Tunisia: archeologia e arte islamica
Le Guerre puniche, Annibale, gli elefanti, Scipione l’Africano. Sprazzi di storia che tornano alla mente ammantati da un’aurea mitica. Maioliche e decorazioni, come sabbia del deserto, si insinuano nelle pieghe di una lunga tunica blu: un Mediterraneo ormai scomparso. Un mare nostrum divenuto tale dopo epiche lotte con una città e una terra che, nella preziosità dell’arte islamica, ha ritrovato gli splendori che uno spietato vincitore aveva cercato di cancellare con il sale di Zama.
Testo di Cristiano Pinotti
Della potente Cartagine rimangono poche rovine. Una decina di siti archeologici sparsi su un’area di oltre due chilometri, che riescono, solo parzialmente, a offrire un’idea del suo antico splendore. Per abbracciare con lo sguardo l’intera area archeologica è opportuno iniziare la visita dalla collina di Byrsa, dove si possono ammirare anche resti di abitazioni. Sempre sulla collina, è interessante il Museo di Cartagine. Conserva reperti punici di assoluto valore, una collezione di statue romane e un’immancabile collezione di mosaici.
Di notevole interesse archeologico la zona del Tophet, il più antico luogo di culto cartaginese. Qui si consumavano i sacrifici umani, in genere bambini, che dovevano placare la collera dei terribili dei punici. Ogni singola stele che compone questo cimitero di 100 per 200 metri, rappresenta un bimbo sacrificato a Baal e Tanit. Va osservato come, una volta esaurito lo spazio a disposizione, l’area venisse ricoperta di terra, al fine di creare nuove sepolture. Questi tristi strati raggiungono i 3,5 metri di spessore. Meritano infine una visita l’anfiteatro, il più grande di tutta l’Africa imperiale, il parco delle ville romane e le terme di Antonino, che stupiscono per la loro maestosità.
Un piccolo villaggio di case imbiancate a calce, che si affaccia sul Mediterraneo. Questo è Sidi Bou Said, un paradiso in cui spiccano il blu delle inferiate e i vivaci colori di gerani e bouganville. Una semplice passeggiata attraverso le sue strette strade acciottolate, tra caffè, bancarelle di dolciumi e souvenir riconcilia con i colori del Mediterraneo. Se non fosse per la presenza della moschea, si potrebbe pensare di essere su un’isola dell’Egeo.
La perla di Tunisi è Il Palazzo del Bardo, un’antica costruzione risalente al XVII secolo che ospita il più importante museo della Tunisia, probabilmente una delle maggiori collezioni di tutto il bacino del Mediterraneo. Le differenti sezioni coprono un immenso arco temporale: dalla preistoria al periodo punico, dalla dominazione romana all’epoca arabo-islamica. Impossibile descrivere in maniera adeguata le sue incredibili ricchezze: tra i “pezzi” più importanti ricordiamo le statue romane ritrovate a Bulla Regia, i bellissimi mosaici romani provenienti dai siti di Dougga, Sousse (l’antica Hadrumetum), Althiburos e El Jem, le statue e i busti di imperatori romani risalenti al periodo tra il I e il III secolo, l’altare della gens Augusta ornato di bassorilievi, i reperti sottomarini scoperti al largo di Mahdia, le testimnonianze dell'arte islamica come piastrelle di maiolica smaltata, oggetti in bronzo, mobili, gioielli, merletti, oggetti in rame, strumenti musicali provenienti dall’Italia, dal Marocco e dall’Asia minore.
Hammamet è la città turistica per eccellenza. Grazie a un clima e a una posizione invidiabili, è la meta preferita di oltre mezzo milione di turisti all’anno. La città pullula di vita, presenta innumerevoli strutture ricettive, negozi, discoteche e ristoranti, ma conserva ancora il suo antico fascino nella medina, l’autentica anima di Hammamet. Il dedalo di viuzze che portano al suq, è chiuso dai bastioni arabi e sovrastati dalla Kasba. Quest’ultima, edificata nel Quattrocento, venne utilizzata dai francesi come roccaforte della Legione Straniera. Al centro della medina c’è la Grande Moschea. Nascosti nella zona degli alberghi si trovano, invece, gli scavi di Pupput, colonia romana che raggiunse il suo massimo splendore sotto l’imperatore Comodo.
