Toscana: le Terre di Siena
Strana lingua, quella italiana. La terra di Siena è semplicemente un colore; un giallastro, ricavato da un'incoerente roccia sedimentaria. Detto in questi termini, sembra quasi qualcosa di sporco. E invece questo colore, questi stessi termini, usati per definire una precisa area geografica, si ammantano di una sacralità, palpabile e densa. I sedimenti geologici cessano di essere tali, divengono morbidi rilievi, punteggiati da alti cipressi che scandiscono il paesaggio.
Testo di Cristiano Pinotti, foto di Alessandro Aramini e Angelo Fanzini
Poche terre affascinano come il Senese. In alcune ore del giorno, percorrendo queste strade tortuose, sembra che il solo elemento capace di ancorarci al presente sia il motore che ci guida. Tutto il resto è un dipinto rinascimentale. I colori, gli alberi, le colline, tutto sembra avere una collocazione precisa. Il caso, elemento così presente in molta parte delle scienze che rifuggono la metafisica, pare essere definitivamente scomparso. E il calendario è quello pre-gregoriano, del medioevo e del rinascimento, epoche di spada e cavalli, fede e ragione, di un insieme di sentimenti che hanno costruito questo meraviglioso angolo di Toscana.
San Gimignano
Per entrare nell'atmosfera dell'Italia comunale, San Gimignano è la città perfetta. Metropoli mercantile - nel Duecento gli abitanti erano circa settemila, né più né meno quelli di oggi – la città elevata sulla Valdelsa è un autentico tributo al medioevo, alla sua opulenza, celebrata in altissime torri che cantano lo splendore dei suoi mercanti. Cuore cittadino è Piazza della Cisterna, con il suo andamento irregolare, frutto dell'insolita geometria dell'arredo urbano e della pavimentazione a mattoni disposti a spina di pesce. Tutt'intorno Casa Razzi, Casa Silvestrini; le torri degli Ardinghelli aprono la via verso la Collegiata romanica dedicata all'Assunta, che conserva infiniti capolavori tra i quali spiccano le statue di Jacopo della Quercia e gli affreschi del Ghirlandaio. Poco oltre si trova il Palazzo del Popolo, con il suo interessante Museo Civico, sovrastato dalla torre Grossa.
Siena
La ricchezza dei tanti monumenti di Siena non distoglie l'attenzione da Piazza del Campo. Questo conchiglione lastricato in mattoni e diviso in settori, a ricordare la Siena del governo dei Nove, è il simbolo stesso della città del Palio, è la sua forza vitale che la proietta nel tempo e, al contempo, la contestualizza nella sua propria epoca, il medioevo, che ne ha plasmato le forme, le pietre e il modo, sanguigno, di sentire. A sovrastare la piazza, un capolavoro dell'architettura gotica, il Palazzo Pubblico con la sua Torre del Mangia e il Museo civico. Poco distante il Campo, centro della città civile, ecco il polo religioso, con il Duomo, il Battistero (con il suo celebre fonte battesimale), il museo dell'Opera (ricolmo di capolavori di Donatello, Jacopo della Quercia, Giovanni Pisano, Duccio da Buoninsegna e Pietro Lorenzetti) e l'Ospedale di Santa Maria della Scala, sorto a cavallo del mille a favore dei pellegrini e degli infermi più poveri.
La cattedrale dell'Assunta è un nuovo inno al medioevo e alle sue arti, romanica e gotica, con la sua facciata, aperta su tre grandi portoni cuspidati e il suo elegante campanile a fasce bianche e nere. All'interno tutto è prezioso, a partire dalla stupenda pavimentazione marmorea (totalmente visibile solo in rare occasioni), le statue, le vetrate, il celebre pergamo ottagonale di Nicola Pisano e poi, ancora, la cappella di San Giovanni Battista, l'entusiasmante libreria Piccolomini, affrescata dal Pinturicchio nei primi anni del Cinquecento.
