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Escursioni in Valtellina


I valtellinesi parlano poco. Gente schiva, riservata, concreta. Un modo di essere quasi nordeuropeo che trae la propria origine da un territorio in apparenza aspro e invece infinitamente armonico, in perenne equilibrio tra natura e cultura. Un mondo sovrastato da un silenzio quasi palpabile. Risalendo la Valtellina dal Lago di Como ci si accorge come questa terra sia dominata da due colture fondamentali: la vite e il melo. Per chilometri, ovunque si volga lo sguardo, si stendono ordinati filari di vite che diverranno Inferno, Valtellina superiore, Sassella, Sforzato. La strada è quasi avvolta da alberi di mele, gialle o rosse, succose, croccanti, una vera delizia. Prodotti di punta, certamente non unici, per una tradizione enogastronomica che da secoli porta in tavola Bresaola, Bitto, Casera e piatti di eccezionale levatura, su tutti polenta e pizzoccheri.

Testo e foto di Cristiano Pinotti
Soddisfatta la nostra curiosità culinaria, è ora di affrontare il nostro itinerario, la cui prima tappa è Grosio, pochi chilometri a nord di Tirano. Il piccolo centro abitato è dominato dai ruderi di due castelli: il più antico, quello di San Faustino, e il cosiddetto Castello Nuovo, anche conosciuto come Visconti Venosta. Le due fortificazioni medioevali, oltre a fornire un bel esempio di architettura militare, custodiscono i resti della chiesa castellana dedicata ai Santi Faustino e Giovita. Molto interessante il severo campanile romanico ai piedi del quale si possono notare due sepolcri scavati direttamente nella roccia.

Ma l’importanza di questo colle è soprattutto nelle sue rocce, o meglio, nella presenza di innumerevoli incisioni rupestri databili dal tardo Neolitico alle età del Rame, del Bronzo e del Ferro. Presenti quasi ovunque, le incisioni sono concentrate in special modo sulla “Rupe Magna”: una vera e propria pagina di storia a cielo aperto. La massiccia presenza di figure antropomorfe si intervalla con spirali, coppelle, animali… non sempre immediatamente visibili su una roccia che, a un occhio profano, non appare nulla di eccezionale. E invece, abituato l’occhio e sapendo cosa cercare, sottili figure umane armate di scudo escono dalla roccia e ci riportano in un mondo misterioso, lontano migliaia di anni. Chi ha più spirito d’avventura può inoltre togliersi le scarpe e camminare sulla Rupe Magna, giocando all’archeologo e scoprendo incisioni che dal perimetro e impossibile scorgere. Per apprezzare al meglio le incisioni è opportuno effettuare la visita nel pomeriggio.

Continuiamo il nostro itinerario verso il Passo Stelvio, aumentando decisamente l’altezza sul livello del mare. Appena superato Bormio - rinomata località turistica estiva, ma soprattutto invernale, interessante sotto molteplici aspetti, ma decisamente un po’ troppo mondana – svoltiamo a sinistra in direzione Livigno, per poi seguire la deviazione che, in pochi chilometri, ci porta all’abitato di Oga. Una gradevole strada tra gli alberi ci conduce ai 1.745 metri del Forte Venini, ai limiti della Riserva Naturale Regionale Paluaccio. La torbiera del Paluaccio, visitabile seguendo un percorso guidato e attrezzato con passerella, occupa oltre trenta ettari di un ambiente di particolare interesse naturalistico, un “rifugio” per vegetali tipici e una sorta di “archivio naturale”, che conserva pollini di differenti epoche intrappolati negli strati di torba.

