Ungheria: da Budapest al Tokaj
Lasciate per un momento da parte l’immagine della tipica pianura stepposa che caratterizza il paesaggio ungherese. E’ un’altra storia quella che ci racconta la regione dell’Ungheria settentrionale, una storia intrisa di tradizioni, scenografata da colline e rilievi, annaffiata dal nettare di grandi vini, uno su tutti il celebre Tokaj. Un viaggio attraverso questa regione che si dipana da Budapest verso est lungo il massiccio dei monti Matra, consente di sperimentare una natura differente che appunto si contraddistingue in maniera netta ai paesaggi brulli della Puska. Qui si trovano le grotte più antiche, il castello più famoso, la funivia più lunga, l’unica grotta con bagno termale naturale e il maggior numero di siti ungheresi dichiarati patrimonio mondiale dall'UNESCO.
Testo di Cristiano Pinotti e Anna Maria Arnesano, foto di Angelo Fanzini
Budapest
I grandi fiumi europei hanno un’anima in comune. Uno scorrere lento, consapevole. Un fluire fatto di ricordi. Emozioni che cambiano con il trascorrere delle ore, giochi di luce e d’ombre che si alternano sotto la sapiente regia della natura. Fiumi che uniscono, dividono, in ogni caso caratterizzano. Cosa sarebbe Budapest senza il Danubio. Il grande fiume che separa Buda, la sua collina, la sua antica saggezza, dall'irrequieta e moderna Pest. Ma allo stesso tempo, cosa sarebbe il Danubio senza i suoi sette ponti, che ricongiungono le due anime cittadine in un abbraccio che ha oltrepassato i secoli.
Il Danubio, come accennato, è la grande ricchezza di Budapest. L’attraversa completamente, separandone i quartieri con oltre trecento metri d’acqua che, nei valzer di Strauss, era immancabilmente blu. Il suo largo corso è oltrepassato da sette ponti che scandiscono la viabilità cittadina. Il Ponte delle Catene, uno dei più conosciuti simboli della città, fu inaugurato nel 1849 e fu il primo ponte fisso ad unire Buda e Pest. Lungo 380 metri, è sostenuto da catene fissate a grandi e massicci piloni. Da non perdere anche l’elegante Ponte Elisabetta, che si stende sul punto più stretto del Danubio, e riveste un significato particolare per gli abitanti della capitale, molti dei quali vorrebbero rivederlo nella sua livrea originale, in stile Liberty.
Sulle rive del Danubio si affaccia un grandioso edificio neogotico, è il Parlamento ungherese, costruito a cavallo del XIX e XX secolo. La slanciata cupola si innalza tra pinnacoli, finestre, guglie che rappresentano il degno preludio alle infinite opere d’arte contenute all’interno. Affreschi, arazzi e tele pittoriche dei più importanti artisti ungheresi dell’Ottocento impreziosiscono, infatti, le sue sontuose sale.
La via Andrássy, che collega la centrale piazza Deák alla Piazza degli Eroi, è il risultato di un piano urbanistico sviluppato nell'Ottocento. Il viale, patrimonio dell’UNESCO, si divide in tre tratti definiti. Quello più prossimo al centro è caratterizzato da eclettici palazzi in stile neo rinascimentale, mentre la parte centrale è più larga, con ai lati due corsie di servizio, in origine pavimentate in legno per consentire il transito alla classe nobiliare della capitale. L’ultimo tratto ospita palazzi con giardini, intervallati da grandi ville adagiate su estesi parchi. Tra gli edifici più rappresentativi e monumentali della via sono da ricordare l’Accademia della Musica, il Palazzo Drechsler e il Teatro dell'Opera. Sotto Andrássy corre la Metropolitana 1, il primo treno sotterraneo del continente, inaugurato nel 1896, in occasione delle celebrazioni per i mille anni dalla “Conquista della patria” da parte dei Magiari, e per questo detta “del Millennio”. Lavori di restauro in anni recenti hanno riportato alla luce gli arredi originari.
