Spagna: Madrid e la Castiglia
La monarchia è un'istituzione antica quanto la storia. Quasi tutte le civiltà hanno sperimentato questa forma di governo. I re sono stati “unti del Signore”, padroni assoluti, monarchi illuminati, fantocci in mano a poteri militari e politici. In Europa le nobili casate hanno riempito secoli di storia, hanno edificato regge meravigliose e sparso i corpi dei propri sudditi sui campi di battaglia. Oggi, nell'epoca di Internet, di una comunicazione e produzione, che si ama definire globale, la monarchia sembra un retaggio del passato, eppure in tante parti della modernissima Europa sopravvive ancora.
È il caso della Spagna, dove un uomo, assiso al trono da un dittatore, in pochi anni è riuscito a traghettare una nazione verso la democrazia. Ma la monarchia, in Spagna, non è stato un semplice capriccio del Generalissimo, è qualcosa che affonda nella storia iberica e che nasce, per quanto concerne l'epoca moderna, da una lungimirante strategia matrimoniale, cui ha dato il via l'unione tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona. Ed è proprio l'importanza storico-artistica della monarchia spagnola a guidarci in questo nostro viaggio a Madrid e nella Castiglia, dove la storia della Spagna moderna si intreccia con il suo passato romano, con le suggestioni di una religiosità mistica e potente. Un viaggio ricco di sensazioni ed emozioni che ci accompagneranno tra palazzi reali e le città d'arte di Segovia, Avila e Salamanca. Tre patrimoni dell'umanità che vivono di lucentezza propria, ognuna con il proprio carattere e le proprie peculiarità.
Testo di Cristiano Pinotti - foto di Angelo Fanzini
Madrid
Su un promontorio affacciato sul Rio Manzanares, il Palazzo Reale di Madrid sorge sulle rovine dell'alcazar moresco, distrutto nella metà del Settecento. L'attuale residenza reale profuma della sontuosità borbonica e ricorda, nella maestosità della struttura e nei fasti delle decorazioni, il gusto di Versailles. Abitato sino agli anni Trenta dai Reali di Spagna, il palazzo è utilizzato per le cerimonie di Stato, mentre il re Juan Carlos e la sua famiglia vivono alle porte della città, nel Palazzo Zarzuela.
Oggi, meta privilegiata dei turisti che visitano la capitale spagnola, il Palacio Real offre infiniti spunti di interesse: la spettacolare Plaza de Armas, dalla quale si accede alla Farmacia Reale e all'Armeria che, tra le altre, conserva l'armatura di Carlo V. Bellissimi e sfarzosi gli interni. Da non mancare la Sala degli Alabardieri; quella delle Colonne; la rococò Sala del Trono con gli arredi originali di Carlo III; la Sala Gasparini; quella di Porcellana, rivestita in porcellane settecentesche; e le sale della Cappella. Limitare Madrid al solo Palazzo Reale sarebbe però una vera follia; allo stesso modo, pensare di comprendere la capitale spagnola nel breve intervallo di un articolo sarebbe un peccato di assoluta presunzione. Per questo oltre al già citato palazzo, spazieremo, privilegiando la cultura che aleggia tra le strade della mitica movida, in alcuni dei suoi grandi musei.
La più importante pinacoteca del mondo per la pittura spagnola. Questo è il Prado, nelle cui sale, oltre a infiniti capolavori dei più celebrati artisti di Spagna, trovano collocazione anche importantissime collezioni straniere: su tutte le tele italiane e fiamminghe. Praticamente impossibile elencarne i capolavori. Giusto per solleticare la fantasia degli amanti dell'arte, ci piace ricordare: le due “Maja” e la “Fucilazione” di Goya; il “Martirio di San Filippo” di Ribera; “Las Meninas”, “Il trionfo di Bacco”, “L'infanta Margherita” e “Le filatrici” di Velazquez; “l'Adorazione dei pastori” e “Il Sacro volto” di El Greco; Il “Trittico delle delizie” di Bosch; “Le tre Grazie” di Rubens; il “trionfo della morte” di Bruegel il Vecchio. Notevole l'apporto italiano alla bellezza del Prado, con “L'Annunciazione” del Beato Angelico; “Il cardinale” di Raffaello, e ad altre opere di Veronese, Tiziano, Lorenzo Lotto, Giorgione, Tintoretto.