Di tutt’altro genere è lo spettacolo offerto dal Forte Venini, una costruzione militare risalente alla prima guerra mondiale e voluta per il controllo dell’intero territorio dal Passo del Foscagno fino al Passo dello Stelvio e la Valfurva. I suoi 4 cannoni erano dotati di una gittata poderosa di circa 13 chilometri, sufficienti a raggiungere Trafoi, allora in territorio austriaco. Il forte rimase attivo fino al 1958, anno in cui fu completamente abbandonato. Riaperto al pubblico dal giugno 2004, oggi si presenta come un’assurda e silenziosa scatola vuota. L’immenso generatore di corrente, le alte camerate, la fredda polveriera, le rimbombanti cupole d’artiglieria riportano alla luce mesti ricordi di una grande guerra che ha falciato milioni di giovani in tutta Europa.

Poco più avanti ci attende Valdidentro con le sue Torri di Fraele, di epoca medievale, ma soprattutto con la sua tranquilla atmosfera paesana, ideale punto di partenza per innumerevoli escursioni alla scoperta della Valtellina autentica, quella fatta di alta montagna, pascoli, alberi, acqua e animali selvaggi. E sì, perché il cuore di questo nostro vagare è rappresentato dai sentieri di montagna che si snodano tra boschi di abeti, larici e pini intervallati da rododendri, mirtilli e lamponi, seguendo torrenti che discendono rapidi da ghiacciai perenni. I percorsi, quasi tutti abbastanza agevoli e molto ben segnalati, sono un’infinità. Si va dalla breve passeggiata di un’oretta sino alle escursioni che, lambendo i 3000 metri, necessitano di una buona preparazione fisica e di una certa resistenza alla fatica.

Comunque, pur non essendo atleti, armati di un paio di scarponcini da trekking, di un binocolo e di una macchina fotografica si possono scoprire panorami da favola in cui l’assoluto silenzio è interrotto solo dal fischio di una marmotta, o dallo sciabordio di un torrente. Ai margini del sentiero che state percorrendo c’è infatti una natura ancora intatta, è il Parco Nazionale dello Stelvio: un’immensa riserva naturale con oltre duemila specie botaniche che fanno da cornice a un’esplosione di vita animale che comprende cervi, camosci, caprioli, stambecchi, marmotte, ermellini, scoiattoli, tassi, lepri e volpi, oltre a picchi, sparvieri e all’assoluta regina del parco, l’aquila reale. La Valtellina, ovviamente, è anche un regno dello sci, dello sport e del divertimento… caratteristiche che, però, si possono trovare anche altrove.

Itinerari di trekking

Come abbiamo accennato i percorsi sono davvero tanti. Di seguito alcune indicazioni per iniziare a conoscere l’Alta Valtellina. Il numero riportato è quello che contraddistingue il sentiero descritto e che si ritroverà lungo il percorso.

  • N2 Val Viola: Da Arnoga (1.860 m) si raggiunge il Passo Viola (2.528 m) seguendo un ampio sentiero, inizialmente pianeggiante e immerso nei boschi, poi in leggera salita tra pascoli di alta montagna. Tempo di percorrenza 4h. Si può accorciare il percorso parcheggiando l’auto a poca distanza dalla Baita Altumeira.
  • N15 Forte di Oga-S. Colombano: Dal Forte (1.745 m) si raggiunge dapprima la malga di San Colombano e poi l’omonima chiesetta (2.484 m) attraverso boschi di pini, cembri e larici per proseguire su pascoli alpini. Tempo di percorrenza 4h.
  • N29 Val Zebrù: Da Niblogo si raggiunge la Baita Pastori (2.168 m). Da qui i più allenati possono proseguire sino al Rifugio 5° Alpini (2.877). La seconda parte del percorso, su morena, presenta alcune difficoltà. Tempo di percorrenza totale 5.30h. La Val Zebrù, specialmente se affrontata nelle prime ore del mattino, offre notevoli possibilità di avvistamento faunistico.
  • N128 Val Alpisella: Dal Lago San Giacomo (1.949 m) questa agevole strada militare raggiunge le sorgenti dell’Adda e termina a Livigno. Tempo di percorrenza 3.30h.

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