Uno sperone di roccia che sovrasta il Danubio, luogo ideale da difendere che, in epoca medioevale, divenne il primo baluardo della città: la collina di Buda. Il primitivo castello, con il trascorrere del tempo, è divenuto residenza reale, ma ha anche dovuto subire le ingiurie degli uomini: prima la decadenza di epoca ottomana, poi l’assedio austriaco del 1849, infine la distruzione russa del 1944/45. Completamente riedificata, la ciità alta di Buda si segnala come una delle aree più piacevoli della capitale.
Posta di fronte al Bastione dei Pescatori, la chiesa di San Mattia è l’edificio di culto più importante di Buda. Purtroppo delle sue originarie forme romaniche rimane ben poco; il lungo restauro novecentesco ci ha restituito un San Mattia decisamente gotico, con non poche interferenze ottocentesche. L’intero edificio, in ogni caso, conserva un fascino unico. L’interno, a tre navate, è interessante per le parti affrescate e per la presenza di vetrate, sarcofagi e cappelle.
La grande mole del Palazzo Reale, come tanti monumenti di Budapest, ha pagato un duro prezzo alle vicende storiche dell’Ungheria. La sua costruzione originaria, infatti, risale al Duecento, ma l’aspetto attuale, benché rispettoso delle forme post-belliche, è dovuto alla ricostruzione novecentesca. Alcuni tratti dell’immensa costruzione sono, comunque, originali come la “rondella” meridionale: poderosa opera difensiva di epoca Quattrocentesca.
Budapest possiede un grande patrimonio di musei e gallerie d'arte che conservano collezioni di pregio. Il Museo delle Belle Arti, con la caratteristica facciata in stile neoclassico, è stato realizzato negli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e i suoi interni esprimono un’atmosfera di grande magnificenza, con un atrio monumentale, grandiose scalinate, sale di marmo e soffitti riccamente ornati da stucchi. Di notevole rilevanza la Collezione Egizia, quella Antica, la Galleria Antica, la Sezione di Scultura Antica e la Sezione Moderna. La collezione più prestigiosa è la Sezione Antica, mentre la collezione più ampia è quella italiana con dipinti di grandi maestri, dal Trecento fino all'epoca barocca: con opere di Raffaello (Madonna Esterhazy), Tiziano e Tintoretto. Di straordinario pregio anche la collezione di arte spagnola, con lavori di El Greco, Goya e Murillo.
Di stile classicheggiante, il Museo Nazionale Ungherese accoglie i visitatori con una maestosa sala d’ingresso con volta a botte, mentre un’ampia scalinata accompagna al primo piano. Qui la sala delle cerimonie ospitò, nel 1848, la prima Assemblea nazionale e fu sede della Camera Alta sino alla costruzione definitiva del Palazzo del Parlamento. Il Museo, nato grazie alle collezioni del conte Ferenc Szechenyi, ospita la storia dell’Ungheria dal 1000 ai giorni nostri. Testimonianze tra le quali spicca il mantello d’incoronazione del primo re ungherese, tra i più antichi tessuti ricamati di tutta Europa. Di seta bizantina, è lavorato con fili d’oro e ornato con scene liturgiche. Le venti sale del museo custodiscono oggetti, ricordi, dipinti, costumi, libri, lettere, carte geografiche, oltre a un ricco Lapidario d’epoca romana, medievale e della prima età moderna.
Le terme rappresentano una delle maggiori attrattive cittadine. L’area di Budapest, infatti, è molto ricca di sorgenti calde, alcune delle quali alimentano i complessi termali e balneari della capitale. Il Gellert, in sfarzoso stile liberty, è il bagno termale più elegante. Venne costruito all’inizio del Novecento sull’area dove nel Medioevo era in funzione un ospedale. Insieme al bagno termale, fanno parte del Gellert una piscina all’aperto, ad onde artificiali, circondata da un bel parco, e una vasca di idromassaggio al coperto con tetto apribile, stupenda anche sotto l’aspetto architettonico. L’acqua curativa proviene da circa dieci sorgenti.