Se il Prado è l'elogio della pittura dell'ottocento, pur con interessanti escursus in molte epoche antecedenti, il Centro de Arte Regina Sofia è il trionfo del Novecento, della sua arte sconvolgente, che vede il proprio apice nell'opera/protesta di Pablo Picasso, in quella gigantesca “Guernica” che, ancora oggi, a quasi settant'anni di distanza, urla la propria disperazione nei confronti della guerra. La tragedia di Guernica, che nasce all'epoca della guerra civile spagnola, è un pugno nello stomaco, la sua vastità e complessità stordiscono, incantano, suscitano uno straordinario guazzabuglio di sensazioni che rischiano di mettere in ombra l'intera esposizione museale. Invece, riacquistata la serenità necessaria per apprezzare l'arte, il Reina Sofia ha ancora molto da regalare ai suoi ospiti: gli esperimenti di Mirò (“Ritratto II”), la complessità della figura di Salvador Dalì o altri capolavori di Picasso come la “Donna in blu” e la “Minotauromaquia”.
Chi non fosse ancora stanco di sollecitare la vista, può recarsi al Museo Thyssen-Bornemisza che raccoglie circa ottocento opere della collezione dei baroni Thyssen. Si spazia da Duccio a Canaletto, da Van Eyck al Ghirlandaio, da Antonello da Messina a Durer, Rubens, Van Dick, Manet, Van Gogh e Cezanne.
L'Escorial e la Granja
Eccola di nuovo, la Monarchia. Eccolo il sogno di un re strano, potentissimo, paladino della fede contro l'eresia, vissuto all'ombra del gigante del Cinquecento, quel Carlo V (Carlo I per la successione monarchica spagnola) sul cui regno non tramontava mai il sole. Un padre certamente ingombrante, una stella di prima grandezza che ha trasformato Filippo II, il re dell'invincibile armata, in un uomo introverso nella sua fede assoluta, in una cristianità in bilico tra misticismo e onnipotenza che ha partorito il palazzo-monastero di El Escorial.
Dominante una piccola cittadina dell'entroterra madrileno, San Lorenzo de El Escorial è un complesso di poderosa austerità, in parte mausoleo, in parte palazzo e in parte luogo di contemplazione. L'edifico è un immenso corpo di fabbrica in granito. Di forma rettangolare, ogni vertice è scandito da un torrione a protezione della centrale chiesa a croce greca. La sua imponenza architettonica è comprensibile solo attraverso i numeri: oltre duemila stanze si aprono su sedici cortili e quindici chiostri, e poi fontane, scaloni e un incredibile numero di finestre. Da non perdere gli austeri Appartamenti Reali, il Pantheon dove trovano sepoltura gran parte dei reali di Spagna, le Sale capitolari, la Biblioteca e i musei (Museo de Pintura, Museo de Arquitectura) e la Basilica.
I tempi cambiano, mutano i gusti e la tempra dei re. E così, a pochi chilometri di distanza dal capolavoro mistico di Filippo II, un altro Filippo, il quinto re di Spagna con questo nome, nei primi decenni del Settecento dà il via alla piccola Versailles iberica: il Palazzo reale della Granja. Nipote di Luigi XIV, Filippo crea una reggia d'alta quota (siamo ai piedi del Pico de Peñalara nel territorio del comune di San Ildefonso) a imitazione della splendida reggia del Re Sole. Il palazzo, bello nella sua eleganza architettonica, ma distante dal palpito emotivo dell'Escorial, si fa apprezzare specialmente per gli splendidi giardini che lo circondano, ricchi di spettacolari fontane.
