la Passione di Cristo.
L'arrivo a Ortisei chiude la prima giornata di viaggio: questo comune si caratterizza per l'ariosità del suo assetto urbanistico. Il centro offre la possibilità di prendere contatto con la principale produzione artigianale di queste zone: la scultura in legno. Qui ha luogo ogni anno la rassegna degli scultori gardenesi. Nata all’inizio del 17° secolo come attività invernale dei contadini, oggi quest'arte viene esportata in tutto il mondo. Gli esemplari più preziosi si possono ammirare presso il Museo della Val Gardena, a cominciare dalle opere di arte sacra delle prime famiglie di scultori, Trebinger (1580-1689) e Vinazer (1600-1820 ca.), proseguendo con quelle di carattere profano: figure allegoriche e di animali, presepi, scacchiere, ecc.
Opere di Alibino Pitscheider, Luis Piazza, Luis Insam Tavella e Vinzenz Peristi rappresentano la scultura della prima metà del 20° sec. All'interno del museo sono conservati anche importanti reperti archeologici che documentano l'insediamento in Val Gardena: sono esposti reperti dell'età della pietra di Plan de Frea sotto il Passo Gardena e reperti di bronzo e ferro del Col de Flam (ca. 400-15 a.C.). Insieme a queste opere artigianali e ai reperti sono esposte anche una vasta raccolta di fossili minerali, che racconta la storia geologica delle Dolomiti, e una campionatura della fauna e flora della valle.
Lasciata Ortisei si inizia a salire per la famosa “Strada delle Dolomiti”: essa collega la conca di Bolzano con Cortina d'Ampezzo. Il primo tratto di questa strada attraversa completamente la val Gardena. Risalendo la valle, a destra e a sinistra della strada si incontrano i primi veri “diamanti di pietra”: le Odle, la Gardenaccia e il Sassolungo. Proprio ai loro piedi, nel punto più profondo della valle, si trova S.Cristina. La Chiesa parrocchiale, dedicata alla Santa che da il nome alla cittadina, viene citata in alcuni scritti già a metà del XIII sec. ma nel corso dei secoli è stata profondamente modificata; unica testimonianza dell'impianto originale è il campanile dalla punta tardo-gotica.
Accanto al vicino rio Gardena, fa bella mostra di sé il seicentesco castello Gardena, ex castello Wolkenstein (famiglia che fu signora della valle). Subito fuori S.Cristina la strada inizia a salire per raggiungere Selva. Nei suoi pressi da segnalare alcune testimonianze di insediamenti risalenti al neolitico. La salita da qui in poi si fa ripida verso i famosi passi dolomitici del Sella, Pordoi e Falzarego. A sinistra si apre la deviazione per il passo Gardena. Risalendo questa via e lasciando la “Strada delle Dolomiti” si gode di una splendida vista a destra del gruppo Sella, mentre a sinistra spazia sul Parco naturale delle Odle, con l'omonimo massiccio sullo sfondo e il Piz da Cir in primo piano.
Colfosco segna l'inizio della Val Badia: si tratta di un piccolo paese il cui nucleo centrale è costituito soprattutto di case dalla tipica architettura badiota: pian terreno in pietra, in parte incassato nella montagna e primo piano in legno, con il tetto in “scandole” di Larice. Bello il campanile a bulbo della chiesetta quattrocentesca. Scendendo, lungo la strada si incontra Corvara, principale centro turistico della valle, ricco di esercizi di ristorazione. La chiesa dedicata a S.Caterina conserva al suo interno numerosi affreschi gotici e tardo gotici e un notevole altare in legno a portelle. Nei pressi di Arabba si rientra sulla “Strada delle Dolomiti”. Giunti al castello di Andraz, iniziano i tornanti che portano al passo Falzarego.
A sinistra della strada si staglia il Lagazuoi, con la sua ripida funivia, mentre a destra si vedono nell'ordine Averau, Nuvolao, Marmolada e Civetta. Il Falzarego si apre sulla conca di Cortina, dove la vista della Tofana di Rozes e delle Cinque Torri accompagnano durante tutta la discesa attraverso i boschi di Pocol. All'uscita di un piccolo tunnel si trova uno spiazzo da cui è possibile ammirare, in tutto il suo splendore, la conca: a destra si trovano il Monte Pelmo e il becco di Mezzodì, di fronte l'Antelao, il Sorapiss, il Faloria, il Cristallo e il Pomagnon.