Le odierne terme Lukacs risalgono al 1894, ma i Bagni termali erano già noti nel medioevo. Risale infatti al XII secolo la costruzione, accanto ai monasteri, delle terme per la cura dei malati da parte dei cavalieri di San Giovanni e dagli Ordini di Rodi e di Malta. La parte centrale degli attuali bagni Rudas fu costruita nel Quattrocento, dal pascià di Buda, Sokoli Mustafa, e da allora funziona e accoglie ospiti in un ambiente immutato. Sono alimentati da tre sorgenti principali e da altre quindici sorgenti minori. Sotto la grande cupola, di 10 metri di diametro, si trova la piscina ottagonale. Il Kiraly è uno dei bagni turchi più interessanti della città. Ristrutturato secondo lo stile e le forme originali, funziona ancora oggi come bagno turco. I suoi antichi muri e la luce, che filtra attraverso le piccole finestre colorate della cupola in pietra, creano un’atmosfera magica.
A nord del centro di Buda, si trovano i resti della citta romana di Aquincum che l'ìmperatore Traiano elevò a capitale della Pannonia Inferiore. Si possono osservare gli scavi dell’antico castrum romano e scorgere i ruderi del foro, dei templi, le terme pubbliche e i negozi che caratterizzarono questa città ai limiti dell’impero, definitivamente abbandonata in seguito all’invasione unna. Al centro del sito archeologico il museo espone i reperti romani rinvenuti durante gli scavi.
I dintorni della capitale
Budapest, anche se di gran lunga la più famosa ed importante, non costituisce certo l’unica attrattiva dell’Ungheria.
A nord della capitale, e fino ai confini con la Slovacchia, si sviluppa ad esempio l’area dell’Ansa del Danubio, dove il grande fiume appena entrato in territorio magiaro forma un’ampia curva piuttosto articolata, creando uno dei tratti paesaggisticamente più belli dell’intero corso del fiume, tra colline verdeggianti e rovine di rocche e castelli. La zona è assai frequentata da turisti per la presenza di alcune importanti località di interesse storico e artistico come Szentendre, Visegrad e Esztergom, cioè le tracce più nobili e antiche della storia ungherese, nonché dagli abitanti della capitale che amano trascorrere la villeggiatura o i weekend nei graziosi villaggi situati sull’isola di Szentendre, una stretta lingua di terra lunga trentun chilometri, piena di salici e di boschi ombrosi, che per lungo tratto divide il Danubio in due corsi separati.
Visegrad e Esztergom
Visegrad venne scelta nel 1316 da Carlo d’Angiò per edificarvi la sua reggia, ma il massimo splendore lo raggiunse un secolo e mezzo dopo quando Mattia Corvino, re mecenate, uomo di grande cultura e padre del Rinascimento locale la trasformò in un castello fortezza che non aveva uguali in Europa con 300 stanze decorate da artisti provenienti da tutto il continente. Questa residenza leggendaria venne distrutta dai Turchi nel 1543 e i suoi resti sono stati riportati alla luce solo nel 1934. Nell'estremo nord, al confine con la Slovacchia, Esztergom, la città più antica dell’Ansa, venne fondata nel 973 dal principe Gèza e qui nacque il figlio Stefano, primo re ungherese e primo sovrano cattolico proclamato santo dopo la morte, rimanendo capitale fino alla metà del 1200. Oggi è una tranquilla cittadina immersa nel verde, con viali alberati e begli edifici barocchi e rococò dai colori tenui, dominata dall'alto dall'ingente mole della monumentale cattedrale, sede dell’arcivescovo primate d’Ungheria, che custodisce grandi tesori d’arte.