Anche Monastir attualmente vive la gloria turistica che accompagna l’intero golfo di Hammamet, ma la voglia di modernità e di balneazione di massa, non ha intaccato il fascino della città vecchia e dei suoi splendidi monumenti. Nella kasba, che domina l’antico abitato, si trova il Ribat, autentica fortezza nella fortezza, originariamente abitata dai murabiti, una sorta di monaci-guerrieri impegnati nella preghiera e nella lotta contro gli infedeli. Il piccolo museo al suo interno, conserva manoscritti, tessuti, vetri, ceramiche, monete, gioielli e un raro astrolabio risalente al 927.
Accanto al Ribat si trova la Grande Moschea, eretta ed ampliata tra il IX e l’XI secolo. Decisamente più recente, il progetto risale infatti al 1963, è la Moschea Bourguiba la cui sala della preghiera, con volte a crociera che poggiano su 86 colonne, può accogliere oltre 1.000 fedeli. Il grandioso Mausoleo Bourguiba, fiancheggiato da due alti minareti, al pari della moschea, è stato edificato nel pieno rispetto delle tradizionali tecniche decorative.
El Jem si annuncia da chilometri di distanza, o meglio, è il suo grandioso anfiteatro a farlo. Uno degli edifici romani meglio conservati dell’intera Africa, il gioiello architettonico che impreziosiva l’antica città di Thysdrus. Al suo cospetto tutte le costruzioni della moderna El Jem appaiono meschine opere di un’architettura modesta che, giustamente, non può e non deve gareggiare con l’imponenza di un’opera che ha sconfitto il tempo. Dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, l’anfiteatro vede la sua costruzione a cavallo tra il II e il III secolo. Di classica forma ellittica (149x124 metri e 36 metri di altezza) si fregia di tre ordini di arcate. Vi potevano prendere posto oltre 30.000 spettatori. Purtroppo gran parte dell’architettura interna è andata perduta.
Di pari interesse è il Museo archeologico, che raccoglie splendidi mosaici tra i quali spiccano la Processione dionisiaca, i Leoni che divorano un cinghiale e la Tigre che assale due onagri. Nei pressi del museo si possono osservare i resti dell’antico anfiteatro di Thysdrus, risalente all’epoca dei Flavi (I secolo). L’area degli scavi archeologici mette in luce la grandiosità delle ville romane durante il periodo imperiale: da non perdere la Casa d’Africa, la Casa del Pavone e la Solertiana Domus.
Prima testa di ponte dell’Islam in Maghreb, Kairouan è una città santa in cui si respira un’atmosfera di quiete, rispetto e profonda fede, che contribuisce ad esaltare la bellezza di monumenti sacri, patrimonio dell’umanità. Catalizzatore di sguardi è la Grande Moschea. L’austero aspetto esterno, fatto di alte mura e contrafforti, e di un pesante minareto a base quadrata, esplode di magnificenza nei sontuosi spazi interni. Il monumentale cortile, circondato dal portico, è solo il preludio alla maestosità della sala della preghiera, una foresta di colonne di marmo e porfido che, a propria volta, introducono al mihrab, circondato di piastrelle in maiolica e ornato con pannelli di marmo scolpito, al minbar, in legno intagliato, e alla maksoura, l’antico recinto in legno da cui il sovrano assisteva alla preghiera del venerdì.
Tra gli altri edifici religiosi, di assoluto interesse è la Zaouia di Sidi Sahbi, che conserva le spoglie di Abou Dhama el-Balaoui, un compagno del profeta. I suoi tanti ambienti sono un trionfo di stucchi, marmi, maioliche, soffitti in legno. Da non perdere sono poi la Zaouia di Sidi Amor Abbada, detta anche Moschea delle Spade, la Zaouia di Sidi Abid el-Ghariani e la Moschea delle Tre Porte. Cuore pulsante di Kairouan è infine la Medina cinta da una cinta muraria fortificata che, negli anni, ha subito parecchi rimaneggiamenti.