Segovia
Sulle pendici della Sierra de Guadarrama, su uno sperone di roccia tra il rio Eresma e il rio Clamore, sorge Segovia. Già insediamento preromano, visse il suo periodo di massimo splendore in piena epoca tardo medioevale. Scelta come residenza dai re di Castiglia, proprio tra le sue mura fu incoronata Isabella la Cattolica. Ma il centralismo monarchico cinquecentesco, in tutta evidenza, non calzava agli abitanti della città, che parteciparono alla cosiddetta “rivolta dei Comuneros”, l’ultimo importante tentativo di ribellione delle autonomie locali verso l’assolutismo dei re di Spagna. Repressa la rivolta, Segovia perse d’importanza e le sue vie, ancora oggi, riecheggiano di un glorioso passato che, da Roma, arriva al primo Rinascimento.
Segovia è una delle patrie del romanico: S. Martin (situata nell'omonima e splendida plaza), a croce greca, è un capolavoro del romanico segoviano, ricco di simbologie, allegorie, episodi biblici che si intersecano con i simboli dello zodiaco; tardo romanica è S. Esteban, nota per la sua torre che sfugge verso il cielo; S. Justo colpisce con i suoi affreschi duecenteschi; la chiesa dell’ordine dei Templari, Vera Cruz, si caratterizza per un’originale pianta dodecagonale; S. Millan, appena fuori le mura, risale ai primi anni del XII secolo e stupisce per la purezza e l’eleganza delle sue linee architettoniche; la cistercense S. Clemente è un edificio di transizione tra il romanico e il gotico, mentre il Monastero del Parrai, a nord della città, è in stile gotico mudejar. Sempre in ambito sacro non si può non ammirare nella sua maestosità ed eleganza la Cattedrale, ricostruita nel cinquecento in stile gotico per ordine di Carlo V dopo la distruzione della vecchia cattedrale. Con la sua alta torre, i pinnacoli e le elaborate arcate dell'abside domina la centralissima Plaza Mayor, cuore del centro storico.
Spettacolare nelle sua impressionante ingegneria idrica è invece l’Acquedotto romano, le cui maestose 118 arcate disposte su due ordini percorrono la città per oltre 700 metri e raggiungono un’altezza massima di quasi 30 metri. Costruito sotto l’imperatore Traiano, i suoi blocchi di granito hanno permesso di convogliare le acque della Fuenfria fino ai quartieri più alti della città vecchia. Sempre di epoca romana sono poi le mura, che si possono ammirare lungo la cuesta de los Hoyos.
Tra tante bellezze, Segovia è famosa per il suo Alcazar, ricostruito in forme fiabesche, dopo un incendio di metà ottocento. È il castello per eccellenza: un trionfo di torri, torrette, pinnacoli, mobili antichi, arazzi, cannoni, armi e armature. Alcune sale meritano una particolare attenzione: la Sala del Trono, con il suo soffitto mudejar; la Capilla Real; e la Sala de Armas, che conserva significativi esempi della maestria degli artigiani di Toledo nel costruire spade, oltre a una interessante collezione d’artiglieria e all'archibugio che fu di Carlo V. Chi ancora volesse riempirsi gli occhi di castelli, può compiere un’escursione di una cinquantina di chilometri sino alla quattrocentesca fortezza mudejar di Coca.
Avila
Avila è la cristianità racchiusa in possenti mura medioevali, un gioiello architettonico patria di Santa Teresa, la mistica che così tanta parte ha avuto nella storia della cristianità cinquecentesca. Per apprezzare Avila è necessario comprendere l’importanza di questa figura, senza lasciarsi toccare dal “mercimonio” che si fa dell’esperienza cristiana, e l’uso del termine di memoria biblica non è casuale. Fatte queste doverose precisazioni, Avila è una città fantastica. Il colpo d’occhio è eccezionale: poderose mura (murallas) di oltre dieci metri circondano l’intera città vecchia. Spesse tre metri, sono aperte da otto porte, e impreziosite da 88 torrioni. Uno di questi, il Cimorro, ospita l’abside della cattedrale, che fa parte della struttura difensiva cittadina.