Szentendre
Szentendre, situata sulla riva destra ad appena 20 chilometri da Budapest, sorge sui resti del castro romano di Ulcisia, importante presidio militare ai confini dell’impero e non lontano da Aquincum, capoluogo della Pannonia inferiore, tanto da essere visitato anche dall'imperatore Settimio Severo, come attesta una lapide. Un deciso sviluppo demografico la città lo ha ricevuto prima nel 1300, poi verso la fine del 1600, quando vi si trasferirono diversi profughi serbi, dalmati e greci, messi in fuga nelle loro terre dall'avanzata lungo la penisola balcanica dall'esercito turco; la seconda ondata migratoria riguardò 500 famiglie, guidate dai loro patriarchi. La maggior parte dei monumenti più significativi risale appunto a quell'epoca quando, grazie all'attivismo di mercanti ed artigiani – che arrivarono a contare ben tredici corporazioni – la cittadina visse un periodo di discreto benessere. Ciò spiega anche come, su sette chiese, ben quattro siano ortodosse, una vera anomalia nella cattolica Ungheria. Il risultato è un’intrigante cittadina barocca con un misto di reminiscenze dalmate, che la differenziano da ogni altra località vicina.
A Szentendre si respira un clima bohèmien dovuto ai 13 musei, ai numerosi atelier d’arte di artisti di ieri e di oggi che ne hanno fatto un po’ la loro capitale elettiva, tanto da essere chiamata la Montmartre di Budapest. Non a caso fa parte dell’European Federation of Artists Colonies, un circuito che riunisce i principali villaggi artistici di 16 nazioni. Un vero gioiello è la piazza centrale, circondata da edifici barocchi dai colori vivaci, dove in primavera e in estate capita spesso di poter assistere a concerti improvvisati dei giovani allievi della locale accademia musicale, tra i quali si cela forse qualche novello Bèla Bartòk. Al centro su una colonna campeggia la croce dei mercanti, in stile rococò ma con scritte in cirillico, eretta nel 1763 da mercanti serbi quale ringraziamento per una scampata epidemia di peste.
Ai lati, tra negozi di souvenir e gallerie d’arte, si alternano la chiesa serbo-ortodossa della Blagovestenska con annesso museo religioso (preziosa raccolta di icone serbe), la Pinacoteca contenente opere degli artisti che hanno soggiornato a Szentendre nell’ultimo secolo e mezzo, il Museo Kàrol Ferenczy, dedicato ad uno dei maggiori esponenti dell’impressionismo magiaro, il Municipio barocco nonché la tipica costruzione del ristorante Beke, una locanda in funzione ininterrottamente dal 1770. Nella stradina a fianco della chiesa si trova invece il museo delle ceramiche di Margit Kovàcs, un’artista del secolo scorso che ha saputo creare uno stile personale nella lavorazione dell’argilla.
Altri edifici pregevoli nella parte alta del paese, raggiunti da stradine tortuose che si inerpicano lungo i pendii delle colline, sono la chiesa Preobrazenska, contenente una preziosa iconostasi, nel cui giardino si svolge ogni 19 agosto una festa popolare serba al suono del tambura, strumento a corde tipico della tradizione musicale balcanica; la Parrocchiale cattolica, la più antica di tutte in quanto risalente al XIII° secolo, dove si mischiano elementi romanici, gotici e barocchi, e la Suborna, la cattedrale greco-ortodossa contenente una collezione storica, tra cui preziose icone e oggetti d’arte religiosa provenienti dal monte Athos in Grecia, nonché oggetti preziosi recuperati da antiche chiese magiare dismesse. Interessante osservare come l’arte slavo-ortodossa, di austera tradizione bizantina, qui si addolcisca subendo l’influenza del rococò magiaro.