Sbeitla, l’antica Sufetula, è uno sprazzo di storia romana sfuggito all’erosione del tempo, che si innalza maestoso da un vasto altipiano a oltre 500 metri di quota. La porta di Antonino permette l’accesso al foro, la cui vasta piazza era completamente cinta da portici. Qui i tre templi di Giove, Giunone e Minerva rapiscono lo sguardo e fanno intuire la grandiosità dell’intero impianto cittadino. Di interesse anche il complesso delle terme, l’arco di trionfo, il teatro e il ponte-acquedotto. Alle rovine di epoca romana, Sbeitla affianca un pregevole nucleo paleocristiano in cui spiccano la chiesa di Bellator, che costituiva l’antica cattedrale della città, e il suo battistero rettangolare. Poco distante, la chiesa di Vitalis, a cinque navate con pavimentazione a mosaico, e l’annesso battistero.
Ancora Roma. Nuove imponenti rovine imperiali ci attendono a Dougga, l’antica Thugga romana. Un’area archeologica tra le più significative dell’Africa, che si propone quasi con modestia, con il suo piccolo teatro ornato da un elegante colonnato corinzio e con l’altrettanto minuto tempio della Pietas Augustea, semicircolare e risalente al II secolo. Poco distante il tempio di Mercurio preceduto da un portico. Poi la bellezza e lo stupore prendono il sopravvento con l’eccezionale Capitolium dedicato alla triade Giove, Giunone e Minerva, come ricorda il fregio che sormonta gli splendidi capitelli corinzi del portico.
Dal foro, di proporzioni modeste, si raggiunge l’Arco di Alessandro Severo e poi le Cisterne che, grazie a un acquedotto, ricevevano l’acqua da una sorgente lontana 12 chilometri. Bellissimo il tempio di Caelestis, costruito sotto Alessandro Severo. Interessanti le abitazioni romane parzialmente conservate. Tra le più importanti la Casa di Dioniso e Ulisse, la Casa del Trifolium e la Casa Omnia tibi felicia. Da visitare anche le terme liciniane, le terme dei ciclopi e il mausoleo libico-punico che, rimasto intatto sino al 1842, venne demolito dal “geniale” console d’Inghilterra a Tunisi, che voleva accaparrarsi l’iscrizione libico-punica lì contenuta e che, infatti, è attualmente conservata al British Museum.
Di notevole interesse archeologico la zona del Tophet, il più antico luogo di culto cartaginese. Qui si consumavano i sacrifici umani, in genere bambini, che dovevano placare la collera dei terribili dei punici. Ogni singola stele che compone questo cimitero di 100 per 200 metri, rappresenta un bimbo sacrificato a Baal e Tanit. Va osservato come, una volta esaurito lo spazio a disposizione, l’area venisse ricoperta di terra, al fine di creare nuove sepolture. Questi tristi strati raggiungono i 3,5 metri di spessore. Meritano infine una visita l’anfiteatro, il più grande di tutta l’Africa imperiale, il parco delle ville romane e le terme di Antonino, che stupiscono per la loro maestosità.
Un piccolo villaggio di case imbiancate a calce, che si affaccia sul Mediterraneo. Questo è Sidi Bou Said, un paradiso in cui spiccano il blu delle inferiate e i vivaci colori di gerani e bouganville. Una semplice passeggiata attraverso le sue strette strade acciottolate, tra caffè, bancarelle di dolciumi e souvenir riconcilia con i colori del Mediterraneo. Se non fosse per la presenza della moschea, si potrebbe pensare di essere su un’isola dell’Egeo.