Costruito tra il XII e i XIV secolo, il duomo di Avila risente, dal punto di vista stilistico, del passaggio tra romanico e gotico. Nelle sue tre navate si trovano autentici capolavori cinquecenteschi: gli stalli del coro, tombe (su tutte quella del vescovo Alonso de Madrigal), altari e retabli. Interessante la sacrestia duecentesca, il chiostro gotico e il Museo Capitular.
Poco fuori le mura, meritano una visita le chiese romaniche di S. Pedro e S. Andres, il Real Monasterio de S. Tomas e la bellissima Basilica di origine cluniacense di S. Vicente. Il monastero di S. Tomas è qualcosa di più di un “semplice” edificio religioso. Nel cinquecento, questo complesso fu monastero, residenza reale estiva, sede universitaria e, al contempo, sede dell’inquisizione. La sua edificazione si deve infatti al tristemente famoso inquisitore Tomas de Torquemada, che è qui sepolto (nella sacrestia). La chiesa, tardo gotica, è impreziosita da tre chiostri.
Salamanca
Se Avila è una città mistica, Salamanca, che si innalza dalla desolazione della Meseta, è l’emblema della città culturale. Elegante e vitale, ha il suo fulcro nella sua celebre Università di epoca duecentesca e che, nel Cinquecento, poteva contare oltre 6.500 studenti, un numero impressionante per l’epoca (pari alla popolazione di una città del tempo). Gli ambienti universitari, introdotti da una spettacolare facciata, sono magnifici. Da non perdere: il Paraninfo, la Capilla de S. Jeronimo, la Sala Miguel de Unamuno, la Sala Fray Luis de Leon, la Biblioteca e le Escuelas Menores.
La trapezoidale Plaza Mayor, su cui si affaccia l’Ayuntamento (municipio) è certamente una delle più belle e raffinate piazze di Spagna. Gli edifici, su tre piani con arcate sottostanti, ne armonizzano l’intero perimetro. Tra i monumenti civili sono poi da ricordare: la Casa de las Conchas, con le sue 365 conchiglie simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela; Plaza de Anaya, centro artistico cittadino; il Palacio de Fonseca con facciata rinascimentale.
Tra i monumenti di carattere religioso spicca la complessa Cattedrale che è composta da due corpi distinti, ma comunicanti: la Catedral Vieja e la Nueva. Di chiara impronta romanica con influenze gotiche, la chiesa più antica risale al tardo medioevo. Al suo interno si possono ammirare l’affrescata Cappella di S. Martin, la Capilla Mayor con un impressionate polittico di Nicolò Fiorentino e la gotica Capilla de S. Barbara. Dalla Catedral Vieja si accede al chiostro, che ha perso l’originale impronta duecentesca e si presenta in intriganti forme barocche. Interessante il museo diocesano. La Catedral Nueva, sovrastata da una torre di 110 metri, spazia invece dal gotico, al rinascimentale, al barocco. Al suo interno la Cappella del Sudario; la Capilla Dorada, adorna di statue policrome e azulejos mudejar; la sacrestia barocca, illuminata da lampadari di Murano. La visita si completa con il convento domenicano di S. Esteban che, tra gli altri, ospitò Cristoforo Colombo; il convento de las Dueñas e il monastero delle Agostiniane.
Aranujez e Chincon
La nostra visita prosegue nella regione storica della Castiglia, punteggiata dai palazzi della casa reale di Spagna. L'altopiano a sud della capitale, mollemente inciso dal fluire del Tago, offre la prima sorpresa: il Palacio Real de Aranujez, fatto costruire da Filippo II dai medesimi architetti artefici de El Escorial. Ampliato nel XVIII secolo, rimaneggiamenti che non ne hanno completamente modificato l'aspetto originario, si caratterizza per una facciata classicheggiante e due ali che ne abbracciano la piazza.
L'interno è un'esplosione di sale barocche e di arredi sette-ottocenteschi. Aranujez merita una visita in special modo per i suoi tre splendidi giardini: il Parterre, alla francese con fontane e una ricca varietà floreale; il Jardin de la Isla, dove statue e fontane ammiccano tra alberi d'alto fusto di provenienza americana; infine il Gardino del Principe, che seguendo la riva del Tago, ospita la Casa de los Marinos (dove sono custodite le imbarcazioni reali), il Padiglione cinese, un piccolo tempio greco e la neoclassica Real Casa del Labrador (lavoratore), con splendidi soffitti affrescati, oltre a collezioni di mobili, porcellane, orologi e candelabri.