Da non perdere assolutamente anche una visita allo Szabadtèri Nèprajzi Mùzeum (Museo etnografico), situato presso Izbèg ad appena 3 chilometri di distanza, in quanto si tratta di una realizzazione unica nel suo genere. Per non perdere le testimonianze del prezioso patrimonio architettonico rurale del passato, destinato inevitabilmente a scomparire, in una graziosa valle sono state radunate a partire dal 1968 le più caratteristiche abitazioni contadine ungheresi, creandovi un insediamento tuttora abitato e attivo, anche se principalmente ad uso turistico o con funzione didattica. Ecco quindi la ricostruzione, mediante edifici originali, delle case, delle fattorie, delle stalle, delle botteghe degli artigiani e di un mulino a trazione animale caratteristici della pustza, la pianura magiara. Appena più in là si trova invece una casa contadina tipica della zona dell’alto fiume Tibisco, con il fumo che esce dal tetto di paglia in quanto priva di comignolo, proprio come nelle favole, e una chiesa protestante del 1700 con tanto di campanile in legno interamente costruito senza l’uso di chiodi, per un totale complessivo di 80 edifici.
Holloko
ll nostro itinerario attraverso l’Ungheria settentrionale ci porta ad Holloko, il villaggio tradizionale Palòc (piccolo gruppo etnico ungherese) meglio conservato, oggi monumento nazionale e sito patrimonio UNESCO. Il luogo ha il pregio di aver conservato l’architettura dei 58 edifici tradizionali in calce bianca e legno con vestiboli, portici con balaustra e grossi zoccoli di pietra dove ancora vive qualche famiglia. Nelle case disabitate, invece, vengono presentate le memorie della cultura popolare e le attività tradizionali di questo spaccato di terra dei Palòc nascosto tra i monti di Cserhat, a circa 100 km a nord-est di Budapest.
Sopra il villaggio, in posizione dominante sulla collina, si eleva il castello del XIII secolo, ricostruito più volte durante i secoli e ogni volta ampliato con corridoi accanto alle mura, bastioni e luoghi di abitazione. Durante l’estate solitamente si anima con giochi castellani in linea con lo spirito commemorativo che vige un po’ tutto l’anno. Molto legati alle loro tradizioni, infatti, gli abitanti di Holloko fanno dell’eredità delle loro usanze un po’ una filosofia di vita. Il villaggio è in tal senso un museo a cielo aperto, alcune famiglie ospitano i turisti per mostrare le loro case, molti edifici sono adibiti a musei: il museo della posta, ad esempio, si trova al numero 80 e conserva divise e armi dei postini di 200 anni fa, mentre al numero 94 la Filanda fa vedere gli strumenti e gli arnesi dell’artigianato tessile.
La regione dei grandi vini ungheresi
Inutile a dirsi ma conviene ricordarlo, qui prolifica la produzione di grandi vini con un’eredità culturale risalente al XV secolo e giustamente noti a livello internazionale, provenienti soprattutto dalla regione del Tokaj e dalle colline attorno a Eger. Proprio il Tokaj aszu, o Szamorodni, è il vino più conosciuto dell’Ungheria confermandosi, per molti enocultori, come “re dei vini, il vino dei re” secondo la definizione coniata negli ambienti cortigiani di re Luigi XIV. I dolci rilievi della regione Tokaj-Hegyalja e i sapori che scaturiscono da queste terre valgono al pari di tesori materiali, tanto da far parte dei patrimoni mondiali Unesco. Ma anche la regione di Eger ha il suo gioiello enologico, il vellutato e leggendario “Sangue di toro” (l’Egri Bikavér) che i più esigenti viaggiatori del gusto possono degustare, ad esempio, percorrendo la Via del Vino di Eger.
Eger
Attraversando i boscosi rilievi dei monti Matra si raggiunge la successiva tappa del viaggio, Eger. Questo gioiello barocco adagiato sull'omonimo fiume, con più di mille anni di storia, è il nucleo turistico più importante dell’Ungheria settentrionale, il più visitato dai turisti stranieri e il più amato dagli ungheresi. Oggi centro arcivescovile e meta termale, la città di Eger trasuda infatti di amor patrio essendo stata scenario di numerosi eventi cruciali della storia del Paese, su tutti la lotta contro i turchi nel 1552 che ha lasciato un eroe nazionale come mito e realtà da ricordare: il capitano Dobò Istvàn e i suoi seguaci difensori del castello di Eger.
