Provenza: da arles ad avignone
Due città d’arte, di storia e di cultura, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, in mezzo scorci di Provenza tra antichi villaggi e dolci colline dove nelle belle giornate soprattutto primaverili, si può essere accarezzati da un vento profumato di timo e rosmarino, prerogativa di un territorio votato al commercio di semi floreali e ortensi così come all'armonia dei sensi che, in questi luoghi dove la natura sembra non avere mai eccessi, rinasce quasi spontanea.
Testo a cura della redazione - foto di Angelo Fanzini
Arles
Arles brilla nel territorio nazionale come il comune più grande della Francia. Porta sulla Camargue, la città eredita dal suo glorioso passato due tra le più belle antichità gallo-romane, l’arena e il teatro, nonché due gioielli dell’arte romanica protetti dall'Unesco come patrimoni mondiali dell’umanità: il portale e il chiostro della chiesa di St Trophine. Di tanta romanità eclatante, Arles è testimone con il Musée de l’Arles antique che ha come pezzo d’onore il busto a grandezza naturale di Giulio Cesare, scoperto nel 2008 nel Rodano. Una scoperta straordinaria questa cui fa da cornice, nell'allestimento museale, l’esposizione di tutta la vita dell’antica città (Arelate) e del suo porto per un periodo che va dal I sec. a.C al IV sec. d.C.
Il richiamo dell’arte ad Arles non può che evocare il nome di un altro protagonista del genius loci locale, Picasso. Evocativa delle sue radici spagnole, la città provenzale ha saputo infondere all'artista alti afflati di ispirazione creativa grazie alle sue arene e corride. L’attaccamento di Picasso alla città è evidente quando egli, da vivo, dona 57 disegni al Musée Réattu. E che dire della Fondazione Van Gogh? Questo tempio dedicato al grande artista, altra “vittima” dell’incanto di Arles dove soggiornò a lungo producendo oltre 200 tele e 100 disegni, ospita la collezione permanente dei lavori eseguiti in suo onore dai più grandi nomi del panorama creativo contemporaneo. Senza dubbio i paesaggi della Provenza e della Camargue con le incredibili sfumature cromatiche della natura furono congeniali all’estro dei grandi artisti che qui, numerosi, transitarono contribuendo nel tempo ad aggiungere tasselli su tasselli al bel mosaico culturale di Arles.
Il cuore monumentale della città pulsa con le testimonianze più antiche, le arene e l’anfiteatro costruito nel I secolo. Prima di giungere alla città vecchia di Arles con tutti gli emblemi del suo passato romano, bisogna passeggiare lungo il boulevard del Lices che ha il fascino tipico dei corsi provenzali, poi superare il calmo quartiere che si estende tra rue Porte de Laure e i bastioni; l’imponente sagoma dell’anfiteatro non passerà inosservata, insieme alle colonne del teatro antico. Il Teatro romano fu eretto sotto Augusto intorno al 27-25 a.C. e, rispetto all’anfiteatro, non gode di uno stato di conservazione ottimale. Delle 27 arcate del portico esterno ne rimane solo una fila e le colonne appartenenti al profilo di scena si stagliano immerse nella vegetazione. Sono visibili anche il palcoscenico, il fossato per il sipario, l’orchestra e una parte delle gradinate.
L’Anfiteatro (Arènes) risale con molta probabilità alla fine del I sec. ma fu trasformato in fortezza nel corso del Medioevo. In seguito altre costruzioni e manipolazioni mutilarono la struttura originaria, prima del restauro iniziato nel 1825. Oggi è ben visibile l’ampiezza di questo edificio e la sua imponenza: potevano assistere ai combattimenti dei gladiatori più di 20.000 spettatori. Sempre in tema di antichità, meritano una visita i criptoportici del Forum e gli Aliscampi. I criptoportici (Cryptoportiques) sono una doppia galleria sotterranea a ferro di cavallo risalenti alla fine del I sec. a.C. Gli Aliscampi (Alyscamps) sin dai tempi dei Romani e fino al Medioevo, hanno ospitato una delle più note necropoli d’Occidente.
Tra i più bei monumenti di Arles, giustamente famoso ed osannato, spicca la Chiesa di St Trophine dedicata al culto di quello che fu probabilmente il primo vescovo di Arles agli inizi del III sec., Saint Trophine. Rimaneggiata nel corso del IX e XII secolo, venne abbellita nel 1190 da un magnifico portale scolpito, capolavoro dell’arte romanica provenzale. La disposizione a cui si ispira questa preziosa opera è quella ad arco di trionfo, modello diffuso in Provenza nel XII secolo. Altra illustre opera contenuta all’interno della chiesa è il chiostro elegante, rifinito e con decorazioni scolpite che lo rendono uno dei più famosi della Provenza.