La perla di Tunisi è Il Palazzo del Bardo, un’antica costruzione risalente al XVII secolo che ospita il più importante museo della Tunisia, probabilmente una delle maggiori collezioni di tutto il bacino del Mediterraneo. Le differenti sezioni coprono un immenso arco temporale: dalla preistoria al periodo punico, dalla dominazione romana all’epoca arabo-islamica. Impossibile descrivere in maniera adeguata le sue incredibili ricchezze: tra i “pezzi” più importanti ricordiamo le statue romane ritrovate a Bulla Regia, i bellissimi mosaici romani provenienti dai siti di Dougga, Sousse (l’antica Hadrumetum), Althiburos e El Jem, le statue e i busti di imperatori romani risalenti al periodo tra il I e il III secolo, l’altare della gens Augusta ornato di bassorilievi, i reperti sottomarini scoperti al largo di Mahdia, le testimnonianze dell'arte islamica come piastrelle di maiolica smaltata, oggetti in bronzo, mobili, gioielli, merletti, oggetti in rame, strumenti musicali provenienti dall’Italia, dal Marocco e dall’Asia minore.
Hammamet è la città turistica per eccellenza. Grazie a un clima e a una posizione invidiabili, è la meta preferita di oltre mezzo milione di turisti all’anno. La città pullula di vita, presenta innumerevoli strutture ricettive, negozi, discoteche e ristoranti, ma conserva ancora il suo antico fascino nella medina, l’autentica anima di Hammamet. Il dedalo di viuzze che portano al suq, è chiuso dai bastioni arabi e sovrastati dalla Kasba. Quest’ultima, edificata nel Quattrocento, venne utilizzata dai francesi come roccaforte della Legione Straniera. Al centro della medina c’è la Grande Moschea. Nascosti nella zona degli alberghi si trovano, invece, gli scavi di Pupput, colonia romana che raggiunse il suo massimo splendore sotto l’imperatore Comodo.
Anche Monastir attualmente vive la gloria turistica che accompagna l’intero golfo di Hammamet, ma la voglia di modernità e di balneazione di massa, non ha intaccato il fascino della città vecchia e dei suoi splendidi monumenti. Nella kasba, che domina l’antico abitato, si trova il Ribat, autentica fortezza nella fortezza, originariamente abitata dai murabiti, una sorta di monaci-guerrieri impegnati nella preghiera e nella lotta contro gli infedeli. Il piccolo museo al suo interno, conserva manoscritti, tessuti, vetri, ceramiche, monete, gioielli e un raro astrolabio risalente al 927.
Accanto al Ribat si trova la Grande Moschea, eretta ed ampliata tra il IX e l’XI secolo. Decisamente più recente, il progetto risale infatti al 1963, è la Moschea Bourguiba la cui sala della preghiera, con volte a crociera che poggiano su 86 colonne, può accogliere oltre 1.000 fedeli. Il grandioso Mausoleo Bourguiba, fiancheggiato da due alti minareti, al pari della moschea, è stato edificato nel pieno rispetto delle tradizionali tecniche decorative.
El Jem si annuncia da chilometri di distanza, o meglio, è il suo grandioso anfiteatro a farlo. Uno degli edifici romani meglio conservati dell’intera Africa, il gioiello architettonico che impreziosiva l’antica città di Thysdrus. Al suo cospetto tutte le costruzioni della moderna El Jem appaiono meschine opere di un’architettura modesta che, giustamente, non può e non deve gareggiare con l’imponenza di un’opera che ha sconfitto il tempo. Dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, l’anfiteatro vede la sua costruzione a cavallo tra il II e il III secolo. Di classica forma ellittica (149x124 metri e 36 metri di altezza) si fregia di tre ordini di arcate. Vi potevano prendere posto oltre 30.000 spettatori. Purtroppo gran parte dell’architettura interna è andata perduta.
Di pari interesse è il Museo archeologico, che raccoglie splendidi mosaici tra i quali spiccano la Processione dionisiaca, i Leoni che divorano un cinghiale e la Tigre che assale due onagri. Nei pressi del museo si possono osservare i resti dell’antico anfiteatro di Thysdrus, risalente all’epoca dei Flavi (I secolo). L’area degli scavi archeologici mette in luce la grandiosità delle ville romane durante il periodo imperiale: da non perdere la Casa d’Africa, la Casa del Pavone e la Solertiana Domus.