Queste pagine di storia ungherese sono state immortalate dalla prosa di Gèza Gàrdonyi (1863-1922) autore del romanzo romantico “Le stelle di Eger” divenuto una sorta di monumento letterario dell’eroismo nazionale. Complice dunque l’aura poetica che avvolge le vicende legate alla città, oggi il castello (Var) e le sue esposizioni – allestite presso il Palazzo Gotico, la sala degli Eroi, la Pinacoteca, l’esposizione carceraria medievale, il Giardino antico, le Casematte, il bastione Dobò ristrutturato e il Museo delle Cere – sono i più visitati tra tutti i musei di provincia, insieme ai sotterranei anch'essi visitabili. Ogni estate sono di guardia le sentinelle del castello e il cambio della guardia viene accompagnato da un colpo di cannone. Il Minareto (Minorita Templom) qui presente, monumento turco alto 40 metri, è testimonianza di un altro momento meno lieto di storia nazionale: l’occupazione turca durata 91 anni, dopo che un secondo assedio alla fortezza nel 1596 finì con la presa della città.
Tesori d’arte e di architettura abbelliscono la città in ogni angolo del centro storico barocco che si estende in modo omogeneo sotto il castello. Si può ammirare, ad esempio, la seconda chiesa d’Ungheria per grandezza, ovvero la Cattedrale arcivescovile in stile classico che si trova in piazza Esterhazy ter e che ospita al suo interno l’organo più grande del Paese. Sulla stessa piazza, nel palazzo di fronte al Liceum, ora Istituto superiore di Magistero, si trova una biblioteca in stile tardo barocco con intagli artistici e affreschi sorprendenti sul soffitto, che conserva al suo interno 130.000 volumi, mentre nella Biblioteca Diocesana è custodito il primo libro stampato nel 1473 (la Cronaca di Buda) e l’unica lettera di Mozart in Ungheria.
Una sfilata di palazzi sulla via Kossuth rende giustizia alla prestanza artistica di Eger. Si tratta di splendidi edifici, decorati da balconi in ferro battuto in stile zoft e rococò come la Casa Kispreposti al numero 4, la Casa Nagypreposti al 16, la Casa del canonico Vagner al 6, il chiostro francescano barocco e la chiesa al 14, nonché uno dei palazzi più antichi della città, la Casa Buttlet che splende al numero 26. Prestigiosi monumenti abbelliscono anche la via Szechenyi impreziosita dalla presenza della residenza dei vescovi di Eger (numero 1-3) e dalla Collezione Arcivescovile che ricorda la storia di 250 anni del palazzo arcivescovile e dove è conservato il manto di incoronazione della regina d’Asburgo, Maria Teresa. La piazza principale della città, Dobò tèr è dominata dalla Chiesa dei Frati Minori ritenuta una delle chiese barocche più belle di tutta l’Ungheria. Accanto alle chiese cattoliche del centro vescovile, un particolare valore è rappresentato dalla splendida iconostasi della chiesa Ràc, la chiesa greco-ortodossa oggi aperta solo come museo.
Dentro questa coltre di preziosità, Eger mantiene integro un altro gioiello che le appartiene da secoli: il vino. La città è il centro della zona vinicola storica di 5000 ettari, patria di uno dei più rinomati vini ungheresi, l’Egri Bikavèr, il Sangue di Toro. Le enoteche cittadine così come le cantine tra le montagne che circondano Eger sono monumenti anch'essi parte di un patrimonio culturale profondamente endemico. Gli inizi della coltivazione dell’uva da queste parti si fanno risalire all’XI secolo e, benché i turchi non bevessero vino, neanche sotto il loro dominio questa professione è andata mai perduta. In molte famiglie la produzione del vino è una tradizione secolare effettuata accanto alla professione borghese. Il sanguigno Egri Bikavèr è il vino di bandiera di questa zona vinicola, ma anche i saporiti bianchi Egri Leànyka e l’Olaszrizling. Per la degustazione il posto migliore è una valle chiusa alla periferia della città, la valle della Bella Donna (Szépasszonyvölgy), nella cui collina decine di cantine hanno trovato in grotte naturali o scavate nella roccia le condizioni ideali per l’invecchiamento del vino.