Cortina è da sempre sinonimo di mondanità. Questa definizione trova le sue radici nel lontano 1500, quando la nobiltà asburgica iniziò a frequentare questi luoghi. Nell''800 furono poi i turisti inglesi a sceglierla come meta per le proprie vacanze. Il resto è storia recente, dal secondo dopoguerra in avanti. Simbolo di Cortina è Corso Italia, la via centrale, su cui si affaccia il duomo. Cortina è profondamente “italiana”, in netto contrasto con l'estrazione “ladina” delle zone limitrofe. Una curiosità: Cortina possiede un suo sistema legislativo, unico caso nelle dolomiti, che si basa su un'antica regolamentazione celtica e che riguarda la gestione comune della proprietà: questo insieme di norme, detto "le Regole dell'Ampezzo", stabilisce che siano le 800 famiglie “regoliere” originarie ad amministrare i terreni della comunità, che non possono essere suddivisi o distribuiti ad altri.
Lasciata Cortina, si prende la salita per il Passo Tre Croci in direzione Misurina. Dall'omonimo lago si ha una splendida vista sul Sorapiss. Poco dopo il lago una piccola deviazione a destra porta all'inizio della strada che raggiunge il rifugio Auronzo. Per proseguire occorre pagare un pedaggio. Si inizia a salire prima lentamente e poi con ripidi tornanti fino ad arrivare al parcheggio del rifugio. La vista spazia su buona parte del Cadore e sulla città di Auronzo a fondo valle.
Lasciato il mezzo di trasporto al parcheggio è possibile incamminarsi a piedi per un largo sentiero pianeggiante, in realtà si tratta di una grande mulattiera costruita dai soldati italiani durante la guerra del 1915-18 per rifornire la prima linea del fronte, che correva proprio ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Questi spuntoni di roccia sono le vette dolomitiche più conosciute, soprattutto dagli appassionati di alpinismo. Si possono ammirare in tutta la loro bellezza dalla forcella Lavaredo (45 minuti circa dal rifugio Auronzo). Dallo stesso punto è possibile vedere il monte Paterno (prima linea austriaca, perfettamente conservata in tutto il suo impianto) e il rifugio Locatelli, un vero e proprio “Albergo d'alta quota” (210 posti letto).
Tornati a valle, al bivio d'imbocco della strada, si prosegue fino ad arrivare a Carbonin; si svolta a destra e si prende a scendere verso Dobbiaco, località di villeggiatura situata in un'ampia piana che segna l'inizio della val Pusteria. Appena passata Dobbiaco in direzione Brunico si trova l'indicazione per il Lago di Braies; situato alla base delle pareti della Croda del Becco, il lago è completamente circondato da un fitto bosco che fa parte del Parco Naturale di Fanes-Sennes-Braies.
Tornati sulla strada principale si giunge a Brunico. Curiosa la struttura del centro storico di questa città: è costruito in due fasce concentriche di case addossate e decorate con gli "erker", tipiche merlature sud-tirolesi, che riproducono l'antica doppia cinta muraria che proteggeva il castello. Solo quattro porte (porta delle Orsoline, porta Floriani, Porta Rienza e Porta di Ragen) permettono l'accesso dall'esterno.
La strada prosegue e quasi giunti a Bressanone si può ammirare l'antica Abbazia di Novacella. Questo monumentale complesso fu voluto nel 1142 da Artmano, vescovo di Bressanone, per i canonici agostiniani. Verso la fine del 1400, con la minaccia di una invasione ottomana, venne fortificata. Infine, nel 1735, la chiesa fu ristrutturata in stile barocco. Da notare la Cappella di San Michele, posta proprio all'ingresso dell'Abbazia. Bressanone chiude l'anello. Questa città è ritenuta la più antica delle Dolomiti: la sua posizione strategica ne ha fatto per secoli il raccordo commerciale ideale tra il bacino del Danubio e quello dell'Adige. Interessante il Duomo della S.Vergine, ricco di affreschi risalenti al XIII secolo e l'Hofburg, la residenza vescovile, sede del museo diocesano.