Prima testa di ponte dell’Islam in Maghreb, Kairouan è una città santa in cui si respira un’atmosfera di quiete, rispetto e profonda fede, che contribuisce ad esaltare la bellezza di monumenti sacri, patrimonio dell’umanità. Catalizzatore di sguardi è la Grande Moschea. L’austero aspetto esterno, fatto di alte mura e contrafforti, e di un pesante minareto a base quadrata, esplode di magnificenza nei sontuosi spazi interni. Il monumentale cortile, circondato dal portico, è solo il preludio alla maestosità della sala della preghiera, una foresta di colonne di marmo e porfido che, a propria volta, introducono al mihrab, circondato di piastrelle in maiolica e ornato con pannelli di marmo scolpito, al minbar, in legno intagliato, e alla maksoura, l’antico recinto in legno da cui il sovrano assisteva alla preghiera del venerdì.
Tra gli altri edifici religiosi, di assoluto interesse è la Zaouia di Sidi Sahbi, che conserva le spoglie di Abou Dhama el-Balaoui, un compagno del profeta. I suoi tanti ambienti sono un trionfo di stucchi, marmi, maioliche, soffitti in legno. Da non perdere sono poi la Zaouia di Sidi Amor Abbada, detta anche Moschea delle Spade, la Zaouia di Sidi Abid el-Ghariani e la Moschea delle Tre Porte. Cuore pulsante di Kairouan è infine la Medina cinta da una cinta muraria fortificata che, negli anni, ha subito parecchi rimaneggiamenti.
Sbeitla, l’antica Sufetula, è uno sprazzo di storia romana sfuggito all’erosione del tempo, che si innalza maestoso da un vasto altipiano a oltre 500 metri di quota. La porta di Antonino permette l’accesso al foro, la cui vasta piazza era completamente cinta da portici. Qui i tre templi di Giove, Giunone e Minerva rapiscono lo sguardo e fanno intuire la grandiosità dell’intero impianto cittadino. Di interesse anche il complesso delle terme, l’arco di trionfo, il teatro e il ponte-acquedotto. Alle rovine di epoca romana, Sbeitla affianca un pregevole nucleo paleocristiano in cui spiccano la chiesa di Bellator, che costituiva l’antica cattedrale della città, e il suo battistero rettangolare. Poco distante, la chiesa di Vitalis, a cinque navate con pavimentazione a mosaico, e l’annesso battistero.
Ancora Roma. Nuove imponenti rovine imperiali ci attendono a Dougga, l’antica Thugga romana. Un’area archeologica tra le più significative dell’Africa, che si propone quasi con modestia, con il suo piccolo teatro ornato da un elegante colonnato corinzio e con l’altrettanto minuto tempio della Pietas Augustea, semicircolare e risalente al II secolo. Poco distante il tempio di Mercurio preceduto da un portico. Poi la bellezza e lo stupore prendono il sopravvento con l’eccezionale Capitolium dedicato alla triade Giove, Giunone e Minerva, come ricorda il fregio che sormonta gli splendidi capitelli corinzi del portico.
Dal foro, di proporzioni modeste, si raggiunge l’Arco di Alessandro Severo e poi le Cisterne che, grazie a un acquedotto, ricevevano l’acqua da una sorgente lontana 12 chilometri. Bellissimo il tempio di Caelestis, costruito sotto Alessandro Severo. Interessanti le abitazioni romane parzialmente conservate. Tra le più importanti la Casa di Dioniso e Ulisse, la Casa del Trifolium e la Casa Omnia tibi felicia. Da visitare anche le terme liciniane, le terme dei ciclopi e il mausoleo libico-punico che, rimasto intatto sino al 1842, venne demolito dal “geniale” console d’Inghilterra a Tunisi, che voleva accaparrarsi l’iscrizione libico-punica lì contenuta e che, infatti, è attualmente conservata al British Museum.
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