Sulle rive del Rodano si trova il Musée de l’Arles antique che spicca per la sua audace struttura triangolare ideata da Henri Ciriani. Costruito sui resti del circo romano è la culla dell’arte e della storia cittadina e presenta le collezioni archeologiche del territorio dal neolitico fino alla fine della tarda antichità. Altri due musei meritano menzione, l’Arlaten e il Réattu. Il primo è un museo etnografico provenzale alloggiato nel cinquecentesco hotel de Castellane Laval e creato nel 1896 dal poeta premio Nobel Frédéric Mistral. Contiene una trentina di sale organizzate in base a un tema o uno scenario che devono evocare usi, mestieri e costumi regionali.
In un sito di origine templare (Grande Priorato di Malta), il Museo Réattu contempla cinque sale dedicate al pittore nativo di Arles, Jacques Réattu (1760-1833), altre dedicate a varie sculture contemporanee e dipinti moderni. Importante è la donazione Picasso che raccoglie 57 disegni e una tela eseguiti nel 1971. Completa il patrimonio di questo museo, una notevole collezione di fotografie (più di 4000), esposte a rotazione. Ulteriore accenno spetta alla Fondazione Van Gogh che prese vita nel 1983 con la vocazione di realizzare il desiderio spesso espresso da Vincent Van Gogh durante la sua corrispondenza con il fratello Théo. Vincent avrebbe voluto creare ad Arles una Casa degli Artisti che potesse offrire un’attività culturale permanente.
Les Alpilles
Sebbene Arles meriti un viaggio o un breve soggiorno tutto per sé, non sono da meno i suoi dintorni che lasciano scoprire alcune delle più tipiche bellezze provenzali, complice la posizione davvero strategica di Arles: la Camargue a sud e Les Alpilles a nord-est. Quest’ultime si estendono per 25 chilometri culminando con il bellissimo villaggio di Baux de Provence e lasciando intravedere una cintura di assolati paesini che si snoda ai loro piedi: Fontvieille, Paradou, Maussane, Saint-Rémy.
Tra i tanti paesini che costellano gli scenari calcarei delle Alpilles, splende come uno dei più bei villaggi di tutta la Francia, Les Baux de Provence. Le creste frastagliate delle Alpilles, prolungamento geologico del Luberon, fanno da sfondo a questo villaggio che occupa già di per sé una posizione suggestiva, dall’alto di uno sperone roccioso fiancheggiato da due profondi burroni. Forte della sua posizione un po’ ardita, emblema di una stirpe di certo orgogliosa (i signori di Les Baux) la cittadella può essere visitata in un’ora passeggiando nelle viuzze, sempre che la folla di turisti non rallenti la vostra visita (i mesi estivi, in tal senso, sono sconsigliati).
Il suo nome è legato anche a un vigneto che fornisce vini di ottima qualità, nell’area di denominazione “Les Baux de Provence”. Da vedere nel villaggio, il castello, il Museo di storia di Les Baux, la Cappella di San Biagio del XII sec. e la Cittadella con le imponenti rovine dislocate lungo il fianco orientale dello sperone roccioso. Chi soffre di vertigini non potrà accedere al castello e al mastio mediante la ripidissima scalinata che ne consente il raggiungimento. Dall’alto si gode di un panorama che abbraccia la regione di Aix en Provence.
Un’altra tappa da raggiungere sul sentiero ideale della Provenza dell’antichità, è Saint-Rémy, vera porta delle Alpilles nonché tipico villaggio di stampo provenzale con grandi viali ombreggiati da platani, piazze abbellite da fontane, mercati vivaci e dedali di viuzze che si rincorrono nella città vecchia. Un viale circolare si snoda dalla Piazza della Repubblica nel luogo in cui sorgevano gli antichi bastioni medievali, oggi cuore vitale della città con i suoi caffè all’aperto e le bancarelle nei giorni del mercato. Animata da poco meno di diecimila abitanti, Saint-Rémy riserva davvero belle sorprese. Di certo se ne accorse il più celebre dei suoi visitatori, Vincent Van Gogh che venne felicemente ispirato dai paesaggi del luogo (campagna fatta di distese di grano, papaveri e centenari cipressi) producendo oltre 150 tele.