Tokaj
Proseguendo verso est l’itinerario finisce in bellezza fino al piccolo paese di Tokaj, centro dell’omonima zona di produzione del celebre vino dei re. Di fama mondiale, questo nettare prelibato smuoveva i viaggiatori sin dal XVIII secolo. I segreti di una produzione così pregiata sono da ricercarsi nella fortunata combinazione di innumerevoli fattori, non ultimo le particolari condizioni geo-climatiche del territorio: l’eccezionalmente ricco terreno vulcanico, i pendii dalla favorevole ubicazione, le mattinate autunnali umide dovute ai fiumi Tisza e Bodrog, le botti in quercia della zona, le cantine in pietra ricoperte di nobile muffa e l’esperienza dei produttori di vino. L’area (che è patrimonio mondiale Unesco) copre circa 60 km quadrati ai piedi dei monti Zemplen e ingloba 28 villaggi che possono vantare la tipicità di produzione del Tokaj.
Nell'omonima cittadina non ci sono per la verità monumenti di rilievo. Si tratta di un classico borgo di campagna ma i veri tesori si nascondono nelle cantine vinicole in gallerie scavate nel terreno vulcanico, dove il bianco invecchiato più famoso al mondo riposa. Tokaj deve il suo aspetto attuale alla costruzione di case di commercianti avvenuta intorno al XIX secolo nei dintorni di piazza Kossuth attraverso la cui porta si vede ancora oggi l’emblema dei commercianti. Alcune particolarità della città sono la Sinagoga, oggi centro culturale e di conferenze, e la miniera “Patkò-bànya” che ospita rappresentazioni all'aperto. Ancora una volta, gli edifici più famosi sono le cantine: sotto l’odierno centro storico corre un sistema di cantine pluricentenario. Tra queste, un posto di rilievo merita la cantina Ràkòczi sulla piazza centrale della città, dove secondo la leggenda nel 1526 Jànos Szapolyai è stato proclamato re.
Numerose sono le cantine private e le grandi cantine stabilitesi sui vigneti della zona vinicola che offrono degustazioni e vendono direttamente al pubblico, sia a Tokaj che in altri paesi di produzione. Tra queste, ad esempio, le Vigne e Cantine Disznoko di Tokaj, la Tokaj Hètszolo, le Vigne e Cantine Oremus di Tokaj e la Tokaj Kereskedohàz, le quali legano le moderne tecnologie enologiche con i metodi tradizionali. Nei dintorni, a Tarcal e Szerencs, si incontrano invece piccole cantine a conduzione familiare dove viene preparato il vino passito con procedimenti appresi dagli antenati.
Sarospatak
Sempre nella regione del nettare regale ungherese, non lontano dal confine con la Slovacchia, merita una visita il castello di Sarospatak (Rakoczi Var) residenza dei principi Rakoczi. Un luogo questo, che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia. Qui è nata nel 1207 sant’Elisabetta della casata Arpad, figlia del re Andrea II e la cittadina è stata il podere preferito dell’illustrissimo principe Ferenc Rakoczi II, protagonista della guerra d’indipendenza contro gli Asburgo. Ricco di particolari gotici e rinascimentali, il castello è composto da parti più vecchie (la Torre Rossa, la loggia tardo-rinascimentale Lorantffy e il palazzo del principe) e da aree più nuove dovute ad ampliamenti successivi, come quella in stile rinascimentale, ad opera di architetti italiani, che oggi ospita il museo storico del più noto principe della casata: Ferenc. Sulla strada esterna al castello si innalza la più grande chiesa gotica dell’Ungheria settentrionale con il suo altare barocco alto 16 metri.
Foto gallery