Merita una sosta Chinchon, forse la città più pittoresca dell'intera provincia madrilena. Qui non c'è nulla di reale e anche le bellezze artistiche della cittadina (i ruderi del castello e la chiesa cinquecentesca) sono adombrati dall'originalità della sua Plaza Mayor. Uno spazio irregolare circondato da case a due piani caratterizzate da un susseguirsi di arcatelle in legno, che creano una sorta di anfiteatro, ideale per lo svolgimento della più controversa e affascinante tradizione spagnola: la corrida.
Su un promontorio affacciato sul Rio Manzanares, il Palazzo Reale di Madrid sorge sulle rovine dell'alcazar moresco, distrutto nella metà del Settecento. L'attuale residenza reale profuma della sontuosità borbonica e ricorda, nella maestosità della struttura e nei fasti delle decorazioni, il gusto di Versailles. Abitato sino agli anni Trenta dai Reali di Spagna, il palazzo è utilizzato per le cerimonie di Stato, mentre il re Juan Carlos e la sua famiglia vivono alle porte della città, nel Palazzo Zarzuela.
Oggi, meta privilegiata dei turisti che visitano la capitale spagnola, il Palacio Real offre infiniti spunti di interesse: la spettacolare Plaza de Armas, dalla quale si accede alla Farmacia Reale e all'Armeria che, tra le altre, conserva l'armatura di Carlo V. Bellissimi e sfarzosi gli interni. Da non mancare la Sala degli Alabardieri; quella delle Colonne; la rococò Sala del Trono con gli arredi originali di Carlo III; la Sala Gasparini; quella di Porcellana, rivestita in porcellane settecentesche; e le sale della Cappella. Limitare Madrid al solo Palazzo Reale sarebbe però una vera follia; allo stesso modo, pensare di comprendere la capitale spagnola nel breve intervallo di un articolo sarebbe un peccato di assoluta presunzione. Per questo oltre al già citato palazzo, spazieremo, privilegiando la cultura che aleggia tra le strade della mitica movida, in alcuni dei suoi grandi musei.
La più importante pinacoteca del mondo per la pittura spagnola. Questo è il Prado, nelle cui sale, oltre a infiniti capolavori dei più celebrati artisti di Spagna, trovano collocazione anche importantissime collezioni straniere: su tutte le tele italiane e fiamminghe. Praticamente impossibile elencarne i capolavori. Giusto per solleticare la fantasia degli amanti dell'arte, ci piace ricordare: le due “Maja” e la “Fucilazione” di Goya; il “Martirio di San Filippo” di Ribera; “Las Meninas”, “Il trionfo di Bacco”, “L'infanta Margherita” e “Le filatrici” di Velazquez; “l'Adorazione dei pastori” e “Il Sacro volto” di El Greco; Il “Trittico delle delizie” di Bosch; “Le tre Grazie” di Rubens; il “trionfo della morte” di Bruegel il Vecchio. Notevole l'apporto italiano alla bellezza del Prado, con “L'Annunciazione” del Beato Angelico; “Il cardinale” di Raffaello, e ad altre opere di Veronese, Tiziano, Lorenzo Lotto, Giorgione, Tintoretto.
Se il Prado è l'elogio della pittura dell'ottocento, pur con interessanti escursus in molte epoche antecedenti, il Centro de Arte Regina Sofia è il trionfo del Novecento, della sua arte sconvolgente, che vede il proprio apice nell'opera/protesta di Pablo Picasso, in quella gigantesca “Guernica” che, ancora oggi, a quasi settant'anni di distanza, urla la propria disperazione nei confronti della guerra. La tragedia di Guernica, che nasce all'epoca della guerra civile spagnola, è un pugno nello stomaco, la sua vastità e complessità stordiscono, incantano, suscitano uno straordinario guazzabuglio di sensazioni che rischiano di mettere in ombra l'intera esposizione museale. Invece, riacquistata la serenità necessaria per apprezzare l'arte, il Reina Sofia ha ancora molto da regalare ai suoi ospiti: gli esperimenti di Mirò (“Ritratto II”), la complessità della figura di Salvador Dalì o altri capolavori di Picasso come la “Donna in blu” e la “Minotauromaquia”.