Il borgo nasce e si sviluppa sotto la protezione dell’abbazia di St-Remi de Remis, dopo la distruzione di Glanum, ricca città romana che si ergeva sull’altopiano degli Antichi (Plateau des Antiques), ai piedi degli ultimi contrafforti delle Alpilles. Si possono ancora visitare il mausoleo, uno dei meglio conservati della Roma antica, l’arco trionfale che segnava l’entrata di Glanum e i resti stessi dell’antica città di Glanum che formano un insieme di complicate strutture, tra santuari, porte fortificate, templi, il foro, le terme, la Casa di Attis, la Casa delle Ante e i belvedere. Quest’ultimi consentono senz’altro di apprezzare una veduta d’insieme gratificante ed esaustiva.
Al confine poi, tra Provenza e Linguadoca, si aprono le porte su villaggi e città dalle atmosfere inusuali, come Tarascon (Tarascona), ad esempio, famosa per il magnifico castello le cui mura sovrastano le acque del Rodano. Lo Château du roi Renè è a diritto classificato come uno dei più bei castelli medievali della Francia. Eretto nel XIII sec., il castello nasce per dominare la frontiera occidentale della Provenza, proprio di fronte alla città reale di Beaucaire, l’antica cittadella dei conti di Tolosa. Tra gli ambienti che si possono visitare, il cortile inferiore, il cortile d’onore, l’alloggio signorile e la terrazza che offre una bellissima vista su Beaucaire, Tarascona, il monte Ventoux e il Rodano con la diga di Vallabrègues.
Avignone
Ha le tracce di un grandioso destino ancora impresse nella sua architettura austera e monumentale. Basterebbe citare il Palais des Papes per trasmettere l’essenza di Avignone, la bella di Provenza sulle rive del Rodano. Ma poi ci sono anche le mura, il ponte sul fiume, il borgo medievale, i palazzi storici, i musei, le chiese e le cappelle che conferiscono alla città dei Papi un’atmosfera a tratti fiabesca. Crocevia di molteplici culture grazie alla sua posizione strategica propizia agli scambi, è stata inizialmente capitale dei Cavari per divenire poi una delle città più opulente della Gallia e centro di commerci con la città focese (Marsiglia). Rifugio del papato per oltre mezzo secolo, il periodo noto come Cattività Avignonese, si impose come capitale dell’Occidente cristiano e conobbe una trasformazione urbanistica senza precedenti che segnò in modo indelebile il paesaggio cittadino.
Per apprezzare a fondo la bellezza del Palazzo dei Papi, racchiusa nei suoi 15mila metri quadrati di superficie divisi in più di venti prestigiosi ambienti, bisogna prevedere 1 ora e mezza di visita circa. Simbolo dell’influenza della chiesa sull’Occidente cristiano nel XIV secolo, la grandiosa costruzione ha visto la luce in meno di vent’anni, a partire dal 1335, opera soprattutto dei papi Benedetto XII e del successore Clemente VI. Comprensiva di due edifici affiancati – il Palais Vieux (Palazzo Vecchio) a nord e il Palais Neuf (Palazzo Nuovo) a sud – la residenza pontificia è oggi tutelata dall’Unesco come uno dei palazzi gotici più importanti del mondo.
Dal pianterreno si accede al Palais Neuf dove si trova la Sala della Grande Udienza, chiamata anche “palazzo delle grandi cause” dal momento che ospitava le riunioni dei tredici giudici ecclesiastici che formavano il tribunale della Sacra Rota. Tra gli ambienti all’aperto più significativi che compongono il Palazzo dei Papi, il Cortile d’onore delimitato a sinistra dall’ala del Conclave (attuale Palazzo dei Congressi), e a destra da una facciata gotica che al primo piano presenta la finestra dell’Indulgenza da cui il Papa impartiva la sua tripla benedizione.
Per ammirare gli splendidi dipinti di Simone Martini, pittore ufficiale di Clemente VI, bisogna accedere alla sala del Concistoro e alla Cappella di S. Giovanni (Chapelle St-Jean) dove spiccano capolavori eseguiti tra il 1346 e il 1348. Al primo piano si susseguono sale sontuose (come la Sala delle Feste o Grande Tinello, una delle più ampie del palazzo) e altri oratori con altrettanti pregevoli affreschi come la cappella di S. Marziale (chapelle St-Martial) dove spiccano 35 episodi della vita del Santo eseguiti dall’estro creativo di Matteo Giovanetti. La camera del Papa è adorna di ricche decorazioni su fondo blu. Nella Grande Cappella, o Cappella Clementina, i cardinali del conclave venivano ad ascoltare la messa.