Ora non resta che perdersi tra le strette vie cittadine, vagare di contrada in contrada, con l'occhio attento a non lasciarsi sfuggire brandelli d'arte e di storia che paiono permeare ogni singola pietra. Da non perdere: la Loggia della Mercanzia, il Palazzo Chigi-Saracini, il Palazzo Piccolomini, S. Agostino, S. Maria dei Servi, l'oratorio di S. Bernardino, S. Domenico, la Pinacoteca nazionale (opere di Duccio, Simone Martini, Lorenzetti, Sassetta, Sodoma…) e la Fortezza di S. Barbara nelle cui stanze ha sede l'Enoteca italiana.
Val d'Orcia
Tra Radicofani e Sarteano nasce l'Orcia - un torrentello quasi asciutto nella torrida stagione estiva, fiume impetuoso nelle piovose giornate autunnali - le cui anse tratteggiano le colline dell'omonima valle, fino a lambire l'Amiata, gettarsi in una forra selvaggia, trovando infine la propria pace nell'unire le acque a quelle dell'Ombrone. Questa valle è un piccolo capolavoro della natura sorvegliato dalle sentinelle che, da secoli, osservano l'affaccendarsi dell'uomo tra queste colline. I cipressi, infatti, sono sempre lì, accompagnano l'odierno viaggiatore come un tempo salutavano il passaggio di papi ed eserciti. Con loro ci sono i calanchi, i ripidi valloni, qua e là interrotti da macchie di colore: ginestre, rose selvatiche, biancospino si intervallano a dorate distese di grano, contornate da papaveri rosso acceso.
Ma la valle dell'Orcia non è solo natura, splendidi borghi come San Quirico d'Orcia, che sorge lungo la Via Francigena ancora difeso da poderose mura quattrocentesche. Bellissima la sua Collegiata dedicata ai Santi Quirico e Giulitta, meritano una visita anche il Palazzo Pretorio, Palazzo Chigi e gli Horti Leonini, cinquecenteschi giardini all'italiana che ospitano esposizioni di scultura contemporanea. Poco distante la rocca di Tentennano che domina il borgo medioevale di Rocca d'Orcia.
Pienza è la “città ideale” dell'umanesimo rinascimentale fondata sui progetti di Leon Battista Alberti e finanziata – ahimè, anche i sogni vivono sul vile denaro – dal papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, che affidò la traduzione architettonica delle idee dell'Alberti a Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino. Cuore della cittadina, e non poteva essere altrimenti, è piazza Pio II, spazio trapezoidale pavimentato a mattoni, attorno al quale si elevano tutti i principali monumenti di Pienza: il Pozzo, la Cattedrale, Palazzo Piccolomini, il Palazzo vescovile (che ospita il museo diocesano) e il Palazzo Comunale. Tutti, ad eccezione di quest'ultimo, di epoca quattrocentesca.
Valdichiana
A poca distanza, su un'altura sospesa tra la Val d'Orcia e la Valdichiana è la città di Poliziano, quella Montepulciano famosa per i suoi sotterranei in cui alloggiano maestose cantine dove degustare uno dei più pregiati vini toscani: il Nobile di Montepulciano. Ma anche senza scendere nelle viscere della terra, Montepulciano è un centro artistico di notevole interesse. Piazza Grande è il centro monumentale della città, con il trecentesco Palazzo comunale, il pozzo dei Grifi e dei Leoni, il Palazzo Nobili-Tarugi, il Duomo, alle cui spalle si eleva la Fortezza, neo classicheggiante a causa di un cattivo restauro. Piacevolissima una passeggiata tra case e palazzi cinquecenteschi, ma da non perdere assolutamente la visita di San Biagio, appena fuori città, capolavoro di Antonio da Sangallo il Vecchio.
Ultima tappa del nostro vagare per la terra di Siena è Chiusi, che ci fa uscire dalla consueta atmosfera storica, per ricordarci che prima di comuni e signorie, questa terra è stata un regno degli etruschi. Chiusi deve la propria fama al suo Museo Archeologico Nazionale, autentico tesoro di arte etrusca arricchito da ceramiche di origine greca e romana. Attorno alla città (per poterle visitare, con guida, ci si deve rivolgere al museo) si nascondono poi decine di tombe etrusche (la più famosa è la “Tomba della scimmia”), in alcune delle quali ancora si possono scorgere frammenti di affreschi. Di tutt'altro spessore artistico è invece la “Tomba della Quadriga infernale”, scoperta a Sarteano (una decina di chilometri da Chiusi), visitabile solo su prenotazione.