Chi non fosse ancora stanco di sollecitare la vista, può recarsi al Museo Thyssen-Bornemisza che raccoglie circa ottocento opere della collezione dei baroni Thyssen. Si spazia da Duccio a Canaletto, da Van Eyck al Ghirlandaio, da Antonello da Messina a Durer, Rubens, Van Dick, Manet, Van Gogh e Cezanne.
L'Escorial e la Granja
Eccola di nuovo, la Monarchia. Eccolo il sogno di un re strano, potentissimo, paladino della fede contro l'eresia, vissuto all'ombra del gigante del Cinquecento, quel Carlo V (Carlo I per la successione monarchica spagnola) sul cui regno non tramontava mai il sole. Un padre certamente ingombrante, una stella di prima grandezza che ha trasformato Filippo II, il re dell'invincibile armata, in un uomo introverso nella sua fede assoluta, in una cristianità in bilico tra misticismo e onnipotenza che ha partorito il palazzo-monastero di El Escorial.
Dominante una piccola cittadina dell'entroterra madrileno, San Lorenzo de El Escorial è un complesso di poderosa austerità, in parte mausoleo, in parte palazzo e in parte luogo di contemplazione. L'edifico è un immenso corpo di fabbrica in granito. Di forma rettangolare, ogni vertice è scandito da un torrione a protezione della centrale chiesa a croce greca. La sua imponenza architettonica è comprensibile solo attraverso i numeri: oltre duemila stanze si aprono su sedici cortili e quindici chiostri, e poi fontane, scaloni e un incredibile numero di finestre. Da non perdere gli austeri Appartamenti Reali, il Pantheon dove trovano sepoltura gran parte dei reali di Spagna, le Sale capitolari, la Biblioteca e i musei (Museo de Pintura, Museo de Arquitectura) e la Basilica.
I tempi cambiano, mutano i gusti e la tempra dei re. E così, a pochi chilometri di distanza dal capolavoro mistico di Filippo II, un altro Filippo, il quinto re di Spagna con questo nome, nei primi decenni del Settecento dà il via alla piccola Versailles iberica: il Palazzo reale della Granja. Nipote di Luigi XIV, Filippo crea una reggia d'alta quota (siamo ai piedi del Pico de Peñalara nel territorio del comune di San Ildefonso) a imitazione della splendida reggia del Re Sole. Il palazzo, bello nella sua eleganza architettonica, ma distante dal palpito emotivo dell'Escorial, si fa apprezzare specialmente per gli splendidi giardini che lo circondano, ricchi di spettacolari fontane.
Segovia
Sulle pendici della Sierra de Guadarrama, su uno sperone di roccia tra il rio Eresma e il rio Clamore, sorge Segovia. Già insediamento preromano, visse il suo periodo di massimo splendore in piena epoca tardo medioevale. Scelta come residenza dai re di Castiglia, proprio tra le sue mura fu incoronata Isabella la Cattolica. Ma il centralismo monarchico cinquecentesco, in tutta evidenza, non calzava agli abitanti della città, che parteciparono alla cosiddetta “rivolta dei Comuneros”, l’ultimo importante tentativo di ribellione delle autonomie locali verso l’assolutismo dei re di Spagna. Repressa la rivolta, Segovia perse d’importanza e le sue vie, ancora oggi, riecheggiano di un glorioso passato che, da Roma, arriva al primo Rinascimento.