Una bella vista sulle parti alte del palazzo e su altri monumenti simbolo di Avignone (la torre dell’Orologio, la cupola di Notre Dame des Doms e, in lontananza, il ponte di Sr-Bénézet e il borgo medievale) è offerta dalla Terrasse des Grands Dignitaires. Imperdibile la passeggiata intorno al palazzo (Promenade des Papes) per ammirarne dall’esterno la magnificenza di dettagli e proporzioni. L’attigua cattedrale Notre Dame des Doms, risalente al XII secolo è l’unico edificio di origine romanica della città che si sia conservato; vanta una pregevole cupola romanica e il sepolcro in stile gotico fiammeggiante di papa Giovanni XXII la cui sagoma giacente, andata perduta durante la rivoluzione francese, è stata però sostituita da quella di un vescovo.
La città vecchia con i suoi campanili e le lussuose residenze cardinalizie può essere girata a piedi in una giornata. Dalla nevralgica piazza dell’Orologio occupata dai tavolini di caffè all’aperto con le loro terrazze ombreggiate, alla Rue Jean-Viala costeggiata da palazzi settecenteschi alla più pittoresca Rue des Teinturies, acciottolata e fiancheggiata da platani, fino all’arteria più animata del centro città, la commerciale Rue de la République.
Fa parte dei tesori artistici di Avignone e del patrimonio Unesco anche il Ponte di Saint-Bénézet la cui struttura originaria comprendeva 22 archi e portava a Villeneuve lès Avignon, l’antica “città dei cardinali”. Completato nel 1185 e più volte ricostruito, ne restano oggi solo quattro arcate e una cappella. La leggenda vuole che fu commissionato per ordine divino a un giovane pastore di nome Bénézet che avrebbe ricevuto le indicazioni circa il luogo esatto dove costruire il ponte dalle voci di un angelo. Su uno dei due piloni del ponte si trova la cappella di St-Nicolas, patrono dei battellieri, comprensiva di due santuari sovrapposti di cui uno eretto in onore di St- Bénézet.
Avignone vanta inoltre prestigiosi musei come il Petit Palais, nella Piazza del Palazzo dei Papi, con sale che spaziano dalla scultura romanica e gotica, alle opere pittoriche italiane (la cosiddetta collezione Campana in cui rientra anche il genio di Botticelli con il suo lavoro giovanile, la Madonna col bambino), fino alla pittura e scultura avignonesi dove spicca la Pala d’altare Requin (1450 circa) di Enguerrand Quarton, autore dell’Incoronazione della Vergine conservata al museo di Villeneuve lès Avignon e della Pietà del Louvre.
Altro luogo importante della cultura cittadina è il palazzo Villeneuve-Martignan, sede della Fondazione Calvet, che riunisce nelle sale del museo numerose opere d’arte su cui spiccano vari dipinti francesi e una collezione di sculture e maioliche molto prestigiosa. Famoso perché custodisce l’unico dipinto di Van Gogh rimasto in Provenza (I Vagoni del Treno) è il Museo Angladon collocato all’interno di un palazzo privato del Settecento. Al piano terra, nell’atmosfera ricostruita ad arte di uno studio “cubista” si possono ammirare opere di Cezanne, Modigliani, Manet, Degas e Picasso.
Naturale completamento di una visita ad Avignone è una passeggiata a Villeneuve lès Avignon, la “città dei cardinali” sull’altra sponda del Rodano che offre uno dei panorami più belli sulla “città dei papi”. Il fulcro di questa “città nuova” (ville neuve) fondata da Filippo il Bello alla fine del XIII secolo, erano le 15 magnifiche residenze dei cardinali, chiamate livrée, ancora oggi visibili lungo la Rue de la Rèpublique. In quella che fu la residenza del cardinale Pierre de Luxembourg è attualmente ospitato il museo municipale che presenta pregevoli opere d’arte collocate su quattro piani.
Il forte St Andrè, simbolo della cittadella, venne fatto costruire dai re Giovanni il Buono e Carlo V per poter sorvegliare meglio il vicino papato. Originariamente questa fortezza comprendeva anche un’abbazia, una cappella romanica (Notre Dame de Belvèzet) e un borgo di cui oggi rimane solo qualche resto di mura. Da qui, salendo gli 85 scalini della terrazza della torre ovest del forte, si può ancora godere di uno dei panorami più belli che abbraccia il monte Ventoux, il Rodano e il centro storico di Avignone.
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