Segovia è una delle patrie del romanico: S. Martin (situata nell'omonima e splendida plaza), a croce greca, è un capolavoro del romanico segoviano, ricco di simbologie, allegorie, episodi biblici che si intersecano con i simboli dello zodiaco; tardo romanica è S. Esteban, nota per la sua torre che sfugge verso il cielo; S. Justo colpisce con i suoi affreschi duecenteschi; la chiesa dell’ordine dei Templari, Vera Cruz, si caratterizza per un’originale pianta dodecagonale; S. Millan, appena fuori le mura, risale ai primi anni del XII secolo e stupisce per la purezza e l’eleganza delle sue linee architettoniche; la cistercense S. Clemente è un edificio di transizione tra il romanico e il gotico, mentre il Monastero del Parrai, a nord della città, è in stile gotico mudejar. Sempre in ambito sacro non si può non ammirare nella sua maestosità ed eleganza la Cattedrale, ricostruita nel cinquecento in stile gotico per ordine di Carlo V dopo la distruzione della vecchia cattedrale. Con la sua alta torre, i pinnacoli e le elaborate arcate dell'abside domina la centralissima Plaza Mayor, cuore del centro storico.
Spettacolare nelle sua impressionante ingegneria idrica è invece l’Acquedotto romano, le cui maestose 118 arcate disposte su due ordini percorrono la città per oltre 700 metri e raggiungono un’altezza massima di quasi 30 metri. Costruito sotto l’imperatore Traiano, i suoi blocchi di granito hanno permesso di convogliare le acque della Fuenfria fino ai quartieri più alti della città vecchia. Sempre di epoca romana sono poi le mura, che si possono ammirare lungo la cuesta de los Hoyos.
Tra tante bellezze, Segovia è famosa per il suo Alcazar, ricostruito in forme fiabesche, dopo un incendio di metà ottocento. È il castello per eccellenza: un trionfo di torri, torrette, pinnacoli, mobili antichi, arazzi, cannoni, armi e armature. Alcune sale meritano una particolare attenzione: la Sala del Trono, con il suo soffitto mudejar; la Capilla Real; e la Sala de Armas, che conserva significativi esempi della maestria degli artigiani di Toledo nel costruire spade, oltre a una interessante collezione d’artiglieria e all'archibugio che fu di Carlo V. Chi ancora volesse riempirsi gli occhi di castelli, può compiere un’escursione di una cinquantina di chilometri sino alla quattrocentesca fortezza mudejar di Coca.
Avila
Avila è la cristianità racchiusa in possenti mura medioevali, un gioiello architettonico patria di Santa Teresa, la mistica che così tanta parte ha avuto nella storia della cristianità cinquecentesca. Per apprezzare Avila è necessario comprendere l’importanza di questa figura, senza lasciarsi toccare dal “mercimonio” che si fa dell’esperienza cristiana, e l’uso del termine di memoria biblica non è casuale. Fatte queste doverose precisazioni, Avila è una città fantastica. Il colpo d’occhio è eccezionale: poderose mura (murallas) di oltre dieci metri circondano l’intera città vecchia. Spesse tre metri, sono aperte da otto porte, e impreziosite da 88 torrioni. Uno di questi, il Cimorro, ospita l’abside della cattedrale, che fa parte della struttura difensiva cittadina.
Costruito tra il XII e i XIV secolo, il duomo di Avila risente, dal punto di vista stilistico, del passaggio tra romanico e gotico. Nelle sue tre navate si trovano autentici capolavori cinquecenteschi: gli stalli del coro, tombe (su tutte quella del vescovo Alonso de Madrigal), altari e retabli. Interessante la sacrestia duecentesca, il chiostro gotico e il Museo Capitular.
Poco fuori le mura, meritano una visita le chiese romaniche di S. Pedro e S. Andres, il Real Monasterio de S. Tomas e la bellissima Basilica di origine cluniacense di S. Vicente. Il monastero di S. Tomas è qualcosa di più di un “semplice” edificio religioso. Nel cinquecento, questo complesso fu monastero, residenza reale estiva, sede universitaria e, al contempo, sede dell’inquisizione. La sua edificazione si deve infatti al tristemente famoso inquisitore Tomas de Torquemada, che è qui sepolto (nella sacrestia). La chiesa, tardo gotica, è impreziosita da tre chiostri.
Salamanca
Se Avila è una città mistica, Salamanca, che si innalza dalla desolazione della Meseta, è l’emblema della città culturale. Elegante e vitale, ha il suo fulcro nella sua celebre Università di epoca duecentesca e che, nel Cinquecento, poteva contare oltre 6.500 studenti, un numero impressionante per l’epoca (pari alla popolazione di una città del tempo). Gli ambienti universitari, introdotti da una spettacolare facciata, sono magnifici. Da non perdere: il Paraninfo, la Capilla de S. Jeronimo, la Sala Miguel de Unamuno, la Sala Fray Luis de Leon, la Biblioteca e le Escuelas Menores.
La trapezoidale Plaza Mayor, su cui si affaccia l’Ayuntamento (municipio) è certamente una delle più belle e raffinate piazze di Spagna. Gli edifici, su tre piani con arcate sottostanti, ne armonizzano l’intero perimetro. Tra i monumenti civili sono poi da ricordare: la Casa de las Conchas, con le sue 365 conchiglie simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela; Plaza de Anaya, centro artistico cittadino; il Palacio de Fonseca con facciata rinascimentale.
Tra i monumenti di carattere religioso spicca la complessa Cattedrale che è composta da due corpi distinti, ma comunicanti: la Catedral Vieja e la Nueva. Di chiara impronta romanica con influenze gotiche, la chiesa più antica risale al tardo medioevo. Al suo interno si possono ammirare l’affrescata Cappella di S. Martin, la Capilla Mayor con un impressionate polittico di Nicolò Fiorentino e la gotica Capilla de S. Barbara. Dalla Catedral Vieja si accede al chiostro, che ha perso l’originale impronta duecentesca e si presenta in intriganti forme barocche. Interessante il museo diocesano. La Catedral Nueva, sovrastata da una torre di 110 metri, spazia invece dal gotico, al rinascimentale, al barocco. Al suo interno la Cappella del Sudario; la Capilla Dorada, adorna di statue policrome e azulejos mudejar; la sacrestia barocca, illuminata da lampadari di Murano. La visita si completa con il convento domenicano di S. Esteban che, tra gli altri, ospitò Cristoforo Colombo; il convento de las Dueñas e il monastero delle Agostiniane.
Aranujez e Chincon
La nostra visita prosegue nella regione storica della Castiglia, punteggiata dai palazzi della casa reale di Spagna. L'altopiano a sud della capitale, mollemente inciso dal fluire del Tago, offre la prima sorpresa: il Palacio Real de Aranujez, fatto costruire da Filippo II dai medesimi architetti artefici de El Escorial. Ampliato nel XVIII secolo, rimaneggiamenti che non ne hanno completamente modificato l'aspetto originario, si caratterizza per una facciata classicheggiante e due ali che ne abbracciano la piazza.
L'interno è un'esplosione di sale barocche e di arredi sette-ottocenteschi. Aranujez merita una visita in special modo per i suoi tre splendidi giardini: il Parterre, alla francese con fontane e una ricca varietà floreale; il Jardin de la Isla, dove statue e fontane ammiccano tra alberi d'alto fusto di provenienza americana; infine il Gardino del Principe, che seguendo la riva del Tago, ospita la Casa de los Marinos (dove sono custodite le imbarcazioni reali), il Padiglione cinese, un piccolo tempio greco e la neoclassica Real Casa del Labrador (lavoratore), con splendidi soffitti affrescati, oltre a collezioni di mobili, porcellane, orologi e candelabri.
Merita una sosta Chinchon, forse la città più pittoresca dell'intera provincia madrilena. Qui non c'è nulla di reale e anche le bellezze artistiche della cittadina (i ruderi del castello e la chiesa cinquecentesca) sono adombrati dall'originalità della sua Plaza Mayor. Uno spazio irregolare circondato da case a due piani caratterizzate da un susseguirsi di arcatelle in legno, che creano una sorta di anfiteatro, ideale per lo svolgimento della più controversa e affascinante tradizione spagnola: la corrida.
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